Pasquale Binazzi: differenze tra le versioni

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===Il problema dell'interventismo===
===Il problema dell'interventismo===
[[File:Lipari 1927.jpg|thumb|left|220px|[[Zelmira Peroni]] e Pasquale Binazzi (i primi due a sinistra) nel confino di Lipari nel 1927]]
[[File:Lipari 1927.jpg|thumb|left|220px|[[Zelmira Peroni]] e Pasquale Binazzi (i primi due a sinistra) nel confino di Lipari nel 1927]]
Quando scoppia il primo conflitto mondiale egli si trova al centro dello scontro tra anarco-interventisti e [[antimilitarismo|antimilitaristi]], in quanto aveva dato spazio sul suo giornale ad articoli filo-Intesa.Il caso più eclatante è quello firmato di [[Maria Rygier]] <ref> Maria Rygier (Firenze, 1885 – Roma, 1953), prima vicina al socialismo di Arturo Labriola e ad «Avanguardia Socialista», poi nel [[1907]] redattrice di «Lotta di classe», giornale del [[sindacalismo rivoluzionario]]. Con Filippo Corridoni, al momento accanito [[antimilitarismo|antimilitarista]] (prima che il Corridoni andasse in Francia e ritornasse interventista immediatamente a ridosso del primo conflitto mondiale), fonda «Rompete le file» e nel [[1909]] si avvicina all'[[anarchismo]], collaborando  alla rivista «La Demolizione» (dal [[1907]]-[[1911]]) diretta dal [[sindacalismo|sindacalista]] [[Ottavio Dinale]]. Nel [[1914]], similmente al Corridoni ritornato dalla [[Francia]], diviene interventista e scrive sul «Il Popolo d'Italia» di Mussolini. Nel [[1926]], con il defintivo fallimento dell'interventismo di sinistra e con l'ascesa al potere del [[Fascismo|fascismo]], si oopone al regime di Mussolini stesso e deve riparare in [[Francia]]. Qui scrive ''Rivelazioni sul fuoriuscitismo italiano in Francia'', libro assai polemico nei confronti dei fuoriusciti italiani. Infine, con un altro cambio di posizione politica, si batte in favore della monarchia nel secondo dopoguerra. Secondo quanto riporta il sito anarchico [http://www.comidad.org/public/comidad108.pdf comidad.org] la Rygier fu un vero e proprio agente provocatore: «aderì alla massoneria, secondo Borghi, nel 1913, quindi in piena campagna Masetti e prima dell'ondata interventista. In ''Mezzo secolo di Anarchia'', [[Armando Borghi]] afferma di aver saputo che quasi tutti gli interventisti rossi erano affiliati alla massoneria (almeno a una delle due massonerie); nel fenomeno interventismo c'è stata quindi provocazione organizzata». Per approfondimenti si legga ''[http://www.comidad.org/public/comidad108.pdf Considerazioni sul caso di un agente provocatore massonico: Maria Rygier]''</ref>, favorevole alla costituzione di gruppi di volontari [[Personalità  anarchiche|anarchici]] che combattano per la [[Francia]]. Binazzi prende immediatamente le distanze da queste posizioni, ribadendo la sua [[internazionalismo|visione internazionalista]] contraria ad ogni guerra portata avanti dai predoni [[capitalismo|capitalisti]] e riaffermando la sua contrarietà  al coinvolgimento degli [[Personalità  anarchiche|anarchici]] nel nascente movimento interventista di sinistra. [[Errico Malatesta]] condivide la posizione di Binazzi, il quale promuove, nel gennaio [[1915]] a Pisa, un Convegno nazionale, insieme ai compagni dell' «[[l'Avvenire Anarchico|Avvenire Anarchico]]», onde coordinare tanto la propaganda [[antimilitarismo|antimilitarista]] quanto quella interventista, purchè entrambi in linea col motto «guerra alla guerra». Egli ipotizza addirittura l'opportunità  di trasformare il tutto in un movimento insurrezionale nazionale fondato questa parola d'ordine. Su «Il Libertario» viene quindi dato ampio risalto ai risultati delle conferenze socialiste di Zimmerwald e Kienthal. Ed é proprio il [[manifesto di Zimmerwald]] su cui Binazzi fa forza, anche se non è ben visto dagli anarchici esclusi dai lavori, esprimendo tutto il suo compiacimento perché un'ala del movimento socialista si sposta o ritorna su posizioni fieramente [[internazionalismo|internazionaliste]].
Quando scoppia il primo conflitto mondiale egli si trova al centro dello scontro tra anarco-interventisti e [[antimilitarismo|antimilitaristi]], in quanto aveva dato spazio sul suo giornale ad articoli filo-Intesa.Il caso più eclatante è quello firmato di [[Maria Rygier]] <ref> Maria Rygier (Firenze, 1885 – Roma, 1953), prima vicina al socialismo di Arturo Labriola e ad «Avanguardia Socialista», poi nel [[1907]] redattrice di «Lotta di classe», giornale del [[sindacalismo rivoluzionario]]. Con Filippo Corridoni, al momento accanito [[antimilitarismo|antimilitarista]] (prima che il Corridoni andasse in Francia e ritornasse interventista immediatamente a ridosso del primo conflitto mondiale), fonda «Rompete le file» e nel [[1909]] si avvicina all'[[anarchismo]], collaborando  alla rivista «La Demolizione» (dal [[1907]]-[[1911]]) diretta dal [[sindacalismo|sindacalista]] [[Ottavio Dinale]]. Nel [[1914]], similmente al Corridoni ritornato dalla [[Francia]], diviene interventista e scrive sul «Il Popolo d'Italia» di Mussolini. Nel [[1926]], con il defintivo fallimento dell'interventismo di sinistra e con l'ascesa al potere del [[Fascismo|fascismo]], si oopone al regime di Mussolini stesso e deve riparare in [[Francia]]. Qui scrive ''Rivelazioni sul fuoriuscitismo italiano in Francia'', libro assai polemico nei confronti dei fuoriusciti italiani. Infine, con un altro cambio di posizione politica, si batte in favore della monarchia nel secondo dopoguerra. Secondo quanto riporta il sito anarchico [http://www.comidad.org/public/comidad108.pdf comidad.org] la Rygier fu un vero e proprio agente provocatore: «aderì alla massoneria, secondo Borghi, nel 1913, quindi in piena campagna Masetti e prima dell'ondata interventista. In ''Mezzo secolo di Anarchia'', [[Armando Borghi]] afferma di aver saputo che quasi tutti gli interventisti rossi erano affiliati alla massoneria (almeno a una delle due massonerie); nel fenomeno interventismo c'è stata quindi provocazione organizzata». Per approfondimenti si legga ''[http://www.comidad.org/public/comidad108.pdf Considerazioni sul caso di un agente provocatore massonico: Maria Rygier]''</ref>, favorevole alla costituzione di gruppi di volontari [[Personalità  anarchiche|anarchici]] che combattano per la [[Francia]]. Binazzi prende immediatamente le distanze da queste posizioni, ribadendo la sua [[internazionalismo|visione internazionalista]] contraria ad ogni guerra portata avanti dai predoni [[capitalismo|capitalisti]] e riaffermando la sua contrarietà  al coinvolgimento degli [[Personalità  anarchiche|anarchici]] nel nascente movimento interventista di sinistra. [[Errico Malatesta]] condivide la posizione di Binazzi, il quale promuove, nel gennaio [[1915]] a Pisa, un Convegno nazionale, insieme ai compagni dell'«[[l'Avvenire Anarchico|Avvenire Anarchico]]», onde coordinare tanto la propaganda [[antimilitarismo|antimilitarista]] quanto quella interventista, purchè entrambi in linea col motto «guerra alla guerra». Egli ipotizza addirittura l'opportunità  di trasformare il tutto in un movimento insurrezionale nazionale fondato questa parola d'ordine. Su «Il Libertario» viene quindi dato ampio risalto ai risultati delle conferenze socialiste di Zimmerwald e Kienthal. Ed é proprio il [[manifesto di Zimmerwald]] su cui Binazzi fa forza, anche se non è ben visto dagli anarchici esclusi dai lavori, esprimendo tutto il suo compiacimento perché un'ala del movimento socialista si sposta o ritorna su posizioni fieramente [[internazionalismo|internazionaliste]].


Binazzi si dimostra quindi "possibilista" verso la costituzione di un "Fronte Unito" con i socialisti che si oppongono al conflitto, che lo porta però a subire duri attacchi dal compagno [[Renato Siglich]] su «[[l'Avvenire anarchico]]», che lo accusa di annacquare l'ideale anarchico. A queste accuse Binazzi replica che la collaborazione con l'ala socialista internazionalista deve semplicemente collocarsi  «nel quadro di una concezione pluralistica del movimento operaio, fondata sul riconoscimento della [[autonomia|funzione autonoma]] delle diverse correnti e quindi della loro necessaria indipendenza organizzativa». Ovvero alleanza tattica in un momento così grave in cui i dettami dottrinari draconiani risultano secondari.
Binazzi si dimostra quindi "possibilista" verso la costituzione di un "Fronte Unito" con i socialisti che si oppongono al conflitto, che lo porta però a subire duri attacchi dal compagno [[Renato Siglich]] su «[[l'Avvenire anarchico]]», che lo accusa di annacquare l'ideale anarchico. A queste accuse Binazzi replica che la collaborazione con l'ala socialista internazionalista deve semplicemente collocarsi  «nel quadro di una concezione pluralistica del movimento operaio, fondata sul riconoscimento della [[autonomia|funzione autonoma]] delle diverse correnti e quindi della loro necessaria indipendenza organizzativa». Ovvero alleanza tattica in un momento così grave in cui i dettami dottrinari draconiani risultano secondari.
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