Severino Di Giovanni: differenze tra le versioni

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=== Azioni dirette ===
=== Azioni dirette ===
[[Image:Severino di Giovanni in court.jpg|thumb|400px|Severino Di Giovanni in un momento processuale]]
[[Image:Severino di Giovanni in court.jpg|thumb|400px|Severino Di Giovanni in un momento processuale]]
Diviso tra teoria e pratica, Di Giovanni compie [[azione diretta|azioni dirette]], anche perché la necessità di reperire fondi per poter condurre una vita votata alla clandestinità ed alla guerriglia urbana, spinge il gruppo de ''[[Il Culmine]]'' alle rapine di banche, portavalori, gioiellerie e grandi aziende.
Diviso tra teoria e pratica, Di Giovanni compie [[azione diretta|azioni dirette]], anche perché la necessità di reperire fondi per poter condurre una vita votata alla clandestinità ed alla guerriglia urbana, spinge il gruppo del ''[[Culmine]]'' alle rapine di banche, portavalori, gioiellerie e grandi aziende.


Il [[16 maggio]] [[1926]], alle 23, una potente bomba sgretola la porta dell'Ambasciata americana, senza, per fortuna, provocare vittime, ma solo danni a tutti gli edifici vicini, compreso un negozio, che si trova di fronte.
Il [[16 maggio]] [[1926]], alle 23, una potente bomba sgretola la porta dell'Ambasciata americana, senza, per fortuna, provocare vittime, ma solo danni a tutti gli edifici vicini, compreso un negozio, che si trova di fronte.
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Il [[23 maggio]] [[1928]] Severino intende portare una bomba al Consolato italiano di Buenos Aires, fin dentro la stanza del Console, Italo Capanni, chiuderlo dentro a viva forza e lasciare che l'ordigno esploda. Ma le cose non vanno come previsto e alla fine la bomba viene lasciata giusto nell'atrio accanto alle scale (risultato: 9 morti e 34 feriti gravi). La stessa mattina (ore 12.30) Di Giovanni piazza un'altra bomba nella farmacia del dr. Benjamin Mastronardi, presidente del Comitato Fascista (la bomba viene involontariamente disinnescata da un bambino, il figlio di Mastronardi).
Il [[23 maggio]] [[1928]] Severino intende portare una bomba al Consolato italiano di Buenos Aires, fin dentro la stanza del Console, Italo Capanni, chiuderlo dentro a viva forza e lasciare che l'ordigno esploda. Ma le cose non vanno come previsto e alla fine la bomba viene lasciata giusto nell'atrio accanto alle scale (risultato: 9 morti e 34 feriti gravi). La stessa mattina (ore 12.30) Di Giovanni piazza un'altra bomba nella farmacia del dr. Benjamin Mastronardi, presidente del Comitato Fascista (la bomba viene involontariamente disinnescata da un bambino, il figlio di Mastronardi).


Il [[14 ottobre]] [[1928]] Di Giovanni tenta di far saltare una nave di un armatore che ha rifiutato ogni concessione alle maestranze in agitazione; il [[14 novembre]], giornata di sciopero generale per [[Simone Radowitzky|Radowitzki]], un altro ordigno toglie la vita a un innocente accanto alla cattedrale di Buenos Aires e due bombe scoppiano a Rosario; il [[25 aprile]] [[1929]] l'ex amministratore de ''[[Il Culmine]]'', Giulio Montagna, cade sotto i colpi di Di Giovanni, che lo ritiene un delatore; il [[22 ottobre]] il vice commissario della polizia di Rosario, Juan Velar, noto torturatore di sovversivi, viene sfigurato da una scarica di pallini da caccia.
Il [[14 ottobre]] [[1928]] Di Giovanni tenta di far saltare una nave di un armatore che ha rifiutato ogni concessione alle maestranze in agitazione; il [[14 novembre]], giornata di sciopero generale per [[Simone Radowitzky|Radowitzki]], un altro ordigno toglie la vita a un innocente accanto alla cattedrale di Buenos Aires e due bombe scoppiano a Rosario; il [[25 aprile]] [[1929]] l'ex amministratore del ''[[Culmine]]'', Giulio Montagna, cade sotto i colpi di Di Giovanni, che lo ritiene un delatore; il [[22 ottobre]] il vice commissario della polizia di Rosario, Juan Velar, noto torturatore di sovversivi, viene sfigurato da una scarica di pallini da caccia.


Il [[20 gennaio]] [[1930]] viene ucciso a Rosario [[Agostino Cremonesi]], un militante libertario che da qualche tempo intratteneva “amichevoli relazioni” con la polizia: i sospetti si indirizzano, di nuovo, su Di Giovanni, che respinge le accuse. Il [[6 settembre]] il generale Uriburu instaura una dittatura militare in Argentina, avviando nel paese una dura politica di repressione antioperaia e sopprimendo i partiti, i sindacati, i giornali, i circoli, le associazioni operaie e di sinistra. La fine della democrazia non impedisce a Severino di andare avanti per la sua strada, assaltando, il [[2 ottobre]], l'Opera sanitaria, dove rapina 286.000 pesos per autofinanziarsi, e impadronendosi poi di 23.000 pesos in una fabbrica di scarpe.
Il [[20 gennaio]] [[1930]] viene ucciso a Rosario [[Agostino Cremonesi]], un militante libertario che da qualche tempo intratteneva “amichevoli relazioni” con la polizia: i sospetti si indirizzano, di nuovo, su Di Giovanni, che respinge le accuse. Il [[6 settembre]] il generale Uriburu instaura una dittatura militare in Argentina, avviando nel paese una dura politica di repressione antioperaia e sopprimendo i partiti, i sindacati, i giornali, i circoli, le associazioni operaie e di sinistra. La fine della democrazia non impedisce a Severino di andare avanti per la sua strada, assaltando, il [[2 ottobre]], l'Opera sanitaria, dove rapina 286.000 pesos per autofinanziarsi, e impadronendosi poi di 23.000 pesos in una fabbrica di scarpe.
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Il [[26 marzo]] [[1929]] ''[[La Protesta]]'' accusa pubblicamente il gruppo di Di Giovanni di essere il responsabile dell'attentato al Consolato. Il direttore [[Emilio López Arango]] critica l'apologia della violenza e del furto, sostenendo che Di Giovanni è soltanto un bandito, un «agente della polizia e del fascismo».  
Il [[26 marzo]] [[1929]] ''[[La Protesta]]'' accusa pubblicamente il gruppo di Di Giovanni di essere il responsabile dell'attentato al Consolato. Il direttore [[Emilio López Arango]] critica l'apologia della violenza e del furto, sostenendo che Di Giovanni è soltanto un bandito, un «agente della polizia e del fascismo».  


Il [[29 ottobre]] [[1929]] [[Emilio López Arango|López Arango]] viene ucciso da un misterioso sicario (anche [[Luigi Fabbri]] è oggetto di minacce, dopo aver scritto su ''[[Pagina italiana]]'' un articolo pieno di dolore e d'indignazione, paragonando l'attentato al Consolato ad altri simili avvenuti in Italia ad opera dello squadrismo fascista). In molti puntano il dito contro Severino, che nega con forza e con sdegno di essere l'autore dell'omicidio e cerca di difendersi attraverso una serie di articoli pubblicati su ''[[Il Culmine]]'' e attraverso una lettera a ''[[L'Adunata dei Refrattari]]'' (organo degli [[anarco-individualismo|anarco-individualisti]] italiani negli [[USA|Stati Uniti]]), in cui chiede l'istituzione di un Gran Giurì Anarchico Internazionale che giudichi i fatti. [[Luigi Fabbri]] e [[Vincenzo Capuana]] mostrano attenzione ai suoi scritti, inducendo Di Giovanni a credere che si tratti di una specie di assenso alle sue azioni. Tuttavia, il gruppo di Di Giovanni viene isolato dal movimento anarchico argentino. Il gruppo continua a rapinare banche e a colpire i simboli del [[Fascismo|fascismo]] italiano, anche se i suoi compagni cadono ad uno ad uno ([[Alejandro Scarfò]] viene arrestato e rinchiuso nel manicomio criminale di Vieytes).
Il [[29 ottobre]] [[1929]] [[Emilio López Arango|López Arango]] viene ucciso da un misterioso sicario (anche [[Luigi Fabbri]] è oggetto di minacce, dopo aver scritto su ''[[Pagina italiana]]'' un articolo pieno di dolore e d'indignazione, paragonando l'attentato al Consolato ad altri simili avvenuti in Italia ad opera dello squadrismo fascista). In molti puntano il dito contro Severino, che nega con forza e con sdegno di essere l'autore dell'omicidio e cerca di difendersi attraverso una serie di articoli pubblicati sul ''[[Culmine]]'' e attraverso una lettera a ''[[L'Adunata dei Refrattari]]'' (organo degli [[anarco-individualismo|anarco-individualisti]] italiani negli [[USA|Stati Uniti]]), in cui chiede l'istituzione di un Gran Giurì Anarchico Internazionale che giudichi i fatti. [[Luigi Fabbri]] e [[Vincenzo Capuana]] mostrano attenzione ai suoi scritti, inducendo Di Giovanni a credere che si tratti di una specie di assenso alle sue azioni. Tuttavia, il gruppo di Di Giovanni viene isolato dal movimento anarchico argentino. Il gruppo continua a rapinare banche e a colpire i simboli del [[Fascismo|fascismo]] italiano, anche se i suoi compagni cadono ad uno ad uno ([[Alejandro Scarfò]] viene arrestato e rinchiuso nel manicomio criminale di Vieytes).


[[Salvatore Cortese]], ingiustamente posto dalla polizia argentina in relazione con Di Giovanni, in un articolo pubblicato il [[25 aprile]] [[1932]] sulla rivista ''[[Studi sociali]]'' di [[Luigi Fabbri]] ed intitolato ''L'anarchismo e la violenza'', scrive: «L'anarchismo, essendo un ideale umano, non può e non deve fare scempio della vita altrui e tanto meno deve fare uso della violenza in modo sordido, pretendendo di riparare un'ingiustizia col commetterne un'altra equivalente o superiore».
[[Salvatore Cortese]], ingiustamente posto dalla polizia argentina in relazione con Di Giovanni, in un articolo pubblicato il [[25 aprile]] [[1932]] sulla rivista ''[[Studi sociali]]'' di [[Luigi Fabbri]] ed intitolato ''L'anarchismo e la violenza'', scrive: «L'anarchismo, essendo un ideale umano, non può e non deve fare scempio della vita altrui e tanto meno deve fare uso della violenza in modo sordido, pretendendo di riparare un'ingiustizia col commetterne un'altra equivalente o superiore».
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