Pensiero e Dinamite / La Croce di Savoia: differenze tra le versioni

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=== ''La Croce di Savoia'' ===
=== ''La Croce di Savoia'' ===
[[File:Croce Savoia.jpg|miniatura|500px|Testata del primo numero de ''La Croce di Savoia''.]]
[[File:Croce Savoia.jpg|miniatura|500px|Testata del primo numero de ''La Croce di Savoia''.]]
Nella nuova versione - che ebbe, d'altronde, una vita effimera quanto la serie precedente, alla quale si riallacciava nella numerazione progressiva - l'organo schicchiano, pur senza rinunciare al duro scontro polemico contro i «pontefici dell'[[anarchismo]]» [[organizzatore]] ed all'enunciazione di principi tattici inneggianti all'[[espropriazione]] sociale tramite l'azione [[violenta]] e diretta (giacché «la persuasione più eloquente è quella che viene dal ferro e dal fuoco» <Ref>Crf. sul «supplemento straordinario al n. 4», ''Tattica rivoluzionaria: il furto - Metodi di lotta''.</ref>), sembrò volgersi alla ricerca di un campo d'intervento più ampio, allargando cioè la propria tematica a note e commenti di politica internazionale o comunque non esclusivamente legate alla polemica interna del movimento. <ref>Si segnalano, in particolare, gli scritti: ''Repubblica ed Anarchia. Polemica con l'«Emancipazione»'', di [[Niccolò Converti]] (supplemento straordinario al n. 4), che intendeva costituire la risposta, rimasta purtroppo incompiuta, alle critiche mosse da [[F. Matteucci]] all'omonimo opuscolo di [[Niccolò Converti]]; e ''La fine del partito democratico-socialista tedesco'', di [[Pietro Raveggi]] (n. 3 e 4, dell'8 e 25 agosto), in cui era lamentata la «corsa precipitosa all'indietro » della democrazia sociale tedesca, come partito rivoluzionario.</ref>
Nella nuova versione - che ebbe, d'altronde, una vita effimera quanto la serie precedente, alla quale si riallacciava nella numerazione progressiva - l'organo schicchiano, pur senza rinunciare al duro scontro polemico contro i «pontefici dell'[[anarchismo]]» [[organizzatore]] ed all'enunciazione di principi tattici inneggianti all'[[espropriazione]] sociale tramite l'azione [[violenta]] e diretta (giacché «la persuasione più eloquente è quella che viene dal ferro e dal fuoco» <Ref>Crf. sul «supplemento straordinario al n. 4», ''Tattica rivoluzionaria: il furto - Metodi di lotta''.</ref>), sembrò volgersi alla ricerca di un campo d'intervento più ampio, allargando cioè la propria tematica a note e commenti di politica internazionale o comunque non esclusivamente legate alla polemica interna del movimento. <ref>Si segnalano, in particolare, gli scritti: ''Repubblica ed Anarchia. Polemica con l'«Emancipazione»'', di [[Niccolò Converti]] (supplemento straordinario al n. 4), che intendeva costituire la risposta, rimasta purtroppo incompiuta, alle critiche mosse da [[Florido Matteucci]] all'omonimo opuscolo di [[Niccolò Converti]]; e ''La fine del partito democratico-socialista tedesco'', di [[Pietro Raveggi]] (n. 3 e 4, dell'8 e 25 agosto), in cui era lamentata la «corsa precipitosa all'indietro » della democrazia sociale tedesca, come partito rivoluzionario.</ref>


''La Croce di Savoia'' trovò i suoi momenti di maggiore efficacia affrontando temi di propaganda [[antimilitarista]]; questi caratterizzino in larga misura la fisionomia di questa seconda serie del giornale. Oltre all'articolo ''Canne da cannone'' <ref>Sul n. 3, dell'8 agosto.</ref>, con cui si istigavano apertamente i «soldati proletari» all'insubordinazione, il giornale lanciò anche il manifesto ''Appello ai soldati'' <ref>Supplemento al n. 3, del 14 agosto.</ref>, redatto in un linguaggio «di una [[violenza]] tale - scriveva [[Ettore Sernicoli]], che ne stralciava anche, a titolo di esempio, ampi brani <ref>Crf. ''L'anarchia e gli anarchici, II'', Milano, 1894, p. 135 e seguenti.</ref> - da degradare qualunque pubblicazione congenere francese». Di questo foglio volante fu possibile diffonderne un gran numero di copie in [[Italia,]] specialmente in Sicilia, provocando l'immediato intervento delle autorità militari onde impedirne la circolazione all'interno delle caserme. A Messina, il Comandante della locale «Divisione Militare Territoriale» si premurò, infatti, d'informare dell'accaduto la Procura, invocando al tempo stesso adeguati provvedimenti contro gli autori e i diffusori dello stampato. <ref>ACSR, Mise. Ministero Grazia e Giustizia, b. 87, fascicolo 1: Nota del Procuratore del Re di Messina al Ministro di Grazia e Giustizia, in data 28 agosto 1891.</ref> Scattava così, per la seconda volta, il meccanismo repressivo nei confronti del focoso giornaletto e del suo compilatore. La Legazione italiana a Berna, segnalata la pubblicazione alle autorità federali, ne chiedeva, infatti, la soppressione e, al tempo stesso, l'espulsione dello [[Paolo Schicchi|Schicchi]] dal territorio elvetico. <ref>Bibliothèque Cantonale et Universitaire de Lausanne. Département des Manuscrits, Fonds Ruchonnet: Nota della Legazione italiana a Berna, indirizzata a Ruchonnet in data 10 settembre 1891; cit. da G. C. Maffei, ''Errico Malatesta in Ticino'', in ''Bollettino storico della Svizzera Italiana'', gennaio 1970, p. 21.</ref>
''La Croce di Savoia'' trovò i suoi momenti di maggiore efficacia affrontando temi di propaganda [[antimilitarista]]; questi caratterizzino in larga misura la fisionomia di questa seconda serie del giornale. Oltre all'articolo ''Canne da cannone'' <ref>Sul n. 3, dell'8 agosto.</ref>, con cui si istigavano apertamente i «soldati proletari» all'insubordinazione, il giornale lanciò anche il manifesto ''Appello ai soldati'' <ref>Supplemento al n. 3, del 14 agosto.</ref>, redatto in un linguaggio «di una [[violenza]] tale - scriveva [[Ettore Sernicoli]], che ne stralciava anche, a titolo di esempio, ampi brani <ref>Crf. ''L'anarchia e gli anarchici, II'', Milano, 1894, p. 135 e seguenti.</ref> - da degradare qualunque pubblicazione congenere francese». Di questo foglio volante fu possibile diffonderne un gran numero di copie in [[Italia,]] specialmente in Sicilia, provocando l'immediato intervento delle autorità militari onde impedirne la circolazione all'interno delle caserme. A Messina, il Comandante della locale «Divisione Militare Territoriale» si premurò, infatti, d'informare dell'accaduto la Procura, invocando al tempo stesso adeguati provvedimenti contro gli autori e i diffusori dello stampato. <ref>ACSR, Mise. Ministero Grazia e Giustizia, b. 87, fascicolo 1: Nota del Procuratore del Re di Messina al Ministro di Grazia e Giustizia, in data 28 agosto 1891.</ref> Scattava così, per la seconda volta, il meccanismo repressivo nei confronti del focoso giornaletto e del suo compilatore. La Legazione italiana a Berna, segnalata la pubblicazione alle autorità federali, ne chiedeva, infatti, la soppressione e, al tempo stesso, l'espulsione dello [[Paolo Schicchi|Schicchi]] dal territorio elvetico. <ref>Bibliothèque Cantonale et Universitaire de Lausanne. Département des Manuscrits, Fonds Ruchonnet: Nota della Legazione italiana a Berna, indirizzata a Ruchonnet in data 10 settembre 1891; cit. da G. C. Maffei, ''Errico Malatesta in Ticino'', in ''Bollettino storico della Svizzera Italiana'', gennaio 1970, p. 21.</ref>
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