Piero Gobetti: differenze tra le versioni

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=== L'antifascismo ===
=== L'antifascismo ===
: «Il mussolinismo è [...] un risultato assai più grave del fascismo stesso perché ha confermato nel popolo l'abito cortigiano, lo scarso senso della propria responsabilità, il vezzo di attendere dal duce, dal domatore, dal deus ex machina la propria salvezza.»<ref>[http://it.wikiquote.org/wiki/Piero_Gobetti#La_rivoluzione_liberale La Rivoluzione Liberale]</ref>
: «Il mussolinismo è [...] un risultato assai più grave del fascismo stesso perché ha confermato nel popolo l'abito cortigiano, lo scarso senso della propria responsabilità, il vezzo di attendere dal duce, dal domatore, dal deus ex machina la propria salvezza.» <ref>[http://it.wikiquote.org/wiki/Piero_Gobetti#La_rivoluzione_liberale La Rivoluzione Liberale]</ref>
: «Il fascismo è il governo che si merita un'Italia di disoccupati e di parassiti ancora lontana dalle moderne forme di convivenza democratiche e liberali, e che per combatterlo bisogna lavorare per una rivoluzione integrale, dell'economia come delle coscienze.» (da ''Scritti attuali'')
: «Il fascismo è il governo che si merita un'Italia di disoccupati e di parassiti ancora lontana dalle moderne forme di convivenza democratiche e liberali, e che per combatterlo bisogna lavorare per una rivoluzione integrale, dell'economia come delle coscienze.» (da ''Scritti attuali'')
: «Il nostro antifascismo non è l'adesione a un'ideologia, ma qualcosa di più ampio, così connaturale con noi che potremmo dirlo fisiologicamente innato [...] Il fascismo in Italia è una catastrofe, è un'indicazione di infanzia decisiva, perché segna il trionfo della facilità, della fiducia, dell'ottimismo, dell'entusiasmo. Si può ragionare del Ministero Mussolini come di un fatto di ordinaria amministrazione. Ma il fascismo è stato qualcosa di più; è stato l'autobiografia della nazione, una nazione che cresce alla collaborazione delle classi; che rinuncia per pigrizia alla lotta politica, è una nazione che vale poco. Confessiamo di aver sperato che la lotta tra fascisti e socialcomunisti dovesse continuare senza posa: e pensammo nel settembre del 1920 e pubblicammo nel febbraio scorso La Rivoluzione Liberale con un senso di gioia, per salutare auguralmente la lotta politica che attraverso tante corruzioni, corrotta essa stessa, pur nasceva [...] Né Mussolini né Vittorio Emanuele Savoia hanno virtù di padroni, ma gli italiani hanno bene animo di schiavi [...] Io ho atteso ansiosamente che venissero le persecuzioni personali perché dalle nostre sofferenze rinascesse uno spirito, perché nel sacrificio dei suoi sacerdoti questo popolo riconoscesse se stesso e bisogna sperare (ahimè con quanto scetticismo) che i tiranni siano tiranni, che la reazione sia reazione, che ci sia chi avrà  il coraggio d levare la ghigliottina, che si mantengano le posizioni sino in fondo. Si può valorizzare il regime; si può cercare di ottenere tutti i frutti: chiediamo le frustate perché qualcuno si svegli, chiediamo il boia perché si possa veder chiaro.» (''Elogio della ghigliottina'', in «La Rivoluzione Liberale», [[23 novembre]] [[1922]], Anno I, N° 34)
: «Il nostro antifascismo non è l'adesione a un'ideologia, ma qualcosa di più ampio, così connaturale con noi che potremmo dirlo fisiologicamente innato [...] Il fascismo in Italia è una catastrofe, è un'indicazione di infanzia decisiva, perché segna il trionfo della facilità, della fiducia, dell'ottimismo, dell'entusiasmo. Si può ragionare del Ministero Mussolini come di un fatto di ordinaria amministrazione. Ma il fascismo è stato qualcosa di più; è stato l'autobiografia della nazione, una nazione che cresce alla collaborazione delle classi; che rinuncia per pigrizia alla lotta politica, è una nazione che vale poco. Confessiamo di aver sperato che la lotta tra fascisti e socialcomunisti dovesse continuare senza posa: e pensammo nel settembre del 1920 e pubblicammo nel febbraio scorso La Rivoluzione Liberale con un senso di gioia, per salutare auguralmente la lotta politica che attraverso tante corruzioni, corrotta essa stessa, pur nasceva [...] Né Mussolini né Vittorio Emanuele Savoia hanno virtù di padroni, ma gli italiani hanno bene animo di schiavi [...] Io ho atteso ansiosamente che venissero le persecuzioni personali perché dalle nostre sofferenze rinascesse uno spirito, perché nel sacrificio dei suoi sacerdoti questo popolo riconoscesse se stesso e bisogna sperare (ahimè con quanto scetticismo) che i tiranni siano tiranni, che la reazione sia reazione, che ci sia chi avrà  il coraggio d levare la ghigliottina, che si mantengano le posizioni sino in fondo. Si può valorizzare il regime; si può cercare di ottenere tutti i frutti: chiediamo le frustate perché qualcuno si svegli, chiediamo il boia perché si possa veder chiaro.» (''Elogio della ghigliottina'', in «La Rivoluzione Liberale», [[23 novembre]] [[1922]], Anno I, N° 34)
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