Pio Turroni: differenze tra le versioni

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===La guerra e l'attività anarchica nel dopoguerra ===
===La guerra e l'attività anarchica nel dopoguerra ===
Rilasciato nel maggio [[1940]], è nuovamente tratto in arresto qualche giorno dopo e rinchiuso nel campo di concentramento di Villemagne, da cui però evade nel gennaio [[1941]] per sfuggire ad una possibile estradizione in [[Italia]]. L'intenzione, grazie all'intervento di [[Emilio Lussu]], è quello di espatriare in [[Messico]], paese che gli concederebbe il passaporto di «apatride». Il tentativo di fuga però fallisce e Turroni è arrestato e trattenuto presso il Forte "Saint-Jean" (Marsiglia) <ref>Nel periodo in cui fu detenuto, si trovava in [[carcere]] anche uno dei più conosciuti leader [[antifascismo|antifascisti]], ovvero il comunista Luigi Longo, per il quale nel [[1942]] i compagni organizzarono senza fortuna la fuga.</ref>, da cui però ancora una volta riesce a scappare. Passando da Algeri, insieme a [[Leo Valliani]] e Orano, giunge a Casablanca e da qui in nave a Vera Cruz (Messico), dove sbarca il [[20 dicembre]] [[1941]]. In [[Messico]], dove risiederà per due anni, prosegue il suo instancabile attivismo anarchico, poi sceglie di "ritornare a casa": si imbarca prima verso il Belize (giugno [[1943]]) e poi verso la [[Gran Bretagna]], ma giunto a Liverpool è immediatamente arrestato.  
Rilasciato nel maggio [[1940]], è nuovamente tratto in arresto qualche giorno dopo e rinchiuso nel campo di concentramento di Villemagne, da cui però evade nel gennaio [[1941]] per sfuggire ad una possibile estradizione in [[Italia]]. L'intenzione, grazie all'intervento di [[Emilio Lussu]], è quello di espatriare in [[Messico]], paese che gli concederebbe il passaporto di «apatride». Il tentativo di fuga però fallisce e Turroni è arrestato e trattenuto presso il Forte "Saint-Jean" (Marsiglia) <ref>Nel periodo in cui fu detenuto, si trovava in [[carcere]] anche uno dei più conosciuti leader [[antifascismo|antifascisti]], ovvero il comunista Luigi Longo, per il quale nel [[1942]] i compagni organizzarono senza fortuna la fuga.</ref>, da cui però ancora una volta riesce a scappare. Passando da Algeri, insieme a [[Leo Valliani]] e Orano, giunge a Casablanca e da qui in nave a Vera Cruz (Messico), dove sbarca il [[20 dicembre]] [[1941]]. In [[Messico]], dove risiederà per due anni, prosegue il suo instancabile attivismo anarchico, poi sceglie di "ritornare a casa": si imbarca prima verso il Belize (giugno [[1943]]) e poi verso la [[Gran Bretagna]], ma giunto a Liverpool è immediatamente arrestato.  
[[File:Congresso Nazionale Anarchico (1957).jpg|thumb|400px|left|Senigallia, [[1 novembre|1]]-[[4 novembre]] [[1957]]. Congresso nazionale della [[Federazione Anarchica Italiana]]. [[Aurelio Chessa]] (con la sciarpa), alla sua sinistra [[Umberto Marzocchi]] e Pio Turroni.]]
Alla fine del [[1943]], in piena [[gli anarchici e la resistenza antifascista|resistenza antifascista]], mette nuovamente piede in [[Italia]], a Napoli, e prosegue assiduamente la sua propaganda in favore dell'[[anarchia]]. Assieme a [[Giovanna Caleffi]], già moglie di [[Camillo Berneri]], [[Cesare Zaccaria]] <ref>[http://www.municipio.re.it/manifestazioni/berneri/zaccaria.htm Cenni biografici su Zaccaria]</ref> (per un periodo sarà il compagno di [[Giovanna Caleffi]]) e [[Armido Abbate]] <ref>"Armido Abbate, ferroviere e sindacalista, combatté la battaglia libertaria negli anni di Giolitti. [[antifascismo|Antifascista]], partigiano nelle Quattro Giornate, giunse alla Repubblica attivo quanto basta per denunciare l'americanismo di De Gasperi. Si veda: [http://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=8122 ''Vite anarchiche'']</ref> fonda l'[[Alleanza dei Gruppi Libertari dell'Italia Meridionale]] e [[Rivoluzione libertaria]], avvalendosi di un [[stampa anarchica|giornale clandestino]] (gli americani non concedevano l'autorizzazione) da cui in seguito nascerà «[[Volontà]]», trasformato poi in [[stampa anarchica|rivista]] durante il congresso della [[FAI]] del [[16 marzo|16]]-[[20 marzo]] [[1947]], e di cui sarà «gerente responsabile» sino al [[1980]], anno in cui [[Volontà]] passerà al gruppo anarchico di Milano «Bandiera Nera». <ref name="diziona">''Dizionario biografico degli anarchici italiani'', Volume secondo, pp. 636-637</ref>


Alla fine del [[1943]], in piena [[gli anarchici e la resistenza antifascista|resistenza antifascista]], mette nuovamente piede in [[Italia]], a Napoli, e prosegue assiduamente la sua propaganda in favore dell'[[anarchia]]. Assieme a [[Giovanna Caleffi]], già moglie di [[Camillo Berneri]], [[Cesare Zaccaria]] <ref>[http://www.municipio.re.it/manifestazioni/berneri/zaccaria.htm Cenni biografici su Zaccaria]</ref> (per un periodo sarà il compagno di [[Giovanna Caleffi]]) e [[Armido Abbate]] <ref>"Armido Abbate, ferroviere e sindacalista, combatté la battaglia libertaria negli anni di Giolitti. [[antifascismo|Antifascista]], partigiano nelle Quattro Giornate, giunse alla Repubblica attivo quanto basta per denunciare l'americanismo di De Gasperi. Si veda: [http://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=8122 ''Vite anarchiche'']</ref> fonda l'[[Alleanza dei Gruppi Libertari dell'Italia Meridionale]] e [[Rivoluzione libertaria]], avvalendosi di un [[stampa anarchica|giornale clandestino]] (gli americani non concedevano l'autorizzazione) da cui in seguito nascerà «[[Volontà]]», trasformato poi in [[stampa anarchica|rivista]] durante il congresso della [[FAI]] del [[16 marzo|16]]-[[20 marzo]] [[1947]], e di cui sarà «gerente responsabile» sino al [[1980]], anno in cui [[Volontà]] passerà al gruppo anarchico di Milano «Bandiera Nera». <ref name="diziona">''Dizionario biografico degli anarchici italiani'', Volume secondo, pp. 636-637</ref>
[[File:Congresso Nazionale Anarchico (1957).jpg|thumb|300px|left|Senigallia, [[1 novembre|1]]-[[4 novembre]] [[1957]]. Congresso nazionale della [[Federazione Anarchica Italiana]]. [[Aurelio Chessa]] (con la sciarpa), alla sua sinistra [[Umberto Marzocchi]] e Pio Turroni.]]
Poco prima della fine della guerra si fa promotore, insieme tra gli altri a [[Antonio Malara|Nino Malara]] e [[Giordano Bruch]], di un Convegno anarchico a Cosenza ([[5 giugno|5]]-[[6 giugno]] [[1944]]) e di uno a Napoli ([[20 giugno]] [[1944]]). Instancabilmente attivo, è arrestato dagli anglo-americani nel settembre [[1944]] e nell'aprile [[1945]], in entrambi i casi a Bari, con l'accusa di aver affisso manifesti [[Personalità anarchiche|anarchici]] sui muri dell'Università. Una volta consegnato alla polizia italiana, dopo un breve trattenimento presso il locale [[carcere]], è però ben presto rilasciato ma senza che le sue convinzioni ne risultino minimamente indebolite.
Poco prima della fine della guerra si fa promotore, insieme tra gli altri a [[Antonio Malara|Nino Malara]] e [[Giordano Bruch]], di un Convegno anarchico a Cosenza ([[5 giugno|5]]-[[6 giugno]] [[1944]]) e di uno a Napoli ([[20 giugno]] [[1944]]). Instancabilmente attivo, è arrestato dagli anglo-americani nel settembre [[1944]] e nell'aprile [[1945]], in entrambi i casi a Bari, con l'accusa di aver affisso manifesti [[Personalità anarchiche|anarchici]] sui muri dell'Università. Una volta consegnato alla polizia italiana, dopo un breve trattenimento presso il locale [[carcere]], è però ben presto rilasciato ma senza che le sue convinzioni ne risultino minimamente indebolite.


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