Michele Schirru: differenze tra le versioni

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Il progetto, seppur velelitario, é quello di uccidere il "Duce", sconfiggere il [[Fascismo|fascismo]] e innescare la [[rivoluzione sociale]]: accompagnato da Emilio Lussu alla stazione, da Parigi parte per l'[[Italia]] con due bombe (gennaio [[1931]]). Giunto a Roma il [[12 gennaio]] [[1931]], affitta una stanza presso l'Hotel Royal di via XX Settembre. <ref name="dizionario biografico">Dizionario Biografico degli Anarchici, Tomo II, pag 528 e 529</ref>
Il progetto, seppur velelitario, é quello di uccidere il "Duce", sconfiggere il [[Fascismo|fascismo]] e innescare la [[rivoluzione sociale]]: accompagnato da Emilio Lussu alla stazione, da Parigi parte per l'[[Italia]] con due bombe (gennaio [[1931]]). Giunto a Roma il [[12 gennaio]] [[1931]], affitta una stanza presso l'Hotel Royal di via XX Settembre. <ref name="dizionario biografico">Dizionario Biografico degli Anarchici, Tomo II, pag 528 e 529</ref>


Qui conosce la ballerina Anna Lukowski, con cui si frequenta per un breve periodo trovandosi reciprocamente simpatici. Quando lo arrestano, il [[3 febbraio]] [[1931]], si trova in albergo (Albergo Colonna, via Due Macelli) proprio con lei. Mentre lo conducono al commissariato, Schirru impugna una rivoltella e tenta di suicidarsi, ma  senza "successo". Rimane però ferito e per questo verrà  ricoverato in ospedale. Nella sua stanza, al Royal, trovano bombe e corrispondenza varia. Inizialmente l'anarchico sostiene che quelle armi servivano per colpire alcuni [[Fascismo|fascisti]] del suo paese, solo successivamente, secondo la versione [[Fascismo|fascista]], ammette che aveva intenzione d’uccidere il Duce. Schirru aggiunse però che, consapevole delle difficoltà  dell’impresa, aveva oramai desistito dal proponimento di uccidere il Duce e si apprestava quindi a ripartire <ref name="Leto"> Va sottolineato nuovamente che trattasi della versione fornita dal [[Fascismo|regime fascista]]. Scrive [[Guido Leto]] (uno degli ultimi “capi” dell’OVRA, la [[polizia]] politica fascista ): «era chiaro – per una serie di elementi - che Schirru aveva già  da tempo desistito dal proponimento maturato in America». (Salvatortelli e Mira, ''Storia del fascismo'',  pag 540) </ref>.
Qui conosce la ballerina Anna Lukowski, con cui si frequenta per un breve periodo trovandosi reciprocamente simpatici. Quando lo arrestano, il [[3 febbraio]] [[1931]], si trova in albergo (Albergo Colonna, via Due Macelli) proprio con lei. Mentre lo conducono al commissariato, Schirru impugna una rivoltella e tenta di suicidarsi, ma  senza "successo". Rimane però ferito e per questo verrà  ricoverato in ospedale. Nella sua stanza, al Royal, trovano bombe e corrispondenza varia. Inizialmente l'anarchico sostiene che quelle armi servivano per colpire alcuni [[Fascismo|fascisti]] del suo paese, solo successivamente, secondo la versione [[Fascismo|fascista]], ammette che aveva intenzione d’uccidere il Duce. Schirru aggiunse però che, consapevole delle difficoltà  dell’impresa, aveva oramai desistito dal proponimento di uccidere il Duce e si apprestava quindi a ripartire <ref name="Leto"> Va sottolineato nuovamente che trattasi della versione fornita dal [[Fascismo|regime fascista]]. Scrive [[Guido Leto]] (uno degli ultimi “capi” dell’OVRA, la [[polizia]] politica fascista ): «era chiaro – per una serie di elementi - che Schirru aveva già  da tempo desistito dal proponimento maturato in America». (Salvatortelli e Mira, ''Storia del fascismo'',  pag 540) </ref>.


===Reazioni della stampa anarchica all'arresto===
===Reazioni della stampa anarchica all'arresto===
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I giudici fascisti riescono ad aggravare la posizione dell'imputato, facendo credere che, al momento dell’arresto, egli intendesse sparare per uccidere e non per suicidarsi, cosa abbastanza inverosimile perché secondo le testimonianze il funzionario che lo aveva arrestato gli dava le spalle, al momento dello sparo e perché Schirru si ferisce alla faccia in seguito allo sparo<ref name="stori">Storia del fascismo, Salvatorelli e Mira, pag 540</ref>. Di diverso parere è però Garosci, che scrive: «In questura quando vide che sarebbe stato perquisito, non volle almeno morire senza essere vendicato: estrasse la rivoltella e sparò sugli agenti e sul commissario, ferendoli» <ref name="garosci">Garosci in "La vita di Carlo Rosselli" vol.I Vallecchi 1973 </ref>. Al di là  di tutto si può comunque immaginare che al momento dell'arresto ci sia stata una colluttazione e siano partiti alcuni spari in seguito alla stessa...
I giudici fascisti riescono ad aggravare la posizione dell'imputato, facendo credere che, al momento dell’arresto, egli intendesse sparare per uccidere e non per suicidarsi, cosa abbastanza inverosimile perché secondo le testimonianze il funzionario che lo aveva arrestato gli dava le spalle, al momento dello sparo e perché Schirru si ferisce alla faccia in seguito allo sparo<ref name="stori">Storia del fascismo, Salvatorelli e Mira, pag 540</ref>. Di diverso parere è però Garosci, che scrive: «In questura quando vide che sarebbe stato perquisito, non volle almeno morire senza essere vendicato: estrasse la rivoltella e sparò sugli agenti e sul commissario, ferendoli» <ref name="garosci">Garosci in "La vita di Carlo Rosselli" vol.I Vallecchi 1973 </ref>. Al di là  di tutto si può comunque immaginare che al momento dell'arresto ci sia stata una colluttazione e siano partiti alcuni spari in seguito alla stessa...


Durante il dibattimento l’anarchico sardo dice che aveva progettato l’attentato «per le mie idee anarchiche, per i compagni confinati nelle isole, per la speranza che con  la caduta di Mussolini, cadesse tutto l’ordinamento politico dittatoriale e borghese della società ». Schirru ribadisce alla corte che ormai aveva abbandonato ogni proposito d’attentato perché “l’operazione” era per lui troppo difficoltosa.
Durante il dibattimento l’anarchico sardo dice che aveva progettato l’attentato «per le mie idee anarchiche, per i compagni confinati nelle isole, per la speranza che con  la caduta di Mussolini, cadesse tutto l’ordinamento politico dittatoriale e borghese della società ». Schirru ribadisce alla corte che ormai aveva abbandonato ogni proposito d’attentato perché “l’operazione” era per lui troppo difficoltosa.


Il suo avvocato Cesare D’Angeloantonio ('''avvocato d'ufficio, e quindi probabilmente non estraneo alle congetture fasciste''') - "proverà " a salvargli la vita, ma senza riuscirvi.
Il suo avvocato Cesare D’Angeloantonio ('''avvocato d'ufficio, e quindi probabilmente non estraneo alle congetture fasciste''') - "proverà " a salvargli la vita, ma senza riuscirvi.
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Il quotidiano locale de «L’Unione Sarda», il giorno dopo l’esecuzione, dedica due piccole colonne all'accaduto:  
Il quotidiano locale de «L’Unione Sarda», il giorno dopo l’esecuzione, dedica due piccole colonne all'accaduto:  
: «All’alba di ieri la giustizia ha compiuto il suo corso: Michele Schirru è caduto sotto il piombo del plotone d’esecuzione». L’articolo proseguiva ricordando che si trattava «della sanzione fisica di una morte moralmente già  avvenuta». La colpa di Schirru era infatti doppia, oltre che anarchico egli si era anche ormai “americanizzato”, e in quanto tale non era degno di alcuna considerazione.
: «All’alba di ieri la giustizia ha compiuto il suo corso: Michele Schirru è caduto sotto il piombo del plotone d’esecuzione». L’articolo proseguiva ricordando che si trattava «della sanzione fisica di una morte moralmente già  avvenuta». La colpa di Schirru era infatti doppia, oltre che anarchico egli si era anche ormai “americanizzato”, e in quanto tale non era degno di alcuna considerazione.


«[[L'Adunata dei Refrattari]]» pubblica ''Il testamento di Michele Schirru'' esaltando «la nobiltà  dei suoi scopi» e «l'adamantina fierezza del suo carattere». «[[Studi sociali]]», [[stampa anarchica|giornale]] di Montevideo, lo paragona ad Oberdan ([[12 giugno]] [[1931]]), «[[Il Risveglio anarchico]]» ad un nuovo [[Gaetano Bresci]] (giugno [[1931]]), aggiungendo enfaticamente anche che «dietro Michele Schirru, giovane sentinella perduta, già  avanza la folla dei vendicatori e dei liberatori ignoti» ([[18 luglio]] [[1931]]). Anche [[Camillo Berneri]] lo esalta: «Egli era certo che il suo esempio non sarebbe stato infecondo, che la disfatta rispetto all'obiettivo dell'impresa poteva risolversi in una vittoria. Egli ha vinto infatti. Egli è più vivo che mai.» (Pubblicato da [[Carlo Frigerio]] in ''Almanacco libertario pro-vittime politiche'')<ref name="dizi">Dizionario Biografico degli Anarchici, 529</ref>.
«[[L'Adunata dei Refrattari]]» pubblica ''Il testamento di Michele Schirru'' esaltando «la nobiltà  dei suoi scopi» e «l'adamantina fierezza del suo carattere». «[[Studi sociali]]», [[stampa anarchica|giornale]] di Montevideo, lo paragona ad Oberdan ([[12 giugno]] [[1931]]), «[[Il Risveglio anarchico]]» ad un nuovo [[Gaetano Bresci]] (giugno [[1931]]), aggiungendo enfaticamente anche che «dietro Michele Schirru, giovane sentinella perduta, già  avanza la folla dei vendicatori e dei liberatori ignoti» ([[18 luglio]] [[1931]]). Anche [[Camillo Berneri]] lo esalta: «Egli era certo che il suo esempio non sarebbe stato infecondo, che la disfatta rispetto all'obiettivo dell'impresa poteva risolversi in una vittoria. Egli ha vinto infatti. Egli è più vivo che mai.» (Pubblicato da [[Carlo Frigerio]] in ''Almanacco libertario pro-vittime politiche'')<ref name="dizi">Dizionario Biografico degli Anarchici, 529</ref>.
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