Olmo Losca: differenze tra le versioni

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[[File:Pdlo.jpg|thumb|200px|left|''Les Poésies de l'Orme – anarchismo e questione animale'']]
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«La prosa sociale rientra a tutti gli effetti nella poesia classica ma, nello stesso istante, è anche colonna portante nella lotta politica. Per politica, naturalmente, s'intende quella spinta rivoluzionaria che ha mosso gli individui, nella storia, per ottenere la libertà individuale e collettiva e non certo la politica dei partiti, che nulla hanno a che fare con la politica dell'esistente. Ogni cosa che facciamo, nella vita, è impregnata di politica. Ogni scelta che decidiamo o subiamo è una scelta politica. Anche quella ipotesi in cui neghiamo, per pigrizia o superficialità, la politica, è una scelta politica. Ogni singolo movimento che realizziamo nella vita: lavorativo, alimentare, sociale o artistico, stiamo compiendo una scelta ben precisa di politica. Ecco perchè la poesia sociale, come movimento artistico, è internazionalista e libertario».  
«La prosa sociale rientra a tutti gli effetti nella poesia classica ma, nello stesso istante, è anche colonna portante nella lotta politica. Per politica, naturalmente, s'intende quella spinta rivoluzionaria che ha mosso gli individui, nella storia, per ottenere la libertà individuale e collettiva e non certo la politica dei partiti, che nulla hanno a che fare con la politica dell'esistente. Ogni cosa che facciamo, nella vita, è impregnata di politica. Ogni scelta che decidiamo o subiamo è una scelta politica. Anche quella ipotesi in cui neghiamo, per pigrizia o superficialità, la politica, è una scelta politica. In ogni singolo movimento che realizziamo nella vita (lavorativo, alimentare, sociale o artistico), stiamo compiendo una scelta ben precisa di politica. Ecco perché la poesia sociale, come movimento artistico, è internazionalista e libertaria».  


«Paradossalmente si potrebbe pensare che la poesia classica e quella sociale siano due mondi differenti, due binari che non possono unirsi. In realtà sono soltanto due note in un pentagramma, due ricami diversi della stessa maglia. Per suonare, la poesia, ha bisogno di tutte le note. La poesia è di tale urto e ampiezza che non si può abbeverare a una sola fonte. Come la pittura, la scultura, lo scritto, la musica, anche la poesia può essere abbracciata, accarezzata, baciata o stracciata, colpita, disgregata. Nel mio caso ho sempre sentito la poesia come una brezza delicata marina e, subito dopo, la tempesta, una giornata torrida e il freddo pungente dell'inverno. A volte riposante altre volte insonne. I versi in prosa corrono delicati sul filo della terra seminandola e, nello stesso tempo, la bagnano con l'uragano. La poesia sociale è tutto questo e ancora di più. Una lotta esasperata, persa ma non sconfitta, una sintesi perfetta della natura che ci circonda. La natura è pura poesia e la poesia sociale la difende».  
«Paradossalmente si potrebbe pensare che la poesia classica e quella sociale siano due mondi differenti, due binari che non possono unirsi. In realtà sono soltanto due note in un pentagramma, due ricami diversi della stessa maglia. Per suonare, la poesia ha bisogno di tutte le note. La poesia è di tale urto e ampiezza che non si può abbeverare a una sola fonte. Come la pittura, la scultura, lo scritto, la musica, anche la poesia può essere abbracciata, accarezzata, baciata o stracciata, colpita, disgregata. Nel mio caso ho sempre sentito la poesia come una brezza delicata marina e, subito dopo, la tempesta, una giornata torrida e il freddo pungente dell'inverno. A volte riposante altre volte insonne. I versi in prosa corrono delicati sul filo della terra seminandola e, nello stesso tempo, la bagnano con l'uragano. La poesia sociale è tutto questo e ancora di più. Una lotta esasperata, persa ma non sconfitta, una sintesi perfetta della natura che ci circonda. La natura è pura poesia e la poesia sociale la difende».  


«In sintesi, la poesia sociale, chiede l'autogestione, il mutuo appoggio, il libero scambio di sensazioni, l'autonomia di tutti, la vita. E non lo chiede al potere insindacabile del Sistema o a sapienti seduti sui troni, non a "culture" che non ci appartengono ma al vento. Lo chiede alla burrasca che rende sordi, alle montagne celate dalle nubi che fanno il cammino difficoltoso, al richiamo della sorgente che esplode in mille gocce, agli zoccoli che attraversano i deserti, agli ululati e ai bramiti. Lo chiede alla natura stessa, unica e sola legge a cui prestiamo obbedienza».  
«In sintesi, la poesia sociale chiede l'autogestione, il mutuo appoggio, il libero scambio di sensazioni, l'autonomia di tutti, la vita. E non lo chiede al potere insindacabile del Sistema o a sapienti seduti sui troni, non a "culture" che non ci appartengono, ma al vento. Lo chiede alla burrasca che rende sordi, alle montagne celate dalle nubi che fanno il cammino difficoltoso, al richiamo della sorgente che esplode in mille gocce, agli zoccoli che attraversano i deserti, agli ululati e ai bramiti. Lo chiede alla natura stessa, unica e sola legge a cui prestiamo obbedienza».  
[[File:Sentieri_in_cammino.jpg|thumb|200px|left|''Sentieri in cammino'']]
[[File:Sentieri_in_cammino.jpg|thumb|200px|left|''Sentieri in cammino'']]
«La poesia sociale è, incontrovertibilmente, anarchica. Cosa significa in altri termini? È il continuare a farsi domande, non seguire la massa, interrogarsi secondo dopo secondo. Finalmente - Perdere - e allontanare il concetto di "Vincere e vinceremo". Distruggere i circuiti costruiti sulla nostra schiena fin dall'infanzia, destabilizzare la processione religiosa del Sistema, tuffarsi in nuove avventure e abbandonare la certezza per l'incertezza, scardinare le serrature della mente. La poesia sociale è come il pennello per il pittore, lo scalpello per lo scultore, la lastra fotografica, le quinte, il violino, l'arpa. È un'arma. Un'arma affilata contro gli stereotipi, l'omologazione, il sonnifero sociale, la classificazione e la sua confusione a decibel infiniti. È armonia e antipatia, struttura discordante, disturbante. È Guerriglia del pensiero, amica della fantasia e nemica della competizione. Dipinge, suona, comprime il corpo e poi lo lascia andare, sogna e trasmette incubi, cambia la prospettiva, reagisce irrazionalmente, perde il controllo, raccoglie l'istinto e lo fa volare. Sopravvive testarda in un mondo che ci vuole tutti uguali. La poesia sociale è tutto questo quando il "questo" non è ancora sufficiente. È un impervio sentiero pieno di sassi, una frana pronta a precipitare sui luoghi comuni, una massicciata che corrode le reti metalliche della morale, un tramonto sferzato da aria pulita, un orizzonte dove lo sguardo non ha impedimenti, una giornata frizzante dove la bora trascina via le nebbie, una località senza barriere o confini, un luogo dove non esistono più le convinzioni di proprietà, la religione sostenibile nei movimenti della salvaguardia dell'ambiente, dell'abolizione, della genuflessione al mito, all'idolo».  
«La poesia sociale è, incontrovertibilmente, anarchica. Cosa significa in altri termini? È il continuare a farsi domande, non seguire la massa, interrogarsi secondo dopo secondo. Finalmente '''perdere''' e allontanare il concetto di "Vincere e vinceremo". Distruggere i circuiti costruiti sulla nostra schiena fin dall'infanzia, destabilizzare la processione religiosa del Sistema, tuffarsi in nuove avventure e abbandonare la certezza per l'incertezza, scardinare le serrature della mente. La poesia sociale è come il pennello per il pittore, lo scalpello per lo scultore, la lastra fotografica, le quinte, il violino, l'arpa. È un'arma. Un'arma affilata contro gli stereotipi, l'omologazione, il sonnifero sociale, la classificazione e la sua confusione a decibel infiniti. È armonia e antipatia, struttura discordante, disturbante. È guerriglia del pensiero, amica della fantasia e nemica della competizione. Dipinge, suona, comprime il corpo e poi lo lascia andare, sogna e trasmette incubi, cambia la prospettiva, reagisce irrazionalmente, perde il controllo, raccoglie l'istinto e lo fa volare. Sopravvive testarda in un mondo che ci vuole tutti uguali. La poesia sociale è tutto questo quando il "questo" non è ancora sufficiente. È un impervio sentiero pieno di sassi, una frana pronta a precipitare sui luoghi comuni, una massicciata che corrode le reti metalliche della morale, un tramonto sferzato da aria pulita, un orizzonte dove lo sguardo non ha impedimenti, una giornata frizzante dove la bora trascina via le nebbie, una località senza barriere o confini, un luogo dove non esistono più le convinzioni di proprietà, la religione sostenibile nei movimenti della salvaguardia dell'ambiente, dell'abolizione, della genuflessione al mito, all'idolo».  


«Come diceva il grande poeta sociale polacco Wojaczek:
«Come diceva il grande poeta sociale polacco Wojaczek:
"Ogni essere umano ha la sua corda sensibile: il problema è di scoprirla e farla vibrare. Siamo tutti vittime di questo sistema. Coloro che dicono che ci sono superiori e inferiori, intelligenti e stupidi, eroi e codardi, saggi e irragionevoli sono quelli che vogliono mantenere, stringere, legittimare le catene. Guardatevi da chi in modo arrogante, clericale, borghese, autoritario divide gli oppressi in giusti e sbagliati. Saranno gli stessi che nella burrasca vi lasceranno affogare... ".
"Ogni essere umano ha la sua corda sensibile: il problema è di scoprirla e farla vibrare. Siamo tutti vittime di questo sistema. Coloro che dicono che ci sono superiori e inferiori, intelligenti e stupidi, eroi e codardi, saggi e irragionevoli sono quelli che vogliono mantenere, stringere, legittimare le catene. Guardatevi da chi in modo arrogante, clericale, borghese, autoritario divide gli oppressi in giusti e sbagliati. Saranno gli stessi che nella burrasca vi lasceranno affogare... ".
Ed è in quello sguardo che Wojaczek si mosse nella sua breve vita (si suicidò a 26 anni). La poesia sociale ha fatto e fa paura, ha impresso spesso slanci alle rivoluzioni del passato (la rivoluzione Messicana di Zapata) e del presente (la guerriglia dei Mapuche in Patagonia), ha subito repressioni feroci (centinaia sono i poeti sociali uccisi dal 1920 a oggi), ha conosciuto il confino, la disperazione, la violenza, la mistificazione, l'insabbiamento, lo scherno e la menzogna ma ha continuato a esistere. E continuerà fino a quando esisteranno poeti sociali che imprimeranno con l'inchiostro l'arma della riflessione, dell'emancipazione, dell'autodeterminazione. Della libertà.»
Ed è in quello sguardo che Wojaczek si mosse nella sua breve vita (si suicidò a 26 anni). La poesia sociale ha fatto e fa paura, ha impresso spesso slanci alle rivoluzioni del passato (la rivoluzione messicana di [[zapatismo|Zapata]]) e del presente (la guerriglia dei [[Mapuche]] in Patagonia), ha subito repressioni feroci (centinaia sono i poeti sociali uccisi dal [[1920]] a oggi), ha conosciuto il confino, la disperazione, la violenza, la mistificazione, l'insabbiamento, lo scherno e la menzogna, ma ha continuato a esistere. E continuerà fino a quando esisteranno poeti sociali che imprimeranno con l'inchiostro l'arma della riflessione, dell'emancipazione, dell'autodeterminazione, della libertà.»


«[[Virgilia D'Andrea]] (la poetessa anarchica amica di [[Malatesta]]) ripeteva spesso che i versi in poesia se in direzione dello sfruttato, dell'oppresso, sono armi contro l'autorità, il fascismo, il totalitarismo. Ma se, viceversa, sono omologati al potere allora si tramutano in lenzuoli che coprono la verità. In sacchi di canapa che nascondono i crimini. La poesia nella storia è stata usata per liberare ma anche, purtroppo, per rinchiudere. In tutto questo la poesia sociale ha un compito ben preciso: strappare quei lenzuoli e bruciare quei sacchi.»  
«[[Virgilia D'Andrea]] (la poetessa anarchica amica di [[Malatesta]]) ripeteva spesso che i versi in poesia se in direzione dello sfruttato, dell'oppresso, sono armi contro l'autorità, il fascismo, il totalitarismo. Ma se, viceversa, sono omologati al potere, allora si tramutano in lenzuoli che coprono la verità, in sacchi di canapa che nascondono i crimini. La poesia nella storia è stata usata per liberare ma anche, purtroppo, per rinchiudere. In tutto questo la poesia sociale ha un compito ben preciso: strappare quei lenzuoli e bruciare quei sacchi.»  


«Il poeta sociale africano [[Ken Saro-Wiwa]] prima di essere impiccato nel [[1994]], "colpevole" per il suo impegno a favore degli ultimi e dell'ambiente disse:
«Il poeta sociale africano [[Ken Saro-Wiwa]] prima di essere impiccato nel [[1994]], "colpevole" per il suo impegno a favore degli ultimi e dell'ambiente, disse:
"Tutti noi siamo di fronte alla storia. Io sono un uomo di pace, di idee. Provo sgomento per la vergognosa povertà del mio popolo che vive su una terra molto generosa di risorse; provo rabbia per la devastazione di questa terra; provo fretta di ottenere che il mio popolo riconquisti il suo diritto alla vita e a una vita decente. Così ho dedicato tutte le mie risorse materiali ed intellettuali a una causa nella quale credo totalmente, sulla quale non posso essere zittito. Non ho dubbi sul fatto che, alla fine, la mia causa vincerà e non importa quanti processi, quante tribolazioni io e coloro che credono con me in questa causa potremo incontrare nel corso del nostro cammino. Né la prigione né la morte potranno impedire la nostra vittoria finale".»
"Tutti noi siamo di fronte alla storia. Io sono un uomo di pace, di idee. Provo sgomento per la vergognosa povertà del mio popolo che vive su una terra molto generosa di risorse; provo rabbia per la devastazione di questa terra; provo fretta di ottenere che il mio popolo riconquisti il suo diritto alla vita e a una vita decente. Così ho dedicato tutte le mie risorse materiali ed intellettuali a una causa nella quale credo totalmente, sulla quale non posso essere zittito. Non ho dubbi sul fatto che, alla fine, la mia causa vincerà e non importa quanti processi, quante tribolazioni io e coloro che credono con me in questa causa potremo incontrare nel corso del nostro cammino. Né la prigione né la morte potranno impedire la nostra vittoria finale".»


«Ecco perchè dico sempre che la poesia e la - noia - (cioè quel luogo comune che indica nei versi un afflato noioso e inutile) sono come l'acqua e l'olio; non si possono mischiare. È altresì vero che spesso i poeti che ci fanno studiare nelle aule della scolarizzazione sono sempre gli stessi, tediosi, ripetitivi e decisamente oscuri (senza dare giudizi naturalmente. I poeti e le poetesse sono un baratro esistenziale indecifrabile (e spesso usati loro malgrado) ma la poesia non ha una sola direzione ma infinite sono le sue direzioni. Basta seguire quel sentiero che all'apparenza è più impervio ma che in cima alla salita apre l'orizzonte a una tale moltitudine di colori che anche la luce ha timore ad avvicinarsi, ad accecare.»
«Ecco perché dico sempre che la poesia e la '''noia''' (cioè quel luogo comune che indica nei versi un afflato noioso e inutile) sono come l'acqua e l'olio; non si possono mischiare. È altresì vero che spesso i poeti che ci fanno studiare nelle aule della scolarizzazione sono sempre gli stessi, tediosi, ripetitivi e decisamente oscuri (senza dare giudizi, naturalmente). I poeti e le poetesse sono un baratro esistenziale indecifrabile (e spesso usati loro malgrado), ma la poesia non ha una sola direzione, infinite sono le sue direzioni. Basta seguire quel sentiero che all'apparenza è più impervio ma che in cima alla salita apre l'orizzonte a una tale moltitudine di colori che anche la luce ha timore ad avvicinarsi, ad accecare.»


== Libri ==  
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