Mafia e Fascismo: differenze tra le versioni

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[[File:Don_vito_cascio_ferro.JPG|150 px|thumb|Don Vito Cascio Ferro]]La propaganda [[Fascismo|fascista]] è stata da sempre abilissima nel dipingere il regime mussoliniano quale acerrimo nemico della mafia. Se è pur vero che numerosi mafiosi furono arrestati durante il fascismo (soprattutto nell’epoca del cosiddetto “Prefetto di Ferro” Cesare Mori), è vero anche che nella stragrande maggioranza dei casi si trattava di “pesci piccoli” ed è anche vero che i [[Fascismo|fascisti]] non ebbero scrupoli nel liberare molti di essi quando si trattò di utilizzarli in sporche operazioni contro gli [[antifascismo|antifascisti]] (vedi l’assassinio dell’anarchico [[Carlo Tresca]]).
[[File:Don_vito_cascio_ferro.JPG|150 px|thumb|Don Vito Cascio Ferro]]La propaganda [[Fascismo|fascista]] è stata da sempre abilissima nel dipingere il regime mussoliniano quale acerrimo nemico della mafia. Se è pur vero che numerosi mafiosi furono arrestati durante il fascismo (soprattutto nell'epoca del cosiddetto “Prefetto di Ferro” Cesare Mori), è vero anche che nella stragrande maggioranza dei casi si trattava di “pesci piccoli” ed è anche vero che i [[Fascismo|fascisti]] non ebbero scrupoli nel liberare molti di essi quando si trattò di utilizzarli in sporche operazioni contro gli [[antifascismo|antifascisti]] (vedi l'assassinio dell'anarchico [[Carlo Tresca]]).
I rapporti mafia-fascismo furono ben saldi prima e anche dopo l’[[8 settembre]] [[1943]], quando [[Il secondo dopo-guerra in Italia: corpi di polizia e repressione della lotta antifascista|mafia, fascisti e istituzioni]] collaborarono col Sistema in chiave [[repressione|repressiva]] dei movimenti socialisti, comunisti e anarco-rivoluzionari che si andavano a sviluppare in Sicilia.
I rapporti mafia-fascismo furono ben saldi prima e anche dopo l'[[8 settembre]] [[1943]], quando [[Il secondo dopo-guerra in Italia: corpi di polizia e repressione della lotta antifascista|mafia, fascisti e istituzioni]] collaborarono col Sistema in chiave [[repressione|repressiva]] dei movimenti socialisti, comunisti e anarco-rivoluzionari che si andavano a sviluppare in Sicilia.


: «Un processo lento, che in Italia si è sviluppato per tappe e acquisizioni a partire dal riconoscimento dello status quo feudale nel sud da parte della monarchia sabauda in cambio della propria legittimazione. La mafia, dalle trattative per preparare lo sbarco alleato in Sicilia  al sistema di scambio voto-favore dell'epoca democristiana, ha in seguito rappresentato un costante interlocutore per la repubblica. In tale contesto, il ruolo della capitale morale settentrionale è andato focalizzandosi sulla controparte legale, il riciclaggio di denaro. Equilibrio che si è tuttavia definitivamente infranto a cavallo degli anni '80, con lo scoppio di una sanguinosa guerra intestina. Conflitto che, con un bilancio assimilabile a una guerra civile, ha portato al prevalere dei clan più arretrati e feroci, i corleonesi, e a una tardiva reazione istituzionale.» ([http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/255/23.htm  ''Antistato totalitario e antistato mafioso''di Massimo Annibale Rossi])
: «Un processo lento, che in Italia si è sviluppato per tappe e acquisizioni a partire dal riconoscimento dello status quo feudale nel sud da parte della monarchia sabauda in cambio della propria legittimazione. La mafia, dalle trattative per preparare lo sbarco alleato in Sicilia  al sistema di scambio voto-favore dell'epoca democristiana, ha in seguito rappresentato un costante interlocutore per la repubblica. In tale contesto, il ruolo della capitale morale settentrionale è andato focalizzandosi sulla controparte legale, il riciclaggio di denaro. Equilibrio che si è tuttavia definitivamente infranto a cavallo degli anni '80, con lo scoppio di una sanguinosa guerra intestina. Conflitto che, con un bilancio assimilabile a una guerra civile, ha portato al prevalere dei clan più arretrati e feroci, i corleonesi, e a una tardiva reazione istituzionale.» ([http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/255/23.htm  ''Antistato totalitario e antistato mafioso''di Massimo Annibale Rossi])
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: «In effetti il fascismo, dopo la grande retata di "pesci piccoli" realizzata da Cesare Mori, viene a patti con l'"alta mafia", '''nel [[1929]] richiama a Roma il "Prefetto di Ferro" (verrà nominato senatore)''' e, in un certo senso, "restituisce" la Sicilia ai capi mafiosi ormai fascistizzati. Infatti, i condoni e le amnistie, subito concesse dal governo dopo il richiamo di Mori, hanno favorito molti pezzi da novanta che, appena tornati in libertà , si sono subito schierati fra i sostenitori del regime anche se, dopo il 1943, gabelleranno i pochi anni di carcere o di confino come prova del loro antifascismo.» <ref> [http://www.ilduce.net/speciale11.htm da il '''ilduce.net''']</ref> <ref>I fascisti di codesto sito ammettono con poche righe sia l'inefficienza dell'azione di Mori che la collusione mafia-fascismo. In seguito i rapporti tra mafia e neofascisti si incrinarono, soprattutto dopo il tentato golpe dei [[Junio Valerio Borghese]], e la mafia privilegiò le alleanze con la DC di Giulio Andreotti. È a questo che si deve forse l'acredine dei neofascisti contro la mafia, anche se vi è altresì da dire che il suddetto sito web in seguito si è dissociato dalle critiche a Mori, addebitando lo scritto all'azione di un qualche anonimo ('''N.d.R''')</ref>.
: «In effetti il fascismo, dopo la grande retata di "pesci piccoli" realizzata da Cesare Mori, viene a patti con l'"alta mafia", '''nel [[1929]] richiama a Roma il "Prefetto di Ferro" (verrà nominato senatore)''' e, in un certo senso, "restituisce" la Sicilia ai capi mafiosi ormai fascistizzati. Infatti, i condoni e le amnistie, subito concesse dal governo dopo il richiamo di Mori, hanno favorito molti pezzi da novanta che, appena tornati in libertà , si sono subito schierati fra i sostenitori del regime anche se, dopo il 1943, gabelleranno i pochi anni di carcere o di confino come prova del loro antifascismo.» <ref> [http://www.ilduce.net/speciale11.htm da il '''ilduce.net''']</ref> <ref>I fascisti di codesto sito ammettono con poche righe sia l'inefficienza dell'azione di Mori che la collusione mafia-fascismo. In seguito i rapporti tra mafia e neofascisti si incrinarono, soprattutto dopo il tentato golpe dei [[Junio Valerio Borghese]], e la mafia privilegiò le alleanze con la DC di Giulio Andreotti. È a questo che si deve forse l'acredine dei neofascisti contro la mafia, anche se vi è altresì da dire che il suddetto sito web in seguito si è dissociato dalle critiche a Mori, addebitando lo scritto all'azione di un qualche anonimo ('''N.d.R''')</ref>.


Quando nel [[1929]] Mori fu rimosso dal suo incarico (fu insignito del titolo di senatore del Regno) il [[Fascismo|regime fascista]] «... si preoccupò di diffondere l’idea che la Mafia, ormai, non fosse più un problema, ma essa “era tutt’altro che morta e si era anzi nuovamente istituzionalizzata”» (da ''Mafia e fascismo'', Davide Caracciolo, InStoria, GB EditoriA 2008)'' <ref name="lopinionista">[http://www.lopinionista.it/notizia.php?id=142 Lo stato italiano e la guerra civile contro la camorra]</ref>.  
Quando nel [[1929]] Mori fu rimosso dal suo incarico (fu insignito del titolo di senatore del Regno) il [[Fascismo|regime fascista]] «... si preoccupò di diffondere l'idea che la Mafia, ormai, non fosse più un problema, ma essa “era tutt'altro che morta e si era anzi nuovamente istituzionalizzata”» (da ''Mafia e fascismo'', Davide Caracciolo, InStoria, GB EditoriA 2008)'' <ref name="lopinionista">[http://www.lopinionista.it/notizia.php?id=142 Lo stato italiano e la guerra civile contro la camorra]</ref>.  


L'efficacia della lotta alla mafia, prima e dopo [[Cesare Mori]], furono quindi condizionati dai rapporti '''mafia e fascismo''', secondo cui spesso il regime si servì della "caccia al mafioso" come strumento repressivo atto a giustificare gli attacchi agli [[antifascismo|antifascisti]]  e\o ai fascisti non in linea con il PNF (caso [[Alfredo Cucco]], mentre si servì di un noto capobastone mafioso per ammazzare dell'anarchico [[Carlo Tresca]], irriducibile combattente contro fascismo e mafia ). Non a caso, dopo la rimozione di Mori, i più importanti mafiosi, collusi col [[Fascismo|fascismo]], subirono pene lievi ed amnistie varie, che li consentì di ritornare ad operare sotto la copertura dei gerarchi fascisti siciliani o persino di divenire dei gerarca loro stessi. La mafia era rientrata, come accade anche attualmente, in rapporto simbiotico con i poteri dello [[Stato]].
L'efficacia della lotta alla mafia, prima e dopo [[Cesare Mori]], furono quindi condizionati dai rapporti '''mafia e fascismo''', secondo cui spesso il regime si servì della "caccia al mafioso" come strumento repressivo atto a giustificare gli attacchi agli [[antifascismo|antifascisti]]  e\o ai fascisti non in linea con il PNF (caso [[Alfredo Cucco]], mentre si servì di un noto capobastone mafioso per ammazzare dell'anarchico [[Carlo Tresca]], irriducibile combattente contro fascismo e mafia ). Non a caso, dopo la rimozione di Mori, i più importanti mafiosi, collusi col [[Fascismo|fascismo]], subirono pene lievi ed amnistie varie, che li consentì di ritornare ad operare sotto la copertura dei gerarchi fascisti siciliani o persino di divenire dei gerarca loro stessi. La mafia era rientrata, come accade anche attualmente, in rapporto simbiotico con i poteri dello [[Stato]].
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==Considerazioni sul caso Vito Cascio Ferro==
==Considerazioni sul caso Vito Cascio Ferro==


Per inquadrare il caso di Vito Cascio Ferro è necessario ricordare la figura del "superpoliziotto" italo-americano Joe Petrosino <ref name="petrosino">[http://it.wikipedia.org/wiki/Joe_Articolo su Petrosino pubblicato su Wikipedia]</ref>, inizialmente informatore della polizia, soprannominato «’u spione», poi "super poliziotto" protetto da Theodore Roosvelt, allora assessore alla polizia <ref name="joe1">[http://www.tesionline.it/consult/anteprima.jsp?idt=23671 da tesi su rapporti fra mafia e fascismo]</ref>. Petrosino fu impiegato in numerose operazioni contro la criminalità , ma anche contro i rivoluzionari. Tra questi «Petrosino odiava gli anarchici, li considerava delinquenti o pazzi da portare in manicomio» <ref name="joe2">[http://www.tesionline.it/consult/anteprima.jsp?idt=23671 Tesi sui rapporti mafia-fascismo]</ref>.
Per inquadrare il caso di Vito Cascio Ferro è necessario ricordare la figura del "superpoliziotto" italo-americano Joe Petrosino <ref name="petrosino">[http://it.wikipedia.org/wiki/Joe_Articolo su Petrosino pubblicato su Wikipedia]</ref>, inizialmente informatore della polizia, soprannominato «'u spione», poi "super poliziotto" protetto da Theodore Roosvelt, allora assessore alla polizia <ref name="joe1">[http://www.tesionline.it/consult/anteprima.jsp?idt=23671 da tesi su rapporti fra mafia e fascismo]</ref>. Petrosino fu impiegato in numerose operazioni contro la criminalità , ma anche contro i rivoluzionari. Tra questi «Petrosino odiava gli anarchici, li considerava delinquenti o pazzi da portare in manicomio» <ref name="joe2">[http://www.tesionline.it/consult/anteprima.jsp?idt=23671 Tesi sui rapporti mafia-fascismo]</ref>.


[[File:Joepetrosino.jpg|130 px|thumb|wrigth|Joe Petrosino]]
[[File:Joepetrosino.jpg|130 px|thumb|wrigth|Joe Petrosino]]
Secondo quanto riportano molti storici, Petrosino fu assassinato dal boss Vito Cascio Ferro, che in gioventù era stato anarchico, attivista delle "occupazione delle terre" del [[1892]] e presidente dei "Fasci Sicilani" (formazione di "sinistra", quindi da non confondersi col fascismo),  rifugiatosi poi in Tunisia per sfuggire alla [[repressione]] ordinata dal Ministro degli Interni Francesco Crispi. Emigrato negli [[USA]], fu accolto a Patterson (città con folte presenze anarchiche; [[Gaetano Bresci]]  vi risiedette per lungo tempo) come un compagno; in seguito divenne un capo-mafioso e l'esecutore materiale di Joe Petrosino. Si ipotizza che uno dei motivi che lo portò ad assassinare Petrosino fu il sospetto che il "superpoliziotto" avesse torturato in [[carcere]] [[Sophie Knieland]], moglie dell'anarchico [[Gaetano Bresci]], in modo da estorcerle qualche informazione su presunti rapporti tra la mafia americana e gli anarchici, senza riuscire nell'intento, infatti tali rapporti non sono mai stati dimostrati in alcun modo.  
Secondo quanto riportano molti storici, Petrosino fu assassinato dal boss Vito Cascio Ferro, che in gioventù era stato anarchico, attivista delle "occupazione delle terre" del [[1892]] e presidente dei "Fasci Sicilani" (formazione di "sinistra", quindi da non confondersi col fascismo),  rifugiatosi poi in Tunisia per sfuggire alla [[repressione]] ordinata dal Ministro degli Interni Francesco Crispi. Emigrato negli [[USA]], fu accolto a Patterson (città con folte presenze anarchiche; [[Gaetano Bresci]]  vi risiedette per lungo tempo) come un compagno; in seguito divenne un capo-mafioso e l'esecutore materiale di Joe Petrosino. Si ipotizza che uno dei motivi che lo portò ad assassinare Petrosino fu il sospetto che il "superpoliziotto" avesse torturato in [[carcere]] [[Sophie Knieland]], moglie dell'anarchico [[Gaetano Bresci]], in modo da estorcerle qualche informazione su presunti rapporti tra la mafia americana e gli anarchici, senza riuscire nell'intento, infatti tali rapporti non sono mai stati dimostrati in alcun modo.  


Non si sa bene perché Vito Cascio Ferro abbia voluto vendicare [[Sophie Knieland]], è certo che gli fu trovato in tasca un biglietto della moglie di [[Gaetano Bresci]], anche se s’ignora il contenuto; resta in ogni modo certo che don Vito aveva molto probabilmente mantenuto amicizie fra gli anarchici di Patterson.  
Non si sa bene perché Vito Cascio Ferro abbia voluto vendicare [[Sophie Knieland]], è certo che gli fu trovato in tasca un biglietto della moglie di [[Gaetano Bresci]], anche se s'ignora il contenuto; resta in ogni modo certo che don Vito aveva molto probabilmente mantenuto amicizie fra gli anarchici di Patterson.  


Vito Cascio Ferro fu arrestato da Cesare Mori nel [[1927]] e condannato all'ergastolo. Detenuto in [[carcere]], morì nel [[1943]] di fame e sete, dimenticato dai carcerieri che avevano fatto evacuare tutti i detenuti della prigione che era stata appena bombardata , scordandosi però di portar via Vito Cascio Ferro (Vito Genovese, ben più importante dell'anziano e fuori tempo mafioso don Vito Ferro, fu invece protetto dal fascismo).  
Vito Cascio Ferro fu arrestato da Cesare Mori nel [[1927]] e condannato all'ergastolo. Detenuto in [[carcere]], morì nel [[1943]] di fame e sete, dimenticato dai carcerieri che avevano fatto evacuare tutti i detenuti della prigione che era stata appena bombardata , scordandosi però di portar via Vito Cascio Ferro (Vito Genovese, ben più importante dell'anziano e fuori tempo mafioso don Vito Ferro, fu invece protetto dal fascismo).  
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Giuliano godeva della protezione di Genovese quando questi passò con gli statunitensi ma, dai documenti desecretati dall'[[OSS]], risulta che fu appoggiato sia da [[Fascismo|fascisti]] che dagli agenti segreti americani. Secondo quanto riportato dagli storici, risulterebbero alte probabilità che il bandito Giuliano sia addirittura stato un [[Fascismo|fascista]] della [[X MAS]]. È ancora da rimarcare che i capi mafiosi riciclati dagli americani assolvettero compiti polizieschi, ovvero quelli di eliminare i gruppi criminosi che lavoravano in modo autonomo, cosa che peraltro fecero con zelo. Di questa situazione di cambio di campo, o quantomeno di riciclaggio dei mafiosi amici o meno del [[Fascismo|fascismo]], uno dei principali registi fu Lucky Luciano<ref>""Come anello di collegamento fra la criminalità siciliana, in particolare Salvatore Giuliano, e l'intelligence Usa, sulla base di numerosi indizi e riscontri, si avanza in queste pagine il nome di Mike Stern. Questi potrebbe aver gestito l'afflusso in Sicilia di ex repubblichini, sia per salvarli da eventuali vendette post-Liberazione, sia per far fronte all'avanzata rossa capitanata da Li Causi e Montalbano. Tra le pieghe di una situazione politica poco limpida, si muovevano del resto anche molte vecchie conoscenze del mondo della criminalità organizzata. Fra il gennaio e il giugno 1947, ossia in prossimità della strage di Portella delle Ginestre (che Casarrubea giudica un lontano prodromo della strategia della tensione), mentre Giuliano veniva avvicinato da una serie di personaggi legati ai servizi, al '''Fronte antibolscevico e al neofascismo, molto attivo in Sicilia risultava anche Lucky Luciano'''"". [http://www.ibs.it/code/9788845211089/tranfaglia-nicola/come-nasce-repubblica recensione di] ''Come nasce la Repubblica. La mafia, il Vaticano e il neofascismo nei documenti americani e italiani 1943-1947'' di Tranfaglia Nicola</ref>:  
Giuliano godeva della protezione di Genovese quando questi passò con gli statunitensi ma, dai documenti desecretati dall'[[OSS]], risulta che fu appoggiato sia da [[Fascismo|fascisti]] che dagli agenti segreti americani. Secondo quanto riportato dagli storici, risulterebbero alte probabilità che il bandito Giuliano sia addirittura stato un [[Fascismo|fascista]] della [[X MAS]]. È ancora da rimarcare che i capi mafiosi riciclati dagli americani assolvettero compiti polizieschi, ovvero quelli di eliminare i gruppi criminosi che lavoravano in modo autonomo, cosa che peraltro fecero con zelo. Di questa situazione di cambio di campo, o quantomeno di riciclaggio dei mafiosi amici o meno del [[Fascismo|fascismo]], uno dei principali registi fu Lucky Luciano<ref>""Come anello di collegamento fra la criminalità siciliana, in particolare Salvatore Giuliano, e l'intelligence Usa, sulla base di numerosi indizi e riscontri, si avanza in queste pagine il nome di Mike Stern. Questi potrebbe aver gestito l'afflusso in Sicilia di ex repubblichini, sia per salvarli da eventuali vendette post-Liberazione, sia per far fronte all'avanzata rossa capitanata da Li Causi e Montalbano. Tra le pieghe di una situazione politica poco limpida, si muovevano del resto anche molte vecchie conoscenze del mondo della criminalità organizzata. Fra il gennaio e il giugno 1947, ossia in prossimità della strage di Portella delle Ginestre (che Casarrubea giudica un lontano prodromo della strategia della tensione), mentre Giuliano veniva avvicinato da una serie di personaggi legati ai servizi, al '''Fronte antibolscevico e al neofascismo, molto attivo in Sicilia risultava anche Lucky Luciano'''"". [http://www.ibs.it/code/9788845211089/tranfaglia-nicola/come-nasce-repubblica recensione di] ''Come nasce la Repubblica. La mafia, il Vaticano e il neofascismo nei documenti americani e italiani 1943-1947'' di Tranfaglia Nicola</ref>:  
: «Lucky Luciano, il noto boss rinchiuso nelle carceri americane, passò i nomi di 850 persone su cui “contare" e gli ufficiali dell'[[OSS]], che dirigeranno sul campo "l'operazione sbarco", saranno [[Max Corvo]], [[Victor Anfuso]] e [[Vincent Scamporino]]<ref>"Ma Scamporino è anche il legale dei sindacati controllati da Cosa Nostra. In Sicilia, prima dello sbarco, le missioni degli agenti di Scamporino si avvalgono di una fitta rete di protezione mafiosa, che oltre a dare riparo e assistenza, fornisce loro ogni genere d’informazione di valore militare". Si legga anche: [http://www.italiasociale.org/articoli2006/notizie160106-1.html da Italia Sociale]</ref>. Il loro gruppo sarà conosciuto come il "cerchio della mafia". Tra gli americani, in divisa dell'esercito, c'erano Albert Anastasia (ucciso nel dopoguerra in un negozio di barbiere) e don Vito Genovese, (il don Vito Corleone del film "[[Il padrino (film)|Il padrino]]"), stretti collaboratori di Charles_Poletti. Scrivono [[Roberto Faenza]] e [[Marco Fini]] “Gli americani in Italia”: "È così che quando nel 1943 gli americani sbarcheranno in Sicilia, la prima azione dell'[[OSS]] sarà [...] restituire la libertà ai mafiosi imprigionati dal regime fascista».<ref>[http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/personaggi/poletti.htm da "Corsa infinita" (sito dei bersaglieri)]</ref>''"
: «Lucky Luciano, il noto boss rinchiuso nelle carceri americane, passò i nomi di 850 persone su cui “contare" e gli ufficiali dell'[[OSS]], che dirigeranno sul campo "l'operazione sbarco", saranno [[Max Corvo]], [[Victor Anfuso]] e [[Vincent Scamporino]]<ref>"Ma Scamporino è anche il legale dei sindacati controllati da Cosa Nostra. In Sicilia, prima dello sbarco, le missioni degli agenti di Scamporino si avvalgono di una fitta rete di protezione mafiosa, che oltre a dare riparo e assistenza, fornisce loro ogni genere d'informazione di valore militare". Si legga anche: [http://www.italiasociale.org/articoli2006/notizie160106-1.html da Italia Sociale]</ref>. Il loro gruppo sarà conosciuto come il "cerchio della mafia". Tra gli americani, in divisa dell'esercito, c'erano Albert Anastasia (ucciso nel dopoguerra in un negozio di barbiere) e don Vito Genovese, (il don Vito Corleone del film "[[Il padrino (film)|Il padrino]]"), stretti collaboratori di Charles_Poletti. Scrivono [[Roberto Faenza]] e [[Marco Fini]] “Gli americani in Italia”: "È così che quando nel 1943 gli americani sbarcheranno in Sicilia, la prima azione dell'[[OSS]] sarà [...] restituire la libertà ai mafiosi imprigionati dal regime fascista».<ref>[http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/personaggi/poletti.htm da "Corsa infinita" (sito dei bersaglieri)]</ref>''"


Sempre dalla stessa fonte viene precisato gli scopi delle inchieste USA sulla criminalità organizzata italiana erano tutt'altri che quelli di cacciare dei criminali:
Sempre dalla stessa fonte viene precisato gli scopi delle inchieste USA sulla criminalità organizzata italiana erano tutt'altri che quelli di cacciare dei criminali:
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In un'intervista al regista Pasquale Scimeca, questi afferma:
In un'intervista al regista Pasquale Scimeca, questi afferma:
: «I mafiosi che erano sfuggiti alla repressione del Prefetto Mori, emigrando in America, avevano fatto fortuna, esercitavano una rispettabile influenza e disponevano di non poche entrature in vari ambienti come quelli militari, dove prestavano il loro ausilio come interpreti, o strani accompagnatori. Alcuni di loro furono addirittura arruolati direttamente nei servizi segreti della Marina Americana. Illustrissimi, del calibro di Joe Profacy, Vincent Mangano, Nick Gentile, Vito Genovese e l'immancabile Lucky Luciano, si resero disponibili ad offrire la loro preziosa consulenza sfruttando gli antichi legami mai interrotti con la terra natia. Per portarsi avanti, nel contempo, L’OSS (Office Strategic Service) mandò Max Corvo e Vincent Scamporino, il capo del settore italiano del secret intelligence, a Favignana dove erano rinchiusi i mafiosi “perseguitati” dal Prefetto di ferro e li fece liberare»  <ref>da [http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=171:una-storia-di-stragi-e-di-misteri&catid=19:i-mandanti-occulti&Itemid=38 Una storia di stragi e misteri], di Giorgio Bongiovanni</ref> ''"
: «I mafiosi che erano sfuggiti alla repressione del Prefetto Mori, emigrando in America, avevano fatto fortuna, esercitavano una rispettabile influenza e disponevano di non poche entrature in vari ambienti come quelli militari, dove prestavano il loro ausilio come interpreti, o strani accompagnatori. Alcuni di loro furono addirittura arruolati direttamente nei servizi segreti della Marina Americana. Illustrissimi, del calibro di Joe Profacy, Vincent Mangano, Nick Gentile, Vito Genovese e l'immancabile Lucky Luciano, si resero disponibili ad offrire la loro preziosa consulenza sfruttando gli antichi legami mai interrotti con la terra natia. Per portarsi avanti, nel contempo, L'OSS (Office Strategic Service) mandò Max Corvo e Vincent Scamporino, il capo del settore italiano del secret intelligence, a Favignana dove erano rinchiusi i mafiosi “perseguitati” dal Prefetto di ferro e li fece liberare»  <ref>da [http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=171:una-storia-di-stragi-e-di-misteri&catid=19:i-mandanti-occulti&Itemid=38 Una storia di stragi e misteri], di Giorgio Bongiovanni</ref> ''"


Così scrive Giorgio Bongiovanni direttore di ''Antimafia 2000''<ref>[http://www.antimafiaduemila.com/ Antimafia 2000] </ref>:
Così scrive Giorgio Bongiovanni direttore di ''Antimafia 2000''<ref>[http://www.antimafiaduemila.com/ Antimafia 2000] </ref>:
: «Dopo lo sbarco il loro primo incarico fu quello di mettere ordine, chi poteva farlo meglio di coloro che avevano sempre avuto un controllo serrato del territorio? In pochissimo tempo i padrini ripresero il comando e eliminarono con accanita sistematicità le decine di bande che infestavano l’isola, tutte tranne una: quella di Salvatore Giuliano, ricondotta sotto l’egida della famiglia di Montelepre, che controllava da giusta distanza la mitica azione rivoluzionaria del bandito. In men che non si dica venne a crearsi in Sicilia una catena di persone e personaggi, in numero sempre crescente, disposti a mettersi dalla parte dei vincitori. I capimafia di fatto si sentirono nobilitati e vennero elevati al grado di “liberatori”. Ma la vera legittimazione venne con l’assegnazione dei comuni ai vecchi boss che si ritrovarono di nuovo padroni dei loro feudi e con la fascia tricolore posta di traverso sul petto: Don Calò ([[Calogero Vizzini]]) divenne sindaco di [[Villalba]], [[Salvatore Malta]] di Vallelunga, Genco Russo ([[Giuseppe Genco Russo]]) sovrintendente agli Affari Civili di Mussomeli e altri rivestirono incarichi ufficiali in diversi ambiti» <ref>da [http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=171:una-storia-di-stragi-e-di-misteri&catid=19:i-mandanti-occulti&Itemid=38 Una storia di stragi e misteri] di [[Giorgio Bongiovanni]] direttore di [http://www.antimafiaduemila.com/ Antimafia 2000] </ref>  
: «Dopo lo sbarco il loro primo incarico fu quello di mettere ordine, chi poteva farlo meglio di coloro che avevano sempre avuto un controllo serrato del territorio? In pochissimo tempo i padrini ripresero il comando e eliminarono con accanita sistematicità le decine di bande che infestavano l'isola, tutte tranne una: quella di Salvatore Giuliano, ricondotta sotto l'egida della famiglia di Montelepre, che controllava da giusta distanza la mitica azione rivoluzionaria del bandito. In men che non si dica venne a crearsi in Sicilia una catena di persone e personaggi, in numero sempre crescente, disposti a mettersi dalla parte dei vincitori. I capimafia di fatto si sentirono nobilitati e vennero elevati al grado di “liberatori”. Ma la vera legittimazione venne con l'assegnazione dei comuni ai vecchi boss che si ritrovarono di nuovo padroni dei loro feudi e con la fascia tricolore posta di traverso sul petto: Don Calò ([[Calogero Vizzini]]) divenne sindaco di [[Villalba]], [[Salvatore Malta]] di Vallelunga, Genco Russo ([[Giuseppe Genco Russo]]) sovrintendente agli Affari Civili di Mussomeli e altri rivestirono incarichi ufficiali in diversi ambiti» <ref>da [http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=171:una-storia-di-stragi-e-di-misteri&catid=19:i-mandanti-occulti&Itemid=38 Una storia di stragi e misteri] di [[Giorgio Bongiovanni]] direttore di [http://www.antimafiaduemila.com/ Antimafia 2000] </ref>  


Tutto ciò si collocò nell'ambito di rivolte sociali messe in atto dagli strati meno abbienti della popolazione siciliana, che portarono ad un gran numero di caduti in piazza. I morti fra i manifestanti furono circa 80, a fronte di due appartenenti agli organi di polizia dello [[Stato]] (rapporto di circa 40 ad 1)<ref name="crono">[https://www.anarcopedia.org/index.php/L%E2%80%99insurrezione_antimilitarista_del_%E2%80%9Cnon_si_parte!%E2%80%9D#Cronologia_delle_rivolte_siciliane_dopo_la_caduta_del_fascismo Cronologia rivolte siciliane del secondo dopo guerra]</ref>.
Tutto ciò si collocò nell'ambito di rivolte sociali messe in atto dagli strati meno abbienti della popolazione siciliana, che portarono ad un gran numero di caduti in piazza. I morti fra i manifestanti furono circa 80, a fronte di due appartenenti agli organi di polizia dello [[Stato]] (rapporto di circa 40 ad 1)<ref name="crono">[https://www.anarcopedia.org/index.php/L%E2%80%99insurrezione_antimilitarista_del_%E2%80%9Cnon_si_parte!%E2%80%9D#Cronologia_delle_rivolte_siciliane_dopo_la_caduta_del_fascismo Cronologia rivolte siciliane del secondo dopo guerra]</ref>.
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Salvatore Giuliano è stato spesso dipinto come una sorta di Robin Hood, in realtà è certa la sua relazione con gli ambienti [[Fascismo|fascisti]] e mafiosi antecedenti e seguenti l'[[8 settembre]] [[1943]].
Salvatore Giuliano è stato spesso dipinto come una sorta di Robin Hood, in realtà è certa la sua relazione con gli ambienti [[Fascismo|fascisti]] e mafiosi antecedenti e seguenti l'[[8 settembre]] [[1943]].


Per inquadrare la sua storia si può partire dal rapporto statunitense intitolato '''''I mafiosi''''' ([[18 luglio]] [[1943]]), che riferisce: «Ispettori della Milizia fascista sono stati inviati a Palermo e a Sciacca per aprire negoziati con esponenti mafiosi in prigione da lungo tempo. Ai mafiosi internati è fatta la seguente promessa: se contribuiranno a difendere la Sicilia, saranno allestiti nuovi processi per provare la loro innocenza». Infatti, più o meno un mese dopo, Giuliano cominciò il suo assalto alle caserme, uccise diversi carabinieri e soprattutto organizzò l’evasione di massa dei detenuti dalle [[carcere|carceri]] di Monreale (suo paese natale), nel quale soggiornavano numerosi mafiosi, non senza che la famiglia mafiosa dei Miceli desse la propria “benedizione” alle sue azioni.
Per inquadrare la sua storia si può partire dal rapporto statunitense intitolato '''''I mafiosi''''' ([[18 luglio]] [[1943]]), che riferisce: «Ispettori della Milizia fascista sono stati inviati a Palermo e a Sciacca per aprire negoziati con esponenti mafiosi in prigione da lungo tempo. Ai mafiosi internati è fatta la seguente promessa: se contribuiranno a difendere la Sicilia, saranno allestiti nuovi processi per provare la loro innocenza». Infatti, più o meno un mese dopo, Giuliano cominciò il suo assalto alle caserme, uccise diversi carabinieri e soprattutto organizzò l'evasione di massa dei detenuti dalle [[carcere|carceri]] di Monreale (suo paese natale), nel quale soggiornavano numerosi mafiosi, non senza che la famiglia mafiosa dei Miceli desse la propria “benedizione” alle sue azioni.


Dell’esistenza di una “banda Giuliano” ne fecce cenno la spia calabrese dell’[[RSI]] Pasquale Sidari (arrestato nel marzo [[1945]]):  
Dell'esistenza di una “banda Giuliano” ne fecce cenno la spia calabrese dell'[[RSI]] Pasquale Sidari (arrestato nel marzo [[1945]]):  
: «In Sicilia opera armata capeggiata da Giuliani (Salvatore Giuliano spesso si firmava come “Giuliani”, '''N.d.R''') <ref name="lernesto">[http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=15094. da "lernesto.it"]</ref> Ogni milite arruolato percepisce 50000 Lire all’ingaggio e 6000 Lire come salario mensile [cifra straordinaria per l’epoca, '''N.d.R''']. Questa ed altre bande operarono segretamente: Bande armate che funzionino segretamente … che esercitino in tutto il Paese il brigantaggio, che si mescolino alle manifestazioni popolari per suscitare torbidi. Ma soprattutto mimetizzati, penetrare nei partiti antifascisti e introdurvi fascisti a valanga, propugnare le tesi più spudoratamente radicali e il più insano rivoluzionarismo, sabotare e screditare l’opera del governo e soffiare a più non posso sul malcontento inevitabile. Così, seminando sciagure su sciagure, suscitare il rimpianto del fascismo e, al momento opportuno, riacciuffare il potere» (Documento di grande attualità rintracciato dallo storico Aldo Giannuli nell’Archivio centrale dello Stato, Rapporto Gamba, fondo Polizia militare di sicurezza, busta n. 2). <ref name="montagna1">[http://montagna-longa.noblogs.org/post/2006/05/08/il-bandito-giuliano-e-la-x-mas-erano-addestrati-dalla-cia-di-salvatore-giannella-l-europeo-2007-n.1 da Montagna-longa.noblogs.org]</ref>
: «In Sicilia opera armata capeggiata da Giuliani (Salvatore Giuliano spesso si firmava come “Giuliani”, '''N.d.R''') <ref name="lernesto">[http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=15094. da "lernesto.it"]</ref> Ogni milite arruolato percepisce 50000 Lire all'ingaggio e 6000 Lire come salario mensile [cifra straordinaria per l'epoca, '''N.d.R''']. Questa ed altre bande operarono segretamente: Bande armate che funzionino segretamente … che esercitino in tutto il Paese il brigantaggio, che si mescolino alle manifestazioni popolari per suscitare torbidi. Ma soprattutto mimetizzati, penetrare nei partiti antifascisti e introdurvi fascisti a valanga, propugnare le tesi più spudoratamente radicali e il più insano rivoluzionarismo, sabotare e screditare l'opera del governo e soffiare a più non posso sul malcontento inevitabile. Così, seminando sciagure su sciagure, suscitare il rimpianto del fascismo e, al momento opportuno, riacciuffare il potere» (Documento di grande attualità rintracciato dallo storico Aldo Giannuli nell'Archivio centrale dello Stato, Rapporto Gamba, fondo Polizia militare di sicurezza, busta n. 2). <ref name="montagna1">[http://montagna-longa.noblogs.org/post/2006/05/08/il-bandito-giuliano-e-la-x-mas-erano-addestrati-dalla-cia-di-salvatore-giannella-l-europeo-2007-n.1 da Montagna-longa.noblogs.org]</ref>


Il tutto fu orchestrato dall’Internazionale Nera, che smistava i soldi grazie alla collaborazione della Banca dell’Agricoltura e che dopo la guerra poté godere anche della collaborazione dei Peron (Juan ed Evita Peron). <ref name="montagna2">[http://montagna-longa.noblogs.org/post/2006/05/08/il-bandito-giuliano-e-la-x-mas-erano-addestrati-dalla-cia-di-salvatore-giannella-l-europeo-2007-n.1 da "Montagna-longa.noblogs.org"]</ref>
Il tutto fu orchestrato dall'Internazionale Nera, che smistava i soldi grazie alla collaborazione della Banca dell'Agricoltura e che dopo la guerra poté godere anche della collaborazione dei Peron (Juan ed Evita Peron). <ref name="montagna2">[http://montagna-longa.noblogs.org/post/2006/05/08/il-bandito-giuliano-e-la-x-mas-erano-addestrati-dalla-cia-di-salvatore-giannella-l-europeo-2007-n.1 da "Montagna-longa.noblogs.org"]</ref>


Infatti nel febbraio [[1944]] Giuliano si infiltrò a Taranto nella [[X Mas badogliana]] per conto della rete [[Fascismo|fascista]] di Pignatelli. Quando a Taranto poi giunsero i [[Fascismo|fascisti]] Cecacci e Bertucci, si spostò con loro a Penne dove incontrò i fratelli Console di Partinico, che in seguito costituiranno una cellula clandestina dell’RSI proprio a Partinico ed in stretta relazione con la banda Giuliano e con Selene Corbellino, spia della [[banda Kock]] e coordinatrice dei nazifascisti meridionali.  
Infatti nel febbraio [[1944]] Giuliano si infiltrò a Taranto nella [[X Mas badogliana]] per conto della rete [[Fascismo|fascista]] di Pignatelli. Quando a Taranto poi giunsero i [[Fascismo|fascisti]] Cecacci e Bertucci, si spostò con loro a Penne dove incontrò i fratelli Console di Partinico, che in seguito costituiranno una cellula clandestina dell'RSI proprio a Partinico ed in stretta relazione con la banda Giuliano e con Selene Corbellino, spia della [[banda Kock]] e coordinatrice dei nazifascisti meridionali.  


I rapporti della banda Giuliano con la mafia sono inoltre testimoniati dal documento Sis del [[25 giugno]] [[1947]]: dal ’43 agiva sotto il controllo dei vari capifamiglia delle zona in cui operava: Vincenzo Rimi (Alcamo), Santo Fleres (Partinico), Domenico Albano (Borgetto), Salvatore Celeste (San Cipirello), Giuseppe Troia (San Giuseppe Jato), don Ciccio Cuccia (Piana degli Albanesi), don Calcedonio Miceli (Monreale). Furono proprio loro a determinare la fine delle altre bande criminali della zona e a voler partecipare all’elaborazione di strategie antidemocratiche:  
I rapporti della banda Giuliano con la mafia sono inoltre testimoniati dal documento Sis del [[25 giugno]] [[1947]]: dal '43 agiva sotto il controllo dei vari capifamiglia delle zona in cui operava: Vincenzo Rimi (Alcamo), Santo Fleres (Partinico), Domenico Albano (Borgetto), Salvatore Celeste (San Cipirello), Giuseppe Troia (San Giuseppe Jato), don Ciccio Cuccia (Piana degli Albanesi), don Calcedonio Miceli (Monreale). Furono proprio loro a determinare la fine delle altre bande criminali della zona e a voler partecipare all'elaborazione di strategie antidemocratiche:  
: «Mormini del Fronte - si legge in un lungo [[Salvatore Giuliano, un bandito fascista| rapporto del Sis]]) - avrebbe dovuto raggiungere in Sicilia la banda Giuliano, a contatto anche con la mafia locale in parte a disposizione del suo gruppo».   
: «Mormini del Fronte - si legge in un lungo [[Salvatore Giuliano, un bandito fascista| rapporto del Sis]]) - avrebbe dovuto raggiungere in Sicilia la banda Giuliano, a contatto anche con la mafia locale in parte a disposizione del suo gruppo».   


Non è chiaro chi sia questo Mormini, ma il documento riportava che egli lavorava per il Fronte antibolscevico nell’isola, cioè per il “Nuovo comando generale” neofascista. Questa strategia antidemocratica e stragista sfocerà in vili sovversioni bombarole come la strage di [[Portella della Ginestra]], di cui Giuliano fu il principale responsabile; il suo rapporto con i [[Fascismo|fascisti]] e con le forze reazionarie del paese è ben esemplificato dal rapporto SIS ([[25 luglio]] [[1947]]): “[[Salvatore Giuliano, un bandito fascista]]”.
Non è chiaro chi sia questo Mormini, ma il documento riportava che egli lavorava per il Fronte antibolscevico nell'isola, cioè per il “Nuovo comando generale” neofascista. Questa strategia antidemocratica e stragista sfocerà in vili sovversioni bombarole come la strage di [[Portella della Ginestra]], di cui Giuliano fu il principale responsabile; il suo rapporto con i [[Fascismo|fascisti]] e con le forze reazionarie del paese è ben esemplificato dal rapporto SIS ([[25 luglio]] [[1947]]): “[[Salvatore Giuliano, un bandito fascista]]”.


== Il ruolo della mafia nel tentato "golpe Borghese" ==
== Il ruolo della mafia nel tentato "golpe Borghese" ==
Le dichiarazioni del boss '''Antonino Calderone''', divenuto in seguito collaboratore di giustizia, protagonista della guerra di mafia con la famiglia di Nitto Santapaola, dopo il suo arresto, avvenuto a Nizza nel [[1986]], gettarono nuova luce sul “[[Golpe Borghese]]” (si sarebbe dovuto realizzare la notte tra il [[7 dicembre|7]] e l'[[8 dicembre]] [[1970]]), sino allora considerato come un evento quasi folkloristico messo in atto da vecchi nostalgici ex-fascisti. Calderone spiegò per bene sia il meccanismo che regolava la commissione interprovinciale di Cosa Nostra e sia i rapporti tra mafia e neofascisti:  
Le dichiarazioni del boss '''Antonino Calderone''', divenuto in seguito collaboratore di giustizia, protagonista della guerra di mafia con la famiglia di Nitto Santapaola, dopo il suo arresto, avvenuto a Nizza nel [[1986]], gettarono nuova luce sul “[[Golpe Borghese]]” (si sarebbe dovuto realizzare la notte tra il [[7 dicembre|7]] e l'[[8 dicembre]] [[1970]]), sino allora considerato come un evento quasi folkloristico messo in atto da vecchi nostalgici ex-fascisti. Calderone spiegò per bene sia il meccanismo che regolava la commissione interprovinciale di Cosa Nostra e sia i rapporti tra mafia e neofascisti:  
: … Mentre Liggio si nascondeva a Catania, ricevette la visita di due capi dello spessore di Sa«lvatore Greco e Tommaso Buscetta… dovevano discutere della partecipazione della mafia a un colpo di Stato, il cosiddetto Golpe Borghese… si trattava di aderire ad un golpe militare che sarebbe partito da Roma… e il ruolo della mafia era di partecipare alle operazioni in Sicilia. Al momento stabilito, i mafiosi dovevano accompagnare nelle diverse prefetture della Sicilia, un personaggio che si sarebbe sostituito al prefetto. Il tramite con i golpisti era un mafioso palermitano… un certo Carlo Morana… un tipo un po'pazzo molto amico di Giuseppe Di Cristina… Si concluse di aderire al colpo di Stato… Mio fratello Giuseppe andò a Roma per incontrare il principe Valerio Borghese… Questi disse a mio fratello che voleva degli uomini per occupare le prefetture siciliane e imporre nuovi prefetti… e se qualcuno avesse fatto resistenza lo avrebbero dovuto immediatamente arrestare… Pippo ascoltò pazientemente ma quando il principe arrivò a parlare degli arresti ebbe un sussulto. Giuseppe replicò scandalizzato che noi mafiosi non ci mettiamo a fare arresti… che cose di polizia non le facciamo… noi non arrestiamo nessuno… Se dobbiamo ammazzare qualcuno va bene, ma servizi di polizia non se ne fanno. Valerio Borghese convenne che gli uomini d’onore non avrebbero fatto arresti… avrebbero appoggiato le azioni di forza necessarie, affiancando i giovani fascisti catanesi, palermitani e di altre città , che già sapevano cosa dovevano fare». <ref name="borghese">[http://nuke.alkemia.com/Home1/Lemafie/19701982MafiaeroinaeGolpeBorghese/tabid/753/Default.aspx Il golpe borghese]</ref>
: … Mentre Liggio si nascondeva a Catania, ricevette la visita di due capi dello spessore di Sa«lvatore Greco e Tommaso Buscetta… dovevano discutere della partecipazione della mafia a un colpo di Stato, il cosiddetto Golpe Borghese… si trattava di aderire ad un golpe militare che sarebbe partito da Roma… e il ruolo della mafia era di partecipare alle operazioni in Sicilia. Al momento stabilito, i mafiosi dovevano accompagnare nelle diverse prefetture della Sicilia, un personaggio che si sarebbe sostituito al prefetto. Il tramite con i golpisti era un mafioso palermitano… un certo Carlo Morana… un tipo un po'pazzo molto amico di Giuseppe Di Cristina… Si concluse di aderire al colpo di Stato… Mio fratello Giuseppe andò a Roma per incontrare il principe Valerio Borghese… Questi disse a mio fratello che voleva degli uomini per occupare le prefetture siciliane e imporre nuovi prefetti… e se qualcuno avesse fatto resistenza lo avrebbero dovuto immediatamente arrestare… Pippo ascoltò pazientemente ma quando il principe arrivò a parlare degli arresti ebbe un sussulto. Giuseppe replicò scandalizzato che noi mafiosi non ci mettiamo a fare arresti… che cose di polizia non le facciamo… noi non arrestiamo nessuno… Se dobbiamo ammazzare qualcuno va bene, ma servizi di polizia non se ne fanno. Valerio Borghese convenne che gli uomini d'onore non avrebbero fatto arresti… avrebbero appoggiato le azioni di forza necessarie, affiancando i giovani fascisti catanesi, palermitani e di altre città , che già sapevano cosa dovevano fare». <ref name="borghese">[http://nuke.alkemia.com/Home1/Lemafie/19701982MafiaeroinaeGolpeBorghese/tabid/753/Default.aspx Il golpe borghese]</ref>


Borghese aveva offerto in cambio la revisione dei processi in atto, riferendosi soprattutto al '''processo Rimi'''<ref name="senzamemoria">[http://senzamemoria.wordpress.com/2008/06/28/andreotti-e-il-processo-rimi/ www.senzamemoria.com]</ref> (che aveva già visto la condanna di Filippo e Vincenzo Rimi), proprio per questo si cercò di coinvolgere anche Gaetano Badalamenti, che aveva a cuore la sorte dei due Rimi Salvatore Greco “Cicchiteddu”, Salvatore Riina, Gerlando Alberti e Giuseppe Calderone incontrarono a Milano Badalamenti spiegando quanto loro proposto dai [[Fascismo|fascisti]] di Borghese.
Borghese aveva offerto in cambio la revisione dei processi in atto, riferendosi soprattutto al '''processo Rimi'''<ref name="senzamemoria">[http://senzamemoria.wordpress.com/2008/06/28/andreotti-e-il-processo-rimi/ www.senzamemoria.com]</ref> (che aveva già visto la condanna di Filippo e Vincenzo Rimi), proprio per questo si cercò di coinvolgere anche Gaetano Badalamenti, che aveva a cuore la sorte dei due Rimi Salvatore Greco “Cicchiteddu”, Salvatore Riina, Gerlando Alberti e Giuseppe Calderone incontrarono a Milano Badalamenti spiegando quanto loro proposto dai [[Fascismo|fascisti]] di Borghese.


Al termine dell’incontro la mafia decise di rifiutare l’offerta ma la famiglia mafiosa di Alcamo si interessò autonomamente del progetto di “golpe”, tanto che Natale Rimi, figlio di Vincenzo Rimi, a cui importava la revisione del processo a carico del padre e del fratello, era tra coloro che nella notte tra il [[7 dicembre|7]] e l'[[8 dicembre]] [[1970]] si recarono a prendere le armi in una caserma militare di Roma (dettaglio stato riferito a Buscetta da Gaetano Badalamenti). Nonostante il “golpe” non fu mai messo in atto, le circostanze esposte da Buscetta coincidono con quelle di Antonino Calderone.
Al termine dell'incontro la mafia decise di rifiutare l'offerta ma la famiglia mafiosa di Alcamo si interessò autonomamente del progetto di “golpe”, tanto che Natale Rimi, figlio di Vincenzo Rimi, a cui importava la revisione del processo a carico del padre e del fratello, era tra coloro che nella notte tra il [[7 dicembre|7]] e l'[[8 dicembre]] [[1970]] si recarono a prendere le armi in una caserma militare di Roma (dettaglio stato riferito a Buscetta da Gaetano Badalamenti). Nonostante il “golpe” non fu mai messo in atto, le circostanze esposte da Buscetta coincidono con quelle di Antonino Calderone.


Dalle testimonianze di altri pentiti, per esempio '''Tommaso Buscetta''' (in sintonia con quelle di Antonio Calderone), emerse come la Sicilia, anche in quel periodo fu teatro di un intensi rapporti tra la Massoneria (es. l’allora Capitano dei Carabinieri '''Giuseppe Russo''', massone,avrebbe avuto il compito di arrestare il Prefetto di Palermo), la mafia (gran parte dei nomi coinvolti nel tentato Golpe erano iscritti alla loggia massonica “P2” di Licio Gelli) e i neofascisti, tutti accomunati da un viscerale odio per i [[comunismo|comunisti]].
Dalle testimonianze di altri pentiti, per esempio '''Tommaso Buscetta''' (in sintonia con quelle di Antonio Calderone), emerse come la Sicilia, anche in quel periodo fu teatro di un intensi rapporti tra la Massoneria (es. l'allora Capitano dei Carabinieri '''Giuseppe Russo''', massone,avrebbe avuto il compito di arrestare il Prefetto di Palermo), la mafia (gran parte dei nomi coinvolti nel tentato Golpe erano iscritti alla loggia massonica “P2” di Licio Gelli) e i neofascisti, tutti accomunati da un viscerale odio per i [[comunismo|comunisti]].


In questo contesto si inserì anche l'assassinio del giornalista '''Mauro De Mauro''' ([[16 settembre]] [[1970]]), colpevole di aver scoperto l'alleanza (tentata) tra i boss mafiosi e i golpisti, oltre ad una serie di sporchi affari che vedeva protagonisti alcuni insospettabili uomini delle istituzioni italiane <ref name="repubblica">[http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/cronaca/demauromafia/demauromafia/demauromafia.html Repubblica.it] </ref> <ref name="caso demauro">[http://www.socialismolibertario.it/caso_de_mauro.htm Il caso De Mauro]</ref>.
In questo contesto si inserì anche l'assassinio del giornalista '''Mauro De Mauro''' ([[16 settembre]] [[1970]]), colpevole di aver scoperto l'alleanza (tentata) tra i boss mafiosi e i golpisti, oltre ad una serie di sporchi affari che vedeva protagonisti alcuni insospettabili uomini delle istituzioni italiane <ref name="repubblica">[http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/cronaca/demauromafia/demauromafia/demauromafia.html Repubblica.it] </ref> <ref name="caso demauro">[http://www.socialismolibertario.it/caso_de_mauro.htm Il caso De Mauro]</ref>.
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'''Giuseppe  Casarrubea  -  Mario J. Cereghino''':
'''Giuseppe  Casarrubea  -  Mario J. Cereghino''':
    
    
*''Tango  Connection. L’oro nazifascista, l’America latina e la guerra al comunismo in Italia. 1943 -1947'', Milano, Bompiani, 2007.
*''Tango  Connection. L'oro nazifascista, l'America latina e la guerra al comunismo in Italia. 1943 -1947'', Milano, Bompiani, 2007.


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