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Saul Newman rilegge l'[[anarchismo]] del 19° secolo alla luce del [[post-strutturalismo]] (di cui vede in [[Max Stirner]] un precursore) e rigetta alcuni concetti cardine del pensiero anarchico storico, dalla [[rivoluzione]] all'[[essenzialismo]], cioè l'[[Antropologia anarchica|antropologia]] benigna su cui si basa la fiducia a-prioristica nel [[Mutualismo|mutuo appoggio]]. Per Newman l’aiuto reciproco deve basarsi sulla "[[volontà  di potenza]]", attraverso la quale sviluppare una serie di relazioni intersoggettive (aiuto e l’assistenza verso gli altri) senza però pretendere di dominare e di negare le differenze. Questa sarebbe una comunità  di "potenza attiva", formata da padroni invece che di schiavi, capace di superare continuamente se stessa e di trasformarsi con altrettanta continuità . È proprio la consapevolezza della detenzione del potere che la rende in grado di attuare questo processo.
Saul Newman rilegge l'[[anarchismo]] del 19° secolo alla luce del [[post-strutturalismo]] (di cui vede in [[Max Stirner]] un precursore) e rigetta alcuni concetti cardine del pensiero anarchico storico, dalla [[rivoluzione]] all'[[essenzialismo]], cioè l'[[Antropologia anarchica|antropologia]] benigna su cui si basa la fiducia a-prioristica nel [[Mutualismo|mutuo appoggio]]. Per Newman l’aiuto reciproco deve basarsi sulla "[[volontà  di potenza]]", attraverso la quale sviluppare una serie di relazioni intersoggettive (aiuto e l’assistenza verso gli altri) senza però pretendere di dominare e di negare le differenze. Questa sarebbe una comunità  di "potenza attiva", formata da padroni invece che di schiavi, capace di superare continuamente se stessa e di trasformarsi con altrettanta continuità . È proprio la consapevolezza della detenzione del potere che la rende in grado di attuare questo processo.


Come [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]], Saul Newman ritiene che cercare di escludere e negare il [[potere]] sia una forma di risentimento ([[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] lo definisce come un «auto-avvelenamento dell'anima») che deve essere superato, non con il rifiuto ma con la creazione di una società  post-anarchica basata sul rispetto e il riconoscimento dell'[[autonomia]], della differenza e dell'apertura all’interno della collettività . Nel suo ''L'anarchismo e la politica del risentimento'' si notano tutte le influenze su di lui [[Anarchismo e Friedrich Nietzsche|esercitate da parte del filosofo tedesco]]; secondo Newman Nietzsche «vede l'anarchismo come avvelenato alla radice dal pestifero seme del “risentimento” – la disprezzabile politica del debole e del disprezzabile, la morale dello schiavo» e per questo è necessario «prendere in conto seriamente le sue posizioni contro l'anarchismo». Così egli auspica la conversione dell'anarchismo «in una nuova filosofia 'eroica', la quale non è maggiormente reattiva, ma piuttosto crea valori», proponendo una nozione di comunità  fatta «di potere attivo - una comunità  di maestri invece di una di schiavi. Questa sarebbe una comunità  che cerca di superare se stessa - continuamente trasformandosi e compiacendosi nella conoscenza del potere di poterlo fare».
Come [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]], Saul Newman ritiene che cercare di escludere e negare il [[potere]] sia una forma di risentimento ([[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] lo definisce come un «auto-avvelenamento dell'anima») che deve essere superato, non con il rifiuto ma con la creazione di una società  post-anarchica basata sul rispetto e il riconoscimento dell'[[autonomia]], della differenza e dell'apertura all’interno della collettività . Nel suo ''L'anarchismo e la politica del risentimento'' si notano tutte le influenze su di lui [[Anarchismo e Friedrich Nietzsche|esercitate da parte del filosofo tedesco]]; secondo Newman Nietzsche «vede l'anarchismo come avvelenato alla radice dal pestifero seme del “risentimento” – la disprezzabile politica del debole e del disprezzabile, la morale dello schiavo» e per questo è necessario «prendere in conto seriamente le sue posizioni contro l'anarchismo». Così egli auspica la conversione dell'anarchismo «in una nuova filosofia 'eroica', la quale non è maggiormente reattiva, ma piuttosto crea valori», proponendo una nozione di comunità  fatta «di potere attivo - una comunità  di maestri invece di una di schiavi. Questa sarebbe una comunità  che cerca di superare se stessa - continuamente trasformandosi e compiacendosi nella conoscenza del potere di poterlo fare».


In pratica Newman ritiene che gli anarchici debbano mettere da parte ogni forma di [[manicheismo]], in particolare quello che tende a contrapporre i "buoni" “senza potere” ai "cattivi" detentori del [[potere]]. Come [[Michel Foucault|Foucault]], egli pensa che il potere si configuri come un "rapporto di potere" che coinvolge tutti e tutto. Sarebbe di conseguenza impensabile ipotizzare una comunità  priva di potere, anche perché, rifacendosi a [[Friedrich Nietzsche]], l'essere umano anela il [[potere]] e negarlo significa sviluppare il "[[risentimento]]". Da qui si origina il suo rifiuto della [[rivoluzione]]. Newman piuttosto intende un [[anarchismo]] che agisce sui meccanismi di funzionamento di questi rapporti, in modo da ottenere quanta più [[libertà ]] possibile.
In pratica Newman ritiene che gli anarchici debbano mettere da parte ogni forma di [[manicheismo]], in particolare quello che tende a contrapporre i "buoni" “senza potere” ai "cattivi" detentori del [[potere]]. Come [[Michel Foucault|Foucault]], egli pensa che il potere si configuri come un "rapporto di potere" che coinvolge tutti e tutto. Sarebbe di conseguenza impensabile ipotizzare una comunità  priva di potere, anche perché, rifacendosi a [[Friedrich Nietzsche]], l'essere umano anela il [[potere]] e negarlo significa sviluppare il "[[risentimento]]". Da qui si origina il suo rifiuto della [[rivoluzione]]. Newman piuttosto intende un [[anarchismo]] che agisce sui meccanismi di funzionamento di questi rapporti, in modo da ottenere quanta più [[libertà ]] possibile.


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