Ugo Fedeli: differenze tra le versioni

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Nel [[1917]], dopo aver lavorato per qualche mese come operaio per i [[militari]], fu chiamato sotto le armi e molto presto, in nome dei principi tolstojani, disertava. Rifugiatosi in [[Svizzera]], laddove ritrovava numerosi militanti milanesi, lì era implicato nel complotto detto «delle bombe di Zurigo» (insieme ad altri anarchici, tra cui [[Bruno Misefari]] e [[Giuseppe Monnanni]]) ma veniva rilasciato dopo qualche settimana di [[carcere]]. Tornato in [[Italia]] nel novembre del [[1919]], era amnistiato nel [[1920]].
Nel [[1917]], dopo aver lavorato per qualche mese come operaio per i [[militari]], fu chiamato sotto le armi e molto presto, in nome dei principi tolstojani, disertava. Rifugiatosi in [[Svizzera]], laddove ritrovava numerosi militanti milanesi, lì era implicato nel complotto detto «delle bombe di Zurigo» (insieme ad altri anarchici, tra cui [[Bruno Misefari]] e [[Giuseppe Monnanni]]) ma veniva rilasciato dopo qualche settimana di [[carcere]]. Tornato in [[Italia]] nel novembre del [[1919]], era amnistiato nel [[1920]].


Nel luglio del [[1920]] si sposava con [[Clelia Premoli]] che aveva conosciuto prima della guerra e che gli resterà  accanto per tutta la vita. Fu in seguito uno dei fondatori e corrispondenti di «[[Umanità  Nova]]», poi membro della redazione della [[stampa anarchica|rivista]] «[[Nichilismo (rivista)|Nichilismo]]» (Milano, dal [[5 aprile]] [[1920]] al [[5 marzo]] [[1921]]), organo dei [[anarco-individualismo|militanti individualisti]], di cui il gestore era [[Giuseppe Invernizzi]]. Fondava, successivamente, subito dopo l'attentato del [[Teatro Diana]], la rivista «L'individualista» (Milano, 4 numeri dal [[1 Febbraio|1° febbraio]] al [[16 marzo]] [[1921]]), di cui il responsabile era [[Eugenio Macchi]] e i redattori [[Francesco Ghezzi]], [[Pietro Bruzzi]] e lo stesso Fedeli). Egli era tra la moltitudine degli anarchici ricercato in quanto tale e non certo perché coinvolto nella strage del Diana. Fedeli fu costretto ad intraprendere un lungo viaggio che attraverso la Svizzera e Berlino lo condusse in qualche settimana prima a Pietrogrado, poi a Mosca. Durante il soggiorno in Russia, mantenne un rapporto epistolare con la moglie [[Clelia Premoli|Clelia]], sino a quando, tra la fine del [[1921]] e l'inizio del [[1922]], i due si ritrovarono a Berlino, dove Fedeli era riparato, insieme a [[Pietro Bruzzi]], uno dei suoi vecchi collaboratori, per partecipare al Congresso internazionale anarchico. Molto presto incontrerà  [[Francesco Ghezzi]], con cui, e sotto il falso nome di “Alfred Fidler” entrò a Mosca, dove con Ghezzi e Bruzzi, rappresentava l'[[USI]] al congresso dell'[[Internazionale Sindacale Rossa (ISR)]]. Alloggiato all'hotel Lux, incontrerà  [[Alexander Berkman]], [[Emma Goldman]] e qualche altro militante russo ancora in [[libertà ]]. Poi ritornò presto a Berlino, dove partecipava come delegato degli anarchici russi al congresso di fondazione dell'[[AIT-anarcosindacalista|Internazionale anarcosindacalista]] ([[25 dicembre]] [[1922]]-[[2 gennaio]] [[1923]]) che gli varrà  l'arresto.
Nel luglio del [[1920]] si sposava con [[Clelia Premoli]] che aveva conosciuto prima della guerra e che gli resterà  accanto per tutta la vita. Fu in seguito uno dei fondatori e corrispondenti di «[[Umanità  Nova]]», poi membro della redazione della [[stampa anarchica|rivista]] «[[Nichilismo (rivista)|Nichilismo]]» (Milano, dal [[5 aprile]] [[1920]] al [[5 marzo]] [[1921]]), organo dei [[anarco-individualismo|militanti individualisti]], di cui il gestore era [[Giuseppe Invernizzi]]. Fondava, successivamente, subito dopo l'attentato del [[Teatro Diana]], la rivista «L'individualista» (Milano, 4 numeri dal [[1 Febbraio|1° febbraio]] al [[16 marzo]] [[1921]]), di cui il responsabile era [[Eugenio Macchi]] e i redattori [[Francesco Ghezzi]], [[Pietro Bruzzi]] e lo stesso Fedeli). Egli era tra la moltitudine degli anarchici ricercato in quanto tale e non certo perché coinvolto nella strage del Diana. Fedeli fu costretto ad intraprendere un lungo viaggio che attraverso la Svizzera e Berlino lo condusse in qualche settimana prima a Pietrogrado, poi a Mosca. Durante il soggiorno in Russia, mantenne un rapporto epistolare con la moglie [[Clelia Premoli|Clelia]], sino a quando, tra la fine del [[1921]] e l'inizio del [[1922]], i due si ritrovarono a Berlino, dove Fedeli era riparato, insieme a [[Pietro Bruzzi]], uno dei suoi vecchi collaboratori, per partecipare al Congresso internazionale anarchico. Molto presto incontrerà  [[Francesco Ghezzi]], con cui, e sotto il falso nome di “Alfred Fidler” entrò a Mosca, dove con Ghezzi e Bruzzi, rappresentava l'[[USI]] al congresso dell'[[Internazionale Sindacale Rossa (ISR)]]. Alloggiato all'hotel Lux, incontrerà  [[Alexander Berkman]], [[Emma Goldman]] e qualche altro militante russo ancora in [[libertà]]. Poi ritornò presto a Berlino, dove partecipava come delegato degli anarchici russi al congresso di fondazione dell'[[AIT-anarcosindacalista|Internazionale anarcosindacalista]] ([[25 dicembre]] [[1922]]-[[2 gennaio]] [[1923]]) che gli varrà  l'arresto.


Dopo aver lavorato a Berlino come carbonaio e poi in una tipografia, partiva nel [[1924]] alla volta di Parigi dove frequentò molti compagni russi esiliati tra i quali [[Nestor Makhno]] e [[Voline]]. S'incontrò con molti esuli [[antifascismo|antifascisti]] e [[Personalità  anarchiche|anarchici]] italiani e partecipò al dibattito sulla [[Piattaforma d'Organizzazione dell'Unione Generale degli Anarchici]] (detta anche "Piattaforma di [[Petr Arshinov|Arshinov]]"). Era con [[Sébastien Faure]], [[Ferrandel]] e [[Buenaventura Durruti]] uno dei fondatori della "Libreria Internazionale", delle "Edizioni anarchiche" e della «Rivista Internazionale Anarchica» (Parigi, 8 numeri dal novembre [[1924]] al [[15 giugno]] [[1925]]), dov'era in particolare responsabile della parte italiana di questa rivista trilingue, avvalendosi della collaborazione di [[Virgilio Gozzoli]] e [[Tintino Rasi]]. Partecipava ugualmente alle campagne in favore dei militanti – di cui [[Francesco Ghezzi]] – imprigionati in [[Russia]], come anche a quelle a favore di [[Mario Castagna]] e [[Ernesto Bonomini]] <ref>[[Mario Castagna]] ed [[Ernesto Bonomini]], anarchici italiani esuli in [[Francia]], furono accusati di aver ucciso 2 [[fascismo|fascisti]]. In loro favore si sviluppò una forte campagna di [[solidarietà ]] che coinvolse soprattutto gli esuli italiani in [[Francia]].</ref>, [[Sacco e Vanzetti]]. ecc.
Dopo aver lavorato a Berlino come carbonaio e poi in una tipografia, partiva nel [[1924]] alla volta di Parigi dove frequentò molti compagni russi esiliati tra i quali [[Nestor Makhno]] e [[Voline]]. S'incontrò con molti esuli [[antifascismo|antifascisti]] e [[Personalità  anarchiche|anarchici]] italiani e partecipò al dibattito sulla [[Piattaforma d'Organizzazione dell'Unione Generale degli Anarchici]] (detta anche "Piattaforma di [[Petr Arshinov|Arshinov]]"). Era con [[Sébastien Faure]], [[Ferrandel]] e [[Buenaventura Durruti]] uno dei fondatori della "Libreria Internazionale", delle "Edizioni anarchiche" e della «Rivista Internazionale Anarchica» (Parigi, 8 numeri dal novembre [[1924]] al [[15 giugno]] [[1925]]), dov'era in particolare responsabile della parte italiana di questa rivista trilingue, avvalendosi della collaborazione di [[Virgilio Gozzoli]] e [[Tintino Rasi]]. Partecipava ugualmente alle campagne in favore dei militanti – di cui [[Francesco Ghezzi]] – imprigionati in [[Russia]], come anche a quelle a favore di [[Mario Castagna]] e [[Ernesto Bonomini]] <ref>[[Mario Castagna]] ed [[Ernesto Bonomini]], anarchici italiani esuli in [[Francia]], furono accusati di aver ucciso 2 [[fascismo|fascisti]]. In loro favore si sviluppò una forte campagna di [[solidarietà]] che coinvolse soprattutto gli esuli italiani in [[Francia]].</ref>, [[Sacco e Vanzetti]]. ecc.


In seguito all'attentato commesso in giugno del [[1924]] dai [[Fascismo|fascisti]] contro [[Giacomo Matteotti]], fu costituito a Parigi un "Comitato d'azione antifascista", che riuniva socialisti, repubblicani e anarchici; questi ultimi erano rappresentati da Ugo Fedeli, [[Erasmo Abate]] (vale a dire H.Rolland), [[Alberto Meschi]] e [[Armando Borghi]]. Collaborò allo stesso modo, all'[[Enciclopedia anarchica di Sébastien Faure|Enciclopedia anarchica]] di [[Sébastien Faure]].
In seguito all'attentato commesso in giugno del [[1924]] dai [[Fascismo|fascisti]] contro [[Giacomo Matteotti]], fu costituito a Parigi un "Comitato d'azione antifascista", che riuniva socialisti, repubblicani e anarchici; questi ultimi erano rappresentati da Ugo Fedeli, [[Erasmo Abate]] (vale a dire H.Rolland), [[Alberto Meschi]] e [[Armando Borghi]]. Collaborò allo stesso modo, all'[[Enciclopedia anarchica di Sébastien Faure|Enciclopedia anarchica]] di [[Sébastien Faure]].
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Espulso dalla [[Francia]] e successivamente dal [[Belgio]] (dove insieme a Clelia avevano stampato a marzo ed aprile gli ultimi due numeri de ''La Lota Umana''), allora raggiunse con la [[Clelia Premoli|moglie]] l'[[Uruguay]] dove continuò a militare a Montevideo con [[Luigi Fabbri]] e molti anarchici italiani che avevano trovato rifugio in quel paese, come per esempio [[Domenico Aratari]] e [[Torquato Gobbi]], con i quali fu dato vita al gruppo ''Volontà '', che ben presto darà  alle stampe il periodico dell'anarchismo organizzatore ''Studi Sociali''.
Espulso dalla [[Francia]] e successivamente dal [[Belgio]] (dove insieme a Clelia avevano stampato a marzo ed aprile gli ultimi due numeri de ''La Lota Umana''), allora raggiunse con la [[Clelia Premoli|moglie]] l'[[Uruguay]] dove continuò a militare a Montevideo con [[Luigi Fabbri]] e molti anarchici italiani che avevano trovato rifugio in quel paese, come per esempio [[Domenico Aratari]] e [[Torquato Gobbi]], con i quali fu dato vita al gruppo ''Volontà '', che ben presto darà  alle stampe il periodico dell'anarchismo organizzatore ''Studi Sociali''.


Nel dicembre del [[1933]], veniva estradato dalle [[autorità ]] uruguaiane e rimesso a quelle italiane che nel [[1935]] lo condannarono a cinque anni di confino. Era, volta a volta internato a Ponza, Colfiorito, Monteforte Irpino e Ventotene. Proprio durante la sua detenzione morirà  suo figlio di soli 8 anni, Hughetto, che spessissimo gli faceva compagnia al confino con la moglie [[Clelia Premoli|Clelia]]:
Nel dicembre del [[1933]], veniva estradato dalle [[autorità]] uruguaiane e rimesso a quelle italiane che nel [[1935]] lo condannarono a cinque anni di confino. Era, volta a volta internato a Ponza, Colfiorito, Monteforte Irpino e Ventotene. Proprio durante la sua detenzione morirà  suo figlio di soli 8 anni, Hughetto, che spessissimo gli faceva compagnia al confino con la moglie [[Clelia Premoli|Clelia]]:
:«Hughetto era sempre stato nelle isole di deportazione con noi e non ha conosciuto altri se non detenuti e confinati. Per lui il mondo si divideva in due categorie di persone: confinati da una parte, dall'altra fascisti e poliziotti.  
:«Hughetto era sempre stato nelle isole di deportazione con noi e non ha conosciuto altri se non detenuti e confinati. Per lui il mondo si divideva in due categorie di persone: confinati da una parte, dall'altra fascisti e poliziotti.  
:Era già  un omino e sapeva quello che bisognava fare e quello che un uomo con carattere non deve mai fare. Essendo sempre vissuto tra uomini fatti si era subito abituato a pensare come un uomo, e forse è stato un male perché così egli non ha potuto avere una vera e propria fanciullezza, che è forse il periodo più bello e felice nella vita di un uomo.” Eppure nonostante tutto anche a Ventotene, come in precedenza a Ponza e negli altri luoghi di confino ...»<ref>Antonio Senta, ''Clelia Premoli nell'anarchismo internazionale (1916-1974)'' in [http://www.centrostudilibertari.it/bollettino-37 Centro Studi Libertari, Bollettino n° 37], pag 20</ref>
:Era già  un omino e sapeva quello che bisognava fare e quello che un uomo con carattere non deve mai fare. Essendo sempre vissuto tra uomini fatti si era subito abituato a pensare come un uomo, e forse è stato un male perché così egli non ha potuto avere una vera e propria fanciullezza, che è forse il periodo più bello e felice nella vita di un uomo.” Eppure nonostante tutto anche a Ventotene, come in precedenza a Ponza e negli altri luoghi di confino ...»<ref>Antonio Senta, ''Clelia Premoli nell'anarchismo internazionale (1916-1974)'' in [http://www.centrostudilibertari.it/bollettino-37 Centro Studi Libertari, Bollettino n° 37], pag 20</ref>
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