Paolo Schicchi: differenze tra le versioni

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Durante la gestazione viene diagnosticato alla madre, per errore, un cancro allo stomaco. Alle cure che le vengono praticate verrà  fatta risalire dai familiari la costituzione gracile e malaticcia del piccolo Schicchi, alla quale egli ovvierà  nell'infanzia e nell'adolescenza con continui esercizi fisici, e il suo temperamento nervoso e irruente.  
Durante la gestazione viene diagnosticato alla madre, per errore, un cancro allo stomaco. Alle cure che le vengono praticate verrà  fatta risalire dai familiari la costituzione gracile e malaticcia del piccolo Schicchi, alla quale egli ovvierà  nell'infanzia e nell'adolescenza con continui esercizi fisici, e il suo temperamento nervoso e irruente.  


Fin dalle scuole elementari professa arditamente sentimenti repubblicani già  coltivati dal padre (avvocato e patriota, era stato tra i protagonisti del moto insurrezionale di [[Francesco Bentivenga]] nel [[1856]]. Studente al ginnasio di Cefalù, diretto dal poeta garibaldino Eliodoro Lombardi, improvvisa a quindici anni un comizio anticlericale sulla scalinata del duomo, rischiando il linciaggio di una folla inferocita. Prosegue quindi gli studi a Palermo, dove si lega ai circoli degli studenti radicali e mazziniani, e partecipa entusiasta, nel gennaio del [[1884]], alle manifestazioni in onore di [[Mario Rapisardi]] in visita alla città. Dal [[1885]] al [[1887]] frequenta la facoltà  di giurisprudenza dell'Università  di Palermo e collabora, con lo pseudonimo "Il Gladiatore", ai giornali «'''Le Feste di Nerone'''» (dove attacca in alcune corrispondenze corrosive il vescovo di Cefalù) e «'''Il Picconiere'''», [[stampa anarchica|foglio protoanarchico]] diretto da [[Calogero Bonanno]], affrontando polemiche e duelli e costruendosi la fama di benefattore dei poveri. Innamoratosi perdutamente della sorella dell'anarchico [[Giuseppe Genova]], Maria, dinanzi alle resistenze dei genitori di lei si spara un colpo di pistola al cuore, che lo ferisce di striscio. Richiamato prudentemente in famiglia, prosegue gli studi all'Università  di Bologna, grazie all'interessamento di [[Giacinto Scelsi]], collesanese amico del padre, prefetto in quella città. A Bologna segue le lezioni di Ceneri, Filopanti e Carducci, s'unisce al gruppo dei giovani goliardi che dà  vita a «'''Bononia Ridet'''» e guida la gioventù repubblicano-socialista nelle dimostrazioni contro la visita del re in occasione dell'ottavo centenario dell'università. Sospeso dai corsi e costretto a rientrare a Palermo, frequenta da praticante lo studio dell'avvocato [[Aristide Battaglia]] (fratello dell'ex internazionalista Salvatore Battaglia) finché non è chiamato, il [[26 novembre]] [[1888]], a vestire la divisa di allievo ufficiale dell'11° RGT di fanteria di stanza a Palermo. Il [[10 maggio]] successivo riesce a ottenere il trasferimento a Torino, come semplice fante nel RGT di artiglieria da montagna. L'[[11 agosto]] [[1889]], mettendo in atto il proposito di disertare che matura da tempo, attraversa la frontiera francese a Sant'Anna di Vinadio. Raggiunta Parigi, dove sono in corso i festeggiamenti per il centenario della Grande Rivoluzione, si avvicina agli ambienti disertori di varie nazionalità  che hanno raggiunto la capitale francese per difendere "armi alla mano" quella repubblica dalle minacce di guerra lanciatele dalle monarchie d'Europa. Il [[17 novembre]], con lettera inviata al sindaco di Collesano, Schicchi rinuncia alla cittadinanza del "putrefatto" regno d'Italia per abbracciare quella della repubblica francese, "leonessa d'Europa". [[Image:S4.png|thumb|right|400px|Poesia di [[Ignazio Buttitta]] per la liberazione di Paolo Schicchi.]]Ma l'esaltazione repubblicana, dovuta al particolare momento celebrativo, si trasforma ben presto in delusione: come in Italia, anche in Francia regnano sfruttamento, miseria e fame. Nel gennaio del [[1890]] assiste alle conferenze di [[Louise Michel]] alla salle Horel, partecipa alla mobilitazione contro l'espulsione dell'anarchico [[Oscar Bertoja]] e alle altre iniziative del gruppo cosmopolita parigino che fa capo al settimanale anarchico «'''L'Attaque'''». Questo [[stampa anarchica|giornale]], redatto principalmente da [[Sébastien Faure]], [[Lucien Weil]] e [[Charles Malato]], è anche fautore di una sorta di "rivoluzione culturale" nell'[[anarchismo]] francese (che influenza gli esuli anarchici d'altre nazionalità ), tesa essenzialmente a tradurre nei comportamenti privati dei militanti le teorie politiche professate in pubblico, sull'onda lunga dell'insegnamento morale - senza obbligo né sanzione - del filosofo J. M. Guyau. Nell'aprile del [[1890]] è tra i fondatori del Circolo internazionale degli studenti anarchici, per il quale compila gran parte del manifesto «'''Agli studenti-Ai militari'''», distribuito in diverse migliaia di copie in [[Italia]], [[Francia]] e [[Svizzera]] alla vigilia del [[1° maggio]] [[1890]]. Al Circolo aderiscono anche [[Luigi Galleani | Galleani]], [[Francesco Saverio Merlino |Merlino]] e il bulgaro [[Nicolas Stoinoff | Stoinoff]], con i quali Schicchi si lega di profonda amicizia. La sua adesione all'anarchismo è ancora piuttosto acerba, divisa tra le motivazioni politiche e personali che l'hanno condotto alla diserzione (accusa di maltrattamento l'esercito italiano) e la scelta di campo internazionalista ed antiautoritaria. L'esito disastroso del [[1° maggio]] parigino, alle cui dimostrazioni prende parte, lo porta gradualmente ad aderire alle tesi dei gruppi anarchici più radicali, contrari alla "rivoluzione a data fissa" e all'organizzazione strutturata. Le sue critiche ricalcano quelle di [[Errico Malatesta | Malatesta]], presente in quel frangente a Parigi, che adopera il termine "bizantinismo" per indicare l'immobilismo dei compagni e la loro attitudine alle discussioni oziose. Schicchi ne farà  in seguito un uso polemico nei confronti dello stesso [[Errico Malatesta | Malatesta]]. Minacciato d'espulsione, In luglio Schicchi abbandona la [[Francia]] e in compagnia di [[Francesco Saverio Merlino |Merlino]] raggiunge Malta, via Marsiglia e Tunisi. Da Malta si tiene in fitta corrispondenza con i compagni siciliani e del continente, inviando corrispondenze ai loro [[stampa anarchica|giornali]] («'''Il Piccone'''» di Catania, «'''La Nuova riscossa'''» di Trapani, «'''Il Proletario'''» di Marsala, «'''La Plebaglia'''» e «'''La Poveraglia'''» di Imola, ecc.). È in questo periodo che firma il manifesto «'''I socialisti anarchici al popolo italiano. Non votate!'''», col quale, insieme ad altri 56 compagni esuli all'estero, incita a disertare le urne nelle elezioni politiche del novembre [[1890]]; e traduce l'opuscolo anonimo «'''Ricchezza e miseria'''», che costituisce il primo titolo della «'''Biblioteca del Proletariato'''» di Marsala.
Fin dalle scuole elementari professa arditamente sentimenti repubblicani già  coltivati dal padre (avvocato e patriota, era stato tra i protagonisti del moto insurrezionale di [[Francesco Bentivenga]] nel [[1856]]. Studente al ginnasio di Cefalù, diretto dal poeta garibaldino Eliodoro Lombardi, improvvisa a quindici anni un comizio anticlericale sulla scalinata del duomo, rischiando il linciaggio di una folla inferocita. Prosegue quindi gli studi a Palermo, dove si lega ai circoli degli studenti radicali e mazziniani, e partecipa entusiasta, nel gennaio del [[1884]], alle manifestazioni in onore di [[Mario Rapisardi]] in visita alla città. Dal [[1885]] al [[1887]] frequenta la facoltà  di giurisprudenza dell'Università  di Palermo e collabora, con lo pseudonimo "Il Gladiatore", ai giornali «'''Le Feste di Nerone'''» (dove attacca in alcune corrispondenze corrosive il vescovo di Cefalù) e «'''Il Picconiere'''», [[stampa anarchica|foglio protoanarchico]] diretto da [[Calogero Bonanno]], affrontando polemiche e duelli e costruendosi la fama di benefattore dei poveri. Innamoratosi perdutamente della sorella dell'anarchico [[Giuseppe Genova]], Maria, dinanzi alle resistenze dei genitori di lei si spara un colpo di pistola al cuore, che lo ferisce di striscio. Richiamato prudentemente in famiglia, prosegue gli studi all'Università  di Bologna, grazie all'interessamento di [[Giacinto Scelsi]], collesanese amico del padre, prefetto in quella città. A Bologna segue le lezioni di Ceneri, Filopanti e Carducci, s'unisce al gruppo dei giovani goliardi che dà  vita a «'''Bononia Ridet'''» e guida la gioventù repubblicano-socialista nelle dimostrazioni contro la visita del re in occasione dell'ottavo centenario dell'università. Sospeso dai corsi e costretto a rientrare a Palermo, frequenta da praticante lo studio dell'avvocato [[Aristide Battaglia]] (fratello dell'ex internazionalista Salvatore Battaglia) finché non è chiamato, il [[26 novembre]] [[1888]], a vestire la divisa di allievo ufficiale dell'11° RGT di fanteria di stanza a Palermo. Il [[10 maggio]] successivo riesce a ottenere il trasferimento a Torino, come semplice fante nel RGT di artiglieria da montagna. L'[[11 agosto]] [[1889]], mettendo in atto il proposito di disertare che matura da tempo, attraversa la frontiera francese a Sant'Anna di Vinadio. Raggiunta Parigi, dove sono in corso i festeggiamenti per il centenario della Grande Rivoluzione, si avvicina agli ambienti disertori di varie nazionalità  che hanno raggiunto la capitale francese per difendere "armi alla mano" quella repubblica dalle minacce di guerra lanciatele dalle monarchie d'Europa. Il [[17 novembre]], con lettera inviata al sindaco di Collesano, Schicchi rinuncia alla cittadinanza del "putrefatto" regno d'Italia per abbracciare quella della repubblica francese, "leonessa d'Europa". [[Image:S4.png|thumb|right|400px|Poesia di [[Ignazio Buttitta]] per la liberazione di Paolo Schicchi.]]Ma l'esaltazione repubblicana, dovuta al particolare momento celebrativo, si trasforma ben presto in delusione: come in Italia, anche in Francia regnano sfruttamento, miseria e fame. Nel gennaio del [[1890]] assiste alle conferenze di [[Louise Michel]] alla salle Horel, partecipa alla mobilitazione contro l'espulsione dell'anarchico [[Oscar Bertoja]] e alle altre iniziative del gruppo cosmopolita parigino che fa capo al settimanale anarchico «'''L'Attaque'''». Questo [[stampa anarchica|giornale]], redatto principalmente da [[Sébastien Faure]], [[Lucien Weil]] e [[Charles Malato]], è anche fautore di una sorta di "rivoluzione culturale" nell'[[anarchismo]] francese (che influenza gli esuli anarchici d'altre nazionalità), tesa essenzialmente a tradurre nei comportamenti privati dei militanti le teorie politiche professate in pubblico, sull'onda lunga dell'insegnamento morale - senza obbligo né sanzione - del filosofo J. M. Guyau. Nell'aprile del [[1890]] è tra i fondatori del Circolo internazionale degli studenti anarchici, per il quale compila gran parte del manifesto «'''Agli studenti-Ai militari'''», distribuito in diverse migliaia di copie in [[Italia]], [[Francia]] e [[Svizzera]] alla vigilia del [[1° maggio]] [[1890]]. Al Circolo aderiscono anche [[Luigi Galleani | Galleani]], [[Francesco Saverio Merlino |Merlino]] e il bulgaro [[Nicolas Stoinoff | Stoinoff]], con i quali Schicchi si lega di profonda amicizia. La sua adesione all'anarchismo è ancora piuttosto acerba, divisa tra le motivazioni politiche e personali che l'hanno condotto alla diserzione (accusa di maltrattamento l'esercito italiano) e la scelta di campo internazionalista ed antiautoritaria. L'esito disastroso del [[1° maggio]] parigino, alle cui dimostrazioni prende parte, lo porta gradualmente ad aderire alle tesi dei gruppi anarchici più radicali, contrari alla "rivoluzione a data fissa" e all'organizzazione strutturata. Le sue critiche ricalcano quelle di [[Errico Malatesta | Malatesta]], presente in quel frangente a Parigi, che adopera il termine "bizantinismo" per indicare l'immobilismo dei compagni e la loro attitudine alle discussioni oziose. Schicchi ne farà  in seguito un uso polemico nei confronti dello stesso [[Errico Malatesta | Malatesta]]. Minacciato d'espulsione, In luglio Schicchi abbandona la [[Francia]] e in compagnia di [[Francesco Saverio Merlino |Merlino]] raggiunge Malta, via Marsiglia e Tunisi. Da Malta si tiene in fitta corrispondenza con i compagni siciliani e del continente, inviando corrispondenze ai loro [[stampa anarchica|giornali]] («'''Il Piccone'''» di Catania, «'''La Nuova riscossa'''» di Trapani, «'''Il Proletario'''» di Marsala, «'''La Plebaglia'''» e «'''La Poveraglia'''» di Imola, ecc.). È in questo periodo che firma il manifesto «'''I socialisti anarchici al popolo italiano. Non votate!'''», col quale, insieme ad altri 56 compagni esuli all'estero, incita a disertare le urne nelle elezioni politiche del novembre [[1890]]; e traduce l'opuscolo anonimo «'''Ricchezza e miseria'''», che costituisce il primo titolo della «'''Biblioteca del Proletariato'''» di Marsala.
Contrario al Congresso di Capolago, inizia una polemica che fa di lui ben presto il capofila della [[correnti anarchiche|tendenza antiorganizzatrice]] dell'[[anarchismo]] italiano. Arrestato per due volte a Malta nell'autunno del [[1890]], e infine espulso, Schicchi inizia da Catania, il [[1° gennaio]] [[1891]], il suo viaggio clandestino in Sicilia di preparazione per il [[1° maggio]] insurrezionale. Convinto personalmente da [[Malatesta]] ad accantonare le polemiche sull'[[organizzazioni anarchiche|organizzazione anarchica]], percorre l'isola in lungo e in largo sfuggendo più volte d'astuzia all'arresto. Dirige in prima persona, al suo arrivo, sia «'''Il Piccone'''» di Catania che «'''[[Il Proletario]]'''» di Marsala. I gruppi siciliani, tuttavia, dopo il giro di propaganda effettuato da [[Amilcare Cipriani]] in Sicilia tra la fine del marzo e i primi di aprile, assumono in maggioranza un atteggiamento prudente e di attesa che Schicchi disapprova facendo esplodere una bomba, il [[29 aprile]], davanti alla caserma di cavalleria di Palermo. Fuggito dall'isola, vaga per mezza Europa prima di rifugiarsi a Ginevra dove, dal [[18 luglio]] [[1891]], pubblica due numeri di «'''[[Pensiero e dinamite]]'''» e due numeri e due supplementi (un terzo numero è sequestrato in bozze) de «'''La Croce di Savoia'''», violentissimi contro Casa Savoia e contro i "pontefici" dell'[[anarchismo]] ([[Errico Malatesta|Malatesta]], [[Francesco Saverio Merlino|Merlino]], [[Amilcare Cipriani|Cipriani]] e [[Pietro Gori|Gori]]), che ritiene responsabili della mancata insurrezione del maggio e della debolezza del movimento anarchico davanti alla repressione. Le sue posizioni provocano in [[Italia]] la nascita di due schieramenti, dei "primomaggisti" e degli "antiprimomaggisti", i quali ultimi contestano con successo il tentativo di rifondare il partito anarchico nato a Capolago. Il linguaggio colorito e intemperante di Schicchi, seppur infarcito di citazioni letterarie, scatena dure reazioni nei suoi confronti e le accuse di "personalità " e di "provocazione", ch'egli rintuzza raddoppiando gli attacchi e specificando che «tutto ciò che riguarda più o meno da vicino la lotta che si combatte, ogni rapporto dell'individuo coi principi che professa, esce dal campo delle personalità  ed entra in quello delle idee». Tanto che verso gli esponenti anarchici che ha pesantemente criticato, forse con la sola esclusione di [[Malatesta]] ma per espressa volontà  di questi, egli manterrà  buoni e duraturi rapporti di stima e amicizia personale.
Contrario al Congresso di Capolago, inizia una polemica che fa di lui ben presto il capofila della [[correnti anarchiche|tendenza antiorganizzatrice]] dell'[[anarchismo]] italiano. Arrestato per due volte a Malta nell'autunno del [[1890]], e infine espulso, Schicchi inizia da Catania, il [[1° gennaio]] [[1891]], il suo viaggio clandestino in Sicilia di preparazione per il [[1° maggio]] insurrezionale. Convinto personalmente da [[Malatesta]] ad accantonare le polemiche sull'[[organizzazioni anarchiche|organizzazione anarchica]], percorre l'isola in lungo e in largo sfuggendo più volte d'astuzia all'arresto. Dirige in prima persona, al suo arrivo, sia «'''Il Piccone'''» di Catania che «'''[[Il Proletario]]'''» di Marsala. I gruppi siciliani, tuttavia, dopo il giro di propaganda effettuato da [[Amilcare Cipriani]] in Sicilia tra la fine del marzo e i primi di aprile, assumono in maggioranza un atteggiamento prudente e di attesa che Schicchi disapprova facendo esplodere una bomba, il [[29 aprile]], davanti alla caserma di cavalleria di Palermo. Fuggito dall'isola, vaga per mezza Europa prima di rifugiarsi a Ginevra dove, dal [[18 luglio]] [[1891]], pubblica due numeri di «'''[[Pensiero e dinamite]]'''» e due numeri e due supplementi (un terzo numero è sequestrato in bozze) de «'''La Croce di Savoia'''», violentissimi contro Casa Savoia e contro i "pontefici" dell'[[anarchismo]] ([[Errico Malatesta|Malatesta]], [[Francesco Saverio Merlino|Merlino]], [[Amilcare Cipriani|Cipriani]] e [[Pietro Gori|Gori]]), che ritiene responsabili della mancata insurrezione del maggio e della debolezza del movimento anarchico davanti alla repressione. Le sue posizioni provocano in [[Italia]] la nascita di due schieramenti, dei "primomaggisti" e degli "antiprimomaggisti", i quali ultimi contestano con successo il tentativo di rifondare il partito anarchico nato a Capolago. Il linguaggio colorito e intemperante di Schicchi, seppur infarcito di citazioni letterarie, scatena dure reazioni nei suoi confronti e le accuse di "personalità " e di "provocazione", ch'egli rintuzza raddoppiando gli attacchi e specificando che «tutto ciò che riguarda più o meno da vicino la lotta che si combatte, ogni rapporto dell'individuo coi principi che professa, esce dal campo delle personalità  ed entra in quello delle idee». Tanto che verso gli esponenti anarchici che ha pesantemente criticato, forse con la sola esclusione di [[Malatesta]] ma per espressa volontà  di questi, egli manterrà  buoni e duraturi rapporti di stima e amicizia personale.


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