Movimento operaio: differenze tra le versioni

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[[File:Bela.Kun.Revolution.1919.jpg|thumb|250px|left|L'ungherese [[Béla Kun]] parla alla folla (1919)]]
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Durante il ventennio [[fascista]], il movimento operaio e quello [[sindacalismo|sindacale]], rivoluzionario e riformista, fu di fatto spazzato via dalle continue [[violenza|violenze squadriste]]. La ''Carta del Lavoro'' del [[1927]] ([[Corporativismo fascista]]) fu il colpo di grazia della conflittualità  tra capitale e lavoro, in quanto gli interessi dello [[Stato]] venivano teoricamente anteposti a quello di proprietari e lavoratori (in realtà  interessi di [[Stato]] e capitale tendono a coincidere). La resistenza di frange del movimento operaio (è conosciuta l'autodifesa della Camera del lavoro di Civitavecchia nel 1921-22) alla strutturazione del [[fascismo]] nel paese fu di fatto vana. Tuttavia, di fronte alle prime crepe del [[fascismo|regime mussoliniano]], gli operai si attivarono in prima persona e gli [[sciopero|scioperi]] del marzo [[1943]] <ref>[http://www.pinerolo-cultura.sail.it/Appunti/scioperi-marzo-1943.htm Gli scioperi del marzo 1943]</ref>, ed in particolare quello del [[5 marzo]], furono un colpo quasi decisivo per il già  traballante regime. Dopo la caduta del [[fascismo]] ([[25 luglio]]) e l'armistizio dell'[[8 settembre]], molti operai parteciparono alla resistenza contro il nazi-fascismo, altri boicottarono il regime attraverso l'organizzazione di portentosi scioperi, di cui quelli del marzo [[1944]] ([[1° marzo|1°]]-[[8 marzo]]), che coinvolsero tutto il nord Italia, segnarono una importante vittoria dei proletari [[antifascismo|antifascisti]] poiché riuscirono a bloccare la produzione bellica in tutta l'[[Italia]] settentrionale.
Durante il ventennio [[fascista]], il movimento operaio e quello [[sindacalismo|sindacale]], rivoluzionario e riformista, fu di fatto spazzato via dalle continue [[violenza|violenze squadriste]]. La ''Carta del Lavoro'' del [[1927]] ([[Corporativismo fascista]]) fu il colpo di grazia della conflittualità  tra capitale e lavoro, in quanto gli interessi dello [[Stato]] venivano teoricamente anteposti a quello di proprietari e lavoratori (in realtà  interessi di [[Stato]] e capitale tendono a coincidere). La resistenza di frange del movimento operaio (è conosciuta l'autodifesa della Camera del lavoro di Civitavecchia nel 1921-22) alla strutturazione del [[fascismo]] nel paese fu di fatto vana. Tuttavia, di fronte alle prime crepe del [[fascismo|regime mussoliniano]], gli operai si attivarono in prima persona e gli [[sciopero|scioperi]] del marzo [[1943]] <ref>[http://archive.is/E1x0V Gli scioperi del marzo 1943]</ref>, ed in particolare quello del [[5 marzo]], furono un colpo quasi decisivo per il già  traballante regime. Dopo la caduta del [[fascismo]] ([[25 luglio]]) e l'armistizio dell'[[8 settembre]], molti operai parteciparono alla resistenza contro il nazi-fascismo, altri boicottarono il regime attraverso l'organizzazione di portentosi scioperi, di cui quelli del marzo [[1944]] ([[1° marzo|1°]]-[[8 marzo]]), che coinvolsero tutto il nord Italia, segnarono una importante vittoria dei proletari [[antifascismo|antifascisti]] poiché riuscirono a bloccare la produzione bellica in tutta l'[[Italia]] settentrionale.


Anche nella [[Nazismo|Germania nazista]] e nella [[Franchismo|Spagna franchista]] il movimento operaio fu ridotto ai minimi termini, quantunque le frange più combattive continuarono lungamente la loro strenua battaglia contro il [[totalitarismo]] <ref>Si veda il caso di [[Marinus van der Lubbe]]</ref>.
Anche nella [[Nazismo|Germania nazista]] e nella [[Franchismo|Spagna franchista]] il movimento operaio fu ridotto ai minimi termini, quantunque le frange più combattive continuarono lungamente la loro strenua battaglia contro il [[totalitarismo]] <ref>Si veda il caso di [[Marinus van der Lubbe]]</ref>.
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