Severino Di Giovanni: differenze tra le versioni

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=== Inizio dell'attività insurrezionale ===
=== Inizio dell'attività insurrezionale ===
[[File:Francesco barbieri.jpg|thumb|300px|Foto segnaletica di [[Francesco Barbieri]], membro della banda di Di Giovanni]]
In [[Argentina]], grazie ad una nutrita presenza di anarchici italiani ([[Camillo Daleffe]], [[Aldo Aguzzi]], [[Luigi Tibiletti]], [[Carlo Fontana]], [[Pasquale Caporaletti]], [[Giacomo Sabbatini]], [[Luigi Zanetti]], [[Giuseppe Pellegrini]], [[Romeo Gentile]], [[Clemente Daglia]], [[Carlo Marchesi]], ecc.), Severino Di Giovanni prosegue il suo attivismo anarchico. Di Giovanni è prevalentemente un [[anarchismo insurrezionalista|uomo d'azione]]: teorizza le rapine alle banche come mezzo di finanziamento e l'assalto alle centrali di polizia, dove notoriamente venivano torturati i comunisti e gli anarchici. <ref>«La discriminante che Di Giovanni imponeva sia ai singoli che ai gruppi organizzati era l'accettazione, incondizionata, che il ricorso alla violenza fosse indispensabile. L'uso della violenza non dovrà essere indiscriminato, non fine a sé stesso, però la violenza dovrà essere in grado di disorientare, di spiazzare, di sconvolgere e quindi di modificare gli equilibri esistenti, prima che essi si consolidino in modo da permettere alla rivoluzione di avanzare. "Bandito illegale contro banditi legali" si autodefinì Severino in un articolo del [[1926]], visto che il potere non lascia alcuna possibilità di scelta» (A. Orlando - A. Pagliaro, ''Chico il professore'', p. 75).</ref> Soprattutto durante il concitato periodo delle grandi manifestazioni di [[solidarietà]] a [[Sacco e Vanzetti]] si verificano alcune clamorose rapine e manifestazioni pratiche di [[azione diretta]]. La polizia argentina arresta una prima volta l'anarchico italiano quando, dagli spalti del teatro Colòn di Buenos Aires, durante i festeggiamenti in onore del re d'Italia per i suoi 25 anni di regno, lancia diversi volantini [[antifascismo|antifascisti]] in favore del deputato [[Giacomo Matteoti]], assassinato dal fascista Dumini, urlando: «Abbasso il fascismo!». Il volantino riportava il seguente testo:
In [[Argentina]], grazie ad una nutrita presenza di anarchici italiani ([[Camillo Daleffe]], [[Aldo Aguzzi]], [[Luigi Tibiletti]], [[Carlo Fontana]], [[Pasquale Caporaletti]], [[Giacomo Sabbatini]], [[Luigi Zanetti]], [[Giuseppe Pellegrini]], [[Romeo Gentile]], [[Clemente Daglia]], [[Carlo Marchesi]], ecc.), Severino Di Giovanni prosegue il suo attivismo anarchico. Di Giovanni è prevalentemente un [[anarchismo insurrezionalista|uomo d'azione]]: teorizza le rapine alle banche come mezzo di finanziamento e l'assalto alle centrali di polizia, dove notoriamente venivano torturati i comunisti e gli anarchici. <ref>«La discriminante che Di Giovanni imponeva sia ai singoli che ai gruppi organizzati era l'accettazione, incondizionata, che il ricorso alla violenza fosse indispensabile. L'uso della violenza non dovrà essere indiscriminato, non fine a sé stesso, però la violenza dovrà essere in grado di disorientare, di spiazzare, di sconvolgere e quindi di modificare gli equilibri esistenti, prima che essi si consolidino in modo da permettere alla rivoluzione di avanzare. "Bandito illegale contro banditi legali" si autodefinì Severino in un articolo del [[1926]], visto che il potere non lascia alcuna possibilità di scelta» (A. Orlando - A. Pagliaro, ''Chico il professore'', p. 75).</ref> Soprattutto durante il concitato periodo delle grandi manifestazioni di [[solidarietà]] a [[Sacco e Vanzetti]] si verificano alcune clamorose rapine e manifestazioni pratiche di [[azione diretta]]. La polizia argentina arresta una prima volta l'anarchico italiano quando, dagli spalti del teatro Colòn di Buenos Aires, durante i festeggiamenti in onore del re d'Italia per i suoi 25 anni di regno, lancia diversi volantini [[antifascismo|antifascisti]] in favore del deputato [[Giacomo Matteoti]], assassinato dal fascista Dumini, urlando: «Abbasso il fascismo!». Il volantino riportava il seguente testo:


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