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"'''''Ne stupirò più di uno, nel dimostrare tra breve la sbalorditiva proposta che, fra le cose che rientrano nel commercio dell'umanità, che sono oggetto della nostra incessante attività  ed alle quali attribuiamo un valore, non sono da considerarsi tali, sia per loro natura che per destinazione, annoverandole tra le nostre produzioni più preziose, quelle dell'arte e della letteratura. (...) Fino ad ora, abbiamo considerato lo scrittore soltanto come un produttore di utilità : a tale scopo, abbiamo concluso per lui la legittimità  di una retribuzione. Ma c'è altro ancora nell'autore oltre che essere produttore d'utilità. L'obiettivo che persegue non è semplicemente uno scopo utilitario; è soprattutto uno scopo d'istruzione morale, ideale. L'ideale, tanto nella sfera della coscienza che in quella della vita, ecco ciò che costituisce il motivo dominante del produttore letterario, all'inverso dell'industriale, il cui motivo dominante è l'utilità. Ragionando da questo punto di vista, ritengo che l'opera di letteratura e d'arte cessa di essere remunerabile, che perda il suo carattere di venalità, e che questo è il principale motivo che proibisce ogni appropriazione nel settore intellettuale. Sostengo, di conseguenza, che la creazione di una proprietà  artistica e letteraria, qualora fosse resa possibile, sarebbe la corruzione di qualsiasi arte e di qualsiasi letteratura; che una letteratura animata da tale spirito sarebbe in contraddizione con se stessa, contraria al progresso, in opposizione al destino sociale, in una sola parola una letteratura di immoralità. È inteso? Il paradosso è abbastanza chiaro?... Poveri aborti rivoluzionari che siamo! Appena 80 anni fa tutto ciò sarebbe sembrato di puro senso comune, una banalità '''''". ([[Pierre Joseph Proudhon]]) da “Les majorats littéraires, 1862, II Parte: considerazioni morali ed estetiche - Cap.1. Della distinzione delle cose venali e delle cose non venali".
"'''''Ne stupirò più di uno, nel dimostrare tra breve la sbalorditiva proposta che, fra le cose che rientrano nel commercio dell'umanità, che sono oggetto della nostra incessante attività  ed alle quali attribuiamo un valore, non sono da considerarsi tali, sia per loro natura che per destinazione, annoverandole tra le nostre produzioni più preziose, quelle dell'arte e della letteratura. (...) Fino ad ora, abbiamo considerato lo scrittore soltanto come un produttore di utilità: a tale scopo, abbiamo concluso per lui la legittimità  di una retribuzione. Ma c'è altro ancora nell'autore oltre che essere produttore d'utilità. L'obiettivo che persegue non è semplicemente uno scopo utilitario; è soprattutto uno scopo d'istruzione morale, ideale. L'ideale, tanto nella sfera della coscienza che in quella della vita, ecco ciò che costituisce il motivo dominante del produttore letterario, all'inverso dell'industriale, il cui motivo dominante è l'utilità. Ragionando da questo punto di vista, ritengo che l'opera di letteratura e d'arte cessa di essere remunerabile, che perda il suo carattere di venalità, e che questo è il principale motivo che proibisce ogni appropriazione nel settore intellettuale. Sostengo, di conseguenza, che la creazione di una proprietà  artistica e letteraria, qualora fosse resa possibile, sarebbe la corruzione di qualsiasi arte e di qualsiasi letteratura; che una letteratura animata da tale spirito sarebbe in contraddizione con se stessa, contraria al progresso, in opposizione al destino sociale, in una sola parola una letteratura di immoralità. È inteso? Il paradosso è abbastanza chiaro?... Poveri aborti rivoluzionari che siamo! Appena 80 anni fa tutto ciò sarebbe sembrato di puro senso comune, una banalità '''''". ([[Pierre Joseph Proudhon]]) da “Les majorats littéraires, 1862, II Parte: considerazioni morali ed estetiche - Cap.1. Della distinzione delle cose venali e delle cose non venali".


'''''"Il pensiero è libero e l'intera sua produzione di immagini, suoni e lettere dell'alfabeto, è patrimonio di tutti: la cultura non può essere di proprietà  e oggetto di commercio, ma solo una libera forma di reciproco e gratuito scambio"'''''. ([[Altipiani azionanti]]).
'''''"Il pensiero è libero e l'intera sua produzione di immagini, suoni e lettere dell'alfabeto, è patrimonio di tutti: la cultura non può essere di proprietà  e oggetto di commercio, ma solo una libera forma di reciproco e gratuito scambio"'''''. ([[Altipiani azionanti]]).
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