Narodnaja Volja: differenze tra le versioni

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[[File:Narodnaja Volja gazeta 4.jpg|left|220 px|thumb|Il quarto numero del periodico «Narodnaja Volja», 17 dicembre 1880. Il sottotitolo della testata è Rivista social-rivoluzionaria.]][[File:Zhelyabov Perovskaya.jpg|thumb|280 px|[[Sof'ja Perovskaja]] e [[Andrej Željabov]], due dei più importanti e celebri militanti di [[Narodnaja Volja]]]]''''' Narodnaja Volja''''' (in russo ''Народная воля'', letteralmente «Volontà Popolare», ma in italiano il nome del gruppo è solitamente tradotto in «Volontà del Popolo» o  «Libertà del Popolo»; la parola ''Volja'' in russo può assumere anche il significato di [[libertà]]) è stata una organizzazione del [[populismo russo]] attiva nel XIX secolo e responsabile di diversi attentati contro il regime [[zarismo|zarista]], compreso l'assassinio dell'imperatore  Alessandro II di Russia avvenuto il [[13 marzo]] [[1881]].
[[File:Narodnaja Volja gazeta 4.jpg|left|220 px|thumb|Il quarto numero del periodico «Narodnaja Volja», 17 dicembre 1880. Il sottotitolo della testata è Rivista social-rivoluzionaria.]][[File:Zhelyabov Perovskaya.jpg|thumb|280 px|[[Sof'ja Perovskaja]] e [[Andrej Željabov]], due dei più importanti e celebri militanti di [[Narodnaja Volja]]]]''''' Narodnaja Volja''''' (in russo ''Народная воля'', letteralmente «Volontà Popolare», ma in italiano il nome del gruppo è solitamente tradotto in «Volontà del Popolo» o  «Libertà del Popolo»; la parola ''Volja'' in russo può assumere anche il significato di [[libertà]]) è stata una organizzazione del [[populismo russo]] attiva nel XIX secolo e responsabile di diversi attentati contro il regime [[zarismo|zarista]], compreso l'assassinio dell'imperatore  Alessandro II di Russia avvenuto il [[13 marzo]] [[1881]].


«Volontà del Popolo» non era certo un'organizzazione anarchica, ma sicuramente era improntata sui [[Sof'ja_Perovskaja#Sof.27ja_Perovskaja_e_il_populismo_russo._Specificit.C3.A0_e_affinit.C3.A0_con_l.27anarchismo|principi antiautoriatari]] e aveva come principale obiettivo l'abbattimento dell'[[autocrazia]] imperiale. Alcuni suoi militanti furono prossimi agli ideali anarchici (es. [[Vera Figner]]), altri invece abbracciarono il [[marxismo]] (es. Aleksandr Martinov) e parteciparono in seguito alla [[rivoluzione russa]]. Tra i militanti ci fu il fratello maggiore di [[Lenin]], [[Aleksandr Il'ič Ul'janov]], che fu impiccato nel [[1887]] per aver partecipato ad un attentato contro lo zar Alessandro III.
«Volontà del Popolo» non era certo un'organizzazione anarchica, ma sicuramente era improntata sui [[Sof'ja_Perovskaja#Sof.27ja_Perovskaja_e_il_populismo_russo:_specificit.C3.A0_e_affinit.C3.A0_con_l.27anarchismo|principi antiautoriatari]] e aveva come principale obiettivo l'abbattimento dell'[[autocrazia]] imperiale. Alcuni suoi militanti furono prossimi agli ideali anarchici (es. [[Vera Figner]]), altri invece abbracciarono il [[marxismo]] (es. Aleksandr Martinov) e parteciparono in seguito alla [[rivoluzione russa]]. Tra i militanti ci fu il fratello maggiore di [[Lenin]], [[Aleksandr Il'ič Ul'janov]], che fu impiccato nel [[1887]] per aver partecipato ad un attentato contro lo zar Alessandro III.


La storia dell'organizzazione influenzò lo sviluppo dell'[[anarchismo russo]] e del movimento rivoluzionario, che in seguito sfocerà nella [[rivoluzione russa]] del [[1917]]. <ref>La fonte principale è l'omonimo articolo pubblicato da [http://fr.wikipedia.org/wiki/Narodna%C3%AFa_Volia_%28XIXe_si%C3%A8cle%29 fr.wikipedia]. Tale articolo è stato in parte modificato e integrato per adattarlo alle esigenze di anarcopedia </ref>
La storia dell'organizzazione influenzò lo sviluppo dell'[[anarchismo russo]] e del movimento rivoluzionario, che in seguito sfocerà nella [[rivoluzione russa]] del [[1917]]. <ref>La fonte principale è l'omonimo articolo pubblicato da [http://fr.wikipedia.org/wiki/Narodna%C3%AFa_Volia_%28XIXe_si%C3%A8cle%29 fr.wikipedia]. Tale articolo è stato in parte modificato e integrato per adattarlo alle esigenze di anarcopedia </ref>
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*Narodnaja Volja: difendeva l'[[azione diretta]], estremamente violenta, contro lo zar e i simboli del [[autocrazia|potere autocratico]] russo. In effetti il gruppo era assai affine alle idee diffuse da [[Sergej Gennadjevič Nečaev]], che per un certo periodo aveva frequentato l'anarchico russo [[Michail Bakunin]].
*Narodnaja Volja: difendeva l'[[azione diretta]], estremamente violenta, contro lo zar e i simboli del [[autocrazia|potere autocratico]] russo. In effetti il gruppo era assai affine alle idee diffuse da [[Sergej Gennadjevič Nečaev]], che per un certo periodo aveva frequentato l'anarchico russo [[Michail Bakunin]].


Le radici dell'organizzazione sono però rintracciabili nei dibattiti, di natura giuridica e socioeconomica, che coinvolsero lungamente gli esponenti ideologici di tutte le tendenze politiche della [[Russia]]. La vastità e profondità di queste discussioni e controversie politiche e storiche erano dovute alla consapevolezza da parte dell'intellettualità russa delle profonde differenze di [[civiltà]] tra la loro nazione retta da un [[autocrazia|regime autocratico]] dispotico e retrogrado e l'Europa occidentale da cui provenivano da secoli tutte le più importanti innovazioni culturali, scientifiche e storico politiche. La coscienza di questa profonda diversità era fonte di grande frustrazione da parte degli uomini di cultura di spicco russi (es. [[Nikolaj Gavrilovič Černyševskij]]) i quali vollero reagire in un primo tempo culturalmente accogliendo le [[filosofia|concezioni filosofiche]] e politiche provenienti dall'Europa adattandole al contesto nazionale in cui essi vivevano .
Le radici dell'organizzazione sono però rintracciabili nei dibattiti, di natura giuridica e socioeconomica, che coinvolsero lungamente gli esponenti ideologici di tutte le tendenze politiche della [[Russia]]. La vastità e profondità di queste discussioni e controversie politiche e storiche erano dovute alla consapevolezza da parte dell'intellettualità russa delle profonde differenze di [[civiltà]] tra la loro nazione retta da un [[autocrazia|regime autocratico]] dispotico e retrogrado e l'Europa occidentale da cui provenivano da secoli tutte le più importanti innovazioni culturali, scientifiche e storico politiche. La coscienza di questa profonda diversità era fonte di grande frustrazione da parte degli uomini di cultura di spicco russi (es. [[Nikolaj Gavrilovič Černyševskij]]), i quali vollero reagire in un primo tempo culturalmente accogliendo le [[filosofia|concezioni filosofiche]] e politiche provenienti dall'Europa adattandole al contesto nazionale in cui essi vivevano.


Il motivo saliente di questa grande considerazione delle peculiarità russe da parte dell'intellettualità progressista era da ricercarsi proprio nella volontà di far progredire il proprio vastissimo paese risparmiandogli, sulla base di quanto accaduto in Europa occidentale, tutte le sofferenze che avevano colpito le masse contadine che erano state nei paesi ad [[capitalismo|economia capitalistica]] avanzata, espropriati in massa nel giro di pochi decenni, di tutti i loro diritti consuetudinari che consentivano loro di vivere come i loro padri.  
Il motivo saliente di questa grande considerazione delle peculiarità russe da parte dell'intellettualità progressista era da ricercarsi proprio nella volontà di far progredire il proprio vastissimo paese risparmiandogli, sulla base di quanto accaduto in Europa occidentale, tutte le sofferenze che avevano colpito le masse contadine che erano state nei paesi ad [[capitalismo|economia capitalistica]] avanzata, espropriati in massa nel giro di pochi decenni, di tutti i loro diritti consuetudinari che consentivano loro di vivere come i loro padri.  
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*[[Sof'ja Perovskaja]]
*[[Sof'ja Perovskaja]]


Morozov e Tichomirov furono designate quali responsabili di un future giornale clandestino.
Morozov e Tichomirov furono designati quali responsabili di un futuro giornale clandestino.


Lo statuto definiva diritti e doveri di ciascuno («si può entrare, ma è impossibile uscirne»), così scrive Edvard Radzinsky nel suo ''Alexandre II'': <ref name="ref-2">[[Edvard Radzinsky]], ''Alexandre II'', pag. 384.</ref>
Lo statuto definiva diritti e doveri di ciascuno («si può entrare, ma è impossibile uscirne»), così scrive Edvard Radzinsky nel suo ''Alexandre II'': <ref name="ref-2">[[Edvard Radzinsky]], ''Alexandre II'', pag. 384.</ref>
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Per nulla scoraggiati dai precedenti fallimenti, Narodnaja Volja organizzò un nuovo attentato contro lo zar Alessandro II. Per prima cosa furono esaminate con attenzione le abitudini dell'imperatore, si scoprì che egli la domenica aveva l'abitudine di recarsi al maneggio Mikhaïlovski (San Pietroburgo), dopo il quale si recava con la moglie Ekaterina Mikhaïlovna Dolgoroukova a fare una passeggiata lungo il canale Griboïedov. Furono individuati due punti di passaggio obbligati (la via ''Malaïa Sadovaïa'' e il canale Griboïedov) e si prese la decisione di minarli entrambi. Se per caso lo zar non fosse passato da lì, oppure se qualcosa fosse andato storto, sarebbero intervenuti quattro lanciatori di bombe. Nel caso anche questi interventi non avessero raggiunto l'obiettivo preposto (cioè la morte dello zar), sarebbe intervenuto in prima persona [[Andrei Jeliabov]] armato di pugnale e coltello. <ref name="ref-9">Franco Venturi, pag. 1119.</ref> Secondo Franco Venturi, quello organizzato dai ''narodnki'' (militanti populisti) «non era più un attentato, ma un'azione di guerra partigiana, organizzata con la volontà di riuscire a tutti i costi». <ref name="ref-9">Franco Venturi, pag. 1119.</ref>
Per nulla scoraggiati dai precedenti fallimenti, Narodnaja Volja organizzò un nuovo attentato contro lo zar Alessandro II. Per prima cosa furono esaminate con attenzione le abitudini dell'imperatore, si scoprì che egli la domenica aveva l'abitudine di recarsi al maneggio Mikhaïlovski (San Pietroburgo), dopo il quale si recava con la moglie Ekaterina Mikhaïlovna Dolgoroukova a fare una passeggiata lungo il canale Griboïedov. Furono individuati due punti di passaggio obbligati (la via ''Malaïa Sadovaïa'' e il canale Griboïedov) e si prese la decisione di minarli entrambi. Se per caso lo zar non fosse passato da lì, oppure se qualcosa fosse andato storto, sarebbero intervenuti quattro lanciatori di bombe. Nel caso anche questi interventi non avessero raggiunto l'obiettivo preposto (cioè la morte dello zar), sarebbe intervenuto in prima persona [[Andrei Jeliabov]] armato di pugnale e coltello. <ref name="ref-9">Franco Venturi, pag. 1119.</ref> Secondo Franco Venturi, quello organizzato dai ''narodnki'' (militanti populisti) «non era più un attentato, ma un'azione di guerra partigiana, organizzata con la volontà di riuscire a tutti i costi». <ref name="ref-9">Franco Venturi, pag. 1119.</ref>


A questo punto, facendosi passare come commercianti di formaggi, Ju. Bogdanovitch e A. V. Jakimov si stabilizzarono al n° 56 della ''Malaïa sadovaïa'' e cominciarono il lavoro di minamento delle zone prescelte, avvalendosi dell'aiuto di Sukhanov, Jeliabov, Frolenko e altri. Con i loro atteggiamenti destarono i sospetti dei vicini, arrivò la polizia a fare dei controlli ma non trovò nulla di anomalo nel loro comportamento. Due giorni prima dell'attentato, Jeliabov, che guidava le operazioni, fu arrestato e riconosciuto come attivista anti-zarista (era stato coinvolto nel "processo dei 193". <ref>Hélène Carrère d'Encausse, ''Alexandre II'', pag. 456.</ref> <ref>Il processo dei 193 designa un processo a 193 attivisti populisti e antizaristi, svoltosi nell'autunno del 1877 a San Pietroburgo.</ref> Il comando delle operazioni passò allora in mano a [[Sofia Perovskaya]]. La data era stata fissata: [[13 marzo]] (corrispondente al 1° marzo del calendario giuliano). Kibaltchitch avrebbe dovuto preparare gli esplosivi e consegnarli ai 4 “lanciatori”: il n°1 era [[Nikolaï Ivanov Ryssakov]], propagandista nelle fabbriche di San Pietroburgo; il n°2 era [[Ignati Joakimovitch Grineviski]], studente universitario completamente devoto alla causa rivoluzionaria; il n° 3 era [[Timofeï Mikhaïlovitch Mikhaïlov]]; il n°4 era [[Ivan Panteleïmonovitch Emelianov]], studente e simpatizzante del movimento dal [[1879]]. <ref name="ref-10">Franco Venturi, pag. 1122.</ref> Tutti e quattro erano volontari e consapevoli che sarebbero andati incontro alla morte o all'arresto (che avrebbe significato interrogatorio, tortura e condanna a morte).
A questo punto, facendosi passare come commercianti di formaggi, Ju. Bogdanovitch e A. V. Jakimov si stabilizzarono al n° 56 della ''Malaïa sadovaïa'' e cominciarono il lavoro di minamento delle zone prescelte, avvalendosi dell'aiuto di Sukhanov, Jeliabov, Frolenko e altri. Con i loro atteggiamenti destarono i sospetti dei vicini, arrivò la polizia a fare dei controlli ma non trovò nulla di anomalo nel loro comportamento. Due giorni prima dell'attentato, Jeliabov, che guidava le operazioni, fu arrestato e riconosciuto come attivista anti-zarista (era stato coinvolto nel "processo dei 193". <ref>Hélène Carrère d'Encausse, ''Alexandre II'', pag. 456.</ref> <ref>Il processo dei 193 designa un processo a 193 attivisti populisti e antizaristi, svoltosi nell'autunno del 1877 a San Pietroburgo.</ref> Il comando delle operazioni passò allora in mano a [[Sofia Perovskaya]]. La data era stata fissata: [[13 marzo]] (corrispondente al 1° marzo del calendario giuliano). Kibaltchitch avrebbe dovuto preparare gli esplosivi e consegnarli ai 4 “lanciatori”: il n°1 era [[Nikolaï Ivanov Ryssakov]], propagandista nelle fabbriche di San Pietroburgo; il n°2 era [[Ignatij Ioachimovič Grinevickij]], studente universitario completamente devoto alla causa rivoluzionaria; il n° 3 era [[Timofeï Mikhaïlovitch Mikhaïlov]]; il n°4 era [[Ivan Panteleïmonovitch Emelianov]], studente e simpatizzante del movimento dal [[1879]]. <ref name="ref-10">Franco Venturi, pag. 1122.</ref> Tutti e quattro erano volontari e consapevoli che sarebbero andati incontro alla morte o all'arresto (che avrebbe significato interrogatorio, tortura e condanna a morte).


Le bombe furono preparate un paio di giorni prima della data prescelta ([[13 marzo]]) nell'appartamento di [[Vera Figner]] e di Isaev. In seguito sarebbero state consegnate ai "lanciatori", che avrebbero dovuto dar inizio all'azione su preciso segnale di [[Sofia Perovskaya]].
Le bombe furono preparate un paio di giorni prima della data prescelta ([[13 marzo]]) nell'appartamento di [[Vera Figner]] e di Isaev. In seguito sarebbero state consegnate ai "lanciatori", che avrebbero dovuto dar inizio all'azione su preciso segnale di [[Sofia Perovskaya]].
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Domenica [[13 marzo]] [[1881]], poco dopo le 14:00, Alessandro II aveva appena concluso la sua visita al maneggio Mikhailovsky e si diresse verso il canale Caterina. Al segnale di [[Sofia Perovskaya]], tre militanti addetti al lancio degli ordigni presero il loro posto. Secondo Hélène Carrère d'Encausse, Ryssakov, il lanciatore n° 1, avrebbe disertato in extremis <ref>Hélène Carrère d'Encausse, ''Alexandre II'', pag. 458.</ref>, ma questa interpretazione viene respinta da Franco Venturi <ref>Franco Venturi diede un'altra versione e ipotizza che Ryssakov scagliò contro lo zar il proprio ordigno.</ref> e dalla stessa [[Vera Figner]] <ref>Vera Figner, ''Memoirs of a Revolutionist'', pag. 99.</ref>: secondo loro, fu proprio Rysakov a lanciare la prima bomba.
Domenica [[13 marzo]] [[1881]], poco dopo le 14:00, Alessandro II aveva appena concluso la sua visita al maneggio Mikhailovsky e si diresse verso il canale Caterina. Al segnale di [[Sofia Perovskaya]], tre militanti addetti al lancio degli ordigni presero il loro posto. Secondo Hélène Carrère d'Encausse, Ryssakov, il lanciatore n° 1, avrebbe disertato in extremis <ref>Hélène Carrère d'Encausse, ''Alexandre II'', pag. 458.</ref>, ma questa interpretazione viene respinta da Franco Venturi <ref>Franco Venturi diede un'altra versione e ipotizza che Ryssakov scagliò contro lo zar il proprio ordigno.</ref> e dalla stessa [[Vera Figner]] <ref>Vera Figner, ''Memoirs of a Revolutionist'', pag. 99.</ref>: secondo loro, fu proprio Rysakov a lanciare la prima bomba.


La prima bomba colpì la carrozza imperiale, lasciando però l'imperatore indenne. Secondo la versione ufficiale, invece di fuggire, lo zar volle assistere i feriti. Ryssakov fu arrestato, diede un falso nome alle forze dell'ordine e minacciò lo zar che aveva appena ringraziato Dio per essersi salvato: «Forse è un pò presto per ringraziare Dio», disse il militante di Narodnaja Volja. <ref name="ref-11">Franco Venturi, pag. 1124.</ref> <ref> Henri Troyat, ''Alexandre III'', pag. 77.</ref> A quel punto lo Zar si mosse per risalire sulla propria carrozza, quando una seconda esplosione lo centrò in pieno, Alessandro II fu ritrovato sanguinante, appoggiato ad una ringhiera del canale. Accanto a lui Grineviski, il lanciatore n° 2, morto pur'egli nell'esplosione. Alessandro II venne portato al palazzo. Perdeva molto sangue, soprattutto dagli arti inferiori. Dopo circa un'ora dall'attentato lo zar spirò. Le due esplosioni uccisero in totale tre persone e ne ferirono venti.
La prima bomba colpì la carrozza imperiale, lasciando però l'imperatore indenne. Secondo la versione ufficiale, invece di fuggire, lo zar volle assistere i feriti. Ryssakov fu arrestato, diede un falso nome alle forze dell'ordine e minacciò lo zar che aveva appena ringraziato Dio per essersi salvato: «Forse è un pò presto per ringraziare Dio», disse il militante di Narodnaja Volja. <ref name="ref-11">Franco Venturi, pag. 1124.</ref> <ref> Henri Troyat, ''Alexandre III'', pag. 77.</ref> A quel punto lo Zar si mosse per risalire sulla propria carrozza, quando una seconda esplosione lo centrò in pieno, Alessandro II fu ritrovato sanguinante, appoggiato ad una ringhiera del canale. Accanto a lui [[Grinevickij]], il lanciatore n° 2, morto pur'egli nell'esplosione. Alessandro II venne portato al palazzo. Perdeva molto sangue, soprattutto dagli arti inferiori. Dopo circa un'ora dall'attentato lo zar spirò. Le due esplosioni uccisero in totale tre persone e ne ferirono venti.


== Immediate conseguenze ==
== Immediate conseguenze ==
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Il figlio di Gesja morì in un orfanotrofio pochi giorni dopo la nascita il [[25 gennaio]] [[1882]]; la madre fu giustiziata cinque giorni dopo. Alexandre Mikhaïlov Baranikov e Kleotchnikov furono condannati all'ergastolo. Netchaïev morì l'anno seguente.
Il figlio di Gesja morì in un orfanotrofio pochi giorni dopo la nascita il [[25 gennaio]] [[1882]]; la madre fu giustiziata cinque giorni dopo. Alexandre Mikhaïlov Baranikov e Kleotchnikov furono condannati all'ergastolo. Netchaïev morì l'anno seguente.


Del Comitato esecutivo solo [[Vera Figner]] sopravvisse, dopo oltre vent'anni di [[carcere]] scontati a Chlisselbourg nel [[1905]] fu amnistiata in seguito agli eventi della [[La_Rivoluzione_Russa#La_rivoluzione_del_1905|rivoluzione russa]]. Vicina al movimento anarchico (era stata [[Bakunin|bakunista]] e militante dell'[[Internazionale antiautoritaria]]), morì nel [[1942]] all'età di 90 anni.
Del Comitato esecutivo solo [[Vera Figner]] sopravvisse, dopo oltre vent'anni di [[carcere]] scontati a Chlisselbourg nel [[1905]] fu amnistiata in seguito agli eventi della [[La_Rivoluzione_russa#La_rivoluzione_del_1905|rivoluzione russa]]. Vicina al movimento anarchico (era stata [[Bakunin|bakunista]] e militante dell'[[Internazionale antiautoritaria]]), morì nel [[1942]] all'età di 90 anni.


==La fine di Narodnaja Volja==
==La fine di Narodnaja Volja==
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[[Categoria:Organizzazioni estinte]]
[[Categoria:Organizzazioni estinte]]
[[Categoria:Anarchismo in Russia]]
[[Categoria:Storia generale]]
[[Categoria:Storia generale]]
[[Categoria:Populismo russo]]
[[Categoria:Populismo russo]]
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