Mafia e fascismo: differenze tra le versioni

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== Il ruolo della mafia nel tentato "golpe Borghese" ==
== Il ruolo della mafia nel tentato "golpe Borghese" ==
Le dichiarazioni del boss Antonino Calderone, protagonista della guerra di mafia con la famiglia di Nitto Santapaola, divenuto collaboratore di giustizia dopo il suo arresto, avvenuto a Nizza nel [[1986]], gettarono nuova luce sul "golpe Borghese" (si sarebbe dovuto realizzare la notte tra il [[7 dicembre|7]] e l'[[8 dicembre]] [[1970]]), sino allora considerato come un evento quasi folkloristico messo in atto da vecchi nostalgici ex [[fascisti]]. Calderone spiegò per bene sia il meccanismo che regolava la commissione interprovinciale di Cosa Nostra sia i rapporti tra mafia e [[neofascisti]]:  
Le dichiarazioni del boss Antonino Calderone, protagonista della guerra di mafia con la famiglia di Nitto Santapaola, divenuto collaboratore di giustizia dopo il suo arresto, avvenuto a Nizza nel [[1986]], gettarono nuova luce sul "golpe Borghese" (si sarebbe dovuto realizzare la notte tra il [[7 dicembre|7]] e l'[[8 dicembre]] [[1970]]), sino allora considerato come un evento quasi folkloristico messo in atto da vecchi nostalgici ex [[fascisti]]. Calderone spiegò per bene sia il meccanismo che regolava la commissione interprovinciale di Cosa Nostra sia i rapporti tra mafia e [[neofascisti]]:  
:«Mentre Liggio si nascondeva a Catania, ricevette la visita di due capi dello spessore di Salvatore Greco e Tommaso Buscetta [...] dovevano discutere della partecipazione della mafia a un colpo di [[Stato]], il cosiddetto golpe Borghese... si trattava di aderire ad un golpe [[militare]] che sarebbe partito da Roma [...] e il ruolo della mafia era di partecipare alle operazioni in Sicilia. Al momento stabilito, i mafiosi dovevano accompagnare nelle diverse prefetture della Sicilia un personaggio che si sarebbe sostituito al prefetto. Il tramite con i golpisti era un mafioso palermitano... un certo Carlo Morana... un tipo un po'pazzo molto amico di Giuseppe Di Cristina... Si concluse di aderire al colpo di Stato [...] Mio fratello Giuseppe andò a Roma per incontrare il principe Valerio Borghese [...] Questi disse a mio fratello che voleva degli uomini per occupare le prefetture siciliane e imporre nuovi prefetti [...] e se qualcuno avesse fatto resistenza lo avrebbero dovuto immediatamente arrestare [...] Pippo ascoltò pazientemente, ma quando il principe arrivò a parlare degli arresti ebbe un sussulto. Giuseppe replicò scandalizzato che noi mafiosi non ci mettiamo a fare arresti... che cose di [[polizia]] non le facciamo [...] noi non arrestiamo nessuno [...] Se dobbiamo ammazzare qualcuno va bene, ma servizi di [[polizia]] non se ne fanno. Valerio Borghese convenne che gli uomini d'onore non avrebbero fatto arresti [...] avrebbero appoggiato le azioni di forza necessarie, affiancando i giovani [[fascisti]] catanesi, palermitani e di altre città, che già sapevano cosa dovevano fare». <ref name="borghese">[http://nuke.alkemia.com/Home1/Lemafie/19701982MafiaeroinaeGolpeBorghese/tabid/753/Default.aspx Il golpe borghese]</ref>
:«Mentre Liggio si nascondeva a Catania, ricevette la visita di due capi dello spessore di Salvatore Greco e Tommaso Buscetta [...] dovevano discutere della partecipazione della mafia a un colpo di [[Stato]], il cosiddetto golpe Borghese... si trattava di aderire ad un golpe [[militare]] che sarebbe partito da Roma [...] e il ruolo della mafia era di partecipare alle operazioni in Sicilia. Al momento stabilito, i mafiosi dovevano accompagnare nelle diverse prefetture della Sicilia un personaggio che si sarebbe sostituito al prefetto. Il tramite con i golpisti era un mafioso palermitano... un certo Carlo Morana... un tipo un po'pazzo molto amico di Giuseppe Di Cristina... Si concluse di aderire al colpo di Stato [...] Mio fratello Giuseppe andò a Roma per incontrare il principe Valerio Borghese [...] Questi disse a mio fratello che voleva degli uomini per occupare le prefetture siciliane e imporre nuovi prefetti [...] e se qualcuno avesse fatto resistenza lo avrebbero dovuto immediatamente arrestare [...] Pippo ascoltò pazientemente, ma quando il principe arrivò a parlare degli arresti ebbe un sussulto. Giuseppe replicò scandalizzato che noi mafiosi non ci mettiamo a fare arresti... che cose di [[polizia]] non le facciamo [...] noi non arrestiamo nessuno [...] Se dobbiamo ammazzare qualcuno va bene, ma servizi di [[polizia]] non se ne fanno. Valerio Borghese convenne che gli uomini d'onore non avrebbero fatto arresti [...] avrebbero appoggiato le azioni di forza necessarie, affiancando i giovani [[fascisti]] catanesi, palermitani e di altre città, che già sapevano cosa dovevano fare». <ref name="borghese">Da [https://archive.ph/ljwiv ''La storia della Mafia Siciliana''].</ref>


Borghese aveva offerto in cambio la revisione dei processi in atto, riferendosi soprattutto al '''processo Rimi''' <ref name="senzamemoria">[http://archive.is/iVmG da www.senzamemoria.com]</ref> (che aveva già visto la condanna di Filippo e Vincenzo Rimi), proprio per questo si cercò di coinvolgere anche Gaetano Badalamenti, che aveva a cuore la sorte dei due Rimi Salvatore Greco “Cicchiteddu”, Salvatore Riina, Gerlando Alberti e Giuseppe Calderone incontrarono a Milano Badalamenti spiegando quanto loro proposto dai [[Fascismo|fascisti]] di Borghese.
Borghese aveva offerto in cambio la revisione dei processi in atto, riferendosi soprattutto al '''processo Rimi''' <ref name="senzamemoria">[http://archive.is/iVmG da www.senzamemoria.com]</ref> (che aveva già visto la condanna di Filippo e Vincenzo Rimi), proprio per questo si cercò di coinvolgere anche Gaetano Badalamenti, che aveva a cuore la sorte dei due Rimi Salvatore Greco “Cicchiteddu”, Salvatore Riina, Gerlando Alberti e Giuseppe Calderone incontrarono a Milano Badalamenti spiegando quanto loro proposto dai [[Fascismo|fascisti]] di Borghese.
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