Nathalie Lemel: differenze tra le versioni

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Nathalie Duval nasce in una famiglia di modesti commercianti che la fanno studiare fino a dodici anni e poi l'impiegano presso un rilegatore di libri. Nella bottega artigiana lavora anche Jérôme Lemel, che Nathalie sposa nel [[1845]] e ne ha tre figli. Nel [[1849]] la famiglia Lemel si trasferisce a [[Quimper]] dove apre un negozio di libri che però fallisce nel [[1861]]. I Lemel emigrano allora a [[Parigi]].
Nathalie Duval nasce in una famiglia di modesti commercianti che la fanno studiare fino a dodici anni e poi l'impiegano presso un rilegatore di libri. Nella bottega artigiana lavora anche Jérôme Lemel, che Nathalie sposa nel [[1845]] e ne ha tre figli. Nel [[1849]] la famiglia Lemel si trasferisce a [[Quimper]] dove apre un negozio di libri che però fallisce nel [[1861]]. I Lemel emigrano allora a [[Parigi]].


Nella capitale Nathalie lavora ancora come operaia rilegatrice. I bassi salari provocano frequenti scioperi e nel [[1865]] Nathalie, che ha aderito alla [[I Internazionale]], viene eletta delegata sindacale, <ref>In realtà i sindacati erano formalmente vietati dal regime napoleonico, ma gli operai aggiravano il divieto costituendo ''club'' o «società operaie» che di fatto erano dei sindacati.</ref> distinguendosi per determinazione nell'impegno sindacale e politico, battendosi in particolare per la parità di salario tra uomo e donna. I rapporti della polizia la descrivono come un'esaltata, perché « si occupa di politica, in fabbrica legge a voce alta cattivi giornali e frequenta assiduamente i clubs ».  
Nella capitale Nathalie lavora ancora come operaia rilegatrice. I bassi salari provocano frequenti scioperi e nel [[1865]] Nathalie, che ha aderito alla [[I Internazionale]], viene eletta delegata sindacale, <ref>In realtà i sindacati erano formalmente vietati dal regime napoleonico, ma gli operai aggiravano il divieto costituendo ''club'' o «società operaie» che di fatto erano dei sindacati.</ref> distinguendosi per determinazione nell'impegno sindacale e politico, battendosi in particolare per la parità di salario tra uomo e donna. I rapporti della polizia la descrivono come un'esaltata, perché « si occupa di politica, in fabbrica legge a voce alta cattivi giornali e frequenta assiduamente i clubs ».  


Nel [[1868]] si separa dal marito, ormai alcolizzato e contrario a che la moglie si occupi di politica, e prosegue la sua militanza, fondando con [[Eugène Varlin]] e altri operai la cooperativa « La Ménagère », che si occupa di alimentazione arrivando a occupare 8.000 addetti distribuiti in quattro stabilimenti, e la trattoria « La Marmite », che Nathalie dirige e dove fa la cuoca: frequentata da operai e artigiani, vi si spende poco e si parla di politica.   
Nel [[1868]] si separa dal marito, ormai alcolizzato e contrario a che la moglie si occupi di politica, e prosegue la sua militanza, fondando con [[Eugène Varlin]] e altri operai la cooperativa « La Ménagère », che si occupa di alimentazione arrivando a occupare 8.000 addetti distribuiti in quattro stabilimenti, e la trattoria « La Marmite », che Nathalie dirige e dove fa la cuoca: frequentata da operai e artigiani, vi si spende poco e si parla di politica.   
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Massacrati 25.000 parigini e schiacciata la Comune rivoluzionaria, per disperazione Nathalie tenta il suicidio. Il [[21 giugno]] è arrestata e condannata dal Consiglio di guerra alla deportazione nella Nuova Caledonia. È malata ma rifiuta la domanda di grazia che i suoi amici vorrebbero presentare a suo nome: il [[14 dicembre]] [[1873]] sbarca con [[Louise Michel]] e altre deportate nell'isola Ducos. Come la Michel, e diversamente dalla maggioranza dei deportati, nel [[1878]] solidarizza con gli abitanti, i Kanaki che, colonizzati e sfruttati dai francesi, si sono rivoltati contro gli oppressori.     
Massacrati 25.000 parigini e schiacciata la Comune rivoluzionaria, per disperazione Nathalie tenta il suicidio. Il [[21 giugno]] è arrestata e condannata dal Consiglio di guerra alla deportazione nella Nuova Caledonia. È malata ma rifiuta la domanda di grazia che i suoi amici vorrebbero presentare a suo nome: il [[14 dicembre]] [[1873]] sbarca con [[Louise Michel]] e altre deportate nell'isola Ducos. Come la Michel, e diversamente dalla maggioranza dei deportati, nel [[1878]] solidarizza con gli abitanti, i Kanaki che, colonizzati e sfruttati dai francesi, si sono rivoltati contro gli oppressori.     


Amnistiata nel [[1879]], torna a Parigi, prosegue l'attività politica e si mantiene lavorando nella tipografia del giornale di opposizione ''L'Intransigeant''. I suoi figli non le sopravvivono e Nathalie passa gli ultimi anni vecchissima, sola, cieca e in miseria, all'ospizio di Ivry-sur-Seine, dove muore nel [[1921]]. Nel [[2006]], il Consiglio del III ''arrondissement'' di Parigi ha deliberato di intitolarle una piazza, inaugurata l'[[8 marzo]] [[2007]], presso i luoghi dove ella abitò e dove sorgeva la sede della sezione parigina della [[Prima Internazionale|I Internazionale]]. Altre vie, nella città natale di Brest e a Quimper, portano il suo nome.
Amnistiata nel [[1879]], torna a Parigi, prosegue l'attività politica e si mantiene lavorando nella tipografia del giornale di opposizione ''L'Intransigeant''. I suoi figli non le sopravvivono e Nathalie passa gli ultimi anni vecchissima, sola, cieca e in miseria, all'ospizio di Ivry-sur-Seine, dove muore nel [[1921]]. Nel [[2006]], il Consiglio del III ''arrondissement'' di Parigi ha deliberato di intitolarle una piazza, inaugurata l'[[8 marzo]] [[2007]], presso i luoghi dove ella abitò e dove sorgeva la sede della sezione parigina della [[Prima Internazionale|I Internazionale]]. Altre vie, nella città natale di Brest e a Quimper, portano il suo nome.


== Bibliografia ==
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