Virgilia D'Andrea: differenze tra le versioni

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Alla vigilia della 1° guerra mondiale Virgilia D'Andrea partecipa a molte iniziative [[antimilitarismo|antimilitariste]], conoscendo molti anarchici abruzzesi che la introdurranno definitivamente negli ambienti anarchici. Nel [[1917]] M. Tozzi le presenta l'[[anarco-sindacalismo|anarco-sindacalista]] [[Armando Borghi]], all'epoca confinato in Abruzzo. Si tratta di un incontro decisivo per la  vita di entrambi, da questo momento in poi saranno infatti compagni di vita inseparabili.
Alla vigilia della 1° guerra mondiale Virgilia D'Andrea partecipa a molte iniziative [[antimilitarismo|antimilitariste]], conoscendo molti anarchici abruzzesi che la introdurranno definitivamente negli ambienti anarchici. Nel [[1917]] M. Tozzi le presenta l'[[anarco-sindacalismo|anarco-sindacalista]] [[Armando Borghi]], all'epoca confinato in Abruzzo. Si tratta di un incontro decisivo per la  vita di entrambi, da questo momento in poi saranno infatti compagni di vita inseparabili.
[[File:Armando borghi.jpg|thumb|[[Armando Borghi]], compagno di Virgilia]]
[[File:Armando borghi.jpg|thumb|[[Armando Borghi]], compagno di Virgilia]]
Nonostante le [[autorità ]] non esprimano giudizi troppo lusinghieri su di lei («Benché non consti che la D'Andrea sia all'altezza di dirigere un movimento sindacalista anarchico [] attraverso la lettura delle lettere, che al Borghi provengono, e da questi sono spediti ai suoi compagni, si rileva che l'accennata donna costituisce il centro di diffusione più fedele dei propri divisamenti» <ref name="prefetto">Dichiarazione del prefetto di Campobasso, 1917</ref>) la donna viene seguita costantemente per via del suo intimo rapporto con [[Armando Borghi]]. Tuttavia, quando questi si trova esiliato ad Isernia, è proprio lei a dirigere «Guerra di Classe» (che poi dal 1968 assumerà  la denominazione di «[[Lotta di Classe (rivista)|Lotta di Classe]]»), organo dell'[[USI]], dimostrando notevoli abilità  gestionali. Alla fine della guerra ([[1919]]), Armando e Virgilia prendono  a girar l'[[Italia]] per far propaganda anarchica. Nel [[1920]] entra a far parte della segreteria nazionale dell'[[USI]] e la sede di Milano (via Mauri 8), diviene anche casa sua, di Borghi e di [[Errico Malatesta]].
Nonostante le [[autorità ]] non esprimano giudizi troppo lusinghieri su di lei («Benché non consti che la D'Andrea sia all'altezza di dirigere un movimento sindacalista anarchico [...] attraverso la lettura delle lettere, che al Borghi provengono, e da questi sono spediti ai suoi compagni, si rileva che l'accennata donna costituisce il centro di diffusione più fedele dei propri divisamenti» <ref name="prefetto">Dichiarazione del prefetto di Campobasso, 1917</ref>) la donna viene seguita costantemente per via del suo intimo rapporto con [[Armando Borghi]]. Tuttavia, quando questi si trova esiliato ad Isernia, è proprio lei a dirigere «Guerra di Classe» (che poi dal 1968 assumerà  la denominazione di «[[Lotta di Classe (rivista)|Lotta di Classe]]»), organo dell'[[USI]], dimostrando notevoli abilità  gestionali. Alla fine della guerra ([[1919]]), Armando e Virgilia prendono  a girar l'[[Italia]] per far propaganda anarchica. Nel [[1920]] entra a far parte della segreteria nazionale dell'[[USI]] e la sede di Milano (via Mauri 8), diviene anche casa sua, di Borghi e di [[Errico Malatesta]].
===La poetessa dell'anarchia===
===La poetessa dell'anarchia===
: «Ella si serve della letteratura come d'un 'arma; e nel folto della battaglia, in mezzo alla folla ed in faccia al nemico o ad una tetra cella di prigione, o da un rifugio amico che dalla prigione lo sottrae, lancia i suoi versi come una sfida ai prepotenti, uno sprone agli ignavi, un incoraggiamento ai compagni di lotta» ([[Errico Malatesta]], ''Prefazione a "Tormento"'')
: «Ella si serve della letteratura come d'un 'arma; e nel folto della battaglia, in mezzo alla folla ed in faccia al nemico o ad una tetra cella di prigione, o da un rifugio amico che dalla prigione lo sottrae, lancia i suoi versi come una sfida ai prepotenti, uno sprone agli ignavi, un incoraggiamento ai compagni di lotta» ([[Errico Malatesta]], ''Prefazione a "Tormento"'')
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