Piero Gobetti: differenze tra le versioni

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===Liberale e rivoluzionario===
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: «La nuova critica liberale deve differenziare i metodi, negare che il liberismo rappresenti gli interessi generali, identificarlo con la lotta per la conquista della libertà, e con l'azione storica dei ceti che vi sono interessati. In Italia, dove le condizioni sia economiche che politiche sono singolarmente immature, le classi e gli uomini interessati a una pratica liberale devono accontentarsi di essere una minoranza e di preparare al paese un avvenire migliore con un'opposizione organizzata e combattiva. La nuova critica liberale deve differenziare i metodi, negare che il liberismo rappresenti gli interessi generali, identificarlo con la lotta per la conquista della libertà, e con l'azione storica dei ceti che vi sono interessati. In Italia, dove le condizioni sia economiche che politiche sono singolarmente immature, le classi e gli uomini interessati a una pratica liberale devono accontentarsi di essere una minoranza e di preparare al paese un avvenire migliore con un'opposizione organizzata e combattiva. Bisogna convincersi che non erano e non potevano essere, come non sono, liberali i nazionalisti e i siderurgici, interessati al parassitismo dei padroni, né i riformisti che combattevano per il parassitismo dei servi, né gli agricoltori latifondisti che vogliono il dazio sul grano per speculare su una cultura estensiva di rapina, né i socialisti pronti a sacrificare la libertà  di opporsi alle classi dominanti per un sussidio dato alle loro cooperative. Poiché il liberalismo non è indifferenza né astensione ci aspettiamo che per il futuro i liberali, individuati i loro nemici eterni, si apprestino a combatterli implacabilmente» (Piero Gobetti, ''La lotta politica in Italia'', in «La Rivoluzione Liberale», 1924)<ref>[http://www.polyarchy.org/basta/documenti/gobetti.1924.html Il Liberalismo in Italia]</ref>
: «La nuova critica liberale deve differenziare i metodi, negare che il liberismo rappresenti gli interessi generali, identificarlo con la lotta per la conquista della libertà, e con l'azione storica dei ceti che vi sono interessati. In Italia, dove le condizioni sia economiche che politiche sono singolarmente immature, le classi e gli uomini interessati a una pratica liberale devono accontentarsi di essere una minoranza e di preparare al paese un avvenire migliore con un'opposizione organizzata e combattiva. La nuova critica liberale deve differenziare i metodi, negare che il liberismo rappresenti gli interessi generali, identificarlo con la lotta per la conquista della libertà, e con l'azione storica dei ceti che vi sono interessati. In Italia, dove le condizioni sia economiche che politiche sono singolarmente immature, le classi e gli uomini interessati a una pratica liberale devono accontentarsi di essere una minoranza e di preparare al paese un avvenire migliore con un'opposizione organizzata e combattiva. Bisogna convincersi che non erano e non potevano essere, come non sono, liberali i nazionalisti e i siderurgici, interessati al parassitismo dei padroni, né i riformisti che combattevano per il parassitismo dei servi, né gli agricoltori latifondisti che vogliono il dazio sul grano per speculare su una cultura estensiva di rapina, né i socialisti pronti a sacrificare la libertà  di opporsi alle classi dominanti per un sussidio dato alle loro cooperative. Poiché il liberalismo non è indifferenza né astensione ci aspettiamo che per il futuro i liberali, individuati i loro nemici eterni, si apprestino a combatterli implacabilmente» (Piero Gobetti, ''La lotta politica in Italia'', in «La Rivoluzione Liberale», 1924) <ref>[http://www.polyarchy.org/basta/documenti/gobetti.1924.html Il Liberalismo in Italia]</ref>


Piero Gobetti è stato un liberale anomalo, ben distante dalla tradizione conservatrice del [[liberalismo]] italiano che frequentemente assunse anche toni aspramente reazionari. Nel suo [[liberalismo]] confluiscono la lezione del Salvemini, i contatti con [[Gramsci]] e l'importantissima esperienza torinese dei [[biennio rosso|consigli di fabbrica]] ([[1919]]-[[1920|20]]); tutti elementi che indicano la necessità  di un profondo e non più prorogabile rinnovamento da attuare con una mediazione tra borghesia e mondo operaio, cioè mediante un'alleanza con i gruppi più avanzati del proletariato nei quali egli vide le forze responsabili di tale processo.
Piero Gobetti è stato un liberale anomalo, ben distante dalla tradizione conservatrice del [[liberalismo]] italiano che frequentemente assunse anche toni aspramente reazionari. Nel suo [[liberalismo]] confluiscono la lezione del Salvemini, i contatti con [[Gramsci]] e l'importantissima esperienza torinese dei [[biennio rosso|consigli di fabbrica]] ([[1919]]-[[1920|20]]); tutti elementi che indicano la necessità  di un profondo e non più prorogabile rinnovamento da attuare con una mediazione tra borghesia e mondo operaio, cioè mediante un'alleanza con i gruppi più avanzati del proletariato nei quali egli vide le forze responsabili di tale processo.
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