Silvio Gesell: differenze tra le versioni

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Lasciò numerosi opuscoli, libri, saggi, discorsi, sia in tedesco che in spagnolo, ora raccolti in 18 volumi editi a [[Lütjenburg]] dalla Casa editrice per l'Economia Sociale.
Lasciò numerosi opuscoli, libri, saggi, discorsi, sia in tedesco che in spagnolo, ora raccolti in 18 volumi editi a [[Lütjenburg]] dalla Casa editrice per l'Economia Sociale.


== Pensiero ==
Gesell fu [[vegetarianismo|vegetariano]] praticante. Si considerava un cittadino del mondo e adorava la [[Terra]], che chiamava familiarmente "la nostra zuppiera", in quanto solo da essa si ottengono tutti i nostri cibi e che pertanto dovrebbe appartenere a tutti gli uomini, indipendentemente dal [[sesso (biologia)|sesso]], dalla [[classe sociale]], dalle condizioni economiche, dalle appartenenze [[religione|religiose]] e dall'età.<ref>Da ''The natural economic order'', 2º libro, capitolo 5.</ref>
A partire dal 1848 i socialisti si erano allontanati dai liberali (configurandosi come gruppo di pensiero-politico autonomo) essenzialmente perché, oltre ai diritti naturali (i soli fermamente pretesi dai liberali) s'erano accorti di quanto nocivi fossero, per la classe operaia, i profitti di capitale, e ne pretendevano l'abolizione.
La sopraevidenziata dipendenza dalla terra (in Europa ormai quasi tutta detenuta in proprietà privata) aveva ivi esasperato gli animi, sia per il prelievo, da parte padronale, di larga parte del raccolto ([[mezzadria]]), sia per gli affitti agrari: la valvola di sfogo era rappresentata dall'emigrazione verso terre libere, ma all'estero da dove, a causa della scarsa popolazione, i prodotti andavano ritrasportati nel vecchio continente con costi che taglieggiavano il reddito agrario colonico, assottigliandolo come in patria (soprattutto quando non solo la Germania, ma anche l'Inghilterra e l'Italia, per difendersi dall'emigrazione, applicarono dazi contro le importazioni alimentari).
Gesell si occupò di tali tematiche, condividendo la proposta marxista relativa all'eliminazione della proprietà privata della terra, ma contestandone la statalizzazione; Gesell - contrario al [[kolkhoz]] ed alla conduzione comunitaria - suggeriva la successiva concessione onerosa a privati (diritto di superficie), in modo da ripristinare completamente la precedente macchina produttiva libertaria, ma con reddito agrario comunizzato e che quindi poteva essere portato o in diminuzione delle tasse o preferibilmente a creazione degli assegni familiari (che allora non esistevano) cioè quello che oggi definiamo "reddito di cittadinanza".
Gesell infatti evidenzia come, filiando, la classe operaia si dia la zappa sui piedi, perché la presenza di quei figli, una volta divenuti adulti ed aumentando l'offerta di lavoro, per la legge della domanda ed offerta, farà contrarre i salari dei padri; invece i profitti di capitale da affitti e da commercio (si pensi alla valorizzazione immobiliare ottenuta, nell'Italia del XXI secolo, attraverso l'immigrazione) vengono ingigantiti dall'aumento numerico, per cui è equo e giusto che siano essi a spesare gli assegni familiari (e non, come attualmente, il costo del lavoro).<ref>Da ''The natural economic order'', 2º libro, capitolo 1, comma 4.1.</ref>
Per quanto riguarda i "valori aggiunti" sulla terra (immobili, impianti d'irrigazione e di trasporto, frutteti ecc.) essi sono e restano di proprietà privata fino ad intercorso ammortamento, dopo di che vengono gratuitamente trasferiti al Comune, come "annesso e connesso nonché [[superfetazione]]" della terra comunale.<ref>Da ''The natural economic order'', 2º libro, capitolo 3, parte 6.</ref>
Queste tematiche sono trattate nel 2º libro ("Liberterra") del suo testo principale (''The natural economic order''). Nel 3º, 4º e 5º libro, non credendo alla possibilità che lo statalismo riesca a costruire un sistema produttivo migliore dell'esistente, credente ma darwinista ed accanito proudhoniano, Gesell economista difende il principio di riappropriazione del pieno valore del proprio lavoro. Tuttavia, considerando insostituibile la divisione del lavoro e poiché ormai molti lavori concorrono alla formazione del valore finale, ritiene che ciò porterebbe ad enormi difficoltà e conflittualità; pertanto ci rinunzia parzialmente e, affermando che il singolo operaio non sarà notevolmente contrariato se di piccola parte del suo lavoro si approprierà un altro lavoratore (purché non un capitalista), si limita a puntare all'eliminazione dei profitti di capitale, ma tenendosi ben stretto libero mercato e pluralismo economico.<ref>Da ''The natural economic order'', 1º libro, capitolo 2, parte 2.</ref>
Alla resa dei conti egli non vuole niente di diverso da ciò che vuole Marx, solo cerca di ottenerlo percorrendo altre strade. Molteplici sono infatti i profitti di capitale, ma tutti riconducibili alla formula
:::Profitti (P) = Somma di Denaro (S) x Saggio d'Interesse (I)
Affinché il risultato di una moltiplicazione sia nullo, deve essere nullo uno dei moltiplicatori: Marx sceglie di azzerare la S (Somma detenuta dai privati) optando per lo statalismo, la programmazione economica e la cancellazione del libero mercato, in definitiva il "totalitarismo economico". Gesell invece - sempre per tenersi ben stretto il libero mercato e il pluralismo economico - incomincia a chiedersi se ci sia modo di azzerare il secondo moltiplicatore, la I, cioè il Saggio d'Interesse.<ref>Da ''The natural economic order'', 1º libro, capitolo 3.</ref>
Usufruendo anche delle esperienze proudhoniane e dopo aver notato che l'insolito e imprevisto "potere straordinario" del denaro gli proviene dal fatto di essere praticamente l'unica "merce indeperibile", comincia a pensare ad un ''[[Freigeld]]'' (denaro libero, ossia una moneta che perde valore col passare del tempo).<ref>Da ''The natural economic order'', 3º libro, capitolo 16.</ref> Effettivamente, finché il denaro non si "squaglia", nulla obbliga il suo possessore a farlo affluire sul mercato finanziario o a comprare (almeno finché non si ritrovi in condizioni di necessità); e ciò rappresenta la spaventosa forza di cui egli usufruisce per procacciarsi il Premio di Liquidità e conseguentemente tutti gli altri profitti di capitale.<ref>Da ''The natural economic order'', 5º libro, capitolo 7.</ref>
Fatta questa diagnosi, individuato il tumore, Gesell procede rapidamente ad asportarlo, anche se [[Giacomo Matteotti]] s'accorgerà d'una contrarietà imprevista tal ché - ancorché innamorato di Gesell e delle sue teorie e convinto che esse sole possano apportare un vero socialismo - propende per soprassedere, in attesa della realizzazione di una moneta di tipo on-off (cioè che si squagli in mano ai privati, ma cessi di squagliarsi non appena in mano alle banche).
== Note ==
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