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: «Dopo lo sbarco il loro primo incarico fu quello di mettere ordine, chi poteva farlo meglio di coloro che avevano sempre avuto un controllo serrato del territorio? In pochissimo tempo i padrini ripresero il comando e eliminarono con accanita sistematicità le decine di bande che infestavano l'isola, tutte tranne una: quella di Salvatore Giuliano, ricondotta sotto l'egida della famiglia di Montelepre, che controllava da giusta distanza la mitica azione rivoluzionaria del bandito. In men che non si dica venne a crearsi in Sicilia una catena di persone e personaggi, in numero sempre crescente, disposti a mettersi dalla parte dei vincitori. I capimafia di fatto si sentirono nobilitati e vennero elevati al grado di “liberatori”. Ma la vera legittimazione venne con l'assegnazione dei comuni ai vecchi boss che si ritrovarono di nuovo padroni dei loro feudi e con la fascia tricolore posta di traverso sul petto: Don Calò ([[Calogero Vizzini]]) divenne sindaco di [[Villalba]], [[Salvatore Malta]] di Vallelunga, Genco Russo ([[Giuseppe Genco Russo]]) sovrintendente agli Affari Civili di Mussomeli e altri rivestirono incarichi ufficiali in diversi ambiti» <ref>da [https://docplayer.it/13342121-Dossier-mafia-servizi-segreti-una-storia-di-stragi-e-misteri-di-giorgio-bongiovanni.html ''Una storia di stragi e misteri''] di [[Giorgio Bongiovanni]], direttore di [http://www.antimafiaduemila.com/ Antimafia 2000] </ref> | : «Dopo lo sbarco il loro primo incarico fu quello di mettere ordine, chi poteva farlo meglio di coloro che avevano sempre avuto un controllo serrato del territorio? In pochissimo tempo i padrini ripresero il comando e eliminarono con accanita sistematicità le decine di bande che infestavano l'isola, tutte tranne una: quella di Salvatore Giuliano, ricondotta sotto l'egida della famiglia di Montelepre, che controllava da giusta distanza la mitica azione rivoluzionaria del bandito. In men che non si dica venne a crearsi in Sicilia una catena di persone e personaggi, in numero sempre crescente, disposti a mettersi dalla parte dei vincitori. I capimafia di fatto si sentirono nobilitati e vennero elevati al grado di “liberatori”. Ma la vera legittimazione venne con l'assegnazione dei comuni ai vecchi boss che si ritrovarono di nuovo padroni dei loro feudi e con la fascia tricolore posta di traverso sul petto: Don Calò ([[Calogero Vizzini]]) divenne sindaco di [[Villalba]], [[Salvatore Malta]] di Vallelunga, Genco Russo ([[Giuseppe Genco Russo]]) sovrintendente agli Affari Civili di Mussomeli e altri rivestirono incarichi ufficiali in diversi ambiti» <ref>da [https://docplayer.it/13342121-Dossier-mafia-servizi-segreti-una-storia-di-stragi-e-misteri-di-giorgio-bongiovanni.html ''Una storia di stragi e misteri''] di [[Giorgio Bongiovanni]], direttore di [http://www.antimafiaduemila.com/ Antimafia 2000] </ref> | ||
Tutto ciò si collocò nell'ambito di rivolte sociali messe in atto dagli strati meno abbienti della popolazione siciliana, che portarono ad un gran numero di caduti in piazza. I morti fra i manifestanti furono circa 80, a fronte di due appartenenti agli organi di polizia dello [[Stato]] (rapporto di circa 40 ad 1) <ref name="crono">[[Cronologia delle rivolte e dei morti dalla caduta del fascismo ai giorni nostri Cronologia rivolte siciliane del secondo dopoguerra (1943-1945)]]</ref>. | Tutto ciò si collocò nell'ambito di rivolte sociali messe in atto dagli strati meno abbienti della popolazione siciliana, che portarono ad un gran numero di caduti in piazza. I morti fra i manifestanti furono circa 80, a fronte di due appartenenti agli organi di polizia dello [[Stato]] (rapporto di circa 40 ad 1) <ref name="crono">[[Cronologia delle rivolte e dei morti dalla caduta del fascismo ai giorni nostri|Cronologia rivolte siciliane del secondo dopoguerra (1943-1945)]]</ref>. | ||
==Rapporti tra Salvatore Giuliano, mafia e fascismo == | ==Rapporti tra Salvatore Giuliano, mafia e fascismo == |