Gracchus Babeuf: differenze tra le versioni

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Deciso a continuare la propria battaglia politica, Babeuf tornò al giornalismo. Con l'appoggio finanziario del termidoriano Armand Guffroy, deputato alla Convenzione e proprietario di una tipografia, il [[3 settembre]] apparve il suo nuovo giornale, il ''Journal de la liberté de la presse''. <ref>''Giornale della libertà  di stampa''.</ref> I primi articoli riflettono le sue illusioni sulla reazione termidoriana: « Abbiamo sì fatto una rivoluzione, cinque anni fa », ma in seguito « abbiamo lasciato fare la controrivoluzione », quando furono limitate la libertà  d'opinione e di stampa. Il 10 termidoro « segna il nuovo termine dopo il quale siamo all'opera per rinascere alla libertà  ». <ref>''Journal de la liberté de la presse'', 2, 5 settembre 1794.</ref>
Deciso a continuare la propria battaglia politica, Babeuf tornò al giornalismo. Con l'appoggio finanziario del termidoriano Armand Guffroy, deputato alla Convenzione e proprietario di una tipografia, il [[3 settembre]] apparve il suo nuovo giornale, il ''Journal de la liberté de la presse''. <ref>''Giornale della libertà  di stampa''.</ref> I primi articoli riflettono le sue illusioni sulla reazione termidoriana: « Abbiamo sì fatto una rivoluzione, cinque anni fa », ma in seguito « abbiamo lasciato fare la controrivoluzione », quando furono limitate la libertà  d'opinione e di stampa. Il 10 termidoro « segna il nuovo termine dopo il quale siamo all'opera per rinascere alla libertà  ». <ref>''Journal de la liberté de la presse'', 2, 5 settembre 1794.</ref>


Il movimento sanculotto si era organizzato nella società  detta Club elettorale, che chiedeva il ristabilimento dei comitati rivoluzionari eletti dal popolo, insieme con l'elezione dei funzionari pubblici e l'illimitata libertà  di stampa. Una petizione in tal senso, presentata il [[1° ottobre]] dal Club elettorale alla Convenzione Nazionale, fu respinta. Il giornale di Babeuf, uscito il [[5 ottobre]] con il nuovo titolo di ''Le Tribun du peuple'' - mentre lui stesso dichiarava di assumere il nome di Gracchus<ref>Il 24 marzo 1793 era stato decretato il diritto di ogni cittadino a chiamarsi come voleva. Tale decreto fu soppresso dalla Convenzione termidoriana il 23 agosto 1794.</ref> in onore dei due famosi tribuni della Repubblica romana. <ref>In precedenza Babeuf, oltre ad aver chiamato Camille uno dei suoi figli, si era anche dato il soprannome di Camille, ma ora lo ripudiava in quanto quel Furio Camillo fu in realtà  un « devoto avvocato della casta senatoria e patrizia, e avvocato finto e insidioso dei plebei ».</ref> - appoggiava senza riserve le mozioni del Club, e iniziò una campagna contro la Convenzione e il suo segretario, André Dumont, già  fedelissimo di Robespierre, e contro Louis Fréron e François-Louis Bourdon, già  terroristi e ora apertamente reazionari. L'illusione che Babeuf si era fatta dei termidoriani stava svanendo: il [[13 ottobre]] scrisse dell'« usurpazione della libertà  e di tutti i diritti » e di un « governo di ferro che, usurpando tutto, non usa neppure l'accortezza degli altri tiranni » di fare almeno « godere il popolo di un benessere momentaneo ». Nell'articolo fu pubblicata anche una lettera di Albertine Marat, la sorella del defunto « amico del popolo », che accusava Fréron di essersi finto seguace di Marat per puro opportunismo politico.
Il movimento sanculotto si era organizzato nella società  detta Club elettorale, che chiedeva il ristabilimento dei comitati rivoluzionari eletti dal popolo, insieme con l'elezione dei funzionari pubblici e l'illimitata libertà  di stampa. Una petizione in tal senso, presentata il [[1° ottobre]] dal Club elettorale alla Convenzione Nazionale, fu respinta. Il giornale di Babeuf, uscito il [[5 ottobre]] con il nuovo titolo di ''Le Tribun du peuple'' - mentre lui stesso dichiarava di assumere il nome di Gracchus <ref>Il 24 marzo 1793 era stato decretato il diritto di ogni cittadino a chiamarsi come voleva. Tale decreto fu soppresso dalla Convenzione termidoriana il 23 agosto 1794.</ref> in onore dei due famosi tribuni della Repubblica romana. <ref>In precedenza Babeuf, oltre ad aver chiamato Camille uno dei suoi figli, si era anche dato il soprannome di Camille, ma ora lo ripudiava in quanto quel Furio Camillo fu in realtà  un « devoto avvocato della casta senatoria e patrizia, e avvocato finto e insidioso dei plebei ».</ref> - appoggiava senza riserve le mozioni del Club, e iniziò una campagna contro la Convenzione e il suo segretario, André Dumont, già  fedelissimo di Robespierre, e contro Louis Fréron e François-Louis Bourdon, già  terroristi e ora apertamente reazionari. L'illusione che Babeuf si era fatta dei termidoriani stava svanendo: il [[13 ottobre]] scrisse dell'« usurpazione della libertà  e di tutti i diritti » e di un « governo di ferro che, usurpando tutto, non usa neppure l'accortezza degli altri tiranni » di fare almeno « godere il popolo di un benessere momentaneo ». Nell'articolo fu pubblicata anche una lettera di Albertine Marat, la sorella del defunto « amico del popolo », che accusava Fréron di essersi finto seguace di Marat per puro opportunismo politico.


Anche Simone Evrard, la compagna di Marat, sosteneva Babeuf, che però perse il sostegno di Guffroy, che gli negò i fondi per pubblicare il giornale e licenziò la moglie e il figlio dalla tipografia. Il Club elettorale subentrò allora a Guffroy finanziando ''Le Tribun du peuple'', ma il governo e la Convenzione, dominata dai termidoriani, aveva deciso di farla finita con la Costituzione democratica del 1793 che assicurava l'assoluta libertà  di stampa e perfino il diritto a « resistere all'oppressione » e all'insurrezione come « il più sacro dei diritti e il più indispensabile dei doveri » quando il governo violasse i diritti dei popolo. <ref>Dichiarazione del 1793, art. 33: « La resistenza all'oppressione è la conseguenza degli altri diritti dell'uomo »; art. 34: « Vi è oppressione contro il corpo sociale quando uno solo dei suoi membri è oppresso. Vi è oppressione contro ogni membro quando il corpo sociale è oppresso »; art. 35: « Quando il Governo viola i diritti dei popolo, l'insurrezione è per il popolo e per ciascuna parte dei popolo il più sacro dei diritti e il più indispensabile dei doveri ».</ref>
Anche Simone Evrard, la compagna di Marat, sosteneva Babeuf, che però perse il sostegno di Guffroy, che gli negò i fondi per pubblicare il giornale e licenziò la moglie e il figlio dalla tipografia. Il Club elettorale subentrò allora a Guffroy finanziando ''Le Tribun du peuple'', ma il governo e la Convenzione, dominata dai termidoriani, aveva deciso di farla finita con la Costituzione democratica del 1793 che assicurava l'assoluta libertà  di stampa e perfino il diritto a « resistere all'oppressione » e all'insurrezione come « il più sacro dei diritti e il più indispensabile dei doveri » quando il governo violasse i diritti dei popolo. <ref>Dichiarazione del 1793, art. 33: « La resistenza all'oppressione è la conseguenza degli altri diritti dell'uomo »; art. 34: « Vi è oppressione contro il corpo sociale quando uno solo dei suoi membri è oppresso. Vi è oppressione contro ogni membro quando il corpo sociale è oppresso »; art. 35: « Quando il Governo viola i diritti dei popolo, l'insurrezione è per il popolo e per ciascuna parte dei popolo il più sacro dei diritti e il più indispensabile dei doveri ».</ref>
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