Umberto Tommasini: differenze tra le versioni

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Nel [[1925]] partecipa del convegno dell'[[Unione Anarchica Italiana]] di Milano, dove conosce [[Camillo Berneri]] e [[Gino Bibbi]], con i quali rimarrà  sempre in stretti rapporti. Collabora al fallito attentato di [[Gino Lucetti]] contro [[Mussolini]] ([[11 settembre]] [[1926]]); pare che sia stato proprio lui colui a rifornire il materiale esplosivo all'anarchico apuano, ma pare anche che non fosse al corrente dell'uso che se ne dovesse fare. In ogni caso, le [[autorità ]] fasciste lo temono per la sua radicalità, per questo lo fermano più volte ed è tra i primi antifascisti ad esser confinato sulle isole: per sei anni è "ospite" di Ustica e di Ponza.  
Nel [[1925]] partecipa del convegno dell'[[Unione Anarchica Italiana]] di Milano, dove conosce [[Camillo Berneri]] e [[Gino Bibbi]], con i quali rimarrà  sempre in stretti rapporti. Collabora al fallito attentato di [[Gino Lucetti]] contro [[Mussolini]] ([[11 settembre]] [[1926]]); pare che sia stato proprio lui colui a rifornire il materiale esplosivo all'anarchico apuano, ma pare anche che non fosse al corrente dell'uso che se ne dovesse fare. In ogni caso, le [[autorità ]] fasciste lo temono per la sua radicalità, per questo lo fermano più volte ed è tra i primi antifascisti ad esser confinato sulle isole: per sei anni è "ospite" di Ustica e di Ponza.  


Tommasini è schedato per il «contegno altero e sprezzante» e come «seminatore instancabile di odio contro l'attuale costituzione sociale, insofferente di ogni disciplina e per nulla ossequiente verso le autorità ». Sconta 5 anni di confino tra Ustica e Ponza, dedicandosi alla mensa e solidarizzando contro i soprusi dei sorveglianti. Durante il confino stringe legami con il [[comunista]] triestino [[Luigi Calligaris]] e l'ingegnere repubblicano [[Giobbe Giopp]]. Ritornato a Trieste nel [[1932]], sceglie dopo qualche settimana di espatriare clandestinamente in [[Francia]] (dopo una tappa breve a Ginevra, era stato [[Luigi Bertoni]] ad indirizzarlo verso Parigi), dove prende parte attiva alla lotta [[antifascista]] in esilio. Pur senza documenti, tiene contatti continui con molti antifascisti e con [[Camillo Berneri]] e [[Giobbe Giopp]] valuta la possibilità  di compiere azioni antifasciste anche in [[Italia]]. Umberto Tommasini ha ovviamente anche una vita privata: nel [[1934]] inizia una convivenza con la triestina Anna Renner, dalla quale ha un figlio (Renato).
Tommasini è schedato per il «contegno altero e sprezzante» e come «seminatore instancabile di odio contro l'attuale costituzione sociale, insofferente di ogni disciplina e per nulla ossequiente verso le autorità». Sconta 5 anni di confino tra Ustica e Ponza, dedicandosi alla mensa e solidarizzando contro i soprusi dei sorveglianti. Durante il confino stringe legami con il [[comunista]] triestino [[Luigi Calligaris]] e l'ingegnere repubblicano [[Giobbe Giopp]]. Ritornato a Trieste nel [[1932]], sceglie dopo qualche settimana di espatriare clandestinamente in [[Francia]] (dopo una tappa breve a Ginevra, era stato [[Luigi Bertoni]] ad indirizzarlo verso Parigi), dove prende parte attiva alla lotta [[antifascista]] in esilio. Pur senza documenti, tiene contatti continui con molti antifascisti e con [[Camillo Berneri]] e [[Giobbe Giopp]] valuta la possibilità  di compiere azioni antifasciste anche in [[Italia]]. Umberto Tommasini ha ovviamente anche una vita privata: nel [[1934]] inizia una convivenza con la triestina Anna Renner, dalla quale ha un figlio (Renato).


=== La rivoluzione spagnola ===
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