Storia dell'anarchismo sardo: differenze tra le versioni

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L'800 è un secolo in cui si svilupparono molte proteste e insurrezioni popolari: dopo la legge delle chiudende del [[1820]] <ref name="chiudende">[http://www.mamoiada.org/_pdf/Le%20chiudende.pdf Le chiudende]</ref>, che di fatto privatizzò le terre pubbliche, si registrarono numerose rivolte nel Nuorese <ref name="natale sanna">Il cammino dei sardi, Natale Sanna, pag 385</ref>. In seguito se ne verificarono anche a Sedilo ([[1850]]), Sassari ([[1852]]) e Oschiri ([[1855]]) <ref name="natale">Il cammino dei sardi, Natale Sanna, pag 393</ref>, tutte determinate dalla fusione con il Piemonte che portò con sé l'introduzione del servizio militare obbligatorio, la pressione fiscale e l'aumento del costo della vita. Con le leggi del [[1863]]-[[1873]] fu anche limitato l'uso civico delle terre: a Nuoro la popolazione insorse nel [[1868]] con i cosiddetti moti di '''''su Connottu''''' (cioè “al conosciuto”, ovvero l'aspirazione al ritorno alle antiche usanze). Risulta evidente quindi che i sardi erano storicamente predisposti verso al collettivizzazione dei beni pubblici e assai avversi alla [[proprietà  privata]], che potè essere imposta solo con l'uso della forza e la [[repressione]] popolare.
L'800 è un secolo in cui si svilupparono molte proteste e insurrezioni popolari: dopo la legge delle chiudende del [[1820]] <ref name="chiudende">[http://www.mamoiada.org/_pdf/Le%20chiudende.pdf Le chiudende]</ref>, che di fatto privatizzò le terre pubbliche, si registrarono numerose rivolte nel Nuorese <ref name="natale sanna">Il cammino dei sardi, Natale Sanna, pag 385</ref>. In seguito se ne verificarono anche a Sedilo ([[1850]]), Sassari ([[1852]]) e Oschiri ([[1855]]) <ref name="natale">Il cammino dei sardi, Natale Sanna, pag 393</ref>, tutte determinate dalla fusione con il Piemonte che portò con sé l'introduzione del servizio militare obbligatorio, la pressione fiscale e l'aumento del costo della vita. Con le leggi del [[1863]]-[[1873]] fu anche limitato l'uso civico delle terre: a Nuoro la popolazione insorse nel [[1868]] con i cosiddetti moti di '''''su Connottu''''' (cioè “al conosciuto”, ovvero l'aspirazione al ritorno alle antiche usanze). Risulta evidente quindi che i sardi erano storicamente predisposti verso al collettivizzazione dei beni pubblici e assai avversi alla [[proprietà  privata]], che potè essere imposta solo con l'uso della forza e la [[repressione]] popolare.


Nonostante questa innata repulsione verso l'[[autorità]], le statitistiche ufficiali dicono che dal [[1878]] al [[1891]] ci furono solo 3 [[sciopero|scioperi]] (1076 in tutta [[Italia]]) e che alla fine dell'800 vi erano solo 400 militanti socialisti. Questi dati fanno però riferimento ad una ricerca storiografica che tende a minimizzare, se non del tutto negare, il ruolo svolto dai rivoluzionari e ancor più dagli anarchici. La ricerca storica è quindi importante perchè permette il recupero della verità  storica rispetto all'anarchismo sardo: per esempio, secondo quanto riporta [[Costantino Cavalleri]] nel suo ''Per la storia dell'anarchismo in Sardegna'', «è comprovata la presenza a Cagliari di una sezione dell'Internazionale Antiautoritaria, rappresentata al Congresso regionale della Federazione dell'Alta Italia dell'AIL, nel 1877, da Fontana e Marcialis»<ref name="cedema">[http://www.nuoroblindata.altervista.org/opuscoli%20fanzine%20libri%20pdf/Costantino%20Cavalleri%20-%20Storia%20Anarchismo%20Sardo.pdf Per la storia dell'anarchismo in Sardegna]</ref>
Nonostante questa innata repulsione verso l'[[autorità]], le statitistiche ufficiali dicono che dal [[1878]] al [[1891]] ci furono solo 3 [[sciopero|scioperi]] (1076 in tutta [[Italia]]) e che alla fine dell'800 vi erano solo 400 militanti socialisti. Questi dati fanno però riferimento ad una ricerca storiografica che tende a minimizzare, se non del tutto negare, il ruolo svolto dai rivoluzionari e ancor più dagli anarchici. La ricerca storica è quindi importante perché permette il recupero della verità  storica rispetto all'anarchismo sardo: per esempio, secondo quanto riporta [[Costantino Cavalleri]] nel suo ''Per la storia dell'anarchismo in Sardegna'', «è comprovata la presenza a Cagliari di una sezione dell'Internazionale Antiautoritaria, rappresentata al Congresso regionale della Federazione dell'Alta Italia dell'AIL, nel 1877, da Fontana e Marcialis»<ref name="cedema">[http://www.nuoroblindata.altervista.org/opuscoli%20fanzine%20libri%20pdf/Costantino%20Cavalleri%20-%20Storia%20Anarchismo%20Sardo.pdf Per la storia dell'anarchismo in Sardegna]</ref>


Ci sono inoltre testimonianze rispetto ad una certo attivismo [[anticlericalismo|anticlericale]] sardo che si manifestava durante pubbliche celebrazioni religiose <ref name="cammino">Il cammino dei sardi, Natale Sanna, pag 428</ref>. Il sardo ha una innata diffidenza verso l'organizzazione, per questo spesso la ribellione talvolta assunse forme d'[[illegalismo]] come il banditismo <ref name="banditi">I banditi in alcuni casi arrivarono ad affiggere dei veri e propri bandi: i fratelli Elia e Giacamo Serra autorizzarono la popolazione a raccogliere le olive nei campi di alcuni possidenti; G. Serrittu proibì a Gavoi di pagare le imposte ai fratelli esattori Daddi ecc. (''Il cammino dei sardi'', Natale Sanna pag 415, 416)</ref>, che talvolta poté godere dell'appoggio popolare. In questa fase sono da segnalare le poesie vagamente anarcoidi e fortemente anticlericali di [[Peppino Mereu]] ([[1872]]-[[1901]]) <ref name="nuche">[http://nuke.peppinumereu.it/ Peppino Mereu.it]</ref>, poeta assai affine alla scapigliatura milanese.  
Ci sono inoltre testimonianze rispetto ad una certo attivismo [[anticlericalismo|anticlericale]] sardo che si manifestava durante pubbliche celebrazioni religiose <ref name="cammino">Il cammino dei sardi, Natale Sanna, pag 428</ref>. Il sardo ha una innata diffidenza verso l'organizzazione, per questo spesso la ribellione talvolta assunse forme d'[[illegalismo]] come il banditismo <ref name="banditi">I banditi in alcuni casi arrivarono ad affiggere dei veri e propri bandi: i fratelli Elia e Giacamo Serra autorizzarono la popolazione a raccogliere le olive nei campi di alcuni possidenti; G. Serrittu proibì a Gavoi di pagare le imposte ai fratelli esattori Daddi ecc. (''Il cammino dei sardi'', Natale Sanna pag 415, 416)</ref>, che talvolta poté godere dell'appoggio popolare. In questa fase sono da segnalare le poesie vagamente anarcoidi e fortemente anticlericali di [[Peppino Mereu]] ([[1872]]-[[1901]]) <ref name="nuche">[http://nuke.peppinumereu.it/ Peppino Mereu.it]</ref>, poeta assai affine alla scapigliatura milanese.  
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Nonostante la storiografia ufficiale abbia cercato di ricondurre tutte queste [[antifascismo|lotte antifasciste]] e [[sindacalismo|sindacali]] al [[marxismo]] e al riformismo, gli anarchici sardi furono molto attivi nel contrastare lo squadrismo e per questo spesso vittime di numerose aggressioni, frequentemente commissionate dai padroni delle fabbriche e delle miniere che mal sopportavano il loro sostegno agli sfruttati. "Il Sante Caserio" fu il primo gruppo sardo ad opporsi in maniera organizzata a queste violenze che oramai si susseguivano con una certa continuità: nel [[1921]] l'anarchico [[Luigi Atzori]] è arrestato dalle per essersi difeso dallo squadrismo fascista; [[Giuseppe Ballocco]], minacciato sul posto di lavoro dai fascisti, reagisce ferendo uno dei suoi aggressori. Nel [[1924]] numerosi anarchici vengono attaccati mentre diffondo il periodico «Fede», ma la loro pronta reazione lascia a mal partito i soliti seguaci del "Duce". Nel [[1926]] sono organizzate numerose manifestazioni [[antifascismo|antifasciste]] di matrice anarchica. Della [[repressione]] degli anarchici a Cagliari ne fa cenno anche [[Emilio Lussu]] in ''Marcia su Roma e dintorni'', in cui, a proposito del tentato linciaggio nei suoi confronti da parte dei fascisti, scrive:
Nonostante la storiografia ufficiale abbia cercato di ricondurre tutte queste [[antifascismo|lotte antifasciste]] e [[sindacalismo|sindacali]] al [[marxismo]] e al riformismo, gli anarchici sardi furono molto attivi nel contrastare lo squadrismo e per questo spesso vittime di numerose aggressioni, frequentemente commissionate dai padroni delle fabbriche e delle miniere che mal sopportavano il loro sostegno agli sfruttati. "Il Sante Caserio" fu il primo gruppo sardo ad opporsi in maniera organizzata a queste violenze che oramai si susseguivano con una certa continuità: nel [[1921]] l'anarchico [[Luigi Atzori]] è arrestato dalle per essersi difeso dallo squadrismo fascista; [[Giuseppe Ballocco]], minacciato sul posto di lavoro dai fascisti, reagisce ferendo uno dei suoi aggressori. Nel [[1924]] numerosi anarchici vengono attaccati mentre diffondo il periodico «Fede», ma la loro pronta reazione lascia a mal partito i soliti seguaci del "Duce". Nel [[1926]] sono organizzate numerose manifestazioni [[antifascismo|antifasciste]] di matrice anarchica. Della [[repressione]] degli anarchici a Cagliari ne fa cenno anche [[Emilio Lussu]] in ''Marcia su Roma e dintorni'', in cui, a proposito del tentato linciaggio nei suoi confronti da parte dei fascisti, scrive:
[[File:Fancello Pascale Crodazzu-133x200-132x200.jpg|400 px|thumb|[[Pasquale Fancello]]]]
[[File:Fancello Pascale Crodazzu-133x200-132x200.jpg|400 px|thumb|[[Pasquale Fancello]]]]
: «...Riconobbi altri fra gli aggressori.Mi sorprese molto la presenza di tale Fois [...] Era stato organizzatore dei lavoratori del mare, anarchico-sindacalista e antifascista. Quando i fascisti avevano occupato la sede dell'organizzazione si era trovato nell'impossibilità  di guadagnarsi la vita.Aveva voluto emigrare in Francia ed io lo avevo raccomandato perchè amici di lì lo soccorressero e gli trovassero lavoro[...] Rientrato dalla Francia a Cagliari si era iscritto al fascio [...] Si scusava presso gli antichi compagni con la necessità  di dar da mangiare ai figli [...] mi chiedo ancora perchè quella sera,armato, esigesse il mio linciaggio [...]» <ref name="marcia">''Marcia su Roma e dintorni'', L'Unione Sarda, pag 241</ref>
: «...Riconobbi altri fra gli aggressori.Mi sorprese molto la presenza di tale Fois [...] Era stato organizzatore dei lavoratori del mare, anarchico-sindacalista e antifascista. Quando i fascisti avevano occupato la sede dell'organizzazione si era trovato nell'impossibilità  di guadagnarsi la vita.Aveva voluto emigrare in Francia ed io lo avevo raccomandato perché amici di lì lo soccorressero e gli trovassero lavoro[...] Rientrato dalla Francia a Cagliari si era iscritto al fascio [...] Si scusava presso gli antichi compagni con la necessità  di dar da mangiare ai figli [...] mi chiedo ancora perché quella sera,armato, esigesse il mio linciaggio [...]» <ref name="marcia">''Marcia su Roma e dintorni'', L'Unione Sarda, pag 241</ref>
La [[repressione]] fascista, sommata all'ostilità  dei [[comunismo|comunisti]] e dei riformisti, portò col tempo alla dissoluzione del "Sante Caserio". Molti anarchici allora scelsero di andare in esilio in [[Francia]], in [[Tunisia]] o in altri paesi. A Tunisi <ref name="tunisi"> A Tunisi era presente una folta comunità  di antifascisti italiani: ([http://www.ilcorriereditunisi.it/default.asp?id=34&mnu=34&ACT=5&content=275 Articolo del Corriere di Tunisi)].</ref> gli anarchici sardi, tra cui [[Emilio Atzori]], [[Raimondo Mereu]], [[Giovanni Dettori]], [[Francesco Piras|Francesco]] e [[Antonio Piras]], contribuirono non poco alle attività  del locale circolo anarchico. Le [[autorità]] fasciste imputarono ai sardi [[Giovanni Dettori]] e [[Emilio Atzori]], oltre che a [[Giuvanni Curti]] e [[Alberto Tarchiani]], gli attentati al consolato di Tunisi ([[28 dicembre]] [[1928]]) e al giornale fascista «Unione» ([[18 aprile]] [[1929]]) <ref name="militants">[http://militants-anarchistes.info/spip.php?article1249 da militants-anarchistes.info]</ref>. Altri anarchici sardi scelsero di costituire piccoli gruppi, andando incontro alle periodiche ondate repressive. Solo alla fine della [[II Guerra mondiale]] il "gruppo Sante Caserio" si ricostituì cambiando nome in "gruppo [[Michele Schirru]]" (il gruppo rimarrà  attivo sino agli anni 80). Dettori abbia partecipato con Atzori, Giuvanni Curti e Alberto Tarchiani agli attentati contro il consolato di Tunisi (il [[28 dicembre]] [[1928]]) e contro il giornale fascista «Unione» ([[18 aprile]] [[1929]]).[[Image:Schirru.jpg|thumb|left|160 px|[[Michele Schirru]], condannato a morte per aver pensato di uccidere Mussolini]]
La [[repressione]] fascista, sommata all'ostilità  dei [[comunismo|comunisti]] e dei riformisti, portò col tempo alla dissoluzione del "Sante Caserio". Molti anarchici allora scelsero di andare in esilio in [[Francia]], in [[Tunisia]] o in altri paesi. A Tunisi <ref name="tunisi"> A Tunisi era presente una folta comunità  di antifascisti italiani: ([http://www.ilcorriereditunisi.it/default.asp?id=34&mnu=34&ACT=5&content=275 Articolo del Corriere di Tunisi)].</ref> gli anarchici sardi, tra cui [[Emilio Atzori]], [[Raimondo Mereu]], [[Giovanni Dettori]], [[Francesco Piras|Francesco]] e [[Antonio Piras]], contribuirono non poco alle attività  del locale circolo anarchico. Le [[autorità]] fasciste imputarono ai sardi [[Giovanni Dettori]] e [[Emilio Atzori]], oltre che a [[Giuvanni Curti]] e [[Alberto Tarchiani]], gli attentati al consolato di Tunisi ([[28 dicembre]] [[1928]]) e al giornale fascista «Unione» ([[18 aprile]] [[1929]]) <ref name="militants">[http://militants-anarchistes.info/spip.php?article1249 da militants-anarchistes.info]</ref>. Altri anarchici sardi scelsero di costituire piccoli gruppi, andando incontro alle periodiche ondate repressive. Solo alla fine della [[II Guerra mondiale]] il "gruppo Sante Caserio" si ricostituì cambiando nome in "gruppo [[Michele Schirru]]" (il gruppo rimarrà  attivo sino agli anni 80). Dettori abbia partecipato con Atzori, Giuvanni Curti e Alberto Tarchiani agli attentati contro il consolato di Tunisi (il [[28 dicembre]] [[1928]]) e contro il giornale fascista «Unione» ([[18 aprile]] [[1929]]).[[Image:Schirru.jpg|thumb|left|160 px|[[Michele Schirru]], condannato a morte per aver pensato di uccidere Mussolini]]
Durante gli anni del [[Fascismo|fascismo]] il numero dei militanti si aggirava intorno a cinquecento, moltissimi dei quali furono schedati. Alcuni riuscirono a sfuggire ai controlli ossessivi della polizia politica, e tra questi va citato [[Zemiro Melas]]. Melas partecipò alle lotte antifasciste in Jugoslavia poi, al rientro in [[Italia]], fu tra i fondatori del gruppo anarchico fiorentino "Fronte della Gioventù", prima di venir arrestato e deportato dai [[Nazionalsocialismo|nazisti]] (Zemiro Melas riuscirà  poi a sfuggire fortunosamente alla deportazione).  
Durante gli anni del [[Fascismo|fascismo]] il numero dei militanti si aggirava intorno a cinquecento, moltissimi dei quali furono schedati. Alcuni riuscirono a sfuggire ai controlli ossessivi della polizia politica, e tra questi va citato [[Zemiro Melas]]. Melas partecipò alle lotte antifasciste in Jugoslavia poi, al rientro in [[Italia]], fu tra i fondatori del gruppo anarchico fiorentino "Fronte della Gioventù", prima di venir arrestato e deportato dai [[Nazionalsocialismo|nazisti]] (Zemiro Melas riuscirà  poi a sfuggire fortunosamente alla deportazione).  
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