Augusto Masetti: differenze tra le versioni

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In sostegno a Masetti si costituisce il "Comitato Nazionale "Pro Masetti"", di cui [[Armando Borghi]] ne era il segretario (ne fa parte, tra gli altri, [[Attilio Sassi]]), in cui si compie la saldatura dell'[[antimilitarismo]] anarchico, [[socialismo|socialista]] e repubblicano. Lo [[Stato]], visto il clima che si andava creando, teme di farne un martire se lo condannerà  a morte (la pena prevista dal codice sarebbe la fucilazione alla schiena), per cui, tramite la perizia di due psichiatri nominati dal Tribunale di Venezia, Masetti viene fatto passare per un «soggetto degenerato» incapace di intendere e di volere.  Il comitato pro-Masetti intendeva però dimostrare che Masetti non era pazzo, per questo vengono rese pubbliche alcune dichiarazioni  fatte dallo stesso ai periti  di Reggio Emilia:  
In sostegno a Masetti si costituisce il "Comitato Nazionale "Pro Masetti"", di cui [[Armando Borghi]] ne era il segretario (ne fa parte, tra gli altri, [[Attilio Sassi]]), in cui si compie la saldatura dell'[[antimilitarismo]] anarchico, [[socialismo|socialista]] e repubblicano. Lo [[Stato]], visto il clima che si andava creando, teme di farne un martire se lo condannerà  a morte (la pena prevista dal codice sarebbe la fucilazione alla schiena), per cui, tramite la perizia di due psichiatri nominati dal Tribunale di Venezia, Masetti viene fatto passare per un «soggetto degenerato» incapace di intendere e di volere.  Il comitato pro-Masetti intendeva però dimostrare che Masetti non era pazzo, per questo vengono rese pubbliche alcune dichiarazioni  fatte dallo stesso ai periti  di Reggio Emilia:  
: «La patria? Io non la conosco! La patria è il motivo. I proletari non hanno patria. Si fa uno sciopero arrivan guardie e bisogna scappare all’estero … La guerra la faccia chi vuole: Spingardi e il turco; non con il sangue dei proletari italiani. Ci vuol coscienza! …ah! Se fossero tutti come me! Eravamo seicento, e se avessero pensato tutti come me , sarebbe restato a casa il sei e avrebbero mandato a Tripoli i due zeri. […]  No, non è questa la  patria. Amiamo l'umanità !» (''[http://cretastorie.blogspot.it/2011/04/anarchicini-augusto-masetti-1888-1966.html dalla perizia Petrazzani su  Augusto Masetti]'')  
: «La patria? Io non la conosco! La patria è il motivo. I proletari non hanno patria. Si fa uno sciopero arrivan guardie e bisogna scappare all'estero … La guerra la faccia chi vuole: Spingardi e il turco; non con il sangue dei proletari italiani. Ci vuol coscienza! …ah! Se fossero tutti come me! Eravamo seicento, e se avessero pensato tutti come me , sarebbe restato a casa il sei e avrebbero mandato a Tripoli i due zeri. […]  No, non è questa la  patria. Amiamo l'umanità !» (''[http://cretastorie.blogspot.it/2011/04/anarchicini-augusto-masetti-1888-1966.html dalla perizia Petrazzani su  Augusto Masetti]'')  


L'[[11 marzo]] [[1912]] viene sancita la non punibilità  del reato, tuttavia viene ugualmente internato in un manicomio giudiziario, nello stesso in cui [[Giovanni Passannante]] aveva terminato i suoi giorni, ovverossia in quello di Montelupo Fiorentino.  
L'[[11 marzo]] [[1912]] viene sancita la non punibilità  del reato, tuttavia viene ugualmente internato in un manicomio giudiziario, nello stesso in cui [[Giovanni Passannante]] aveva terminato i suoi giorni, ovverossia in quello di Montelupo Fiorentino.  
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Finalmente dal [[1919]], grazie all'affidamento ad una coppia di imolesi, può ricominciare a costruirsi una vita. Si sposa con Concetta Pironi, vedova di guerra, insieme alla quale concepiscono tre figli (Luisa, Cesare, Franco).  Nel settembre [[1935]], dopo che già  per altre volte si era scontrato verbalmente con i fascisti, si rifiuta di partecipare alle adunate del [[Fascismo|regime fascista]] in favore della guerra d'Etiopia, ma viene condannato al confino per 5 anni a Thiesi (Sassari). Durante il trasferimento gli vengono nuovamente imputati squilibri mentali e per questo viene nuovamente richiuso nel locale manicomio, dove resta circa tre mesi.  
Finalmente dal [[1919]], grazie all'affidamento ad una coppia di imolesi, può ricominciare a costruirsi una vita. Si sposa con Concetta Pironi, vedova di guerra, insieme alla quale concepiscono tre figli (Luisa, Cesare, Franco).  Nel settembre [[1935]], dopo che già  per altre volte si era scontrato verbalmente con i fascisti, si rifiuta di partecipare alle adunate del [[Fascismo|regime fascista]] in favore della guerra d'Etiopia, ma viene condannato al confino per 5 anni a Thiesi (Sassari). Durante il trasferimento gli vengono nuovamente imputati squilibri mentali e per questo viene nuovamente richiuso nel locale manicomio, dove resta circa tre mesi.  


Nel [[1940]] può tornare finalmente ad Imola ma tre anni dopo, il [[13 settembre]] [[1943]], viene arrestato dai [[Nazionalsocialismo|nazisti]]. L’anno successivo, il figlio Cesare, partigiano della 36° Brigata Garibaldi, muore in combattimento. Il dolore che la perdita del figlio gli procura l'ennesimo ricovero in manicomio: per gli psichiatri trattasi di "psicosi paranoide".
Nel [[1940]] può tornare finalmente ad Imola ma tre anni dopo, il [[13 settembre]] [[1943]], viene arrestato dai [[Nazionalsocialismo|nazisti]]. L'anno successivo, il figlio Cesare, partigiano della 36° Brigata Garibaldi, muore in combattimento. Il dolore che la perdita del figlio gli procura l'ennesimo ricovero in manicomio: per gli psichiatri trattasi di "psicosi paranoide".


Il [[1 aprile|1° aprile]] [[1945]] è finalmente libero. Nel dopo guerra prosegue la sua attività  libertaria e antimilitarista, fino a quando, il [[3 marzo]] [[1966]], muore dopo essere stato investito dalla motocicletta di un vigile urbano.
Il [[1 aprile|1° aprile]] [[1945]] è finalmente libero. Nel dopo guerra prosegue la sua attività  libertaria e antimilitarista, fino a quando, il [[3 marzo]] [[1966]], muore dopo essere stato investito dalla motocicletta di un vigile urbano.
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