Manifiesto de los Treinta (Spagna, 1931): differenze tra le versioni

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Siamo rivoluzionari, sì; ma non coltivatori del mito della rivoluzione. Vogliamo che il Capitalismo e lo Stato, sia esso rosso, bianco o nero, sparisca, però non per soppiantarlo con un altro; ma affinchè, una volta fatta la rivoluzione economica per la classe operaia, questa possa impedire la restaurazione di qualsiasi potere, qualunque sia il suo colore. Vogliamo una rivoluzione nata da un profondo sentire del popolo, come quella che oggi si sta forgiando, e non una rivoluzione che ci viene offerta, che pretendono portare un manipolo di individui, che se a questa arriveranno, chiamatela pure come volete, fatalmente si convertirebbero in dittatori al giorno seguente del loro trionfo. Però questo lo vogliamo e lo desideriamo noi. Lo vuole cosí anche la maggioranza dei militanti dell'Organizzazione? Ecco quello che interessa delucidare, quello che bisogna mettere in chiaro quanto prima. La Confederazione è un'organizzazione rivoluzionaria, non un'organizzazione che coltiva la sommossa, la rivolta, che perpetra il culto della violenza per la violenza; della rivoluzione per la rivoluzione. Considerandolo così, noi dirigiamo le nostre parole ai militanti tutti, e gli ricordiamo che l'ora è grave e segnaliamo la responsabilità  che ciascuno andrà  a contrarre per la propria azione o la propria omissione. Se oggi, domani, passato, o quando sarà , se li si invitasse ad un movimento rivoluzionario, non dimentichino che loro si devono alla Confederazione Nazionale del Lavoro, ad una organizzazione che ha il diritto di controllarsi a se stessa, di vigilare i suoi propri movimenti, di attuare per propria iniziativa e di determinarsi per propria volontà . Che la Confederazione deve essere quella che, seguendo i suoi propri fini, deve dire come, quando e in che circostanze si debba attuare; che ha personalità  e mezzi propri per fare quello che deve fare.
Siamo rivoluzionari, sì; ma non coltivatori del mito della rivoluzione. Vogliamo che il Capitalismo e lo Stato, sia esso rosso, bianco o nero, sparisca, però non per soppiantarlo con un altro; ma affinchè, una volta fatta la rivoluzione economica per la classe operaia, questa possa impedire la restaurazione di qualsiasi potere, qualunque sia il suo colore. Vogliamo una rivoluzione nata da un profondo sentire del popolo, come quella che oggi si sta forgiando, e non una rivoluzione che ci viene offerta, che pretendono portare un manipolo di individui, che se a questa arriveranno, chiamatela pure come volete, fatalmente si convertirebbero in dittatori al giorno seguente del loro trionfo. Però questo lo vogliamo e lo desideriamo noi. Lo vuole cosí anche la maggioranza dei militanti dell'Organizzazione? Ecco quello che interessa delucidare, quello che bisogna mettere in chiaro quanto prima. La Confederazione è un'organizzazione rivoluzionaria, non un'organizzazione che coltiva la sommossa, la rivolta, che perpetra il culto della violenza per la violenza; della rivoluzione per la rivoluzione. Considerandolo così, noi dirigiamo le nostre parole ai militanti tutti, e gli ricordiamo che l'ora è grave e segnaliamo la responsabilità  che ciascuno andrà  a contrarre per la propria azione o la propria omissione. Se oggi, domani, passato, o quando sarà , se li si invitasse ad un movimento rivoluzionario, non dimentichino che loro si devono alla Confederazione Nazionale del Lavoro, ad una organizzazione che ha il diritto di controllarsi a se stessa, di vigilare i suoi propri movimenti, di attuare per propria iniziativa e di determinarsi per propria volontà . Che la Confederazione deve essere quella che, seguendo i suoi propri fini, deve dire come, quando e in che circostanze si debba attuare; che ha personalità  e mezzi propri per fare quello che deve fare.


Che tutti sentano la responsabilità  di questo momento eccezionale che tutti noi stiamo vivendo. Non dimentichino che così come il fatto rivoluzionario può condurre al trionfo, e che quando non si trionfa si deve cadere con dignità , tutti i fatti sporadici della rivoluzione conducono alla reazione e al trionfo delle [[demagogia|demagogi]]e. Adesso, che ciascuno adotti la posizione che meglio intende. La nostra, già  la sapete. E fermi in questo proposito la manterremo in qualsiasi momento e luogo, anche se per mantenerla fossimo travolti dalla corrente contraria.
Che tutti sentano la responsabilità  di questo momento eccezionale che tutti noi stiamo vivendo. Non dimentichino che così come il fatto rivoluzionario può condurre al trionfo, e che quando non si trionfa si deve cadere con dignità , tutti i fatti sporadici della rivoluzione conducono alla reazione e al trionfo delle [[demagogia|demagogie]]. Adesso, che ciascuno adotti la posizione che meglio intende. La nostra, già  la sapete. E fermi in questo proposito la manterremo in qualsiasi momento e luogo, anche se per mantenerla fossimo travolti dalla corrente contraria.


Barcellona, agosto [[1931]].
Barcellona, agosto [[1931]].
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