Sul vegetarismo (di Elisée Reclus): differenze tra le versioni

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[[File:EliseeReclus.jpg|right|thumb|[[Élisée Reclus]]]]'''Sul vegetarismo''', qui pubblicato quasi integralmente, è uno scritto che apparve dapprima in inglese su «The Humane Review» (vol. 1, gennaio 1901, pp. 316-324), mentre la versione francese fu pubblicata successivamente, nello stesso anno, in «La Réforme alimentaire» (marzo 1901, pp. 37-45). Il testo fu poi ristampato come opuscolo sia in francese sia in inglese ed è circolato fino ai nostri giorni. L'autore, [[Élisée Reclus]], fu un anarchico geografo vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo.
[[File:EliseeReclus.jpg|right|thumb|[[Élisée Reclus]]]]'''Sul vegetarismo''', qui pubblicato quasi integralmente, è uno scritto che apparve dapprima in inglese su «The Humane Review» (vol. 1, gennaio 1901, pp. 316-324), mentre la versione francese fu pubblicata successivamente, nello stesso anno, in «La Réforme alimentaire» (marzo 1901, pp. 37-45). Il testo fu poi ristampato come opuscolo sia in francese sia in inglese ed è circolato fino ai nostri giorni. L'autore, [[Élisée Reclus]], fu un anarchico geografo vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo.


L'articolo (tratto da: ''Elisée reclus "Natura e società ". Scritti di geografia sovversiva'' a cura di John P. Clark, edito da Elèuthera, Milano 1999) è stato postato qualche anno fa in "Anarcotico.net", celebre sito web anarchico ormai non più attivo, e recuperato da [http://web.archive.org/web/*/http://anarcotico.net Web.archive.org].
L'articolo (tratto da: ''Elisée reclus "Natura e società ". Scritti di geografia sovversiva'' a cura di John P. Clark, edito da Elèuthera, Milano 1999) è tratto dal sito da http://www.veganzetta.org/elisee-reclus-sul-vegetarianismo/ veganzetta.org].
 
== Sul vegetarismo ==
== Sul vegetarismo ==
Uomini di grandissimo valore, igienisti e biologi, hanno studiato così a fondo i problemi relativi all'alimentazione abituale che mi guarderei bene dal dare prova d'incompetenza esprimendo la mia opinione sull'alimentazione animale e vegetale. A ciascuno il suo mestiere. Non essendo nè chimico nè medico, non parlerò nè dell'azoto nè dell'albumina; non riprodurrò i dosaggi fomiti dagli analisti; mi limiterò semplicemente a riferire le mie impressioni personali, che sicuramente coincideranno con quelle di molti vegetariani. Ripercorrerò il corso della mia vita e all'occorrenza, mi fermerò a fare delle riflessioni quando le piccole avventure dell'esistenza lo solleciteranno.  
Uomini di grandissimo valore, igienisti e biologi, hanno studiato così a fondo i problemi relativi all'alimentazione abituale che mi guarderei bene dal dare prova d'incompetenza esprimendo la mia opinione sull'alimentazione animale e vegetale. A ciascuno il suo mestiere. Non essendo nè chimico nè medico, non parlerò nè dell'azoto nè dell'albumina; non riprodurrò i dosaggi fomiti dagli analisti; mi limiterò semplicemente a riferire le mie impressioni personali, che sicuramente coincideranno con quelle di molti vegetariani. Ripercorrerò il corso della mia vita e all'occorrenza, mi fermerò a fare delle riflessioni quando le piccole avventure dell'esistenza lo solleciteranno.  
All'inizio, devo dirlo, la ricerca della pura verità  non ebbe niente a che vedere con le prime impressioni che fecero di quel modello che ero, ancora vestito da bambino, un vegetariano virtuale, in potenza. Ricordo distintamente l'orrore del sangue versato. Una persona della mia famiglia, mettendomi un piatto in mano, mi aveva mandato dal macellaio del paese, chiedendomi di prendere non so quale pezzo di carne sanguinolenta. Ingenuo e timoroso mi avviai di buona lena a fare la commissione e penetrai nel fienile dove stavano i carnefici della bestia sgozzata. Ricordo ancora quel cortile sinistro, dove passavano uomini spaventosi, con grandi coltelli in mano che asciugavano sui grembiuli schizzati di sangue. Sotto un portico, un'enorme carcassa occupava, così mi pareva, uno spazio immenso; dalla carne bianca un liquido rosa colava nei canaletti di scolo. Muto e tremante, me ne stavo in quel cortile insanguinato, incapace di procedere, troppo terrorizzato per fuggire. Altre scene amareggiano i miei anni infantili e, come quella della macelleria, segnano altrettante date della mia storia. Rivedo il maiale dei contadini, macellai occasionali e tanto più crudeli: uno di loro sgozza lentamente l'animale affinchè il sangue coli goccia a goccia: è indispensabile, sembra, per la buona preparazione dei sanguinacci che la vittima abbia molto sofferto. Questa emette continui stridii, interrotti da pianti infantili da richiami disperati, quasi umani. Sembra di sentire un bambino il maiale domestico non è forse stato davvero per un anno il'bambino di casa, rimpinzato per l'ingrasso, che con vero affetto rispondeva a tutte quelle cure che non avevano altro scopo se non quello di procurargli uno spesso strato di lardo? E quando l'amore è corrisposto, quando la massaia, incaricata di accudire al maiale, prova amicizia per il suo protetto, lo accarezza lo lusinga e gli parla, appare forse ridicolo, come se fosse assurdo quasi disdicevole, amare un animale che ci ama?  
All'inizio, devo dirlo, la ricerca della pura verità  non ebbe niente a che vedere con le prime impressioni che fecero di quel modello che ero, ancora vestito da bambino, un vegetariano virtuale, in potenza. Ricordo distintamente l'orrore del sangue versato. Una persona della mia famiglia, mettendomi un piatto in mano, mi aveva mandato dal macellaio del paese, chiedendomi di prendere non so quale pezzo di carne sanguinolenta. Ingenuo e timoroso mi avviai di buona lena a fare la commissione e penetrai nel fienile dove stavano i carnefici della bestia sgozzata. Ricordo ancora quel cortile sinistro, dove passavano uomini spaventosi, con grandi coltelli in mano che asciugavano sui grembiuli schizzati di sangue. Sotto un portico, un'enorme carcassa occupava, così mi pareva, uno spazio immenso; dalla carne bianca un liquido rosa colava nei canaletti di scolo. Muto e tremante, me ne stavo in quel cortile insanguinato, incapace di procedere, troppo terrorizzato per fuggire. Altre scene amareggiano i miei anni infantili e, come quella della macelleria, segnano altrettante date della mia storia. Rivedo il maiale dei contadini, macellai occasionali e tanto più crudeli: uno di loro sgozza lentamente l'animale affinchè il sangue coli goccia a goccia: è indispensabile, sembra, per la buona preparazione dei sanguinacci che la vittima abbia molto sofferto. Questa emette continui stridii, interrotti da pianti infantili da richiami disperati, quasi umani. Sembra di sentire un bambino il maiale domestico non è forse stato davvero per un anno il'bambino di casa, rimpinzato per l'ingrasso, che con vero affetto rispondeva a tutte quelle cure che non avevano altro scopo se non quello di procurargli uno spesso strato di lardo? E quando l'amore è corrisposto, quando la massaia, incaricata di accudire al maiale, prova amicizia per il suo protetto, lo accarezza lo lusinga e gli parla, appare forse ridicolo, come se fosse assurdo quasi disdicevole, amare un animale che ci ama?  
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*[[Il primo gradino]], scritto antispecista di [[Lev Tolstoj]]
*[[Il primo gradino]], scritto antispecista di [[Lev Tolstoj]]
*[[Patria e umanità  (di Elisée Reclus)|Patria e umanità]], altro scritto di [[Elisée Reclus]]
*[[Patria e umanità  (di Elisée Reclus)|Patria e umanità]], altro scritto di [[Elisée Reclus]]
[[Categoria:Antispecismo]]
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