Mafia e fascismo: differenze tra le versioni

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In seguito, nel [[1924]], Mori venne richiamato in servizio e gli fu affidato da Benito Mussolini l'incarico di [[repressione]] dei fenomeni criminali in Sicilia (vista la sua fama di inflessibilità). Qui impiegò metodi al quanto sbrigativi, arrivando perfino a prendere in ostaggio donne e bambini per raggiungere il suo scopo; a tale riguardo scrive lo storico Christopher Duggan nel suo libro '' La mafia durante il fascismo'':  
In seguito, nel [[1924]], Mori venne richiamato in servizio e gli fu affidato da Benito Mussolini l'incarico di [[repressione]] dei fenomeni criminali in Sicilia (vista la sua fama di inflessibilità). Qui impiegò metodi al quanto sbrigativi, arrivando perfino a prendere in ostaggio donne e bambini per raggiungere il suo scopo; a tale riguardo scrive lo storico Christopher Duggan nel suo libro '' La mafia durante il fascismo'':  
:«I metodi brutali di Mori crearono malcontento nella popolazione, che spesso fu tentata a schierarsi dalla parte dei mafiosi di fronte a forze di [[polizia]] che apparivano quasi come invasori stranieri, senza rispetto delle più elementari regole di legalità [...] Ironicamente, l'operato di Mori potrebbe aver rafforzato proprio quella diffidenza nei confronti dello [[Stato]] che il governo era stato così desideroso di vincere [...] Mori era amico dei latifondisti [...] Dal [[1927]] gli agrari erano di nuovo al [[potere]] e la Sicilia ne pagò a caro prezzo la riabilitazione; e gli anni Trenta furono caratterizzati da abbandono e declino». <ref> Si legga l'articolo [http://archive.is/6BV0h ''Il "prefetto di ferro"''].</ref>
:«I metodi brutali di Mori crearono malcontento nella popolazione, che spesso fu tentata a schierarsi dalla parte dei mafiosi di fronte a forze di [[polizia]] che apparivano quasi come invasori stranieri, senza rispetto delle più elementari regole di legalità [...] Ironicamente, l'operato di Mori potrebbe aver rafforzato proprio quella diffidenza nei confronti dello [[Stato]] che il governo era stato così desideroso di vincere [...] Mori era amico dei latifondisti [...] Dal [[1927]] gli agrari erano di nuovo al [[potere]] e la Sicilia ne pagò a caro prezzo la riabilitazione; e gli anni Trenta furono caratterizzati da abbandono e declino». <ref>Da [http://archive.is/6BV0h ''Il "prefetto di ferro"''].</ref>


Cesare Mori però si concentrò soprattutto sui mafiosi di piccolo calibro:  
Cesare Mori però si concentrò soprattutto sui mafiosi di piccolo calibro:  
:«In effetti il [[fascismo]], dopo la grande retata di "pesci piccoli" realizzata da Cesare Mori, viene a patti con l'"alta mafia", nel [[1929]] richiama a Roma il "Prefetto di Ferro" (verrà nominato senatore) e, in un certo senso, "restituisce" la Sicilia ai capi mafiosi ormai fascistizzati. Infatti, i condoni e le amnistie, subito concesse dal governo dopo il richiamo di Mori, hanno favorito molti pezzi da novanta che, appena tornati in libertà, si sono subito schierati fra i sostenitori del regime, anche se, dopo il [[1943]], gabelleranno i pochi anni di carcere o di confino come prova del loro [[antifascismo]]». <ref>Da [http://www.psicopolis.com/storia/pdf/Il%20prefetto%20di%20ferro.pdf ''Il prefetto di ferro''] di Arrigo Petacco.</ref>
:«In effetti il [[fascismo]], dopo la grande retata di "pesci piccoli" realizzata da Cesare Mori, viene a patti con l'"alta mafia", nel [[1929]] richiama a Roma il "Prefetto di Ferro" (verrà nominato senatore) e, in un certo senso, "restituisce" la Sicilia ai capi mafiosi ormai fascistizzati. Infatti, i condoni e le amnistie, subito concesse dal governo dopo il richiamo di Mori, hanno favorito molti pezzi da novanta che, appena tornati in libertà, si sono subito schierati fra i sostenitori del regime, anche se, dopo il [[1943]], gabelleranno i pochi anni di carcere o di confino come prova del loro [[antifascismo]]». <ref>Da [http://www.psicopolis.com/storia/pdf/Il%20prefetto%20di%20ferro.pdf ''Il prefetto di ferro''] di Arrigo Petacco.</ref>
Quando nel [[1929]] Mori fu rimosso dal suo incarico (fu insignito del titolo di senatore del regno) il [[Fascismo|regime fascista]] «si preoccupò di diffondere l'idea che la Mafia, ormai, non fosse più un problema, ma essa "era tutt'altro che morta e si era anzi nuovamente istituzionalizzata"». <ref name="lopinionista">[https://web.archive.org/web/20090306222912/http://www.lopinionista.it/notizia.php?id=142 ''Lo stato italiano e la guerra civile contro la camorra''] (la citazione è da [https://archive.ph/dFwq ''Mafia e Fascismo''] di Davide Caracciolo).</ref>  
Quando nel [[1929]] Mori fu rimosso dal suo incarico (fu insignito del titolo di senatore del regno) il [[Fascismo|regime fascista]] «si preoccupò di diffondere l'idea che la Mafia, ormai, non fosse più un problema, ma essa "era tutt'altro che morta e si era anzi nuovamente istituzionalizzata"». <ref name="lopinionista">Da [https://web.archive.org/web/20090306222912/http://www.lopinionista.it/notizia.php?id=142 ''Lo stato italiano e la guerra civile contro la camorra''] (la citazione è da [https://archive.is/dFwq ''Mafia e fascismo''] di Davide Caracciolo).</ref>  


L'efficacia della lotta alla mafia, prima e dopo Cesare Mori, fu quindi condizionata dai rapporti tra mafia e [[fascismo]], secondo cui spesso il regime si servì della "caccia al mafioso" come strumento [[repressivo]] atto a giustificare gli attacchi agli [[antifascismo|antifascisti]] e/o ai [[fascisti]] non in linea con il [[Fascismo|PNF]] ([[Mafia_e_fascismo#Cesare_Mori_e_il_caso_Alfredo_Cucco|caso Alfredo Cucco]]; il [[fascismo]] si servì, invece, di un noto capobastone mafioso per ammazzare dell'anarchico [[Carlo Tresca]], irriducibile combattente contro [[fascismo]] e mafia). Non a caso, dopo la rimozione di Mori, i più importanti mafiosi, collusi col [[Fascismo|fascismo]], subirono pene lievi ed amnistie varie, che gli consentirono di ritornare ad operare sotto la copertura dei gerarchi [[fascisti]] siciliani o persino di divenire loro stessi dei gerarchi. La mafia era rientrata, come accade anche attualmente, in rapporto simbiotico con i [[poteri]] dello [[Stato]].
L'efficacia della lotta alla mafia, prima e dopo Cesare Mori, fu quindi condizionata dai rapporti tra mafia e [[fascismo]], secondo cui spesso il regime si servì della "caccia al mafioso" come strumento [[repressivo]] atto a giustificare gli attacchi agli [[antifascismo|antifascisti]] e/o ai [[fascisti]] non in linea con il [[Fascismo|PNF]] ([[Mafia_e_fascismo#Cesare_Mori_e_il_caso_Alfredo_Cucco|caso Alfredo Cucco]]; il [[fascismo]] si servì, invece, di un noto capobastone mafioso per ammazzare dell'anarchico [[Carlo Tresca]], irriducibile combattente contro [[fascismo]] e mafia). Non a caso, dopo la rimozione di Mori, i più importanti mafiosi, collusi col [[Fascismo|fascismo]], subirono pene lievi ed amnistie varie, che gli consentirono di ritornare ad operare sotto la copertura dei gerarchi [[fascisti]] siciliani o persino di divenire loro stessi dei gerarchi. La mafia era rientrata, come accade anche attualmente, in rapporto simbiotico con i [[poteri]] dello [[Stato]].


===Considerazioni sull'attività di Cesare Mori===
===Considerazioni sull'attività di Cesare Mori===
Definire quale fu l'operato nella realtà dei fatti del prefetto Cesare Mori non è cosa semplice; si può dire, in linea di massima, che fu congruo allo sviluppo del regime, in quale, se da una parte era impossibilitato a prendere il [[potere]] della mafia, dall'altra doveva vincolare la mafia ad un certo "ordine di regime" in modo che la facciata fosse salva e Mori fosse lo strumento di Mussolini per arrivare a tale obiettivo. <ref>Approfondimenti: [https://archive.ph/dFwq ''Mafia e Fascismo - L'operazione incompiuta del prefetto Mori''] di Davide Caracciolo.</ref> <ref>[http://archive.is/6BV0h ''Il "prefetto di ferro"'']</ref>
Definire quale fu l'operato nella realtà dei fatti del prefetto Cesare Mori non è cosa semplice; si può dire, in linea di massima, che fu congruo allo sviluppo del regime, in quale, se da una parte era impossibilitato a prendere il [[potere]] della mafia, dall'altra doveva vincolare la mafia ad un certo "ordine di regime" in modo che la facciata fosse salva e Mori fosse lo strumento di Mussolini per arrivare a tale obiettivo. <ref>Approfondimenti: [https://archive.is/dFwq ''Mafia e fascismo. L'operazione incompiuta del prefetto Mori''] di Davide Caracciolo.</ref> <ref>Si veda [http://archive.is/6BV0h ''Il "prefetto di ferro"''].</ref>


Si evince, quindi, che è necessario ridimensionare le tesi dello scontro irriducibile fra mafia e [[Fascismo|fascismo]], peraltro evidenziate dagli scritti e dalle testimonianze sull'operato di Cesare Mori.
Si evince, quindi, che è necessario ridimensionare le tesi dello scontro irriducibile fra mafia e [[Fascismo|fascismo]], peraltro evidenziate dagli scritti e dalle testimonianze sull'operato di Cesare Mori.


Scrive Davide Caracciolo:
Scrive Davide Caracciolo:
:«Il [[fascismo]] oramai aveva il pieno appoggio della classe dominante siciliana, quella della grande proprietà terriera, soprattutto da quando furono abolite le norme di legge che limitavano il diritto dei proprietari terrieri ad elevare i canoni di affitto e a liberarsi dei mezzadri. In tale situazione la mafia non aveva motivo di esistere, visto che le contese tra latifondisti e contadini venivano regolate dallo [[stato]] [[fascista]]. [...] Ma ciò che Mori colpì non fu altro che la bassa mafia, come lui stesso raccontò nelle sue memorie, semplici esecutori di ordini che potevano essere briganti, gabellotti e campieri. Ciò a cui egli mirava era l'alta mafia che allignava nelle città attorno ai centri del potere, ove era stretto il legame tra mafia e politica. [...] Invece la realtà era che la mafia non era affatto morta, si era nuovamente istituzionalizzata. Se tanti briganti e piccoli delinquenti erano stati rinchiusi nelle carceri o mandati al confino, gli esponenti dell'alta mafia, se non emigrarono in America, aderirono in blocco al [[fascismo]], sicuri di poter proseguire nei loro affari e nei loro traffici una volta che la Sicilia era stata liberata dall'incubo Mori». <ref>[https://archive.ph/dFwq ''Mafia e Fascismo - L'operazione incompiuta del prefetto Mori''] di Davide Caracciolo.</ref>
:«Il [[fascismo]] oramai aveva il pieno appoggio della classe dominante siciliana, quella della grande proprietà terriera, soprattutto da quando furono abolite le norme di legge che limitavano il diritto dei proprietari terrieri ad elevare i canoni di affitto e a liberarsi dei mezzadri. In tale situazione la mafia non aveva motivo di esistere, visto che le contese tra latifondisti e contadini venivano regolate dallo [[stato]] [[fascista]]. [...] Ma ciò che Mori colpì non fu altro che la bassa mafia, come lui stesso raccontò nelle sue memorie, semplici esecutori di ordini che potevano essere briganti, gabellotti e campieri. Ciò a cui egli mirava era l'alta mafia che allignava nelle città attorno ai centri del potere, ove era stretto il legame tra mafia e politica. [...] Invece la realtà era che la mafia non era affatto morta, si era nuovamente istituzionalizzata. Se tanti briganti e piccoli delinquenti erano stati rinchiusi nelle carceri o mandati al confino, gli esponenti dell'alta mafia, se non emigrarono in America, aderirono in blocco al [[fascismo]], sicuri di poter proseguire nei loro affari e nei loro traffici una volta che la Sicilia era stata liberata dall'incubo Mori». <ref>Da [https://archive.is/dFwq ''Mafia e fascismo. L'operazione incompiuta del prefetto Mori''] di Davide Caracciolo.</ref>


Il giudizio su Mori espresso sul sito dei carabinieri da Alessandro Politi, analista strategico, è in linea con quello di altri (per esempio con quello dello storico Christopher Duggan), sottolineando l'effetto che ebbe la fascistizzazione di molti e importanti capi mafiosi:  
Il giudizio su Mori espresso sul sito dei carabinieri da Alessandro Politi, analista strategico, è in linea con quello di altri (per esempio con quello dello storico Christopher Duggan), sottolineando l'effetto che ebbe la fascistizzazione di molti e importanti capi mafiosi:  
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==Considerazioni sul caso Tresca ==
==Considerazioni sul caso Tresca ==
{{approff|Indagine sul caso dell'anarchico Tresca e sviluppi relativi}}
{{approff|Indagine sul caso dell'anarchico Tresca e sviluppi relativi}}
Emblematico del rapporto tra mafia e [[Fascismo|fascismo]] (che poi si intersecherà con l'intervento dei servizi segreti americani nel periodo pre, durante e post Seconda guerra mondiale) è stata anche la protezione data dal regime nel [[1935]] a Vito Genovese <ref>[http://it.wikipedia.org/wiki/Vito_Genovese Biografia] inesauriente ma indicativa di Vito Genovese.</ref>, che si sdebiterà con la costruzione della "Casa del Fascio" di Nola e l'[[indagine sul caso dell'anarchico Tresca e sviluppi relativi|assassinio dell'anarchico]] [[Carlo Tresca]] <ref name="CT">[https://web.archive.org/web/20070927234026/http://www.liberalfondazione.it/archivio/fl/numero04/verita.htm ''Tutta la Verità sul caso Tresca''] di Mauro Canali.</ref>, personaggio scomodo che denunciava pubblicamente i falsi [[antifascisti]]. L'uccisione di [[Carlo Tresca|Tresca]] permise quindi di porre un velo oscuro sugli ex [[fascisti]] che cercavano di sbarazzarsi del loro scomodo passato e di riciclarsi come [[antifascismo|antifascisti]] (emblematico il caso di Generoso Pope, precedentemente sostenitore di Mussolini e poi [[antifascista]] dell'ultim'ora entrato a far parte della ''[[Mazzini Society]]''). Questa vicenda è riconducibile alla lotta intestina nella ''[[Mazzini Society]]'' ([[Stati Uniti]]) riguardo all'ammissione di alcuni italiani, trasferitisi negli [[USA]] ma con un passato di sostegno al [[Fascismo|fascismo]], nei comitati del Fronte Unito Antifascista (costituito nel [[1943]]). Nel periodo dell'assassinio di [[Carlo Tresca]] Vito Genovese si trovava in [[Italia]] e la ricostruzione delle sue responsabilità è stata più che comprovata. Genovese fu probabilmente il mandante dell'omicidio di [[Carlo Tresca|Tresca]], mentre l'esecutore materiale fu Carmine Galante <ref>[https://it.wikipedia.org/wiki/Carmine_Galante Biografia] inesauriente ma indicativa di Carmine Galante.</ref>, poi affiliato alla famiglia di Joseph Bonanno. <ref name="CT"></ref> Dopo lo sbarco alleato in Sicilia Vito Genovese, uno dei personaggi chiave anzi citati, avrà un enorme potere nell'isola (anche nel periodo post bellico), dimostrando una costante, duratura e ascendente importanza. <ref name="ipotesi">Approfondimenti: [[Carlo_Tresca#Ipotesi_sulla_sua_morte|ipotesi sull'assassinio di Carlo Tresca]].</ref>
Emblematico del rapporto tra mafia e [[Fascismo|fascismo]] (che poi si intersecherà con l'intervento dei servizi segreti americani nel periodo pre, durante e post Seconda guerra mondiale) è stata anche la protezione data dal regime nel [[1935]] a Vito Genovese <ref>[http://it.wikipedia.org/wiki/Vito_Genovese Biografia] inesauriente ma indicativa di Vito Genovese.</ref>, che si sdebiterà con la costruzione della "Casa del Fascio" di Nola e l'[[indagine sul caso dell'anarchico Tresca e sviluppi relativi|assassinio dell'anarchico]] [[Carlo Tresca]] <ref name="CT">Si veda [https://web.archive.org/web/20070927234026/http://www.liberalfondazione.it/archivio/fl/numero04/verita.htm ''Tutta la Verità sul caso Tresca''] di Mauro Canali (fra gli autori accreditati dal SISDE).</ref>, personaggio scomodo che denunciava pubblicamente i falsi [[antifascisti]]. L'uccisione di [[Carlo Tresca|Tresca]] permise quindi di porre un velo oscuro sugli ex [[fascisti]] che cercavano di sbarazzarsi del loro scomodo passato e di riciclarsi come [[antifascismo|antifascisti]] (emblematico il caso di Generoso Pope, precedentemente sostenitore di Mussolini e poi [[antifascista]] dell'ultim'ora entrato a far parte della ''[[Mazzini Society]]''). Questa vicenda è riconducibile alla lotta intestina nella ''[[Mazzini Society]]'' ([[Stati Uniti]]) riguardo all'ammissione di alcuni italiani, trasferitisi negli [[USA]] ma con un passato di sostegno al [[Fascismo|fascismo]], nei comitati del Fronte Unito Antifascista (costituito nel [[1943]]). Nel periodo dell'assassinio di [[Carlo Tresca]] Vito Genovese si trovava in [[Italia]] e la ricostruzione delle sue responsabilità è stata più che comprovata. Genovese fu probabilmente il mandante dell'omicidio di [[Carlo Tresca|Tresca]], mentre l'esecutore materiale fu Carmine Galante <ref>[https://it.wikipedia.org/wiki/Carmine_Galante Biografia] inesauriente ma indicativa di Carmine Galante.</ref>, poi affiliato alla famiglia di Joseph Bonanno. <ref name="CT"></ref> Dopo lo sbarco alleato in Sicilia Vito Genovese, uno dei personaggi chiave anzi citati, avrà un enorme potere nell'isola (anche nel periodo post bellico), dimostrando una costante, duratura e ascendente importanza. <ref name="ipotesi">Approfondimenti: [[Carlo_Tresca#Ipotesi_sulla_sua_morte|ipotesi sull'assassinio di Carlo Tresca]].</ref>


==Considerazioni sul caso Vito Cascio Ferro==
==Considerazioni sul caso Vito Cascio Ferro==
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== Dallo sbarco alleato in Sicilia all'immediato dopoguerra ==
== Dallo sbarco alleato in Sicilia all'immediato dopoguerra ==
[[File:Il_capomafia_Vito_Genovese_con_Salvatore_Giuliano.jpg|200px|thumb|Il capomafia Vito Genovese, in divisa regolare da ufficiale americano, con accanto Salvatore Giuliano, il futuro responsabile della strage di Portella della Ginestra.]]
[[File:Il_capomafia_Vito_Genovese_con_Salvatore_Giuliano.jpg|200px|thumb|Il capomafia Vito Genovese, in divisa regolare da ufficiale americano, con accanto Salvatore Giuliano, il futuro responsabile della strage di Portella della Ginestra.]]
Il rapporto che la mafia ebbe col [[Fascismo|fascismo]] fu quello tipico delle organizzazioni senza ideali, se non quelli "affaristici", che la portarono a seguire i propri interessi e a stringere alleanze "momentanee" col [[potere]] politico in atto in quel momento. Così, dopo lo sbarco degli alleati, Vito Genovese e Albert Anastasia diventarono stretti collaboratori di Charles Poletti, capo dell'amministrazione [[militare]] alleata in Sicilia (poi anche a Napoli e a Milano). A dimostrazione di questo è ben conosciuta una foto (immagine a destra) in cui Genovese è ritratto con la divisa dell'esercito americano in compagnia di Salvatore Giuliano. <ref>[http://archive.is/yEcDi ''Il bandito Giuliano e lo Stato'']</ref>  
Il rapporto che la mafia ebbe col [[Fascismo|fascismo]] fu quello tipico delle organizzazioni senza ideali, se non quelli "affaristici", che la portarono a seguire i propri interessi e a stringere alleanze "momentanee" col [[potere]] politico in atto in quel momento. Così, dopo lo sbarco degli alleati, Vito Genovese e Albert Anastasia diventarono stretti collaboratori di Charles Poletti, capo dell'amministrazione [[militare]] alleata in Sicilia (poi anche a Napoli e a Milano). A dimostrazione di questo è ben conosciuta una foto (immagine a destra) in cui Genovese è ritratto con la divisa dell'esercito americano in compagnia di Salvatore Giuliano. <ref>Si veda [http://archive.is/yEcDi ''Il bandito Giuliano e lo Stato''].</ref>  


Giuliano godeva della protezione di Genovese quando questi passò con gli statunitensi ma, dai documenti desecretati dall'[[OSS]], risulta che fu appoggiato sia da [[Fascismo|fascisti]] che dagli agenti segreti americani. Secondo quanto riportato dagli storici, risulterebbero alte probabilità che il bandito Giuliano sia addirittura stato un [[Fascismo|fascista]] della Xª MAS. È ancora da rimarcare che i capi mafiosi riciclati dagli americani assolvettero compiti [[polizieschi]], ovvero quelli di eliminare i gruppi criminosi che lavoravano in modo autonomo, cosa che peraltro fecero con zelo. Di questa situazione di cambio di campo, o quantomeno di riciclaggio dei mafiosi amici o meno del [[Fascismo|fascismo]], uno dei principali registi fu Lucky Luciano: <ref>«Come anello di collegamento fra la criminalità siciliana, in particolare Salvatore Giuliano, e l'intelligence [[USA]], sulla base di numerosi indizi e riscontri, si avanza in queste pagine il nome di Mike Stern. Questi potrebbe aver gestito l'afflusso in Sicilia di ex repubblichini, sia per salvarli da eventuali vendette post-Liberazione, sia per far fronte all'avanzata rossa capitanata da Li Causi e Montalbano. Tra le pieghe di una situazione politica poco limpida si muovevano, del resto, anche molte vecchie conoscenze del mondo della criminalità organizzata. Fra il gennaio e il giugno [[1947]], ossia in prossimità della strage di Portella della Ginestra (che Casarrubea giudica un lontano prodromo della strategia della tensione), mentre Giuliano veniva avvicinato da una serie di personaggi legati ai servizi, al fronte antibolscevico e al neofascismo, molto attivo in Sicilia risultava anche Lucky Luciano» (da una recensione di ''Come nasce la Repubblica. La mafia, il Vaticano e il neofascismo nei documenti americani e italiani 1943-1947'' di Nicola Tranfaglia).</ref>  
Giuliano godeva della protezione di Genovese quando questi passò con gli statunitensi ma, dai documenti desecretati dall'[[OSS]], risulta che fu appoggiato sia da [[Fascismo|fascisti]] che dagli agenti segreti americani. Secondo quanto riportato dagli storici, risulterebbero alte probabilità che il bandito Giuliano sia addirittura stato un [[Fascismo|fascista]] della Xª MAS. È ancora da rimarcare che i capi mafiosi riciclati dagli americani assolvettero compiti [[polizieschi]], ovvero quelli di eliminare i gruppi criminosi che lavoravano in modo autonomo, cosa che peraltro fecero con zelo. Di questa situazione di cambio di campo, o quantomeno di riciclaggio dei mafiosi amici o meno del [[Fascismo|fascismo]], uno dei principali registi fu Lucky Luciano: <ref>«Come anello di collegamento fra la criminalità siciliana, in particolare Salvatore Giuliano, e l'intelligence [[USA]], sulla base di numerosi indizi e riscontri, si avanza in queste pagine il nome di Mike Stern. Questi potrebbe aver gestito l'afflusso in Sicilia di ex repubblichini, sia per salvarli da eventuali vendette post-Liberazione, sia per far fronte all'avanzata rossa capitanata da Li Causi e Montalbano. Tra le pieghe di una situazione politica poco limpida si muovevano, del resto, anche molte vecchie conoscenze del mondo della criminalità organizzata. Fra il gennaio e il giugno [[1947]], ossia in prossimità della strage di Portella della Ginestra (che Casarrubea giudica un lontano prodromo della strategia della tensione), mentre Giuliano veniva avvicinato da una serie di personaggi legati ai servizi, al fronte antibolscevico e al neofascismo, molto attivo in Sicilia risultava anche Lucky Luciano» (da una recensione di ''Come nasce la Repubblica. La mafia, il Vaticano e il neofascismo nei documenti americani e italiani 1943-1947'' di Nicola Tranfaglia).</ref>  
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Salvatore Giuliano è stato spesso dipinto come una sorta di Robin Hood, in realtà è certa la sua relazione con gli ambienti [[Fascismo|fascisti]] e mafiosi antecedenti e seguenti l'[[8 settembre]] [[1943]].
Salvatore Giuliano è stato spesso dipinto come una sorta di Robin Hood, in realtà è certa la sua relazione con gli ambienti [[Fascismo|fascisti]] e mafiosi antecedenti e seguenti l'[[8 settembre]] [[1943]].


Per inquadrare la sua storia si può partire dal rapporto statunitense intitolato '''''I mafiosi''''' ([[18 luglio]] [[1943]]), che riferisce: «Ispettori della Milizia fascista sono stati inviati a Palermo e a Sciacca per aprire negoziati con esponenti mafiosi in prigione da lungo tempo. Ai mafiosi internati è fatta la seguente promessa: se contribuiranno a difendere la Sicilia, saranno allestiti nuovi processi per provare la loro innocenza». Infatti, più o meno un mese dopo, Giuliano cominciò il suo assalto alle caserme, uccise diversi carabinieri e soprattutto organizzò l'evasione di massa dei detenuti dalle [[carcere|carceri]] di Monreale (suo paese natale), nel quale soggiornavano numerosi mafiosi, non senza che la famiglia mafiosa dei Miceli desse la propria “benedizione” alle sue azioni.
Per inquadrare la sua storia si può partire dal rapporto statunitense intitolato ''I mafiosi'' ([[18 luglio]] [[1943]]), che riferisce: «Ispettori della Milizia [[fascista]] sono stati inviati a Palermo e a Sciacca per aprire negoziati con esponenti mafiosi in prigione da lungo tempo. Ai mafiosi internati è fatta la seguente promessa: se contribuiranno a difendere la Sicilia, saranno allestiti nuovi processi per provare la loro innocenza». Infatti, più o meno un mese dopo, Giuliano cominciò il suo assalto alle caserme, uccise diversi carabinieri e soprattutto organizzò l'evasione di massa dei detenuti dalle [[carcere|carceri]] di Monreale (suo paese natale), nel quale soggiornavano numerosi mafiosi, non senza che la famiglia mafiosa dei Miceli desse la propria "benedizione" alle sue azioni.


Dell'esistenza di una “banda Giuliano” ne fecce cenno la spia calabrese dell'[[RSI]] Pasquale Sidari (arrestato nel marzo [[1945]]):  
Dell'esistenza di una “banda Giuliano” ne fecce cenno la spia calabrese dell'RSI Pasquale Sidari (arrestato nel marzo [[1945]]):  
: «In Sicilia opera armata capeggiata da Giuliani [Salvatore Giuliano spesso si firmava come “Giuliani”]. Ogni milite arruolato percepisce 50.000 Lire all'ingaggio e 6000 Lire come salario mensile [cifra straordinaria per l'epoca]. Questa ed altre bande operarono segretamente: Bande armate che funzionino segretamente [...] che esercitino in tutto il Paese il brigantaggio, che si mescolino alle manifestazioni popolari per suscitare torbidi. Ma soprattutto mimetizzati, penetrare nei partiti antifascisti e introdurvi fascisti a valanga, propugnare le tesi più spudoratamente radicali e il più insano rivoluzionarismo, sabotare e screditare l'opera del governo e soffiare a più non posso sul malcontento inevitabile. Così, seminando sciagure su sciagure, suscitare il rimpianto del fascismo e, al momento opportuno, riacciuffare il potere» (documento di grande attualità rintracciato dallo storico Aldo Giannuli nell'Archivio centrale dello Stato, Rapporto Gamba, fondo Polizia militare di sicurezza, busta n. 2). <ref name="montagna1">[http://montagna-longa.noblogs.org/post/2006/05/08/il-bandito-giuliano-e-la-x-mas-erano-addestrati-dalla-cia-di-salvatore-giannella-l-europeo-2007-n.1 da Montagna-longa.noblogs.org]</ref>
:«In Sicilia opera armata capeggiata da Giuliani [Salvatore Giuliano spesso si firmava come "Giuliani"]. Ogni milite arruolato percepisce 50.000 Lire all'ingaggio e 6.000 Lire come salario mensile [cifra straordinaria per l'epoca]. Bande armate che funzionino segretamente [...] che esercitino in tutto il Paese il brigantaggio, che si mescolino alle manifestazioni popolari per suscitare torbidi. Ma soprattutto mimetizzati, penetrare nei partiti [[antifascisti]] e introdurvi [[fascisti]] a valanga, propugnare le tesi più spudoratamente radicali e il più insano rivoluzionarismo, sabotare e screditare l'opera del governo e soffiare a più non posso sul malcontento inevitabile. Così, seminando sciagure su sciagure, suscitare il rimpianto del [[fascismo]] e, al momento opportuno, riacciuffare il potere» (documento di grande attualità rintracciato dallo storico Aldo Giannuli nell'Archivio centrale dello Stato, Rapporto Gamba, fondo Polizia militare di sicurezza, busta n. 2). <ref name="montagna1">Da [http://montagna-longa.noblogs.org/post/2006/05/08/il-bandito-giuliano-e-la-x-mas-erano-addestrati-dalla-cia-di-salvatore-giannella-l-europeo-2007-n.1 ''Il bandito Giuliano e la X MAS erano addestrati dalla CIA''] di Salvatore Giannella (''L'Europeo'' [[2007]] n. 1).</ref>


Il tutto fu orchestrato dall'Internazionale Nera, che smistava i soldi grazie alla collaborazione della Banca dell'Agricoltura e che dopo la guerra poté godere anche della collaborazione dei Peron (Juan ed Evita Peron). <ref name="montagna2">[http://montagna-longa.noblogs.org/post/2006/05/08/il-bandito-giuliano-e-la-x-mas-erano-addestrati-dalla-cia-di-salvatore-giannella-l-europeo-2007-n.1 da "Montagna-longa.noblogs.org"]</ref>
Il tutto fu orchestrato dall'Internazionale Nera, che smistava i soldi grazie alla collaborazione della Banca dell'Agricoltura e che dopo la guerra poté godere anche della collaborazione dei Peron (Juan ed Evita Peron). <ref name="montagna1"></ref>


Infatti nel febbraio [[1944]] Giuliano si infiltrò a Taranto nella Xª MAS badogliana per conto della rete [[Fascismo|fascista]] di Pignatelli. Quando a Taranto poi giunsero i [[Fascismo|fascisti]] Cecacci e Bertucci, si spostò con loro a Penne dove incontrò i fratelli Console di Partinico, che in seguito costituiranno una cellula clandestina dell'RSI proprio a Partinico ed in stretta relazione con la banda Giuliano e con Selene Corbellino, spia della banda Kock e coordinatrice dei nazifascisti meridionali.  
Infatti, nel febbraio [[1944]] Giuliano si infiltrò a Taranto nella Xª MAS badogliana per conto della rete [[Fascismo|fascista]] di Pignatelli. Quando a Taranto poi giunsero i [[Fascismo|fascisti]] Cecacci e Bertucci, si spostò con loro a Penne, dove incontrò i fratelli Console di Partinico, che in seguito costituiranno una cellula clandestina dell'RSI proprio a Partinico ed in stretta relazione con la banda Giuliano e con Selene Corbellino, spia della banda Kock e coordinatrice dei [[nazifascisti]] meridionali.  


I rapporti della banda Giuliano con la mafia sono inoltre testimoniati dal documento Sis del [[25 giugno]] [[1947]]: dal '43 agiva sotto il controllo dei vari capifamiglia delle zona in cui operava: Vincenzo Rimi (Alcamo), Santo Fleres (Partinico), Domenico Albano (Borgetto), Salvatore Celeste (San Cipirello), Giuseppe Troia (San Giuseppe Jato), don Ciccio Cuccia (Piana degli Albanesi), don Calcedonio Miceli (Monreale). Furono proprio loro a determinare la fine delle altre bande criminali della zona e a voler partecipare all'elaborazione di strategie antidemocratiche:  
La collaborazione tra la banda Giuliano e la mafia è inoltre testimoniata da un [[Salvatore Giuliano, un bandito fascista|rapporto del SIS]] del [[25 giugno]] [[1947]]: dal [[1943]] agivano, sotto il controllo dei vari capifamiglia delle zona in cui operavano, Vincenzo Rimi (Alcamo), Santo Fleres (Partinico), Domenico Albano (Borgetto), Salvatore Celeste (San Cipirello), Giuseppe Troia (San Giuseppe Jato), don Ciccio Cuccia (Piana degli Albanesi), don Calcedonio Miceli (Monreale). <ref name="CC">Si veda [https://montagna-longa.noblogs.org/gallery/68/Dossier%20Casarrubea%20e%20Cereghino%20su%20Stati%20Uniti,%20eversione%20nera%20e%20guerra%20al%20comunismo%20in%20Italia%201943%20-%201947.pdf ''Stati Uniti, eversione nera e guerra al comunismo in Italia. 1943-1947''].</ref> Furono proprio loro a determinare la fine delle altre bande criminali della zona e a voler partecipare all'elaborazione di strategie antidemocratiche:  
: «Mormini del Fronte - si legge in un lungo [[Salvatore Giuliano, un bandito fascista| rapporto del Sis]]) - avrebbe dovuto raggiungere in Sicilia la banda Giuliano, a contatto anche con la mafia locale in parte a disposizione del suo gruppo».
:«Mormini del Fronte avrebbe dovuto raggiungere in Sicilia la banda Giuliano, a contatto anche con la mafia locale, in parte a disposizione del suo gruppo». <ref>Da un [[Salvatore Giuliano, un bandito fascista|rapporto del SIS]] del [[25 giugno]] [[1947]].</ref>


Non è chiaro chi sia questo Mormini, ma il documento riportava che egli lavorava per il Fronte antibolscevico nell'isola, cioè per il “Nuovo comando generale” neofascista. Questa strategia antidemocratica e stragista sfocerà in vili sovversioni bombarole come la strage di Portella della Ginestra, di cui Giuliano fu il principale responsabile; il suo rapporto con i [[Fascismo|fascisti]] e con le forze reazionarie del paese è ben esemplificato dal rapporto SIS ([[25 luglio]] [[1947]]): “[[Salvatore Giuliano, un bandito fascista]]”.
Non è chiaro chi sia questo Mormini, ma il documento riporta che egli lavorava per il Fronte antibolscevico nell'isola, cioè per il Nuovo Comando Generale [[neofascista]]. Questa strategia antidemocratica e stragista sfocerà in vili sovversioni bombarole come la strage di Portella della Ginestra, di cui Giuliano fu il principale responsabile.


== Il ruolo della mafia nel tentato "golpe Borghese" ==
== Il ruolo della mafia nel tentato "golpe Borghese" ==
Le dichiarazioni del boss '''Antonino Calderone''', divenuto in seguito collaboratore di giustizia, protagonista della guerra di mafia con la famiglia di Nitto Santapaola, dopo il suo arresto, avvenuto a Nizza nel [[1986]], gettarono nuova luce sul “[[Golpe Borghese]]” (si sarebbe dovuto realizzare la notte tra il [[7 dicembre|7]] e l'[[8 dicembre]] [[1970]]), sino allora considerato come un evento quasi folkloristico messo in atto da vecchi nostalgici ex-fascisti. Calderone spiegò per bene sia il meccanismo che regolava la commissione interprovinciale di Cosa Nostra e sia i rapporti tra mafia e neofascisti:  
Le dichiarazioni del boss Antonino Calderone, protagonista della guerra di mafia con la famiglia di Nitto Santapaola, divenuto collaboratore di giustizia dopo il suo arresto, avvenuto a Nizza nel [[1986]], gettarono nuova luce sul "golpe Borghese" (si sarebbe dovuto realizzare la notte tra il [[7 dicembre|7]] e l'[[8 dicembre]] [[1970]]), sino allora considerato come un evento quasi folkloristico messo in atto da vecchi nostalgici ex [[fascisti]]. Calderone spiegò per bene sia il meccanismo che regolava la commissione interprovinciale di Cosa Nostra sia i rapporti tra mafia e [[neofascisti]]:  
: [...] Mentre Liggio si nascondeva a Catania, ricevette la visita di due capi dello spessore di Sa«lvatore Greco e Tommaso Buscetta [...] dovevano discutere della partecipazione della mafia a un colpo di Stato, il cosiddetto Golpe Borghese... si trattava di aderire ad un golpe [[militare]] che sarebbe partito da Roma [...] e il ruolo della mafia era di partecipare alle operazioni in Sicilia. Al momento stabilito, i mafiosi dovevano accompagnare nelle diverse prefetture della Sicilia, un personaggio che si sarebbe sostituito al prefetto. Il tramite con i golpisti era un mafioso palermitano... un certo Carlo Morana... un tipo un po'pazzo molto amico di Giuseppe Di Cristina... Si concluse di aderire al colpo di Stato [...] Mio fratello Giuseppe andò a Roma per incontrare il principe Valerio Borghese [...] Questi disse a mio fratello che voleva degli uomini per occupare le prefetture siciliane e imporre nuovi prefetti [...] e se qualcuno avesse fatto resistenza lo avrebbero dovuto immediatamente arrestare [...] Pippo ascoltò pazientemente ma quando il principe arrivò a parlare degli arresti ebbe un sussulto. Giuseppe replicò scandalizzato che noi mafiosi non ci mettiamo a fare arresti... che cose di polizia non le facciamo [...] noi non arrestiamo nessuno [...] Se dobbiamo ammazzare qualcuno va bene, ma servizi di polizia non se ne fanno. Valerio Borghese convenne che gli uomini d'onore non avrebbero fatto arresti [...] avrebbero appoggiato le azioni di forza necessarie, affiancando i giovani fascisti catanesi, palermitani e di altre città, che già sapevano cosa dovevano fare». <ref name="borghese">[http://nuke.alkemia.com/Home1/Lemafie/19701982MafiaeroinaeGolpeBorghese/tabid/753/Default.aspx Il golpe borghese]</ref>
:«Mentre Liggio si nascondeva a Catania, ricevette la visita di due capi dello spessore di Salvatore Greco e Tommaso Buscetta... dovevano discutere della partecipazione della mafia a un colpo di [[Stato]], il cosiddetto golpe Borghese... si trattava di aderire ad un golpe [[militare]] che sarebbe partito da Roma... e il ruolo della mafia era di partecipare alle operazioni in Sicilia. Al momento stabilito, i mafiosi dovevano accompagnare nelle diverse prefetture della Sicilia un personaggio che si sarebbe sostituito al prefetto. Il tramite con i golpisti era un mafioso palermitano... un certo Carlo Morana... un tipo un po'pazzo molto amico di Giuseppe Di Cristina... Si concluse di aderire al colpo di [[Stato]]... Mio fratello Giuseppe andò a Roma per incontrare il principe Valerio Borghese... Questi disse a mio fratello che voleva degli uomini per occupare le prefetture siciliane e imporre nuovi prefetti... e se qualcuno avesse fatto resistenza lo avrebbero dovuto immediatamente arrestare... Pippo ascoltò pazientemente, ma quando il principe arrivò a parlare degli arresti ebbe un sussulto. Giuseppe replicò scandalizzato che noi mafiosi non ci mettiamo a fare arresti... che cose di [[polizia]] non le facciamo... noi non arrestiamo nessuno... Se dobbiamo ammazzare qualcuno va bene, ma servizi di [[polizia]] non se ne fanno. Valerio Borghese convenne che gli uomini d'onore non avrebbero fatto arresti... avrebbero appoggiato le azioni di forza necessarie, affiancando i giovani [[fascisti]] catanesi, palermitani e di altre città, che già sapevano cosa dovevano fare». <ref name="borghese">Da [https://archive.is/ljwiv ''La storia della mafia siciliana''].</ref>


Borghese aveva offerto in cambio la revisione dei processi in atto, riferendosi soprattutto al '''processo Rimi''' <ref name="senzamemoria">[http://archive.is/iVmG da www.senzamemoria.com]</ref> (che aveva già visto la condanna di Filippo e Vincenzo Rimi), proprio per questo si cercò di coinvolgere anche Gaetano Badalamenti, che aveva a cuore la sorte dei due Rimi Salvatore Greco “Cicchiteddu”, Salvatore Riina, Gerlando Alberti e Giuseppe Calderone incontrarono a Milano Badalamenti spiegando quanto loro proposto dai [[Fascismo|fascisti]] di Borghese.
Borghese aveva offerto in cambio la revisione dei processi in atto, riferendosi soprattutto al processo Rimi <ref name="senzamemoria">Si veda [http://archive.is/iVmG ''Andreotti e il processo Rimi''].</ref> (che aveva già visto la condanna di Filippo e Vincenzo Rimi); proprio per questo si cercò di coinvolgere anche Gaetano Badalamenti, che aveva a cuore la sorte dei due Rimi. Salvatore Greco "Cicchiteddu", Salvatore Riina, Gerlando Alberti e Giuseppe Calderone incontrarono a Milano Badalamenti spiegando quanto loro proposto dai [[Fascismo|fascisti]] di Borghese.


Al termine dell'incontro la mafia decise di rifiutare l'offerta ma la famiglia mafiosa di Alcamo si interessò autonomamente del progetto di “golpe”, tanto che Natale Rimi, figlio di Vincenzo Rimi, a cui importava la revisione del processo a carico del padre e del fratello, era tra coloro che nella notte tra il [[7 dicembre|7]] e l'[[8 dicembre]] [[1970]] si recarono a prendere le armi in una caserma [[militare]] di Roma (dettaglio stato riferito a Buscetta da Gaetano Badalamenti). Nonostante il “golpe” non fu mai messo in atto, le circostanze esposte da Buscetta coincidono con quelle di Antonino Calderone.
Al termine dell'incontro la mafia decise di rifiutare l'offerta, ma la famiglia mafiosa di Alcamo si interessò autonomamente al progetto del golpe, tanto che Natale Rimi, figlio di Vincenzo Rimi, a cui importava la revisione del processo a carico del padre e del fratello, era tra coloro che nella notte tra il [[7 dicembre|7]] e l'[[8 dicembre]] [[1970]] si recarono a prendere le armi in una caserma [[militare]] di Roma (dettaglio riferito a Buscetta da Gaetano Badalamenti). Anche se il golpe non fu mai messo in atto, le circostanze esposte da Buscetta coincidono con quelle di Antonino Calderone.


Dalle testimonianze di altri pentiti, per esempio '''Tommaso Buscetta''' (in sintonia con quelle di Antonio Calderone), emerse come la Sicilia, anche in quel periodo fu teatro di un intensi rapporti tra la Massoneria (es. l'allora Capitano dei Carabinieri '''Giuseppe Russo''', massone,avrebbe avuto il compito di arrestare il Prefetto di Palermo), la mafia (gran parte dei nomi coinvolti nel tentato Golpe erano iscritti alla loggia massonica “P2” di Licio Gelli) e i neofascisti, tutti accomunati da un viscerale odio per i [[comunismo|comunisti]].
Anche dalle testimonianze di altri pentiti emerse come la Sicilia, anche in quel periodo, fu teatro di intensi rapporti tra la massoneria (ad esempio, l'allora capitano dei carabinieri Giuseppe Russo, massone, avrebbe avuto il compito di arrestare il prefetto di Palermo), la mafia (gran parte dei nomi coinvolti nel tentato golpe erano iscritti alla loggia massonica "P2" di Licio Gelli) e i [[neofascisti]], tutti accomunati da un viscerale odio per i [[comunismo|comunisti]].


In questo contesto si inserì anche l'assassinio del giornalista '''Mauro De Mauro''' ([[16 settembre]] [[1970]]), colpevole di aver scoperto l'alleanza (tentata) tra i boss mafiosi e i golpisti, oltre ad una serie di sporchi affari che vedeva protagonisti alcuni insospettabili uomini delle istituzioni italiane <ref name="repubblica">[http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/cronaca/demauromafia/demauromafia/demauromafia.html Repubblica.it] </ref> <ref name="caso demauro">[http://www.socialismolibertario.it/caso_de_mauro.htm Il caso De Mauro]</ref>.
In questo contesto si inserì anche l'assassinio del giornalista Mauro De Mauro ([[16 settembre]] [[1970]]), colpevole di aver scoperto la tentata alleanza tra i boss mafiosi e i golpisti, oltre una serie di sporchi affari che vedeva protagonisti alcuni insospettabili uomini delle istituzioni italiane. <ref>Si veda [http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/cronaca/demauromafia/demauromafia/demauromafia.html ''De Mauro ucciso per uno scoop, scoprì il patto tra boss e golpisti''].</ref> <ref>Si veda [http://www.socialismolibertario.it/caso_de_mauro.htm ''Il caso De Mauro''].</ref>


== Il dossier Casarrubea Cereghino ==
== Il dossier Casarrubea Cereghino ==


Il dossier pubblicato dagli storici Casarrubea e Cereghino <ref>[http://montagna-longa.noblogs.org/gallery/68/Dossier%20Casarrubea%20e%20Cereghino%20su%20Stati%20Uniti,%20eversione%20nera%20e%20guerra%20al%20comunismo%20in%20Italia%201943%20-%201947.pdf  Dossier Casarrubea Cereghino] </ref> dimostra che esiste un filo logico che lega numerosi oscuri episodi verificatori dall'8 settembre 1943 in poi. Episodi troppo a lungo trascurati sia dalla "sinistra" [[Italia|italiana]] che da molti storici.
Il dossier pubblicato dagli storici Casarrubea e Cereghino <ref name="CC"></ref> dimostra che esiste un filo logico che lega numerosi oscuri episodi verificatisi dall'[[8 settembre]] [[1943]] in poi. Episodi troppo a lungo trascurati sia dalla "sinistra" [[Italia|italiana]] che da molti storici.


==Note==
==Note==
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== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
*[[Ezio Taddei]], ''Il "caso" Tresca'', 2006
*[[Ezio Taddei]], ''Il "caso" Tresca'', Il Grappolo, Salerno, 2006
*Italia Gualtieri, ''Carlo Tresca: vita e morte di un anarchico italiano in America 1999'' - 71 pagine
*Italia Gualtieri, ''Carlo Tresca: vita e morte di un anarchico italiano in America'', Chieti, Tinari, 1999
*''"Regione Abruzzo, Centro servizi culturali di Sulmona, Circolo cultura & societa. Giornata della memoria'', 20 maggio 1994"
*Monte S. Finkelstein, ''Separatism, the Allies and the Mafia: The Struggle for Sicilian Independence 1943-1948'' (''Separatismo, gli alleati e la mafia: La lotta per indipendenza siciliana 1943-1948''), Lehigh Univ Press, 1998
*Carlo Tresca, ''L'attentato a Mussolini: ovvero, Il segreto di Pulcinella''New York, 4 edizioni, l'ultimo per tempo, editore Alexandria, Va., 1987
*Salvatore Lupo, ''Storia della mafia'', Donzelli, Roma, 1994
*Gabriella Facondo, ''Socialismo italiano esule negli USA (1930-1942)'', Federazione italiana delle associazioni partigiane, 1993, Bastogi
*G. Fiandaca e S. Costantino, ''La mafia, le mafie tra detti e nuovi paradigmi'', Laterza, Bari, 1994
*[[Piero Calamandrei]], Il Ponte, 1945 La Nuova Italia
*Paolo Pezzino, ''Mafia, Stato e società nella Sicilia contemporanea: secoli XIX e XX'', Laterza, Bari, 1994
*Fiandaca G.-Costantino S., ''La mafia, le mafie tra detti e nuovi paradigmi'', Laterza, Bari, 1994
*Gabriella Facondo, ''Socialismo italiano esule negli USA (1930-1942)'', Federazione Italiana Associazioni Partigiane, Bastogi, 1993
*Paolo Pezzino, ''Mafia, Stato e società nella Sicilia contemporanea: secoli XIX e XX''
*Nicola Tranfaglia, ''Mafia, politica, affari nell'Italia repubblicana, 1943-91'', [[Laterza]], Bari, 1992
*Arrigo Petacco, ''Il prefetto di ferro'', Mondadori, Milano, 1976
*Cesare Mori, ''Con la mafia ai ferri corti'', Pagano, Napoli, 1993
*Cesare Mori, ''Con la mafia ai ferri corti'', Pagano, Napoli, 1993
*Salvatore Lupo, ''Storia della mafia'', Roma, Donzelli, 1994
*Monte S. Finkelstein, ''Separatism, the Allies and the Mafia: The Struggle for Sicilian Independence 1943-1948'' (''Separatismo, gli alleati e la mafia: La lotta per indipendenza siciliana 1943-1948''), Lehigh Univ Pr
*Giovanni Raffaele, ''L'ambigua tessitura. Mafia e fascismo nella Sicilia degli anni Venti'', Angeli, Milano, 1993
*Giovanni Raffaele, ''L'ambigua tessitura. Mafia e fascismo nella Sicilia degli anni Venti'', Angeli, Milano, 1993
*Christopher Duggan, ''La mafia durante il Fascismo'' 1987, Rubbettino, con Prefazione di Denis Mack Smith
*Nicola Tranfaglia, ''Mafia, politica, affari nell'Italia repubblicana, 1943-91'', Laterza, Bari, 1992
*Christopher Duggan, ''La mafia durante il Fascismo'' (con prefazione di Denis Mack Smith), Rubbettino, 1987
*Arrigo Petacco, ''Il prefetto di ferro'', Mondadori, Milano, 1976
*Piero Calamandrei, ''Il Ponte'', La Nuova Italia, Firenze, 1945
*[[Carlo Tresca]], [https://www.liberliber.eu/mediateca/libri/t/tresca/l_attentato_a_mussolini/pdf/tresca_l_attentato_a_mussolini.pdf ''L'attentato a Mussolini ovvero Il segreto di Pulcinella''], Il Martello, New York, 1930
[[File:Giuseppe-casarrubea-senior.jpg|200px|thumb|Giuseppe Casarrubea, [[sindacalista]] ucciso dai mafiosi collusi con i [[fascisti]] davanti alla Camera del Lavoro di Partinico.]]
[[File:Giuseppe-casarrubea-senior.jpg|200px|thumb|Giuseppe Casarrubea, [[sindacalista]] ucciso dai mafiosi collusi con i [[fascisti]] davanti alla Camera del Lavoro di Partinico.]]


=== Bibliografia specifica inerente il dossier Casarrubea Cereghino===
=== Bibliografia relativa al dossier Casarrubea Cereghino===
Per ulteriori approfondimenti, si rinvia alle seguenti opere:
 
'''Giuseppe Casarrubea:'''  
'''Giuseppe Casarrubea:'''  
*''Portella della Ginestra. Microstoria di una strage di Stato'', Milano, Franco Angeli, 1997
*''Morte di un agente segreto'', Roma, Nuova Iniziativa Editoriale, 2006
*''Fra'Diavolo e il governo nero. Doppio Stato e stragi nella Sicilia del dopoguerra'', Milano, Franco Angeli, 1998
*''Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra'', Milano, Bompiani, 2005
*''Provincia Regionale di Palermo, Comune di Piana degli Albanesi'', Biblioteca comunale “G. Schirò”
*''Portella della Ginestra. 50 anni dopo  (1947 - 1997)'', Caltanissetta - Roma,  Salvatore  Sciascia Editore,  1999, vol.  I  (atti del  Convegno); vol.  II  (documenti raccolti, annotati e introdotti da Giuseppe  Casarrubea); vol.  III (documenti raccolti, scelti e introdotti da Giuseppe Casarrubea, 2001)
*''Salvatore Giuliano. Morte di un capobanda e dei suoi luogotenenti'', Milano, Franco Angeli, 2001
*''Salvatore Giuliano. Morte di un capobanda e dei suoi luogotenenti'', Milano, Franco Angeli, 2001
*''Storia segreta della  Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra'', Milano, Bompiani, 2005
*''Portella della Ginestra. 50 anni dopo  (1947-1997)'', Caltanissetta, Roma, Salvatore Sciascia Editore, 1999, vol. I (Piana degli Albanesi, 28-30 aprile 1997: atti del convegno a cura di Pietro Manali), vol. II (documenti raccolti, annotati e introdotti da Giuseppe Casarrubea), vol. III (la strage di Portella della Ginestra, sentenza di Roma, 10 agosto 1956: documenti raccolti, scelti e introdotti da Giuseppe Carrubea, a cura di Pietro Manali)
*''Morte di un agente segreto'', Roma, Nuova Iniziativa Editoriale, 2006
*''"Fra' Diavolo" e il governo nero. "Doppio Stato" e stragi nella Sicilia del dopoguerra'', Franco Angeli, Milano, 1998
*''Portella della Ginestra. Microstoria di una strage di Stato'', Franco Angeli, Milano, 1997
 
'''Giuseppe  Casarrubea - Mario J. Cereghino''':
*''Tango  Connection. L'oro nazifascista, l'America latina e la guerra al comunismo in Italia. 1943-1947'', Milano, Bompiani, 2007
 
'''Nicola  Tranfaglia''':  
'''Nicola  Tranfaglia''':  
*''Come nasce la repubblica. La mafia, il Vaticano e il neofascismo nei documenti americani e italiani, 1943 - 1947'', Milano, Bompiani, 2004
*''Come nasce la repubblica. La mafia, il Vaticano e il neofascismo nei documenti americani e italiani. 1943-1947'', Milano, Bompiani, 2004
'''Giuseppe  Casarrubea - Mario J. Cereghino''':
*''Tango  Connection. L'oro nazifascista, l'America latina e la guerra al comunismo in Italia. 1943 -1947'', Milano, Bompiani, 2007


==Voci correlate==
==Voci correlate==
*[[Il secondo dopoguerra in Italia: corpi di polizia e repressione della lotta antifascista]]
*[[Il secondo dopoguerra in Italia: corpi di polizia e repressione della lotta antifascista]]
*[[Convegno di Palermo: rapporti tra istituzioni, fascismo e criminalità]], in cui intervennero i noti storici e specialisti della storia della mafia e della Sicilia.
*[[Convegno di Palermo: rapporti tra istituzioni, fascismo e criminalità]]
*[[Salvatore Giuliano, un bandito fascista]]
*[[Salvatore Giuliano, un bandito fascista]]


== Collegamenti esterni ==
== Collegamenti esterni ==
*'''[http://montagna-longa.noblogs.org/gallery/68/Dossier%20Casarrubea%20e%20Cereghino%20su%20Stati%20Uniti,%20eversione%20nera%20e%20guerra%20al%20comunismo%20in%20Italia%201943%20-%201947.pdf Dossier Casarrubea Cereghino]'''
*[http://montagna-longa.noblogs.org/gallery/68/Dossier%20Casarrubea%20e%20Cereghino%20su%20Stati%20Uniti,%20eversione%20nera%20e%20guerra%20al%20comunismo%20in%20Italia%201943%20-%201947.pdf Dossier Casarrubea Cereghino]
*'''[http://montagna-longa.noblogs.org/ Sito dedicato allo studio ed ai documenti degli eccidi in Sicilia]'''
*[http://montagna-longa.noblogs.org/ Sito dedicato allo studio ed ai documenti degli eccidi in Sicilia]
*[http://www.instoria.it/home/mafia_fascismo.htm L'operazione incompiuta del prefetto Mori di Davide Caracciolo]
*[https://archive.is/dFwq ''Mafia e fascismo. L'operazione incompiuta del prefetto Mori''] di Davide Caracciolo
*[https://comedonchisciotte.org/forum-cdc/#/discussion/45935/il-ritorno-della-mafia-in-sicilia-un-regalo-dei-liberatori Il ritorno della Mafia in Sicilia. Un regalo dei "nemici"Gli USA e la mafia'' e ''I nemici, la Mafia e il Mis]
*''La storia della Mafia'', [https://www.amicisciascia.it/servizi/citazioni/item/421-la-storia-della-mafia-leonardo-sciascia.html recensione] di Valter Vecellio
*[https://www.amicisciascia.it/servizi/citazioni/item/421-la-storia-della-mafia-leonardo-sciascia.html La storia della Mafia (Leonardo Sciascia - Fonte: Storia Illustrata – anno XVI – n. 173 – aprile 1972 – A. Mondadori Editore)]
*[http://it.internationalism.org/rint/18_statodemocratico ''La mafia: al cuore dello Stato e della strategia imperialista'']
*'''[http://it.internationalism.org/rint/18_statodemocratico LA MAFIA: al cuore dello Stato e della strategia imperialista]'''
*[https://web.archive.org/web/20070927234026/http://www.liberalfondazione.it/archivio/fl/numero04/verita.htm ''Tutta la verità sul caso Tresca''] di Mauro Canali
*'''[https://web.archive.org/web/20070927234026/http://www.liberalfondazione.it/archivio/fl/numero04/verita.htm Tutta la verità sul caso Tresca di Mauro Canali]''' <ref>Mauro Canali è fra gli autori accreditati dal SISDE per i suoi lavori che spesso ne riportano stralci sul sito.</ref>
*[http://archive.is/fSwtU ''Mario Scelba: padre della Repubblica o regista di trame?''] di Carlo Ruta
*[http://archive.is/fSwtU Mario Scelba: padre della Repubblica o regista di trame? I documenti che qui si presentano, di cui alcuni sottratti di recente al segreto di Stato, aiutano a rispondere di Carlo Ruta]
*[http://archive.is/qzja4 ''Documenti statunitensi e italiani sulla banda Giuliano, la Decima MAS e il neofascismo in Sicilia (1944-1947)''] di Giuseppe Casarrubea <ref>«Dalle centinaia di documenti rinvenuti nel [[1997]] dallo storico Aldo Sabino Giannuli presso l'archivio dell'Ufficio Affari Riservati di Federico Umberto D'Amato (noto anche come archivio del Servizio Informazioni e Sicurezza, SIS), apprendiamo che negli anni [[1944]]-[[1947]] la banda di Salvatore Giuliano è direttamente collegata ai gruppi eversivi [[neofascisti]], monarchici e antibolscevichi, in particolare romani e meridionali (cfr. Aldo Sabino Giannuli, ''Salvatore Giuliano, un bandito fascista'', rivista Libertaria, anno 5, n. 4, ottobre-dicembre [[2003]], pp. 48-58)» (da [http://archive.is/qzja4 ''Documenti statunitensi e italiani sulla banda Giuliano, la Decima MAS e il neofascismo in Sicilia''] di Giuseppe Casarrubea).</ref>
*[http://archive.is/qzja4 Documenti statunitensi e italiani sulla banda Giuliano, la MAS e il neofascismo in Sicilia di Giuseppe Casarrubea]. <ref>«Dalle centinaia di documenti rinvenuti nel 1997 dallo storico Aldo Sabino Giannuli presso l'archivio dell'Ufficio Affari Riservati di Federico Umberto D'Amato (noto anche come archivio del Servizio informazioni e sicurezza, Sis), apprendiamo che negli anni 1944 - 1947 la banda di Salvatore Giuliano è direttamente collegata ai gruppi eversivi neofascisti, monarchici e antibolscevichi, in particolare romani e meridionali (cfr. Aldo Sabino Giannuli, Salvatore Giuliano, un bandito fascista, rivista Libertaria, anno 5, n. 4, ottobre - dicembre 2003, pp. 48 - 58). Sul tema, citiamo di seguito alcuni documenti: ecc.» (da [http://archive.is/qzja4 ''Documenti statunitensi e italiani sulla banda Giuliano, la MAS e il neofascismo in Sicilia''] di Giuseppe Casarrubea).</ref>
*[http://archive.is/iEt50 ''Lettera di Salvatore Giuliano a "La Voce di Sicilia", 31 agosto 1947, e commento-risposta di Girolamo Li Causi''] a cura di Carlo Ruta
*[http://archive.is/iEt50 Lettera di Salvatore Giuliano a "La Voce di Sicilia", 31 agosto 1947, e commento-risposta di Girolamo Li Causi]
*[https://web.archive.org/web/20070927003401/http://www.romacivica.net/anpiroma/rendina.pdf ''E il maggiore Tompkins sempre insieme ai partigiani''] di Massimo Randina
*[https://web.archive.org/web/20070927003401/http://www.romacivica.net/anpiroma/rendina.pdf Biografia Peter Tompkins]
*[http://archive.is/WsWQu Dossier su Portella della Ginestra] a cura dell'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia  
*[http://archive.is/WsWQu Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia dossier su Portella della Ginestra]
*[http://archive.is/tJ9Q ''La strage di Portella della Ginestra''] di Umberto Santino
*[http://archive.is/tJ9Q Scheda su Portella della Ginestra, dal sito dedicato a Peppino Impastato]
*[http://archive.is/qz5ZK ''Montagna Longa''], sito web, curato dai parenti delle vittime di Portella della Ginestra, che presenta anche il rapporto di Giuseppe Peri, vicequestore di Trapani
*[http://archive.is/qz5ZK Montagnalonga, sito web curato dai parenti delle vittime di Portella della Ginestra che presenta anche il rapporto di Giuseppe Peri vicequestore di Trapani]
*[http://archive.is/6BV0h ''Il "prefetto di ferro"'']
*[http://archive.is/6BV0h Scuole.monet.modena Il "prefetto di ferro"]
*[http://www.instoria.it/home/vittoria_alleata_sicilia.htm ''La ignominiosa alleanza. Il contributo mafioso alla vittoria alleata in Sicilia''] di Davide Caracciolo
*[http://www.instoria.it/home/vittoria_alleata_sicilia.htm La mafia e gli americani dopo lo sbarco di Davide Caracciolo]
*[http://www.storiamediterranea.it/public/md1_dir/b757.pdf ''Alfredo Cucco. Storia di un federale''] di Matteo Di Figlia
*'''[http://www.storiamediterranea.it/public/md1_dir/b757.pdf Il caso Cucco]''', tratto da Storiamediterranea, del cui staff redazionale fa parte anche [[Convegno_di_Palermo:_rapporti_tra_istituzioni,_fascismo_e_criminalità #Opere_di_Salvatore_Lupo|Salvatore Lupo]]


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