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La schiavitù si venne sviluppando con il disfacimento delle prime comunità umane, le cosiddette [[società gilaniche]], che vivevano in regime di economia collettiva prettamente agricola. Con la diffusione dei disvalori imposti dai popoli denominati [[Kurgan]], ovvero coloro che soppiantarono le pacifiche ed egualitarie [[società gilaniche]], si arrivò ad una sempre maggiore [[gerarchia|gerarchizzazione sociale]] ed alla suddivisione dei compiti di lavoro che implicavano anche la necessità di imporre con forza una disciplina, che, qualora non veniva accettata, si trasformava in vera e propria schiavitù. | La schiavitù si venne sviluppando con il disfacimento delle prime comunità umane, le cosiddette [[società gilaniche]], che vivevano in regime di economia collettiva prettamente agricola. Con la diffusione dei disvalori imposti dai popoli denominati [[Kurgan]], ovvero coloro che soppiantarono le pacifiche ed egualitarie [[società gilaniche]], si arrivò ad una sempre maggiore [[gerarchia|gerarchizzazione sociale]] ed alla suddivisione dei compiti di lavoro che implicavano anche la necessità di imporre con forza una disciplina, che, qualora non veniva accettata, si trasformava in vera e propria schiavitù. | ||
Le guerre contribuirono non poco allo sviluppo del modello schiavistico. Infatti, i popoli vincitori potevano privilegiarsi di masse di prigionieri che venivano adibiti ai lavori più umili, senza alcun riconoscimento di diritti (schiavi). La schiavitù fu il fondamento di molte comunità in Europa e nel Medio Oriente: per esempio all'epoca dei Sumeri (abitanti dell'area mesopotamica intorno al 4 mila a.c) gli schiavi non erano altro che prigionieri di guerra; il Codice di Hammurabi (Babilonia) distingueva gli schiavi secondo la loro derivazione: prigionieri di guerra, debitori insolventi, comperati, nati in schiavitù, ecc.; [[Image:Spartacus II.JPG|thumb|left|Rappresentazione della sconfitta di Spartaco, il gladiatore che si ribellò agli schiavisti romani]]gli ittiti, contrariamente ai babilonesi, riconoscevano lo schiavo come un uomo, anche se lo schiavo babilonese poteva riscattare la propria condizione; nell'antica società ebraica lo schiavo per debiti era liberato dopo sette anni, se ebreo, e se per caso veniva reso inabile al lavoro da maltrattamenti ricevuti, acquistava la [[libertà ]] e il padrone-assassino veniva punito; in [[Egitto]] gli schiavi di guerra furono inizialmente poco numerosi ed aumentarono con le guerre espansionistiche della XVIII dinastia. | Le guerre contribuirono non poco allo sviluppo del modello schiavistico. Infatti, i popoli vincitori potevano privilegiarsi di masse di prigionieri che venivano adibiti ai lavori più umili, senza alcun riconoscimento di diritti (schiavi). La schiavitù fu il fondamento di molte comunità in Europa e nel Medio Oriente: per esempio all'epoca dei Sumeri (abitanti dell'area mesopotamica intorno al 4 mila a.c) gli schiavi non erano altro che prigionieri di guerra; il Codice di Hammurabi (Babilonia) distingueva gli schiavi secondo la loro derivazione: prigionieri di guerra, debitori insolventi, comperati, nati in schiavitù, ecc.; [[Image:Spartacus II.JPG|thumb|left|Rappresentazione della sconfitta di Spartaco, il gladiatore che si ribellò agli schiavisti romani]] gli ittiti, contrariamente ai babilonesi, riconoscevano lo schiavo come un uomo, anche se lo schiavo babilonese poteva riscattare la propria condizione; nell'antica società ebraica lo schiavo per debiti era liberato dopo sette anni, se ebreo, e se per caso veniva reso inabile al lavoro da maltrattamenti ricevuti, acquistava la [[libertà ]] e il padrone-assassino veniva punito; in [[Egitto]] gli schiavi di guerra furono inizialmente poco numerosi ed aumentarono con le guerre espansionistiche della XVIII dinastia. | ||
== Grecia antica e Impero Romano == | == Grecia antica e Impero Romano == |