Severino Di Giovanni: differenze tra le versioni

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Di professione tipografo, si avvicina così, sin da giovanissimo, alle idee anarchiche: legge [[Bakunin]], [[Malatesta]], [[Proudhon]] ed altri. Nel [[1921]] diventa membro attivo del movimento anarchico. Nel [[1922]], quando il [[Fascismo|fascismo]] conquista il potere dando inizio alle persecuzioni degli anarchici e di tutti i dissidenti, Severino, insieme alla moglie Teresa Mascullo e ai suoi tre figli, decide di emigrare in [[Argentina]].  
Di professione tipografo, si avvicina così, sin da giovanissimo, alle idee anarchiche: legge [[Bakunin]], [[Malatesta]], [[Proudhon]] ed altri. Nel [[1921]] diventa membro attivo del movimento anarchico. Nel [[1922]], quando il [[Fascismo|fascismo]] conquista il potere dando inizio alle persecuzioni degli anarchici e di tutti i dissidenti, Severino, insieme alla moglie Teresa Mascullo e ai suoi tre figli, decide di emigrare in [[Argentina]].  
===L'arrivo in Argentina===
===L'arrivo in Argentina===
In questa terra, a 24 anni, s'innamora di una giovane ragazza quindicenne, [[América Josefina Scarfò]]. La famiglia Scarfò appartiene alla classe media argentina e certo non è favorevole a quell’amore, ma grazie alla complicità  di alcuni compagni e dei fratelli  di América ([[Paulino Scarfò|Paulino]] e [[Alejandro Scarfò|Alejandro]]), pure loro anarchici e appartenenti alla banda Di Giovanni, i due riescono a convivere per un lungo periodo.
In questa terra, a 24 anni, s'innamora di una giovane ragazza quindicenne, [[América Josefina Scarfò]]. La famiglia Scarfò appartiene alla classe media argentina e certo non è favorevole a quell'amore, ma grazie alla complicità  di alcuni compagni e dei fratelli  di América ([[Paulino Scarfò|Paulino]] e [[Alejandro Scarfò|Alejandro]]), pure loro anarchici e appartenenti alla banda Di Giovanni, i due riescono a convivere per un lungo periodo.
A Buenos Aires entra in contatto con l'anarchico calabrese [[Francesco Barbieri]], che entrerà  a far parte della sua banda occupandosi principalmente degli esplosivi.
A Buenos Aires entra in contatto con l'anarchico calabrese [[Francesco Barbieri]], che entrerà  a far parte della sua banda occupandosi principalmente degli esplosivi.
[[File:Francesco barbieri.jpg|thumb|left|290 px|Foto segnaletica di [[Francesco Barbieri]]]]
[[File:Francesco barbieri.jpg|thumb|left|290 px|Foto segnaletica di [[Francesco Barbieri]]]]


===Attività  insurrezionale===
===Attività  insurrezionale===
In [[Argentina]], grazie ad una nutrita presenza di anarchici italiani ([[Camillo Daleffe]], [[Aldo Aguzzi]], [[Luigi Tibiletti]], [[Carlo Fontana]], [[Pasquale Caporaletti]], [[Giacomo Sabbatini]], [[Luigi Zanetti]], [[Giuseppe Pellegrini]], [[Romeo Gentile]], [[Clemente Daglia]], [[Carlo Marchesi]], ecc), Severino Di Giovanni prosegue il suo attivismo anarchico. Di Giovanni è prevalentemente un [[anarchismo insurrezionalista|uomo d’azione]]: teorizza le rapine alle banche come mezzo di finanziamento e l'assalto alle centrali di polizia, dove notoriamente venivano torturati i comunisti e gli anarchici (a lui è pure attribuita una bomba al Consolato italiano a Buenos Aires che provocò diversi morti). Soprattutto durante il concitato periodo delle grandi manifestazioni di [[solidarietà ]] a [[Sacco e Vanzetti]] si verificano alcune clamorose rapine e manifestazioni pratiche di [[azione diretta]]. La polizia argentina arresta una prima volta l’anarchico italiano quando, dagli spalti del teatro Colòn di Buenos Aires, lancia diversi volantini [[antifascismo|antifascisti]] in favore del deputato [[Giacomo Matteoti]], assassinato dal fascista Dumini, urlando: «Abbasso il fascismo!». Il volantino riportava il seguente testo:
In [[Argentina]], grazie ad una nutrita presenza di anarchici italiani ([[Camillo Daleffe]], [[Aldo Aguzzi]], [[Luigi Tibiletti]], [[Carlo Fontana]], [[Pasquale Caporaletti]], [[Giacomo Sabbatini]], [[Luigi Zanetti]], [[Giuseppe Pellegrini]], [[Romeo Gentile]], [[Clemente Daglia]], [[Carlo Marchesi]], ecc), Severino Di Giovanni prosegue il suo attivismo anarchico. Di Giovanni è prevalentemente un [[anarchismo insurrezionalista|uomo d'azione]]: teorizza le rapine alle banche come mezzo di finanziamento e l'assalto alle centrali di polizia, dove notoriamente venivano torturati i comunisti e gli anarchici (a lui è pure attribuita una bomba al Consolato italiano a Buenos Aires che provocò diversi morti). Soprattutto durante il concitato periodo delle grandi manifestazioni di [[solidarietà ]] a [[Sacco e Vanzetti]] si verificano alcune clamorose rapine e manifestazioni pratiche di [[azione diretta]]. La polizia argentina arresta una prima volta l'anarchico italiano quando, dagli spalti del teatro Colòn di Buenos Aires, lancia diversi volantini [[antifascismo|antifascisti]] in favore del deputato [[Giacomo Matteoti]], assassinato dal fascista Dumini, urlando: «Abbasso il fascismo!». Il volantino riportava il seguente testo:


:«… Santificatori della monarchia Sabauda avete dimenticato che proprio sotto il regno di Vittorio Emanuele III, per grazia di Dio e volontà … di pochi Re d’Italia; sorse, si alimentò nel sangue, quell’accozzaglia di briganti che si chiamano i FASCISTI… con tutti i suoi Dumini, i Filippelli, i Rossi, i De Vecchi, i Regazzi, i Farinacci… e che trova in Benito Mussolini la più precisa e perfetta raffigurazione di tutte le infamie…<br />
:«… Santificatori della monarchia Sabauda avete dimenticato che proprio sotto il regno di Vittorio Emanuele III, per grazia di Dio e volontà … di pochi Re d'Italia; sorse, si alimentò nel sangue, quell'accozzaglia di briganti che si chiamano i FASCISTI… con tutti i suoi Dumini, i Filippelli, i Rossi, i De Vecchi, i Regazzi, i Farinacci… e che trova in Benito Mussolini la più precisa e perfetta raffigurazione di tutte le infamie…<br />
:Glorificatori della Monarchia appuntellata dal pugnale dei Dumini scrivete nella storia della Casa Savoia questo nome glorioso:<br />
:Glorificatori della Monarchia appuntellata dal pugnale dei Dumini scrivete nella storia della Casa Savoia questo nome glorioso:<br />
:'''Matteotti!'''<br />
:'''Matteotti!'''<br />
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===La collaborazione con «Culmine»===
===La collaborazione con «Culmine»===
Pur essendo "uomo d'azione" Di Giovanni non nega l’importanza della teoria. Pubblica numerosi testi anarchici e il [[stampa anarchica|giornale]] «[[Il culmine]]» (il primo numero uscì nell’agosto del [[1925]]), che si pone l’obiettivo di:
Pur essendo "uomo d'azione" Di Giovanni non nega l'importanza della teoria. Pubblica numerosi testi anarchici e il [[stampa anarchica|giornale]] «[[Il culmine]]» (il primo numero uscì nell'agosto del [[1925]]), che si pone l'obiettivo di:
*diffondere le idee anarchiche tra i lavoratori italiani.  
*diffondere le idee anarchiche tra i lavoratori italiani.  
*contrastare la propaganda dei partiti politici pseudo-rivoluzionari, che fanno dell'[[antifascismo]] una speculazione per le loro future conquiste elettorali.  
*contrastare la propaganda dei partiti politici pseudo-rivoluzionari, che fanno dell'[[antifascismo]] una speculazione per le loro future conquiste elettorali.  
*iniziare tra i lavoratori italiani agitazioni di carattere esclusivamente libertario per mantenere vivo lo spirito di avversione al Fascismo. *stabilire un’intensa ed attiva collaborazione tra i gruppi anarchici italiani e il movimento anarchico locale.  
*iniziare tra i lavoratori italiani agitazioni di carattere esclusivamente libertario per mantenere vivo lo spirito di avversione al Fascismo. *stabilire un'intensa ed attiva collaborazione tra i gruppi anarchici italiani e il movimento anarchico locale.  


«[[Il culmine]]» diffonde molti appelli in favore di prigionieri politici (es. [[Sacco e Vanzetti]]), contro il [[Fascismo|fascismo]] in [[Italia]] e nel resto del mondo, contro la repressione argentina e anche contro lo stalinismo (una rubrica del periodico si intitolava «Dall'inferno bolscevico»).
«[[Il culmine]]» diffonde molti appelli in favore di prigionieri politici (es. [[Sacco e Vanzetti]]), contro il [[Fascismo|fascismo]] in [[Italia]] e nel resto del mondo, contro la repressione argentina e anche contro lo stalinismo (una rubrica del periodico si intitolava «Dall'inferno bolscevico»).
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=== Azioni dirette, cattura e morte ===
=== Azioni dirette, cattura e morte ===


Diviso tra teoria e pratica DiGiovanni continua a compiere molte [[azione diretta|azioni dirette]], compresa la clamorosa uccisione di [[Emilio Lopez Arango]], direttore del giornale anarchico avversario «[[La protesta]]», che provoca l’isolamento del suo gruppo rispetto al movimento anarchico argentino. Il gruppo di Severino – dove militavano anche i due fratelli di [[América Josefina Scarfò|América]], [[Paulino Scarfò|Paulino]] e [[Alejandro Scarfò|Alejandro]] - continua rapinare banche e a colpire i simboli del [[Fascismo|fascismo]] italiano, anche se i suoi compagni cadono ad uno ad uno ([[Alejandro Scarfò]], fratello di América, fu arrestato e rinchiuso nel manicomio criminale di Vieytes).  
Diviso tra teoria e pratica DiGiovanni continua a compiere molte [[azione diretta|azioni dirette]], compresa la clamorosa uccisione di [[Emilio Lopez Arango]], direttore del giornale anarchico avversario «[[La protesta]]», che provoca l'isolamento del suo gruppo rispetto al movimento anarchico argentino. Il gruppo di Severino – dove militavano anche i due fratelli di [[América Josefina Scarfò|América]], [[Paulino Scarfò|Paulino]] e [[Alejandro Scarfò|Alejandro]] - continua rapinare banche e a colpire i simboli del [[Fascismo|fascismo]] italiano, anche se i suoi compagni cadono ad uno ad uno ([[Alejandro Scarfò]], fratello di América, fu arrestato e rinchiuso nel manicomio criminale di Vieytes).  


Il [[29 gennaio]] [[1931]] la tipografia di Severino viene circondata dalla polizia. I componenti del gruppo cercano di fuggire, uccidono due poliziotti ma alla fine Di Giovanni, sentendosi perduto, tenta invano il suicidio. Ormai moribondo Severino viene fermato dalla polizia e condotto velocemente in ospedale dove i medici gli "salvano" la vita, affinché sia poi lo [[Stato]] argentino a condannarlo a morte. Il [[1 febbraio|1° febbraio]] [[1931]], poche ore dopo il suo arresto, viene condannato alla fucilazione insieme di América [[Paulino Scarfò]] <ref name="América"> Prima di morire, Di Giovanni incontrò l’amata [[América Josefina Scarfò]], esortandola a studiare e a fondare una nuova casa editrice. Più tardi la Scarfò insegnò italiano all’Università  di Buenos Aires, continuando a militare nel movimento anarchico. Nel [[1951]] giunse in [[Italia]] e si recò a Chieti alla ricerca dei parenti di Severino </ref>.
Il [[29 gennaio]] [[1931]] la tipografia di Severino viene circondata dalla polizia. I componenti del gruppo cercano di fuggire, uccidono due poliziotti ma alla fine Di Giovanni, sentendosi perduto, tenta invano il suicidio. Ormai moribondo Severino viene fermato dalla polizia e condotto velocemente in ospedale dove i medici gli "salvano" la vita, affinché sia poi lo [[Stato]] argentino a condannarlo a morte. Il [[1 febbraio|1° febbraio]] [[1931]], poche ore dopo il suo arresto, viene condannato alla fucilazione insieme di América [[Paulino Scarfò]] <ref name="América"> Prima di morire, Di Giovanni incontrò l'amata [[América Josefina Scarfò]], esortandola a studiare e a fondare una nuova casa editrice. Più tardi la Scarfò insegnò italiano all'Università  di Buenos Aires, continuando a militare nel movimento anarchico. Nel [[1951]] giunse in [[Italia]] e si recò a Chieti alla ricerca dei parenti di Severino </ref>.


== I contrasti con il movimento anarchico ==
== I contrasti con il movimento anarchico ==
[[Image:Severino di Giovanni in court.jpg|thumb|250px|left|Severino Di Giovanni in un momento processuale]]
[[Image:Severino di Giovanni in court.jpg|thumb|250px|left|Severino Di Giovanni in un momento processuale]]
Le azioni di '''Severino Di Giovanni''' e della sua banda furono spesso mal sopportate dal movimento anarchico, sino addirittura arrivare al suo isolamento a causa di una serie di azioni ritenute eccessivamente cruente. Già  dopo la bomba al consolato italiano di Buenos Aires - che essendo collocata all’ingresso dell’edificio determinò la morte di 9 persone, molte delle quali erano lì solo in attesa solo di un visto - gran parte degli [[Personalità  anarchiche|anarchici]] espressero il loro sdegno. Successivamente, dopo l’attentato alla "National City Bank" (due morti e ventitré feriti), altre accuse furono rovesciate addosso a Di Giovanni e alla sua banda. Egli cercò di difendersi attraverso una serie di articoli pubblicati su «[[Il culmine]]» e attraverso una lettera all'«[[L’Adunata dei Refrattari]]» (organo degli [[anarco-individualismo|anarco-individualisti]] italiani negli [[USA|Stati Uniti]]), in cui chiedeva l’istituzione di una commissione anarchica internazionale che giudicasse i fatti. [[Luigi Fabbri]] e [[Vincenzo Capuana]] mostrarono attenzione ai suoi scritti, inducendo Di Giovanni a credere che si trattasse di una specie di assenso alle sue azioni.  
Le azioni di '''Severino Di Giovanni''' e della sua banda furono spesso mal sopportate dal movimento anarchico, sino addirittura arrivare al suo isolamento a causa di una serie di azioni ritenute eccessivamente cruente. Già  dopo la bomba al consolato italiano di Buenos Aires - che essendo collocata all'ingresso dell'edificio determinò la morte di 9 persone, molte delle quali erano lì solo in attesa solo di un visto - gran parte degli [[Personalità  anarchiche|anarchici]] espressero il loro sdegno. Successivamente, dopo l'attentato alla "National City Bank" (due morti e ventitré feriti), altre accuse furono rovesciate addosso a Di Giovanni e alla sua banda. Egli cercò di difendersi attraverso una serie di articoli pubblicati su «[[Il culmine]]» e attraverso una lettera all'«[[L'Adunata dei Refrattari]]» (organo degli [[anarco-individualismo|anarco-individualisti]] italiani negli [[USA|Stati Uniti]]), in cui chiedeva l'istituzione di una commissione anarchica internazionale che giudicasse i fatti. [[Luigi Fabbri]] e [[Vincenzo Capuana]] mostrarono attenzione ai suoi scritti, inducendo Di Giovanni a credere che si trattasse di una specie di assenso alle sue azioni.  


I successivi attentati - una bomba ai danni di una cattedrale (un morto), una bomba fu collocata in un bastimento insieme a [[Buenaventura Durruti]] (esule in Argentina durante quegli anni) e infine l’uccisione del compagno anarchico [[Emilio Lopez Arango]], nuovo direttore del giornale anarchico avversario «[[La protesta]]», determinarono il totale isolamento di Severino Di Giovanni e della sua banda.
I successivi attentati - una bomba ai danni di una cattedrale (un morto), una bomba fu collocata in un bastimento insieme a [[Buenaventura Durruti]] (esule in Argentina durante quegli anni) e infine l'uccisione del compagno anarchico [[Emilio Lopez Arango]], nuovo direttore del giornale anarchico avversario «[[La protesta]]», determinarono il totale isolamento di Severino Di Giovanni e della sua banda.


== In omaggio a Severino Di Giovanni ==
== In omaggio a Severino Di Giovanni ==
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