Sergej Gennadjevič Nečaev: differenze tra le versioni

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=== L'assassinio di Ivanov ===
=== L'assassinio di Ivanov ===
Dopo il boicottaggio delle lezioni di un professore reazionario, punito dalle autorità con l'espulsione di alcuni studenti, l'Università di Mosca entrò in stato d'agitazione. Nečaev si ritrovò nuovamente in disaccordo con Ivanov circa l'atteggiamento da tenere in tale occasione. E dato che questi aveva manifestato la volontà di lasciare la ''Giustizia del popolo'' per fondare una propria organizzazione, Nečaev decise di sopprimerlo. Egli riuscì a convincere 4 compagni del gruppo che bisognava liquidare il giovane studente, il quale fu quindi attirato in un agguato. Nečaev strangolò Ivanov con le sue mani per poi dargli il colpo di grazia, sparandogli alla tempia. I complici fecero poi sparire il cadavere gettandolo in uno stagno.  <ref>R. Cannac, ''Aux sources de la révolution russe'', pp. 67-69</ref>
Dopo il boicottaggio delle lezioni di un professore reazionario, punito dalle autorità con l'espulsione di alcuni studenti, l'Università di Mosca entrò in stato d'agitazione. Nečaev si ritrovò nuovamente in disaccordo con Ivanov circa l'atteggiamento da tenere in tale occasione. E dato che questi aveva manifestato la volontà di lasciare la ''Giustizia del popolo'' per fondare una propria organizzazione, Nečaev decise di sopprimerlo. Egli riuscì a convincere 4 compagni del gruppo che bisognava liquidare il giovane studente, il quale fu quindi attirato in un agguato. Nečaev strangolò Ivanov con le sue mani per poi dargli il colpo di grazia, sparandogli alla tempia. I complici fecero poi sparire il cadavere gettandolo in uno stagno.  <ref>R. Cannac, ''Aux sources de la révolution russe'', pp. 67-69</ref> Ma, in seguito a una perquisizione nella libreria Čerkesov e nell'abitazione del suo gerente, Petr Uspenskij, il quale aveva partecipato all'omicidio di Ivanov, la polizia scoprì gli archivi della ''Giustizia del popolo'' e molti altri documenti compromettenti, venendo così a mettere le mani sulla lista completa dei militanti del movimento, tra i quali compariva il nome di Ivanov. E poiché nel frattempo era stato scoperto il cadavere del giovane studente, l'arresto dei membri del gruppo permise (grazie a una tessera di abbonamento alla libreria Čerkesov, rinvenuta in una tasca della vittima) di identificare anche gli autori del delitto. Dopo l'omicidio di Ivanov, Nečaev aveva lasciato Mosca per recarsi a San Pietroburgo, intenzionato a fondare una nuova organizzazione in quella città, dove poté sfuggire all'arresto. I complici resero piena confessione: il caso Ivanov sarebbe diventato da quel momento un processo clamoroso. Ma colui che si stava conquistando la fama di essere un capo rivoluzionario di primo piano nonché l'agente di Bakunin, riuscì, malgrado tutte le ricerche e la sorveglianza, a sgusciare tra le maglie della rete. Eludendo i piani delle polizie lanciate sulle sue tracce, Nečaev attraversò la frontiera senza problemi. Ma, arrivato in Svizzera, fu comunque costretto a nascondersi, dato che il governo zarista, per poter ottenere l'estradizione del latitante, ufficialmente lo segnalava come criminale comune.
 
=== La rottura con Bakunin ===
Assai preoccupato dal comportamento del giovane compagno, che dopo tanti intrighi e imposture cominciava a sembrargli un uomo pericoloso, [[Bakunin]] finì per rompere i legami con Nečaev. Dalla Svizzera, quest'ultimo partì allora per Londra. Colto all'improvviso dal timore che il suo inquietante allievo potesse fare un uso improprio di ciò che gli aveva imprudentemente insegnato e temendo soprattutto che potesse cercare di sfruttare la sua conoscenza per farsi largo negli ambienti rivoluzionari dell'emigrazione a Londra - con il rischio di comprometterli sia per la propria presenza che per le propie attività - [[Bakunin]] mise subito in guardia gli amici di Londra. Una delle sue lettere, datata [[24 luglio]] [[1870]] e indirizzata al francese Alfred Talandier, un socialista indipendente <ref>Alfred Talandier ([[1822]]-[[1890]]), esiliato nel [[1852]] dopo il colpo di stato di Luigi Napoleone Bonaparte. Fece parte, nel [[1864]], del Consiglio generale dell'[[AIT]].</ref> con il quale Nečaev aveva già preso contatto fin dall'arrivo nella capitale britannica, non lascia dubbi sul repentino mutamento d'opinione dell'anarchico nei riguardi del suo ex discepolo, oltre a descrivere la figura di Nečaev. Eccone alcuni estratti particolarmente significativi:
:«[...] Ho appena saputo che Nečaev si è presentato a casa vostra e che vi siete fatto premura di comunicargli l'indirizzo dei nostri amici [...]. Può sembrarvi strano che vi consigliamo di respingere un uomo al quale abbiamo dato lettere di raccomandazione per voi, scritte nei termini più calorosi. Ma quelle lettere risalgono al mese di maggio e da allora abbiamo dovuto convincerci dell'esistenza di cose talmente gravi che ci hanno costretti a rompere tutti i nostri rapporti con Nečaev, e col rischio di passare ai vostri occhi per uomini incoerenti e volubili, abbiamo pensato che era un dovere sacro avvertirvi e premunirvi contro di lui [...]. Resta perfettamente vero che N. è l'uomo più perseguitato dal governo russo e che questi ha lanciato un nugolo di spie su tutto il continente europeo per ricarcarlo in tutti i paesi [...] non esita né si ferma di fronte a nulla, e si dimostra spietato con se stesso non meno che con gli altri. Ecco la qualità principale che mi ha attirato e che mi ha fatto per molto tempo desiderare la sua alleanza [...]. È un devoto fanatico, però al tempo stesso un fanatico pericolosissimo la cui alleanza non può che risultare funesta per tutti [...]. Egli è giunto a poco a poco a convincersi che, per fondare una società seria e indistruttibile, bisogna prendere come base la politica di Machiavelli e adottare per intero il sistema dei gesuiti - come corpo unicamente la violenza, come anima la menzogna [...]. ha tradito la fiducia di noi tutti, ha rubato le nostre lettere, ci ha orribilmente compromessi; in breve si è comportato come un miserabile. La sua unica scusa è il fanatismo! [...] Ha finito con l'identificare totalmente la causa della rivoluzione con la propria persona. [...] Soltanto con grande sforzo me ne sono separato, perché servire la nostra causa richiede molta energia e di rado se ne incontra una sviluppata a tal punto. Ma dopo aver esaurito tutti i mezzi per convincermene, ho dovuto separarmi da lui, e dopo essermene separato ho dovuto combatterlo a oltranza». <ref>M.Confino, ''Il catechismo del rivoluzionario. Bakunin e l'affare Nečaev'', pp. 239-242</ref>


== Note ==
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