La Comune di Fiume (da anarcotico.net): differenze tra le versioni

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[[File:Trailegi.jpg|502px|wrigth|thumb|D'annunzio fra i Legionari]]
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<div style="float:left">[[File:Punto esclamativo.png|80px|link=:Categoria:Stub]]</div>In quest'articolo vengono presentati una serie di scritti sull'[[Aspetti libertari dell'impresa di Fiume|occupazione fiumana (1919)]] da parte di Gabriele D'Annunzio che furono pubblicati qualche anno fa su '''anarcotico.net''', un sito web [[anarco-individualista]] oggi non più attivo. Gli scritti, recuperati da [http://web.archive.org/web/20041010160710/http://www.anarcotico.net/index.php?module=pagesetter&tid=17 web.archive.org], sono stati opera di uno stesso autore e fonte di numerose critiche. Vengono qui su [[Anarcopedia]] riproposti in quanto non è nostra abitudine cancellare le opinioni altrui, ma essi '''non''' costituiscono una '''voce enciclopedica'''. Gli aspetti puramente storici e le prerogative libertarie dell'impresa di Fiume si possono invece trovare nella voce intitolata «[[Impresa di Fiume]]».</div><br>
<div style="float:left">[[File:Punto esclamativo.png|80px|link=:Categoria:Stub]]</div>In quest'articolo vengono presentati una serie di scritti sull'[[Aspetti libertari dell'impresa di Fiume|occupazione fiumana (1919)]] da parte di Gabriele D'Annunzio che furono pubblicati qualche anno fa su '''anarcotico.net''', un sito web [[anarco-individualista]] oggi non più attivo. Gli scritti, recuperati da [http://web.archive.org/web/20041010160710/http://www.anarcotico.net/index.php?module=pagesetter&tid=17 web.archive.org], sono stati opera di uno stesso autore e fonte di numerose critiche. Vengono qui su [[Anarcopedia]] riproposti in quanto non è nostra abitudine cancellare le opinioni altrui, ma essi '''non''' costituiscono una '''voce enciclopedica'''. Gli aspetti puramente storici e le prerogative libertarie dell'impresa di Fiume si possono invece trovare nella voce intitolata «[[Impresa di Fiume]]».</div><br>
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L'azione venne rivendicata da Fiume nei seguenti termini:
L'azione venne rivendicata da Fiume nei seguenti termini:
: «In difesa del proletariato russo abbiamo fatto del nostro meglio per impedire tale trasporto... I mezzi che dovevano servire a combattere la libertà e la redenzione del popolo russo serviranno per la libertà e la redenzione del popolo fiumano»
: «In difesa del proletariato russo abbiamo fatto del nostro meglio per impedire tale trasporto... I mezzi che dovevano servire a combattere la libertà e la redenzione del popolo russo serviranno per la libertà e la redenzione del popolo fiumano»
[[File:Bandieraliberarepubblicadifiume.JPG|195px|thumb|left|Bandiera della Reggenza Italiana del Carnaro.]]
 
Il 15 ottobre 1919 Gabriele D'Annunzio scriveva al capitano Giulietti:
Il 15 ottobre 1919 Gabriele D'Annunzio scriveva al capitano Giulietti:
: «La bandiera dei Lavoratori del Mare issata all'albero di maestra, quando la nave "Persia" stava per entrare nel porto di Fiume con il suo carico sospetto, confermò non soltanto la santità ma l'universalità della nostra causa. La federazione dopo averci arditamente mostrato il suo consenso e dato il suo aiuto, ci fornisce armi per la giustizia, armi per la libertà, togliendole a reazioni oscure contro un altro popolo, non confessate. Teniamo le armi e teniamo la nave. Adopreremo le armi, senza esitazione e senza misura, contro chiunque venga a minacciare la città che abbiamo per sempre liberata. D'accordo con te e con i tuoi compagni, consideriamo la nave come un pegno contro la malafede che di indugio in indugio tenta di sottrarsi alle promesse e ai patti. E confidiamo che la Federazione ci sostenga con tutta la sua potenza a impedire che il governo antinazionale distrugga a profitto di stranieri l'ordine commercial fiumano e continui a rovinare il traffico del porto e ad affamarne i lavoratori. Ringrazio te che all'improvviso ci hai portato il tuo ardore allegro, il tuo vigore costruttivo, la tua fede guerreggiante. E nuovamente ringrazio i quattro tuoi Arditi che mutarono la rotta della nave dolosa con un colpo maestro,rapido, preciso,irresistibile, nello stile dei Ronchi. Dalla carbonaia nera, come dal nostro cimitero carsico, balzò lo spirito. La causa di Fiume non è la causa del suolo: è la causa dell'anima, è la causa dell'immortalità. Questo gli sciocchi e i vigliacchi ignorano o disconoscono o falsano. Tutti i miei soldati lo sanno, lo hanno compreso e divinato. È bello che lo sappiano e l'abbiano compreso così vastamente i tuoi Lavoratori del Mare. Dall'indomabile Sinn Fein d'Irlanda alla bandiera rossa che in Egitto unisce la Mezzaluna e la Croce, tutte le insurrezioni dell spirito contro i divoratori di carne cruda sono per riaccendersi alle nostre faville che volano lontano. Il mio compito di lavoratore del Carnaro, caro compagno, consiste nel far prevalere e risplendere la bellezza ignuda e forte della conquista da me presentita. Arrivederci, capitano Giulietti. Certo, il buon sale marino preserva la federazione da ogni corrompimento. Siamo tranquilli. E, se tener duro è bene, assaltare è meglio.»
: «La bandiera dei Lavoratori del Mare issata all'albero di maestra, quando la nave "Persia" stava per entrare nel porto di Fiume con il suo carico sospetto, confermò non soltanto la santità ma l'universalità della nostra causa. La federazione dopo averci arditamente mostrato il suo consenso e dato il suo aiuto, ci fornisce armi per la giustizia, armi per la libertà, togliendole a reazioni oscure contro un altro popolo, non confessate. Teniamo le armi e teniamo la nave. Adopreremo le armi, senza esitazione e senza misura, contro chiunque venga a minacciare la città che abbiamo per sempre liberata. D'accordo con te e con i tuoi compagni, consideriamo la nave come un pegno contro la malafede che di indugio in indugio tenta di sottrarsi alle promesse e ai patti. E confidiamo che la Federazione ci sostenga con tutta la sua potenza a impedire che il governo antinazionale distrugga a profitto di stranieri l'ordine commercial fiumano e continui a rovinare il traffico del porto e ad affamarne i lavoratori. Ringrazio te che all'improvviso ci hai portato il tuo ardore allegro, il tuo vigore costruttivo, la tua fede guerreggiante. E nuovamente ringrazio i quattro tuoi Arditi che mutarono la rotta della nave dolosa con un colpo maestro,rapido, preciso,irresistibile, nello stile dei Ronchi. Dalla carbonaia nera, come dal nostro cimitero carsico, balzò lo spirito. La causa di Fiume non è la causa del suolo: è la causa dell'anima, è la causa dell'immortalità. Questo gli sciocchi e i vigliacchi ignorano o disconoscono o falsano. Tutti i miei soldati lo sanno, lo hanno compreso e divinato. È bello che lo sappiano e l'abbiano compreso così vastamente i tuoi Lavoratori del Mare. Dall'indomabile Sinn Fein d'Irlanda alla bandiera rossa che in Egitto unisce la Mezzaluna e la Croce, tutte le insurrezioni dell spirito contro i divoratori di carne cruda sono per riaccendersi alle nostre faville che volano lontano. Il mio compito di lavoratore del Carnaro, caro compagno, consiste nel far prevalere e risplendere la bellezza ignuda e forte della conquista da me presentita. Arrivederci, capitano Giulietti. Certo, il buon sale marino preserva la federazione da ogni corrompimento. Siamo tranquilli. E, se tener duro è bene, assaltare è meglio.»
[[File:Fiumfp05.gif|295px|thumb|Francobollo in ricordo dell'"Impresa"]]
 
Lo storico e critico letterario Umberto Carpi provò la presenza in Fiume del fuoriuscito ungherese Miclos Sisa, ex commisario del popolo nel governo dei Consigli ungherese di Bela Kun <ref>[http://archive.is/575Rm Biografia di Bela Kun]</ref>, che in seguito diventerà cittadino sovietico servendo la causa dell'U.R.S.S. come funzionario presso varie ambasciate e consolati. Sisa partecipò sicuramente alle discussioni sul progetto di Costituzione della Carta del Carnaro, riconoscendo che questo conteneva ammirevoli elementi ed ebbe un ruolo di primo piano insieme al poeta internazionalista e rivoluzionario belga [[Leone Kochnitzky]], alla progettazione della Lega di Fiume, cioè l'associazione che avrebbe dovuto raggruppare le forze sparse di tutti gli oppressi: popoli, nazioni e singole individualità che attraverso questo mezzo avrebbero potuto combattere e vincere l'[[imperialismo]].
Lo storico e critico letterario Umberto Carpi provò la presenza in Fiume del fuoriuscito ungherese Miclos Sisa, ex commisario del popolo nel governo dei Consigli ungherese di Bela Kun <ref>[http://archive.is/575Rm Biografia di Bela Kun]</ref>, che in seguito diventerà cittadino sovietico servendo la causa dell'U.R.S.S. come funzionario presso varie ambasciate e consolati. Sisa partecipò sicuramente alle discussioni sul progetto di Costituzione della Carta del Carnaro, riconoscendo che questo conteneva ammirevoli elementi ed ebbe un ruolo di primo piano insieme al poeta internazionalista e rivoluzionario belga [[Leone Kochnitzky]], alla progettazione della Lega di Fiume, cioè l'associazione che avrebbe dovuto raggruppare le forze sparse di tutti gli oppressi: popoli, nazioni e singole individualità che attraverso questo mezzo avrebbero potuto combattere e vincere l'[[imperialismo]].


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Io comprendo questo stato d'animo pur senza condividerlo; ma credo che si possa trovare la certezza richiesta con tanta ansia anche senza pretendere da Gabriele D'Annunzio una definizione geometrica del suo pensiero, che repugna alla natura del pensiero stesso.
Io comprendo questo stato d'animo pur senza condividerlo; ma credo che si possa trovare la certezza richiesta con tanta ansia anche senza pretendere da Gabriele D'Annunzio una definizione geometrica del suo pensiero, che repugna alla natura del pensiero stesso.
Quello che noi abbiamo il diritto di chiederci è la direzione in cui costantemente si mantiene e si sviluppa, il pensiero dannunziano, fermandoci sulle espressioni veramente significative di esso e trascurando certi episodi cui dà rilievo il pettegolume della cronaca giornalistica.
Quello che noi abbiamo il diritto di chiederci è la direzione in cui costantemente si mantiene e si sviluppa, il pensiero dannunziano, fermandoci sulle espressioni veramente significative di esso e trascurando certi episodi cui dà rilievo il pettegolume della cronaca giornalistica.
[[File:200px-Alceste de Ambris.jpg|thumb|240 px|[[Alceste De Ambris]]]]
 
Fanno ridere coloro i quali giudicano che si debba ritenere D'Annunzio, volta a volta, fascista, socialista, comunista, liberale, perché riceve Finzi, Baldesi, Cicerin, Orlando.
Fanno ridere coloro i quali giudicano che si debba ritenere D'Annunzio, volta a volta, fascista, socialista, comunista, liberale, perché riceve Finzi, Baldesi, Cicerin, Orlando.


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C'erano, questi italiani. E non erano tutti legionari. Anche tra gli anarchici di tendenza individualista molti avevano continuato a sperare che la miccia di Fiume non si sarebbe spenta.
C'erano, questi italiani. E non erano tutti legionari. Anche tra gli anarchici di tendenza individualista molti avevano continuato a sperare che la miccia di Fiume non si sarebbe spenta.
Nel Giugno 1920 Randolfo Vella, corrispondente di ''[[Umanità Nova]]'', aveva visitato la Reggenza del Carnaro, compiendo quella celeberrima e fragorosa intervista al Vate nel quale costui aveva pronunciato il suo famoso auspicio per l'instaurazione del "comunismo senza dittatura" e pubblicando un resoconto di intonazione favorevole sulle cose che aveva veduto e le accoglienze che aveva ricevute. Nella succitata intervista stampata da ''[[Umanità Nova]]'' il 9 Giugno 1920, all'ingenuo malatestiano Vella che gli aveva chiesto, stupito: "Lei è per il comunismo?", D'Annunzio aveva replicato impassibile e senza scomporsi, con aristocratico distacco: «Nessuna meraviglia, poiché tutta la mia cultura è anarchica, e poiché è radicata in me la convinzione che, dopo quest'ultima guerra, la storia scioglierà un novello volo verso un audacissimo lido. È mia intenzione di fare di questa città un'isola spirituale dalla quale possa irradiare un'azione eminentemente comunista verso tutte le nazioni oppresse. Io ho bisogno di non essere calunniato da voi sovversivi; poi vedrete che la mia opera non è nazionalista».
Nel Giugno 1920 Randolfo Vella, corrispondente di ''[[Umanità Nova]]'', aveva visitato la Reggenza del Carnaro, compiendo quella celeberrima e fragorosa intervista al Vate nel quale costui aveva pronunciato il suo famoso auspicio per l'instaurazione del "comunismo senza dittatura" e pubblicando un resoconto di intonazione favorevole sulle cose che aveva veduto e le accoglienze che aveva ricevute. Nella succitata intervista stampata da ''[[Umanità Nova]]'' il 9 Giugno 1920, all'ingenuo malatestiano Vella che gli aveva chiesto, stupito: "Lei è per il comunismo?", D'Annunzio aveva replicato impassibile e senza scomporsi, con aristocratico distacco: «Nessuna meraviglia, poiché tutta la mia cultura è anarchica, e poiché è radicata in me la convinzione che, dopo quest'ultima guerra, la storia scioglierà un novello volo verso un audacissimo lido. È mia intenzione di fare di questa città un'isola spirituale dalla quale possa irradiare un'azione eminentemente comunista verso tutte le nazioni oppresse. Io ho bisogno di non essere calunniato da voi sovversivi; poi vedrete che la mia opera non è nazionalista».
[[File:Testadif.jpg|500px|left|thumb|Frontespizio del periodico «La Testa di Ferro»]]
 
Con la consueta supponenza arrogante e settaria, l'organo che sarebbe poi diventato l'attuale bollettino rivoltante e nauseabondo della F.A.I., per mezzo di una nota redazionale chiosava, quello stesso giorno e a commento dell'intervista, che sarebbe stato meglio se D'Annunzio fosse andato "a far dei versi". Notazione ineccepibile, sempre che coloro che l'avessero fatta fossero stati poi in grado di fare quella Rivoluzione di cui si accusava il Poeta di essere incapace di attuare, perso nelle sue "fisime medievali". Ma in ogni momento, e quindi anche in quello, i malatestiani dimostrarono di non smentirsi mai; e in un certo qual modo, la coerenza della loro costante miopia va pertanto riconosciuta.
Con la consueta supponenza arrogante e settaria, l'organo che sarebbe poi diventato l'attuale bollettino rivoltante e nauseabondo della F.A.I., per mezzo di una nota redazionale chiosava, quello stesso giorno e a commento dell'intervista, che sarebbe stato meglio se D'Annunzio fosse andato "a far dei versi". Notazione ineccepibile, sempre che coloro che l'avessero fatta fossero stati poi in grado di fare quella Rivoluzione di cui si accusava il Poeta di essere incapace di attuare, perso nelle sue "fisime medievali". Ma in ogni momento, e quindi anche in quello, i malatestiani dimostrarono di non smentirsi mai; e in un certo qual modo, la coerenza della loro costante miopia va pertanto riconosciuta.


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