La Comune di Parigi (1871): differenze tra le versioni

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Dopo quattro giorni di combattimenti per le strade, il [[26 giugno]] [[1848]] il governo annunciava: « Gli insorti sono battuti. La lotta è finita. L'ordine ha trionfato sull'anarchia ». In nome della libertà  d'impresa, il governo sopprimeva gli odiati laboratori nazionali – che per qualche mese erano serviti ad assicurare un po' di lavoro a decine di migliaia di disoccupati – innalzava l'orario di lavoro e proibiva per legge costituzionale il diritto di sciopero.  
Dopo quattro giorni di combattimenti per le strade, il [[26 giugno]] [[1848]] il governo annunciava: « Gli insorti sono battuti. La lotta è finita. L'ordine ha trionfato sull'anarchia ». In nome della libertà  d'impresa, il governo sopprimeva gli odiati laboratori nazionali – che per qualche mese erano serviti ad assicurare un po' di lavoro a decine di migliaia di disoccupati – innalzava l'orario di lavoro e proibiva per legge costituzionale il diritto di sciopero.  


Anche la piccola borghesia si era battura in quei giorni di giugno contro gli operai, già  loro alleati a febbraio quando si era trattato di rovesciare [[Luigi Filippo]], re amato da banchieri e speculatori. Timorosi di perdere le loro [[La proprietà |proprietà]] e i loro commerci costruiti con le cambiali, i piccoli borghesi, in divisa di guardie nazionali, avevano sparato contro le barricate dei quartieri operai, ma non non ne avevano ricavato i vantaggi sperati, perché il governo non accordò loro alcun favore e l'Assemblea costituente ristabilì la prigione per debiti e abolì ogni forma di transazione diretta tra creditori e debitori.<ref>''La Comune del 1871'', a cura di J. Bruhat, J. Dautry, É. Tersen, Roma, Editori Riuniti, 1971, p. 13.</ref>
Anche la piccola borghesia si era battura in quei giorni di giugno contro gli operai, già  loro alleati a febbraio quando si era trattato di rovesciare [[Luigi Filippo]], re amato da banchieri e speculatori. Timorosi di perdere le loro [[La proprietà |proprietà]] e i loro commerci costruiti con le cambiali, i piccoli borghesi, in divisa di guardie nazionali, avevano sparato contro le barricate dei quartieri operai, ma non non ne avevano ricavato i vantaggi sperati, perché il governo non accordò loro alcun favore e l'Assemblea costituente ristabilì la prigione per debiti e abolì ogni forma di transazione diretta tra creditori e debitori. <ref>''La Comune del 1871'', a cura di J. Bruhat, J. Dautry, É. Tersen, Roma, Editori Riuniti, 1971, p. 13.</ref>


La Chiesa benediceva la lungimiranza del governo. Paul d'Astros, arcivescovo di Tolosa e prossimo cardinale di Pio IX, l'aveva approvato sostenendo, dall'alto del suo magistero, che « l'ineguaglianza delle condizioni sociali [...] è la legge fondamentale della società  [...] Questa legge fa parte del disegno di Dio e della sua saggezza, che ha voluto offrire ai ricchi la possibilità  di fare generosi sacrifici per alleviare le sofferenze dei poveri; e ai poveri un motivo di riconoscenza e d'amore per le buone azioni dei ricchi ».<ref>Paul Droulers, ''Action pasorale et problèmes sociaux sous la monarchie de Juillet chez Mgr. d'Astros, archevêque de Toulouse, censeur de La Mennais '', Paris, Librairie philosophique J. Vrin, 1954.</ref>
La Chiesa benediceva la lungimiranza del governo. Paul d'Astros, arcivescovo di Tolosa e prossimo cardinale di Pio IX, l'aveva approvato sostenendo, dall'alto del suo magistero, che « l'ineguaglianza delle condizioni sociali [...] è la legge fondamentale della società  [...] Questa legge fa parte del disegno di Dio e della sua saggezza, che ha voluto offrire ai ricchi la possibilità  di fare generosi sacrifici per alleviare le sofferenze dei poveri; e ai poveri un motivo di riconoscenza e d'amore per le buone azioni dei ricchi ». <ref>Paul Droulers, ''Action pasorale et problèmes sociaux sous la monarchie de Juillet chez Mgr. d'Astros, archevêque de Toulouse, censeur de La Mennais '', Paris, Librairie philosophique J. Vrin, 1954.</ref>


Anche un cattolico « liberale » come Montalembert si allineava nelle colonne del ''Moniteur'', con parole appena meno rozze: « Qual è il problema oggi? È d'ispirare il rispetto della proprietà  a chi non è proprietario. Io conosco una sola ricetta per ispirare questo rispetto, per far credere alla proprietà  chi non è proprietario, quello di farlo credere in Dio, al Dio del catechismo, il Dio che ha dettato il decalogo e punisce eternamente i ladri ». Come se quello della « questione sociale, che agitava tutta l'Europa, fosse un ordinario problema di polizia o di ignoranza del catechismo.   
Anche un cattolico « liberale » come Montalembert si allineava nelle colonne del ''Moniteur'', con parole appena meno rozze: « Qual è il problema oggi? È d'ispirare il rispetto della proprietà  a chi non è proprietario. Io conosco una sola ricetta per ispirare questo rispetto, per far credere alla proprietà  chi non è proprietario, quello di farlo credere in Dio, al Dio del catechismo, il Dio che ha dettato il decalogo e punisce eternamente i ladri ». Come se quello della « questione sociale, che agitava tutta l'Europa, fosse un ordinario problema di polizia o di ignoranza del catechismo.   
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Presentandosi candidato alla presidenza della Repubblica come capo del « Partito dell'Ordine », ebbe facile partita contro Cavaignac. Dalla sua aveva un nome prestigioso, il consenso dei contadini, le divisioni tra la borghesia e l'odio degli operai contro il generale massacratore. In fretta, il neo-presidente si guadagnò l'appoggio dei cattolici mandando a Roma le truppe repubblicane a massacrare i mazziniani per rimettere sul trono il papa-re e facendo approvare, il [[15 marzo]] [[1850]], la legge Falloux, che metteva l'insegnamento pubblico sotto il controllo della Chiesa.  
Presentandosi candidato alla presidenza della Repubblica come capo del « Partito dell'Ordine », ebbe facile partita contro Cavaignac. Dalla sua aveva un nome prestigioso, il consenso dei contadini, le divisioni tra la borghesia e l'odio degli operai contro il generale massacratore. In fretta, il neo-presidente si guadagnò l'appoggio dei cattolici mandando a Roma le truppe repubblicane a massacrare i mazziniani per rimettere sul trono il papa-re e facendo approvare, il [[15 marzo]] [[1850]], la legge Falloux, che metteva l'insegnamento pubblico sotto il controllo della Chiesa.  


Il clero, riconoscente, ricambiò il favore che Bonaparte si attendeva: continuare a predicare ai poveri la rassegnazione e la pace sociale. Così, per esempio, il vescovo di Nîmes Claude-Henri Plantier poteva esaltare agli occhi degli operai la presunta « intelligente e cristiana generosità  » degli industriali, « vostri capi, o meglio vostri padri. Essi vi danno il lavoro e, insieme, i princìpi. A loro non basta offrirvi il pane della terra, ma vogliono anche facilitarvi la conquista del cielo. Che questo beneficio vi renda sensibili e riconoscenti! ».<ref>Citato in Jean-Baptiste Duroselle, ''Les débuts du catholicisme sociale en France'', Paris, Presses Universitaires de France, 1951, p. 655.</ref>     
Il clero, riconoscente, ricambiò il favore che Bonaparte si attendeva: continuare a predicare ai poveri la rassegnazione e la pace sociale. Così, per esempio, il vescovo di Nîmes Claude-Henri Plantier poteva esaltare agli occhi degli operai la presunta « intelligente e cristiana generosità  » degli industriali, « vostri capi, o meglio vostri padri. Essi vi danno il lavoro e, insieme, i princìpi. A loro non basta offrirvi il pane della terra, ma vogliono anche facilitarvi la conquista del cielo. Che questo beneficio vi renda sensibili e riconoscenti! ». <ref>Citato in Jean-Baptiste Duroselle, ''Les débuts du catholicisme sociale en France'', Paris, Presses Universitaires de France, 1951, p. 655.</ref>     


A quel punto, il colpo di Stato del [[2 dicembre]] [[1851]], ulteriore imitazione delle imprese parentali, fu una semplice operazione: grazie all'appoggio dell'esercito e al modico prezzo di qualche migliaio di morti e di 10.000 deportazioni, « Napoleone il Piccolo »<ref>''Napoléon le Petit'' è l'appellativo dato a Napoleone III da Victor Hugo nell'omonimo ''pamphlet'' scritto a Bruxelles nell'agosto del 1852, dopo l'espulsione dello scrittore dalla Francia decretata in gennaio.</ref> iniziava la sua ventennale dittatura camuffata sotto il pomposo manto di « imperatore dei francesi ».
A quel punto, il colpo di Stato del [[2 dicembre]] [[1851]], ulteriore imitazione delle imprese parentali, fu una semplice operazione: grazie all'appoggio dell'esercito e al modico prezzo di qualche migliaio di morti e di 10.000 deportazioni, « Napoleone il Piccolo »<ref>''Napoléon le Petit'' è l'appellativo dato a Napoleone III da Victor Hugo nell'omonimo ''pamphlet'' scritto a Bruxelles nell'agosto del 1852, dopo l'espulsione dello scrittore dalla Francia decretata in gennaio.</ref> iniziava la sua ventennale dittatura camuffata sotto il pomposo manto di « imperatore dei francesi ».
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Con l'aumento della produzione, avvengono le concentrazioni industriali, aumentano i centri commerciali e finanziari, si creano nuove banche, la speculazione crea improvvise ricchezze, il mondo degli affari si lega a quello della politica. Eugène Schneider, Charles de Wendel, Nicolas Rambourg, Stéphane Mony, Adolphe Thiers, Pierre Dorian, Jean-Jules Balay de la Bertandière, Louis Boigues, François Dewinck, Paul Dupont, Achille Fould, Henri Germain, i fratelli Pereire e altri ancora sono insieme uomini d'affari e deputati e senatori.
Con l'aumento della produzione, avvengono le concentrazioni industriali, aumentano i centri commerciali e finanziari, si creano nuove banche, la speculazione crea improvvise ricchezze, il mondo degli affari si lega a quello della politica. Eugène Schneider, Charles de Wendel, Nicolas Rambourg, Stéphane Mony, Adolphe Thiers, Pierre Dorian, Jean-Jules Balay de la Bertandière, Louis Boigues, François Dewinck, Paul Dupont, Achille Fould, Henri Germain, i fratelli Pereire e altri ancora sono insieme uomini d'affari e deputati e senatori.


Lo Stato bonapartista non sta a guardare, anche se i principi economici dominanti, formalmente liberisti, vorrebbero che esso si astenesse dall'intervenire: invece, in presenza di uno sviluppo industriale senza precedenti « il II Impero dette inizio al saccheggio della Francia da parte di una banda di avventurieri della politica e della finanza [...] Luigi Bonaparte tolse ai capitalisti il potere politico con il pretesto di proteggerli dagli operai [...] ma in compenso il suo governo favorì la speculazione e l'attività  industriale, in altre parole favorì l'ascesa e l'arricchimento della borghesia nel suo insieme, in misura fino ad allora inaudita ».<ref>Friedrich Engels, Introduzione a Karl Marx, ''La guerra civile in Francia'', Roma, Editori Riuniti, 1974, p. 15.</ref>
Lo Stato bonapartista non sta a guardare, anche se i principi economici dominanti, formalmente liberisti, vorrebbero che esso si astenesse dall'intervenire: invece, in presenza di uno sviluppo industriale senza precedenti « il II Impero dette inizio al saccheggio della Francia da parte di una banda di avventurieri della politica e della finanza [...] Luigi Bonaparte tolse ai capitalisti il potere politico con il pretesto di proteggerli dagli operai [...] ma in compenso il suo governo favorì la speculazione e l'attività  industriale, in altre parole favorì l'ascesa e l'arricchimento della borghesia nel suo insieme, in misura fino ad allora inaudita ». <ref>Friedrich Engels, Introduzione a Karl Marx, ''La guerra civile in Francia'', Roma, Editori Riuniti, 1974, p. 15.</ref>


Allo stesso modo, da buon populista, Napoleone III ama presentarsi agli operai e, in generale, alle grandi masse popolari in qualità  di autore de ''L'Estinzione della miseria'',<ref>Da lui scritto nel 1844, durante la detenzione nella fortezza di Ham: un banale polpettone pieno di luoghi comuni.</ref> come colui che aveva a cuore i destini della povera gente, intanto che limitava i loro diritti politici, proibiva quelli sindacali ed esercitava sulle loro organizzazioni un continuo controllo poliziesco. Il suo gioco, come succede a tutti i demagoghi, se mai poté illudere qualcuno, non poté però durare a lungo.
Allo stesso modo, da buon populista, Napoleone III ama presentarsi agli operai e, in generale, alle grandi masse popolari in qualità  di autore de ''L'Estinzione della miseria'',<ref>Da lui scritto nel 1844, durante la detenzione nella fortezza di Ham: un banale polpettone pieno di luoghi comuni.</ref> come colui che aveva a cuore i destini della povera gente, intanto che limitava i loro diritti politici, proibiva quelli sindacali ed esercitava sulle loro organizzazioni un continuo controllo poliziesco. Il suo gioco, come succede a tutti i demagoghi, se mai poté illudere qualcuno, non poté però durare a lungo.
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[[File:Napoleone III genio della morte.jpg|thumb|left|190px|<center>Edmond Guillaume</center> <center>Napoleone III, ''genio della morte''</center>]]
[[File:Napoleone III genio della morte.jpg|thumb|left|190px|<center>Edmond Guillaume</center> <center>Napoleone III, ''genio della morte''</center>]]
Questa si ricostituisce subito: spariti Tolain e Fribourg, la dirigono l'incisore Antoine Bourdon, il falegname Pierre Charbonneau, il bigiottiere Antoine Combault, lo spazzolaio Louis Granjon, il vetraio Jean-Baptiste Humbert, il cesellatore Émile Landrin, il tintore Benoît Malon, il doratore Gabriel Mollin e il rilegatore Eugène Varlin, che è l'elemento di spicco. Si definiscono « comunisti anti-autoritari » e propongono la collettivizzazione dei mezzi di produzione. Naturalmente, già  in maggio sono trascinati davanti a un tribunale, al quale Varlin dichiara: « Se davanti alla legge voi siete i giudici e noi gli accusati, davanti alla morale siamo soltanto due partiti, voi il partito dell'ordine e dell'immobilismo, noi il partito rinnovatore, il partito socialista ».<ref>Marcel Willard, ''La defense accuse'', Paris, Éditions sociales, 1955.</ref> Sono condannati a tre mesi di prigione ma la sezione si ricostituisce ancora e partecipa al III Congresso dell'Internazionale, aperto a Bruxelles il [[6 settembre]] [[1869]].
Questa si ricostituisce subito: spariti Tolain e Fribourg, la dirigono l'incisore Antoine Bourdon, il falegname Pierre Charbonneau, il bigiottiere Antoine Combault, lo spazzolaio Louis Granjon, il vetraio Jean-Baptiste Humbert, il cesellatore Émile Landrin, il tintore Benoît Malon, il doratore Gabriel Mollin e il rilegatore Eugène Varlin, che è l'elemento di spicco. Si definiscono « comunisti anti-autoritari » e propongono la collettivizzazione dei mezzi di produzione. Naturalmente, già  in maggio sono trascinati davanti a un tribunale, al quale Varlin dichiara: « Se davanti alla legge voi siete i giudici e noi gli accusati, davanti alla morale siamo soltanto due partiti, voi il partito dell'ordine e dell'immobilismo, noi il partito rinnovatore, il partito socialista ». <ref>Marcel Willard, ''La defense accuse'', Paris, Éditions sociales, 1955.</ref> Sono condannati a tre mesi di prigione ma la sezione si ricostituisce ancora e partecipa al III Congresso dell'Internazionale, aperto a Bruxelles il [[6 settembre]] [[1869]].


Il Secondo Impero, alla fine degli anni Sessanta, è in crisi. Nelle elezioni tenute il 23 e [[24 maggio]] [[1869]] il proletariato fa convergere i propri voti sull'opposizione repubblicana, che raddoppia i consensi ottenendo tre milioni di voti, contro i 4.300.000 dei bonapartisti, che perdono così quasi un milione di voti. Il movimento operaio è in crescita malgrado divieti e repressioni, e nel 1869 si assiste a un'ondata di scioperi, spesso repressi brutalmente: a La Ricamarie, nella regione del Rodano, il [[16 giugno]] vengono uccisi 13 minatori in sciopero e una bambina di 16 mesi, a Aubin, nell'Aveyron, l'[[8 ottobre]] l'esercito uccide altri 14 scioperanti e il ministro della Guerra, il maresciallo Edmond Le Boef, decora il capitano che ha ordinato l'eccidio.
Il Secondo Impero, alla fine degli anni Sessanta, è in crisi. Nelle elezioni tenute il 23 e [[24 maggio]] [[1869]] il proletariato fa convergere i propri voti sull'opposizione repubblicana, che raddoppia i consensi ottenendo tre milioni di voti, contro i 4.300.000 dei bonapartisti, che perdono così quasi un milione di voti. Il movimento operaio è in crescita malgrado divieti e repressioni, e nel 1869 si assiste a un'ondata di scioperi, spesso repressi brutalmente: a La Ricamarie, nella regione del Rodano, il [[16 giugno]] vengono uccisi 13 minatori in sciopero e una bambina di 16 mesi, a Aubin, nell'Aveyron, l'[[8 ottobre]] l'esercito uccide altri 14 scioperanti e il ministro della Guerra, il maresciallo Edmond Le Boef, decora il capitano che ha ordinato l'eccidio.
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Gambetta si affretta a dichiarare che « Luigi Napoleone Bonaparte e la sua dinastia hanno ormai cessato di regnare » e poiché bisogna impedire che rappresentanti popolari vadano al governo, Jules Férry ha un colpo di genio: saranno i deputati di Parigi a formare il nuovo governo. Dopo tutto, sono tutti repubblicani, borghesi e già  oppositori da salotto, ma repubblicani: così Emmanuel Arago, Adolphe Crémieux, Jules Favre, Jules Férry, Léon Gambetta, Louis-Antoine Garnier-Pagès e Jules Simon sono i nuovi ministri. È vero che il generale clericale e monarchico Louis Jules Trochu è messo a capo del governo, ma per gettare un po' di fumo negli occhi si chiama al governo anche il democratico [[Henri Rochefort]].
Gambetta si affretta a dichiarare che « Luigi Napoleone Bonaparte e la sua dinastia hanno ormai cessato di regnare » e poiché bisogna impedire che rappresentanti popolari vadano al governo, Jules Férry ha un colpo di genio: saranno i deputati di Parigi a formare il nuovo governo. Dopo tutto, sono tutti repubblicani, borghesi e già  oppositori da salotto, ma repubblicani: così Emmanuel Arago, Adolphe Crémieux, Jules Favre, Jules Férry, Léon Gambetta, Louis-Antoine Garnier-Pagès e Jules Simon sono i nuovi ministri. È vero che il generale clericale e monarchico Louis Jules Trochu è messo a capo del governo, ma per gettare un po' di fumo negli occhi si chiama al governo anche il democratico [[Henri Rochefort]].


Engels commenta così la situazione: « Tutta questa repubblica è finora una farsa pura e semplice, come lo è la sua origine esente da lotte [...] gli orléanisti vogliono una repubblica ''ad interim'' che faccia la pace vergognosa, affinché il suo onere non ricada sugli Orléans da restaurarsi in un secondo tempo. Gli orléanisti detengono il vero potere: Trochu ha il comando militare e Kératry ha la polizia. I signori della ''gauche'' hanno i posti delle chiacchiere ».<ref>F. Engels a K. Marx, lettera del 7 settembre 1870.</ref>
Engels commenta così la situazione: « Tutta questa repubblica è finora una farsa pura e semplice, come lo è la sua origine esente da lotte [...] gli orléanisti vogliono una repubblica ''ad interim'' che faccia la pace vergognosa, affinché il suo onere non ricada sugli Orléans da restaurarsi in un secondo tempo. Gli orléanisti detengono il vero potere: Trochu ha il comando militare e Kératry ha la polizia. I signori della ''gauche'' hanno i posti delle chiacchiere ». <ref>F. Engels a K. Marx, lettera del 7 settembre 1870.</ref>


A questo punto si affacciava nelle menti dei protagonisti la memoria storica della I Repubblica: la Francia invasa nel 1792 dalle armate prussiane e austriache era riuscita a ricacciare il nemico e a passare all'offensiva. Era stata, quella, la Francia della Rivoluzione, e ora i democratici neo-giacobini sognavano di ripetere l'esperienza, confortati dal generale sentimento di patriottismo presente nella popolazione. Per far questo essi avrebbero però dovuto liberarsi dell'attuale governo provvisorio, che a parole sosteneva di voler continuare la guerra, ma non voleva armare la popolazione, temendo la trasformazione della guerra in corso in guerra rivoluzionaria. Lo scopo del governo e delle forze reazionarie e moderate consisteva in realtà  nell'ottenere la pace con la Prussia alle migliori condizioni possibili, per poi regolare i conti con le forze rivoluzionarie e confermare una Repubblica moderata o anche, come sperava il Thiers, rimettere sul trono gli Orléans.
A questo punto si affacciava nelle menti dei protagonisti la memoria storica della I Repubblica: la Francia invasa nel 1792 dalle armate prussiane e austriache era riuscita a ricacciare il nemico e a passare all'offensiva. Era stata, quella, la Francia della Rivoluzione, e ora i democratici neo-giacobini sognavano di ripetere l'esperienza, confortati dal generale sentimento di patriottismo presente nella popolazione. Per far questo essi avrebbero però dovuto liberarsi dell'attuale governo provvisorio, che a parole sosteneva di voler continuare la guerra, ma non voleva armare la popolazione, temendo la trasformazione della guerra in corso in guerra rivoluzionaria. Lo scopo del governo e delle forze reazionarie e moderate consisteva in realtà  nell'ottenere la pace con la Prussia alle migliori condizioni possibili, per poi regolare i conti con le forze rivoluzionarie e confermare una Repubblica moderata o anche, come sperava il Thiers, rimettere sul trono gli Orléans.


Il [[19 settembre]] i prussiani, battuti i francesi a Châtillon, a pochi chilometri da Parigi, cingono d'assedio la capitale. Il governo si trasferisce a Tours, poi a Bordeaux. L'elemento nuovo, determinato dall'assedio, è la realizzazione dell'armamento della Guardia nazionale: sono 384.000 uomini divisi in 254 battaglioni che si danno un'organizzazione autonoma, un Comitato di vigilanza in ognuno dei venti quartieri di Parigi e una rappresentanza unitaria in un Comitato centrale dei venti ''arrondissements''.<ref>''La Comune del 1871'', cit., p. 88.</ref> In questa organizzazione si rintraccia l'esempio della Comune insurrezionale del 1792 e il nucleo della prossima Comune proletaria: gestione degli affari svolti in prima persona dai cittadini, assoluta libertà  di stampa, libertà  di associazione, di riunione e di discussione nei numerosi ''clubs'' che sorgono in tutti i quartieri di Parigi.
Il [[19 settembre]] i prussiani, battuti i francesi a Châtillon, a pochi chilometri da Parigi, cingono d'assedio la capitale. Il governo si trasferisce a Tours, poi a Bordeaux. L'elemento nuovo, determinato dall'assedio, è la realizzazione dell'armamento della Guardia nazionale: sono 384.000 uomini divisi in 254 battaglioni che si danno un'organizzazione autonoma, un Comitato di vigilanza in ognuno dei venti quartieri di Parigi e una rappresentanza unitaria in un Comitato centrale dei venti ''arrondissements''. <ref>''La Comune del 1871'', cit., p. 88.</ref> In questa organizzazione si rintraccia l'esempio della Comune insurrezionale del 1792 e il nucleo della prossima Comune proletaria: gestione degli affari svolti in prima persona dai cittadini, assoluta libertà  di stampa, libertà  di associazione, di riunione e di discussione nei numerosi ''clubs'' che sorgono in tutti i quartieri di Parigi.
   
   
Il [[27 ottobre]] il maresciallo Bazaine, che non aveva mai riconosciuto il governo repubblicano e aveva intrigato con l'imperatrice Eugenia nel tentativo di mantenere il vecchio assetto istituzionale, dopo due mesi di difesa passiva capitola con tutta l'armata del Reno a Metz. Il [[30 ottobre]] la Guardia nazionale, che aveva compiuto una sortita da Parigi, sconfitto i prussiani a Le Bourget e tenuto la posizione in attesa di rinforzi che il generale Trochu non invia, è ricacciata a Parigi dal ritorno offensivo del nemico, perdendo 2.000 uomini. Quello stesso giorno si ha notizia delle trattative che Thiers sembra condurre favorevolmente a Versailles con Bismarck per raggiungere l'armistizio.
Il [[27 ottobre]] il maresciallo Bazaine, che non aveva mai riconosciuto il governo repubblicano e aveva intrigato con l'imperatrice Eugenia nel tentativo di mantenere il vecchio assetto istituzionale, dopo due mesi di difesa passiva capitola con tutta l'armata del Reno a Metz. Il [[30 ottobre]] la Guardia nazionale, che aveva compiuto una sortita da Parigi, sconfitto i prussiani a Le Bourget e tenuto la posizione in attesa di rinforzi che il generale Trochu non invia, è ricacciata a Parigi dal ritorno offensivo del nemico, perdendo 2.000 uomini. Quello stesso giorno si ha notizia delle trattative che Thiers sembra condurre favorevolmente a Versailles con Bismarck per raggiungere l'armistizio.
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Il [[28 dicembre]] il Comitato centrale dei venti ''arrondissements'' denuncia l'inerzia del governo e l'inettitudine dei generali Trochu e Thomas, cui è affidata, rispettivamente, la difesa di Parigi e il comando della Guardia nazionale. La violenta denuncia appare in un manifesto - che sarà  chiamato ''Manifesto rosso'' - affisso il [[7 gennaio]] [[1871]] nelle strade della capitale. Il governo - è scritto - « non ha proclamato la leva di massa; ha lasciato al loro posto i bonapartisti e ha messo in galera i repubblicani. Con la loro lentezza, indecisione e inerzia ci ha condotto sull'orlo dell'abisso. I governanti della Francia non hanno saputo né governare né combattere [...] La direzione in campo militare è ancora più deplorevole: le sortite assurde, le battaglie sanguinose senza risultato, i sistematici insuccessi [...] ». Il manifesto conclude chiedendo « potere al popolo, potere alla Comune ».
Il [[28 dicembre]] il Comitato centrale dei venti ''arrondissements'' denuncia l'inerzia del governo e l'inettitudine dei generali Trochu e Thomas, cui è affidata, rispettivamente, la difesa di Parigi e il comando della Guardia nazionale. La violenta denuncia appare in un manifesto - che sarà  chiamato ''Manifesto rosso'' - affisso il [[7 gennaio]] [[1871]] nelle strade della capitale. Il governo - è scritto - « non ha proclamato la leva di massa; ha lasciato al loro posto i bonapartisti e ha messo in galera i repubblicani. Con la loro lentezza, indecisione e inerzia ci ha condotto sull'orlo dell'abisso. I governanti della Francia non hanno saputo né governare né combattere [...] La direzione in campo militare è ancora più deplorevole: le sortite assurde, le battaglie sanguinose senza risultato, i sistematici insuccessi [...] ». Il manifesto conclude chiedendo « potere al popolo, potere alla Comune ».


Con tutto ciò, il [[19 gennaio]] il comando militare organizza una nuova sortita a Buzenval, nel sobborgo di Saint-Cloud, che si conclude con una nuova grave sconfitta e 4.000 tra soldati e guardie nazionali restano sul terreno: « alcuni battaglioni, tornando, gridavano dalla rabbia. Tutti compresero che la sortita era stata fatta per sacrificarli ».<ref>Prosper Lissagaray, ''Storia della Comune'', Roma, Editori Riuniti, 1962, p. 64.</ref> Trochu dà  le dimissioni e viene sostituito dal generale Joseph Vinoy, vecchio notabile bonapartista, che si preoccupa di far difendere l'Hôtel de Ville dal reazionario colonnello Louis Vabre, mentre Clément Thomas invoca la repressione dei « faziosi ».  
Con tutto ciò, il [[19 gennaio]] il comando militare organizza una nuova sortita a Buzenval, nel sobborgo di Saint-Cloud, che si conclude con una nuova grave sconfitta e 4.000 tra soldati e guardie nazionali restano sul terreno: « alcuni battaglioni, tornando, gridavano dalla rabbia. Tutti compresero che la sortita era stata fatta per sacrificarli ». <ref>Prosper Lissagaray, ''Storia della Comune'', Roma, Editori Riuniti, 1962, p. 64.</ref> Trochu dà  le dimissioni e viene sostituito dal generale Joseph Vinoy, vecchio notabile bonapartista, che si preoccupa di far difendere l'Hôtel de Ville dal reazionario colonnello Louis Vabre, mentre Clément Thomas invoca la repressione dei « faziosi ».  


Mentre Jules Favre sta negoziando la resa a Versailles, dove Guglielmo I si è fatto incoronare imperatore di Germania, il [[21 gennaio]] le guardie nazionali liberano gli insorti del 31 ottobre e il giorno dopo, guidate da [[Émile Victor Duval|Duval]], [[Charles Longuet|Longuet]] e Malon vanno a protestare all'Hôtel de Ville. Vengono accolte a fucilate dalle guardie municipali comandate dal proudhoniano Gustave Chaudey:<ref>Questi sarà  fucilato dalla Comune il 24 maggio.</ref> ci sono cinquanta morti, poi gli arresti - Delescluze è incarcerato a Vincennes - e la chiusura dei clubs e dei giornali « sovversivi ».
Mentre Jules Favre sta negoziando la resa a Versailles, dove Guglielmo I si è fatto incoronare imperatore di Germania, il [[21 gennaio]] le guardie nazionali liberano gli insorti del 31 ottobre e il giorno dopo, guidate da [[Émile Victor Duval|Duval]], [[Charles Longuet|Longuet]] e Malon vanno a protestare all'Hôtel de Ville. Vengono accolte a fucilate dalle guardie municipali comandate dal proudhoniano Gustave Chaudey:<ref>Questi sarà  fucilato dalla Comune il 24 maggio.</ref> ci sono cinquanta morti, poi gli arresti - Delescluze è incarcerato a Vincennes - e la chiusura dei clubs e dei giornali « sovversivi ».
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Diversa è la reazione, in generale, di parte della piccola borghesia e del proletariato urbano. Non per puro patriottismo, ma per aver compreso che la responsabilità  del disastro era della classe dirigente che, nelle sue diverse rappresentanze politiche, monarchiche, bonapartiste o repubblicane conservatrici, aveva governato il Paese. Il ''Journal Officiel'' scriverà  il [[20 marzo]] che « i disastri e le calamità  pubbliche, nelle quali l'incapacità  politica e la decrepitezza morale e intellettuale della borghesia hanno calato la Francia, dovrebbero provarle che essa ha vissuto il suo periodo e ha esaurito il compito assunto nel 1789 e che ora deve, se non cedere il proprio posto ai lavoratori, almeno lasciarli emancipare a loro volta ». Il rifiuto della guerra prima, e delle condizioni della resa poi, equivalgono al rifiuto di lasciare ancora guidare politicamente la Francia da questa classe: l'elemento nazionalistico è dunque parte integrante e inscindibile nella convinzione del fallimento politico e morale della borghesia francese, ma non rappresenta il fondamento dell'azione politica dei dirigenti delle classi popolari.  
Diversa è la reazione, in generale, di parte della piccola borghesia e del proletariato urbano. Non per puro patriottismo, ma per aver compreso che la responsabilità  del disastro era della classe dirigente che, nelle sue diverse rappresentanze politiche, monarchiche, bonapartiste o repubblicane conservatrici, aveva governato il Paese. Il ''Journal Officiel'' scriverà  il [[20 marzo]] che « i disastri e le calamità  pubbliche, nelle quali l'incapacità  politica e la decrepitezza morale e intellettuale della borghesia hanno calato la Francia, dovrebbero provarle che essa ha vissuto il suo periodo e ha esaurito il compito assunto nel 1789 e che ora deve, se non cedere il proprio posto ai lavoratori, almeno lasciarli emancipare a loro volta ». Il rifiuto della guerra prima, e delle condizioni della resa poi, equivalgono al rifiuto di lasciare ancora guidare politicamente la Francia da questa classe: l'elemento nazionalistico è dunque parte integrante e inscindibile nella convinzione del fallimento politico e morale della borghesia francese, ma non rappresenta il fondamento dell'azione politica dei dirigenti delle classi popolari.  


Le elezioni legislative imposte da Bismarck si tengono a suffragio universale maschile l'[[8 febbraio]] [[1871]]. Come al solito, in Francia, il voto rurale è determinante e i contadini votano in massa per i candidati reazionari e conservatori, che propagandano la pace e l'« ordine » contro i « rossi » pericolosi sovvertitori e fautori della continuazione della guerra. Nella nuova Assemblea nazionale almeno 400 dei 675 componenti sono monarchici e 230 di essi provengono da famiglie aristocratiche: « signori di rango, signorotti, magistrati, grandi industriali, commercianti importanti, avvocati ben conosciuti e professori di fama, avevano in comune l'essere tutti difensori dell'ordine sociale costituito e tutti facevano riferimento più volentieri al passato che all'avvenire ».<ref>Jacques Chastenet, ''Histoire de la Troisième République'', I, Paris, Hachette, 1964, p. 51.</ref> Il resto è formato da liberali e repubblicani moderati, mentre modesta è la rappresentanza dei democratici e dei popolari: [[Louis Blanc]], [[Charles Delescluze]], [[Charles Gambon]], [[Victor Hugo]], [[Benoît Malon]], [[Jean-Baptiste Millière]], [[Félix Pyat]], [[Edgar Quinet]], [[Henri Rochefort]], [[Henri Tolain]]. Anche [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] viene eletto a Parigi, in segno di simpatia e di riconoscenza per l'aiuto prestato durante la guerra.<ref>Com'è noto, Garibaldi guidò un corpo di volontari stranieri, in maggioranza italiani, che combatterono contro i prussiani nella zona di Digione dall'ottobre del 1870 al gennaio successivo. Il giorno dell'inaugurazione dell'Assemblea nazionale fu accolto con particolare ostilità  dai deputati monarchici e clericali e non partecipò più alle sedute.</ref>
Le elezioni legislative imposte da Bismarck si tengono a suffragio universale maschile l'[[8 febbraio]] [[1871]]. Come al solito, in Francia, il voto rurale è determinante e i contadini votano in massa per i candidati reazionari e conservatori, che propagandano la pace e l'« ordine » contro i « rossi » pericolosi sovvertitori e fautori della continuazione della guerra. Nella nuova Assemblea nazionale almeno 400 dei 675 componenti sono monarchici e 230 di essi provengono da famiglie aristocratiche: « signori di rango, signorotti, magistrati, grandi industriali, commercianti importanti, avvocati ben conosciuti e professori di fama, avevano in comune l'essere tutti difensori dell'ordine sociale costituito e tutti facevano riferimento più volentieri al passato che all'avvenire ». <ref>Jacques Chastenet, ''Histoire de la Troisième République'', I, Paris, Hachette, 1964, p. 51.</ref> Il resto è formato da liberali e repubblicani moderati, mentre modesta è la rappresentanza dei democratici e dei popolari: [[Louis Blanc]], [[Charles Delescluze]], [[Charles Gambon]], [[Victor Hugo]], [[Benoît Malon]], [[Jean-Baptiste Millière]], [[Félix Pyat]], [[Edgar Quinet]], [[Henri Rochefort]], [[Henri Tolain]]. Anche [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] viene eletto a Parigi, in segno di simpatia e di riconoscenza per l'aiuto prestato durante la guerra. <ref>Com'è noto, Garibaldi guidò un corpo di volontari stranieri, in maggioranza italiani, che combatterono contro i prussiani nella zona di Digione dall'ottobre del 1870 al gennaio successivo. Il giorno dell'inaugurazione dell'Assemblea nazionale fu accolto con particolare ostilità  dai deputati monarchici e clericali e non partecipò più alle sedute.</ref>


==== Adolphe Thiers ====
==== Adolphe Thiers ====


L'Assemblea si riunisce la prima volta nel Grand Théâtre di Bordeaux il [[13 febbraio]]: il [[19 febbraio]] viene eletto un governo di repubblicani finti o moderati e di orléanisti, a cui capo è Adolphe Thiers. Figlio illegittimo di un avventuriero che lo abbandonò ancora in fasce, tutta la vita di quest'uomo fu dominata dall'ambizione del successo e dal desiderio smodato di arricchirsi. Avvocato, nel [[1824]], a ventisette anni, pubblica la prima ''Storia della Rivoluzione francese'', giustamente dimenticata, che è un inno ai Borboni dai quali sperava di acquisire gratifiche, e rappresenta la prova, come storico, « della sua capacità  di mentire ».<ref>Karl Marx, ''La guerra civile in Francia'', cit., p. 57.</ref> Finanziato da ricchi amici, diventa il patrono del ''Constitutionnel'', il giornale della borghesia finanziaria che preme per la caduta del reazionario Carlo X. Nel [[1830]] diviene così ministro di Luigi Filippo e nel [[1833]] sposa la quindicenne Élise Dosne, figlia della sua ricca amante, con la quale non solo mantiene la vecchia relazione, ma ne inizia un'altra con la cognata Félicie.
L'Assemblea si riunisce la prima volta nel Grand Théâtre di Bordeaux il [[13 febbraio]]: il [[19 febbraio]] viene eletto un governo di repubblicani finti o moderati e di orléanisti, a cui capo è Adolphe Thiers. Figlio illegittimo di un avventuriero che lo abbandonò ancora in fasce, tutta la vita di quest'uomo fu dominata dall'ambizione del successo e dal desiderio smodato di arricchirsi. Avvocato, nel [[1824]], a ventisette anni, pubblica la prima ''Storia della Rivoluzione francese'', giustamente dimenticata, che è un inno ai Borboni dai quali sperava di acquisire gratifiche, e rappresenta la prova, come storico, « della sua capacità  di mentire ». <ref>Karl Marx, ''La guerra civile in Francia'', cit., p. 57.</ref> Finanziato da ricchi amici, diventa il patrono del ''Constitutionnel'', il giornale della borghesia finanziaria che preme per la caduta del reazionario Carlo X. Nel [[1830]] diviene così ministro di Luigi Filippo e nel [[1833]] sposa la quindicenne Élise Dosne, figlia della sua ricca amante, con la quale non solo mantiene la vecchia relazione, ma ne inizia un'altra con la cognata Félicie.


« Entrato povero come Giobbe nel suo primo ministero, ne uscì milionario »:<ref>Karl Marx, ''La guerra civile in Francia'', cit., p. 61.</ref> ministro dell'Interno nel [[1834]], è responsabile del [[Rivolta dei Canuts|massacro]], avvenuto dal [[9 aprile|9]] al [[15 aprile]], di 600 lavoratori lionesi che si erano permessi di scioperare, protestando per i loro bassi salari. Alla repressione sanguinosa, seguirono 10.000 arresti: è una sorta di prova generale della « settimana di sangue » del maggio 1871. Negli stessi giorni, il [[13 aprile]], avveniva a Parigi la strage di rue Transnonain. Più volte capo del governo, per odio a Guizot, che ha preso il suo posto quando Thiers viene accusato di malversazioni, nel [[1848]], alla Camera dei deputati, si proclama « del partito della rivoluzione » per provocare la caduta del suo ministero, senza immaginare che con esso sarebbe caduto anche il trono di Luigi Filippo. Quando questi decide di prendere la via dell'esilio, Thiers gli consiglia invano di reprimere nel sangue la Rivoluzione del febbraio 1848: analogo il suo comportamento in occasione della rivolta operaia di giugno, che egli avrebbe voluto fosse soffocata in modo ancora più brutale.
« Entrato povero come Giobbe nel suo primo ministero, ne uscì milionario »:<ref>Karl Marx, ''La guerra civile in Francia'', cit., p. 61.</ref> ministro dell'Interno nel [[1834]], è responsabile del [[Rivolta dei Canuts|massacro]], avvenuto dal [[9 aprile|9]] al [[15 aprile]], di 600 lavoratori lionesi che si erano permessi di scioperare, protestando per i loro bassi salari. Alla repressione sanguinosa, seguirono 10.000 arresti: è una sorta di prova generale della « settimana di sangue » del maggio 1871. Negli stessi giorni, il [[13 aprile]], avveniva a Parigi la strage di rue Transnonain. Più volte capo del governo, per odio a Guizot, che ha preso il suo posto quando Thiers viene accusato di malversazioni, nel [[1848]], alla Camera dei deputati, si proclama « del partito della rivoluzione » per provocare la caduta del suo ministero, senza immaginare che con esso sarebbe caduto anche il trono di Luigi Filippo. Quando questi decide di prendere la via dell'esilio, Thiers gli consiglia invano di reprimere nel sangue la Rivoluzione del febbraio 1848: analogo il suo comportamento in occasione della rivolta operaia di giugno, che egli avrebbe voluto fosse soffocata in modo ancora più brutale.
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[[File:Lecomte Thomas.jpg|thumb|right|330px|Ricostruzione della fucilazione dei generali Thomas e Lecomte]]
[[File:Lecomte Thomas.jpg|thumb|right|330px|Ricostruzione della fucilazione dei generali Thomas e Lecomte]]
Il [[17 marzo]] si tiene a Versailles un consiglio di guerra, nel quale si decide di usare la forza. All'alba del [[18 marzo]] una divisione occupa l'altura di Montmartre disperdendo il 61° battaglione della Guardia e iniziando a trascinare via i cannoni. All'allarme lanciato dal Comitato di vigilanza del XVIII ''arrondissement'' segue la reazione della popolazione: « I dimostranti erano per la maggioranza donne, ma c'erano anche molti bambini. Guardie nazionali isolate uscivano in armi e si dirigevano verso lo Chateau-Rouge ».<ref>Edmond Lepelletier, ''Histoire de la Commune de 1871'', I, Paris, Mercure de France, 1911-1913.</ref>  
Il [[17 marzo]] si tiene a Versailles un consiglio di guerra, nel quale si decide di usare la forza. All'alba del [[18 marzo]] una divisione occupa l'altura di Montmartre disperdendo il 61° battaglione della Guardia e iniziando a trascinare via i cannoni. All'allarme lanciato dal Comitato di vigilanza del XVIII ''arrondissement'' segue la reazione della popolazione: « I dimostranti erano per la maggioranza donne, ma c'erano anche molti bambini. Guardie nazionali isolate uscivano in armi e si dirigevano verso lo Chateau-Rouge ». <ref>Edmond Lepelletier, ''Histoire de la Commune de 1871'', I, Paris, Mercure de France, 1911-1913.</ref>  


Quelle truppe, che avevano sostenuto, con la Guardia e la stessa popolazione, il lungo assedio della città, si rifiutano di sparare: è il sergente [[Galdric Verdaguer]], dell'88° reggimento, a dare l'ordine di abbassare le armi. Il generale Lecomte, che pretende a tutti i costi una strage, è arrestato dai suoi stessi soldati. Per opposti motivi e per mani diverse, Verdaguer e Lecomte pagheranno con la vita il loro comportamento. Lecomte viene fucilato quello stesso giorno insieme con il generale Clément Thomas, uno dei massacratori degli operai parigini nel giugno 1848.  
Quelle truppe, che avevano sostenuto, con la Guardia e la stessa popolazione, il lungo assedio della città, si rifiutano di sparare: è il sergente [[Galdric Verdaguer]], dell'88° reggimento, a dare l'ordine di abbassare le armi. Il generale Lecomte, che pretende a tutti i costi una strage, è arrestato dai suoi stessi soldati. Per opposti motivi e per mani diverse, Verdaguer e Lecomte pagheranno con la vita il loro comportamento. Lecomte viene fucilato quello stesso giorno insieme con il generale Clément Thomas, uno dei massacratori degli operai parigini nel giugno 1848.  
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Del resto, l'ipotesi di trattative viene respinta dallo stesso governo di Versailles, che intanto raccoglie nuove truppe contro Parigi, mentre i reazionari di Parigi scendono armati in piazza il [[21 marzo]]: ci sono decine di morti, che inducono il Comitato a rinviare le elezioni al [[26 marzo]] e a incorporare nella Guardia le residue forze armate regolari presenti a Parigi. Il [[23 marzo]] i membri parigini dell'Internazionale enunciano in un manifesto le riforme sociali da attuare: « L'organizzazione del credito, dello scambio e della società, al fine di assicurare al lavoratore il valore integrale del suo lavoro. L'istruzione gratuita, laica e integrale. Il diritto di riunione e di associazione, libertà  assoluta di stampa e del cittadino. L'organizzazione per ogni municipio di un servizio di polizia, di forze armate, di strutture igieniche, di dati statistici».  
Del resto, l'ipotesi di trattative viene respinta dallo stesso governo di Versailles, che intanto raccoglie nuove truppe contro Parigi, mentre i reazionari di Parigi scendono armati in piazza il [[21 marzo]]: ci sono decine di morti, che inducono il Comitato a rinviare le elezioni al [[26 marzo]] e a incorporare nella Guardia le residue forze armate regolari presenti a Parigi. Il [[23 marzo]] i membri parigini dell'Internazionale enunciano in un manifesto le riforme sociali da attuare: « L'organizzazione del credito, dello scambio e della società, al fine di assicurare al lavoratore il valore integrale del suo lavoro. L'istruzione gratuita, laica e integrale. Il diritto di riunione e di associazione, libertà  assoluta di stampa e del cittadino. L'organizzazione per ogni municipio di un servizio di polizia, di forze armate, di strutture igieniche, di dati statistici».  


Alle elezioni, votano 229.167 cittadini su 485.569 iscritti. Se si tiene conto che nelle ultime elezioni tenute in tempo di pace, nell'aprile del 1870, i votanti furono 322.000 e che la guerra aveva provocato un esodo di circa 100.000 parigini, il dato dimostra che « le elezioni del 26 marzo furono regolari e normali, alle urne si presentò il maggior numero di elettori possibile nella situazione esistente in quel momento a Parigi ».<ref>Edmond Lepelletier, ''Histoire de la Commune de 1871'', cit., II, p. 444.</ref> Naturalmente Thiers diffonde le sue consuete menzogne: telegrafando ai prefetti della provincia il 28 marzo, sostiene che le elezioni « sono state disertate dai cittadini ».       
Alle elezioni, votano 229.167 cittadini su 485.569 iscritti. Se si tiene conto che nelle ultime elezioni tenute in tempo di pace, nell'aprile del 1870, i votanti furono 322.000 e che la guerra aveva provocato un esodo di circa 100.000 parigini, il dato dimostra che « le elezioni del 26 marzo furono regolari e normali, alle urne si presentò il maggior numero di elettori possibile nella situazione esistente in quel momento a Parigi ». <ref>Edmond Lepelletier, ''Histoire de la Commune de 1871'', cit., II, p. 444.</ref> Naturalmente Thiers diffonde le sue consuete menzogne: telegrafando ai prefetti della provincia il 28 marzo, sostiene che le elezioni « sono state disertate dai cittadini ».       


=== Il Consiglio della Comune ===
=== Il Consiglio della Comune ===
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Il [[28 marzo]] i nomi dei 93 eletti complessivamente dai venti arrondissements vengono resi noti in place Hôtel de Ville e [[Gabriel Ranvier]], membro del Comitato centrale, annuncia a 200.000 parigini che cantano la ''Marsigliese'', che « la Comune è proclamata in nome del popolo ». Il poeta Catulle Mendès, che pure non simpatizzava per la Comune, ha descritto quella cerimonia con accenti commossi:  
Il [[28 marzo]] i nomi dei 93 eletti complessivamente dai venti arrondissements vengono resi noti in place Hôtel de Ville e [[Gabriel Ranvier]], membro del Comitato centrale, annuncia a 200.000 parigini che cantano la ''Marsigliese'', che « la Comune è proclamata in nome del popolo ». Il poeta Catulle Mendès, che pure non simpatizzava per la Comune, ha descritto quella cerimonia con accenti commossi:  


:« Il suono della ''Marsigliese'' commosse tutti e quel grande inno, avvilito dal nostro torpore, ritrovò in un attimo il suo antico splendore. Improvvisamente tuona il cannone; il canto si ingigantisce e uno sciame di stendardi, di baionette e di képis va avanti e indietro, ondeggia e si raccoglie davanti al palco. Il cannone continua a tuonare, ma lo si può sentire soltanto nelle pause del canto. Ogni rumore si confonde poi in una sola acclamazione compatta, la voce di quell'innumerevole moltitudine. E quegli uomini avevano un solo cuore, così come avevano una voce sola ».<ref>Catulle Mendès, ''Les 73 journées de la Commune'', Paris, E. Lachaud, 1871.</ref>  
:« Il suono della ''Marsigliese'' commosse tutti e quel grande inno, avvilito dal nostro torpore, ritrovò in un attimo il suo antico splendore. Improvvisamente tuona il cannone; il canto si ingigantisce e uno sciame di stendardi, di baionette e di képis va avanti e indietro, ondeggia e si raccoglie davanti al palco. Il cannone continua a tuonare, ma lo si può sentire soltanto nelle pause del canto. Ogni rumore si confonde poi in una sola acclamazione compatta, la voce di quell'innumerevole moltitudine. E quegli uomini avevano un solo cuore, così come avevano una voce sola ». <ref>Catulle Mendès, ''Les 73 journées de la Commune'', Paris, E. Lachaud, 1871.</ref>  


Da quel momento Il Comitato centrale trasferisce le sue prerogative nelle mani degli eletti, che costituiscono il Consiglio della Comune, il solo potere riconosciuto, e torna a occuparsi dell'organizzazione della Guardia nazionale. Tra gli eletti al Consiglio vi erano naturalmente anche una ventina di borghesi benestanti e liberi professionisti, persone politicamente moderate - tra le quali coloro che avevano cercato la « conciliazione » con il governo di Versailles - e persino reazionarie: non accettando il prevalente indirizzo politico scaturito dalle elezioni, si dimisero tutti spontaneamente e furono rimpiazzati in una successiva elezione tenutasi il [[16 aprile]]. La grande maggioranza dei membri del Consiglio è così formata da piccoli borghesi, « impiegati contabili, medici, maestri di scuola, uomini di legge, pubblicisti »,<ref>Prosper Lissagaray, ''Histoire de la Commune de 1871'', cit., p. 190.</ref> mentre 25 sono operai e artigiani, una minoranza, ma pur sempre un numero impensabile in una elezione di un qualunque paese a democrazia borghese.  
Da quel momento Il Comitato centrale trasferisce le sue prerogative nelle mani degli eletti, che costituiscono il Consiglio della Comune, il solo potere riconosciuto, e torna a occuparsi dell'organizzazione della Guardia nazionale. Tra gli eletti al Consiglio vi erano naturalmente anche una ventina di borghesi benestanti e liberi professionisti, persone politicamente moderate - tra le quali coloro che avevano cercato la « conciliazione » con il governo di Versailles - e persino reazionarie: non accettando il prevalente indirizzo politico scaturito dalle elezioni, si dimisero tutti spontaneamente e furono rimpiazzati in una successiva elezione tenutasi il [[16 aprile]]. La grande maggioranza dei membri del Consiglio è così formata da piccoli borghesi, « impiegati contabili, medici, maestri di scuola, uomini di legge, pubblicisti »,<ref>Prosper Lissagaray, ''Histoire de la Commune de 1871'', cit., p. 190.</ref> mentre 25 sono operai e artigiani, una minoranza, ma pur sempre un numero impensabile in una elezione di un qualunque paese a democrazia borghese.  
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In tutto il Consiglio, i blanquisti sono una dozzina: manca però il vecchio Blanqui il quale, fatto arrestare il [[17 marzo]] dal governo di Thiers, è detenuto nella fortezza di Taureau, a Morlaix, nella lontana Bretagna. Un altro gruppo è formato da neo-giacobini, ossia repubblicani socialisteggianti: vi appartengono [[Charles Delescluze]], [[Charles Gambon]], [[Jules Miot]], [[Félix Pyat]]. La frazione più consistente del Consiglio è formata da « radicali » o « rivoluzionari indipendenti », come essi stessi si definiscono: tali sono, tra gli altri, [[Charles Amouroux]], [[Arthur Arnould]], [[Jules Bergeret]], [[Jean-Baptiste Clément]], [[Léo Meillet]], [[Paul Rastoul]], [[Dominique Régère]], [[Raoul Urbain]], [[Jules Vallès]], [[Auguste Vermorel]]. Essi si battono per una Repubblica democratica e sociale e, insieme a blanquisti e neo-giacobini, hanno per faro della loro azione politica l'esperienza della Repubblica del 1793 e la sua Costituzione, imitandola con la creazione di un Comitato di Salute pubblica e persino con l'adozione del vecchio calendario rivoluzionario.  
In tutto il Consiglio, i blanquisti sono una dozzina: manca però il vecchio Blanqui il quale, fatto arrestare il [[17 marzo]] dal governo di Thiers, è detenuto nella fortezza di Taureau, a Morlaix, nella lontana Bretagna. Un altro gruppo è formato da neo-giacobini, ossia repubblicani socialisteggianti: vi appartengono [[Charles Delescluze]], [[Charles Gambon]], [[Jules Miot]], [[Félix Pyat]]. La frazione più consistente del Consiglio è formata da « radicali » o « rivoluzionari indipendenti », come essi stessi si definiscono: tali sono, tra gli altri, [[Charles Amouroux]], [[Arthur Arnould]], [[Jules Bergeret]], [[Jean-Baptiste Clément]], [[Léo Meillet]], [[Paul Rastoul]], [[Dominique Régère]], [[Raoul Urbain]], [[Jules Vallès]], [[Auguste Vermorel]]. Essi si battono per una Repubblica democratica e sociale e, insieme a blanquisti e neo-giacobini, hanno per faro della loro azione politica l'esperienza della Repubblica del 1793 e la sua Costituzione, imitandola con la creazione di un Comitato di Salute pubblica e persino con l'adozione del vecchio calendario rivoluzionario.  


La minoranza è formata da proudhoniani e da socialisti internazionalisti. I primi concepiscono la Comune di Parigi come una delle tante Comuni che dovrebbero costituirsi in tutta la Francia e poi unirsi in una federazione. Per lo più sono fedeli al dettato del loro maestro e tendono allo spontaneismo, diffidano dell'organizzazione e « negano allo Stato, anche se di tipo nuovo, il diritto di intervenire nei problemi sociali ».<ref>''La Comune del 187''1, cit., p. 154.</ref> I secondi, una piccola frazione, sono vicini al marxismo, come [[Léo Frankel]], per il quale la Comune non deve solo « risolvere la questione dei municipi, ma fare finalmente le riforme sociali », tesi condivisa del resto anche da [[Benoît Malon]], che è un internazionalista non marxista. Nel suo complesso, i comunardi della minoranza vengono definiti da Frankel « socialisti rivoluzionari ».  
La minoranza è formata da proudhoniani e da socialisti internazionalisti. I primi concepiscono la Comune di Parigi come una delle tante Comuni che dovrebbero costituirsi in tutta la Francia e poi unirsi in una federazione. Per lo più sono fedeli al dettato del loro maestro e tendono allo spontaneismo, diffidano dell'organizzazione e « negano allo Stato, anche se di tipo nuovo, il diritto di intervenire nei problemi sociali ». <ref>''La Comune del 187''1, cit., p. 154.</ref> I secondi, una piccola frazione, sono vicini al marxismo, come [[Léo Frankel]], per il quale la Comune non deve solo « risolvere la questione dei municipi, ma fare finalmente le riforme sociali », tesi condivisa del resto anche da [[Benoît Malon]], che è un internazionalista non marxista. Nel suo complesso, i comunardi della minoranza vengono definiti da Frankel « socialisti rivoluzionari ».  


Il [[29 marzo]] il Consiglio, che si riunisce stabilmente nell'Hôtel de Ville, elegge a maggioranza 68 dei suoi membri destinati a far parte di una commissione esecutiva e di altre nove commissioni specifiche: commissione delle finanze, militare, giustizia, pubblica sicurezza, sussistenza, lavoro, esteri, istruzione e servizi pubblici. Della commisione esecutiva fanno parte [[Francis Jourde]] per le finanze, [[Gustave Cluseret]] per la guerra, [[Eugène Protot]] per la giustiza, Raoul Rigault per la pubblica sicurezza, [[Auguste Viard]] per la sussistenza, Léo Frankel per il lavoro, [[Paschal Grousset]] per gli esteri, [[Edouard Vaillant]] per l'istruzione e [[Jules Andrieu]] per i servizi pubblici. Delle singole commissioni fa parte un numero variabile di commissari, dai cinque della commissione finanze ai nove dell'istruzione. Tutti i commissari delegati sono tenuti a riunirsi quotidianamente, ad approvare a maggioranza le decisioni e a riferirle al Consiglio della Comune, che a quel punto deciderà  se ratificarle o meno.   
Il [[29 marzo]] il Consiglio, che si riunisce stabilmente nell'Hôtel de Ville, elegge a maggioranza 68 dei suoi membri destinati a far parte di una commissione esecutiva e di altre nove commissioni specifiche: commissione delle finanze, militare, giustizia, pubblica sicurezza, sussistenza, lavoro, esteri, istruzione e servizi pubblici. Della commisione esecutiva fanno parte [[Francis Jourde]] per le finanze, [[Gustave Cluseret]] per la guerra, [[Eugène Protot]] per la giustiza, Raoul Rigault per la pubblica sicurezza, [[Auguste Viard]] per la sussistenza, Léo Frankel per il lavoro, [[Paschal Grousset]] per gli esteri, [[Edouard Vaillant]] per l'istruzione e [[Jules Andrieu]] per i servizi pubblici. Delle singole commissioni fa parte un numero variabile di commissari, dai cinque della commissione finanze ai nove dell'istruzione. Tutti i commissari delegati sono tenuti a riunirsi quotidianamente, ad approvare a maggioranza le decisioni e a riferirle al Consiglio della Comune, che a quel punto deciderà  se ratificarle o meno.   
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=== La stampa ===  
=== La stampa ===  
Tra i primi provvedimenti del Comitato centrale, all'indomani del 18 marzo, vi era stato quello di garantire libertà  di stampa per tutti, ma in maggio, nelle ultime settamane della sua esistenza, la Comune soppresse tutti i giornali conservatori e reazionari, che del resto continuarono a uscire a Versailles, dove trasferirono le redazioni. Erano una ventina di di testate, tra le più note, ''Le Figaro'', ''Le Gaulois'', ''Le Petit Moniteur'', ''Le Moniteur universel'', ''La Revue des Deux-Monde'', ''Le Spectateur'', ''Le Temps''. A Parigi questi giornali avevano invocato la « conciliazione », da Versailles richiesero « fucilazioni in massa ».<ref>Prosper Lissagaray, ''Storia della Comune'', cit., p. 346.</ref>  
Tra i primi provvedimenti del Comitato centrale, all'indomani del 18 marzo, vi era stato quello di garantire libertà  di stampa per tutti, ma in maggio, nelle ultime settamane della sua esistenza, la Comune soppresse tutti i giornali conservatori e reazionari, che del resto continuarono a uscire a Versailles, dove trasferirono le redazioni. Erano una ventina di di testate, tra le più note, ''Le Figaro'', ''Le Gaulois'', ''Le Petit Moniteur'', ''Le Moniteur universel'', ''La Revue des Deux-Monde'', ''Le Spectateur'', ''Le Temps''. A Parigi questi giornali avevano invocato la « conciliazione », da Versailles richiesero « fucilazioni in massa ». <ref>Prosper Lissagaray, ''Storia della Comune'', cit., p. 346.</ref>  


A fiancheggiare la Comune sorsero numerosi giornali: ''Le Journal Officiel de la République française'', ''La Montagne'', ''L'Action'', ''Paris Libre'', ''Le Proletaire'', ''La Révolution'', ''Le Cri du Peuple'' di Jules Vallès, ''Le Mot d'Ordre'' di Rochefort, ''Le Vangeur'' di Félix Pyat. Uno dei più noti fu ''Le Père Duchêne'' - una ripresa del famoso giornale fondato nel 1790 dal cordigliere Hébert - che pubblicava le lettere dei lettori, spesso critiche contro il Consiglio della Comune, accusato di inerzia e di non mettere in pratica i suoi decreti.   
A fiancheggiare la Comune sorsero numerosi giornali: ''Le Journal Officiel de la République française'', ''La Montagne'', ''L'Action'', ''Paris Libre'', ''Le Proletaire'', ''La Révolution'', ''Le Cri du Peuple'' di Jules Vallès, ''Le Mot d'Ordre'' di Rochefort, ''Le Vangeur'' di Félix Pyat. Uno dei più noti fu ''Le Père Duchêne'' - una ripresa del famoso giornale fondato nel 1790 dal cordigliere Hébert - che pubblicava le lettere dei lettori, spesso critiche contro il Consiglio della Comune, accusato di inerzia e di non mettere in pratica i suoi decreti.   
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[[File:Vierge Comunarda 1.jpg|right|thumb|140px|<center>Daniel Vierge</center><center>Comunarda in divisa</center>]]
[[File:Vierge Comunarda 1.jpg|right|thumb|140px|<center>Daniel Vierge</center><center>Comunarda in divisa</center>]]
La riunione successiva, prevista per il [[21 maggio]], fu forzatamente annullata perché l'esercito di Versailles entrò a Parigi e tutti furono impegnati nei combattimenti: « parecchie donne combattevano in trincea, alcune vestite anche con la divisa della Guardia nazionale. Non si contavano le vivandiere. Si sa di una diecina uccise in battaglia ».<ref>Benoît Malon, ''La troisième défaite du prolétariat français'', Neuchatel, Guillaume, 1871, p. 273.</ref> E un giornalista del ''Vengeur'', assistendo il [[24 maggio]] ai combattimenti della « settimana di sangue », scriveva di aver già  visto « tre rivoluzioni, ma per la prima volta vedo donne e bambini combattere. Sembra che questa rivoluzione sia proprio la loro e lottando, esse lottano per il proprio avvenire ». Infatti, anche ragazzi dai 12 ai 15 anni combatterono sulle barricate: ne saranno arrestati 651 e inviati per lo più in case di correzione.<ref>''La Comune del 1871'', cit., p. 201.</ref>   
La riunione successiva, prevista per il [[21 maggio]], fu forzatamente annullata perché l'esercito di Versailles entrò a Parigi e tutti furono impegnati nei combattimenti: « parecchie donne combattevano in trincea, alcune vestite anche con la divisa della Guardia nazionale. Non si contavano le vivandiere. Si sa di una diecina uccise in battaglia ». <ref>Benoît Malon, ''La troisième défaite du prolétariat français'', Neuchatel, Guillaume, 1871, p. 273.</ref> E un giornalista del ''Vengeur'', assistendo il [[24 maggio]] ai combattimenti della « settimana di sangue », scriveva di aver già  visto « tre rivoluzioni, ma per la prima volta vedo donne e bambini combattere. Sembra che questa rivoluzione sia proprio la loro e lottando, esse lottano per il proprio avvenire ». Infatti, anche ragazzi dai 12 ai 15 anni combatterono sulle barricate: ne saranno arrestati 651 e inviati per lo più in case di correzione. <ref>''La Comune del 1871'', cit., p. 201.</ref>   


Il poeta [[Arthur Rimbaud]], che forse era a Parigi in quei giorni, ha lasciato nella poesia ''Les mains de Jeanne-Marie'' un ritratto della donna parigina del 1871:<ref>Jeanne-Marie a des mains fortes, / Mains sombres que l'été tanna, / Mains pâles comme des mains mortes. [...] Elles ont pâli, merveilleuses, / Au grand soleil d'amour chargé, / Sur le bronze des mitrailleuses / À travers Paris insurgé!</ref>  
Il poeta [[Arthur Rimbaud]], che forse era a Parigi in quei giorni, ha lasciato nella poesia ''Les mains de Jeanne-Marie'' un ritratto della donna parigina del 1871:<ref>Jeanne-Marie a des mains fortes, / Mains sombres que l'été tanna, / Mains pâles comme des mains mortes. [...] Elles ont pâli, merveilleuses, / Au grand soleil d'amour chargé, / Sur le bronze des mitrailleuses / À travers Paris insurgé!</ref>  
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== La lotta armata ==
== La lotta armata ==
[[File:Emile Eudes.jpg|thumb|right|140px|Emile Eudes]]
[[File:Emile Eudes.jpg|thumb|right|140px|Emile Eudes]]
Mentre la Comune, con decreto del [[29 marzo]], aboliva la coscrizione militare obbligatoria e il [[1° aprile]] la figura di generale in capo - due misure che avrebbero avuto senso se la rivoluzione avesse già  vinto, ma che non tenevano conto della diversa realtà  dei fatti - a Versailles il governo di Thiers metteva a punto la preparazione della rivincita dei reazionari: « Cominciai col dedicare le mie cure ai soldati. Raccomandai di trattare bene i nostri soldati. Aumentai le razioni. Mi preoccupai delle divise. Trascorsi intere giornate negli accampamenti ».<ref>''Enquête parlamentaire sur l'insurrection du 18 mars 1871'', II, Versailles, Tipographie de l'Assemblée nationale, 1872.</ref>  
Mentre la Comune, con decreto del [[29 marzo]], aboliva la coscrizione militare obbligatoria e il [[1° aprile]] la figura di generale in capo - due misure che avrebbero avuto senso se la rivoluzione avesse già  vinto, ma che non tenevano conto della diversa realtà  dei fatti - a Versailles il governo di Thiers metteva a punto la preparazione della rivincita dei reazionari: « Cominciai col dedicare le mie cure ai soldati. Raccomandai di trattare bene i nostri soldati. Aumentai le razioni. Mi preoccupai delle divise. Trascorsi intere giornate negli accampamenti ». <ref>''Enquête parlamentaire sur l'insurrection du 18 mars 1871'', II, Versailles, Tipographie de l'Assemblée nationale, 1872.</ref>  


Alla fine di marzo Thiers aveva raccolto 65.000 uomini, ben più dei 40.000 che le condizioni d'armistizio gli avrebbero consentito. Non bastavano, però, e il governo di Versailles andò elemosinando aiuti al suo vincitore, trovando pronta collaborazione. L'[[8 aprile]] Bismarck concede il rimpatrio dei prigionieri di guerra e di portare gli effettivi francesi a 170.000 uomini, a condizione che siano impiegati soltanto contro Parigi, mentre le sue truppe mantengono il controllo dei forti della cinta difensiva nord-orientale della capitale: trovati gli uomini, cui sono promessi ingaggi di due anni e promozioni, si trovano anche le artiglierie di marina da concentrare intorno a Parigi.  
Alla fine di marzo Thiers aveva raccolto 65.000 uomini, ben più dei 40.000 che le condizioni d'armistizio gli avrebbero consentito. Non bastavano, però, e il governo di Versailles andò elemosinando aiuti al suo vincitore, trovando pronta collaborazione. L'[[8 aprile]] Bismarck concede il rimpatrio dei prigionieri di guerra e di portare gli effettivi francesi a 170.000 uomini, a condizione che siano impiegati soltanto contro Parigi, mentre le sue truppe mantengono il controllo dei forti della cinta difensiva nord-orientale della capitale: trovati gli uomini, cui sono promessi ingaggi di due anni e promozioni, si trovano anche le artiglierie di marina da concentrare intorno a Parigi.  
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[[File:Gustave Flourens.jpg|thumb|left|130px|Gustave Flourens]]
[[File:Gustave Flourens.jpg|thumb|left|130px|Gustave Flourens]]
Dalla parte della Comune stanno circa 200.000 combattenti, poco addestrati e senza la disciplina del militare di professione. Vi sono anche molti cannoni ma, come dice [[Augustin Avrial|Avrial]] alla seduta della Comune del [[6 maggio]], « manca una buona organizzazione ».<ref>''Procès-verbaux de la Commune de 1871'', II, Paris, A. Lahure, 1945.</ref> Non manca invece il coraggio, la volontà  di combattere e soprattutto, la consapevolezza dei motivi per i quali combattere.  
Dalla parte della Comune stanno circa 200.000 combattenti, poco addestrati e senza la disciplina del militare di professione. Vi sono anche molti cannoni ma, come dice [[Augustin Avrial|Avrial]] alla seduta della Comune del [[6 maggio]], « manca una buona organizzazione ». <ref>''Procès-verbaux de la Commune de 1871'', II, Paris, A. Lahure, 1945.</ref> Non manca invece il coraggio, la volontà  di combattere e soprattutto, la consapevolezza dei motivi per i quali combattere.  


Il [[2 aprile]] le forze di Versailles attaccano e conquistano Courbevoie, sobborgo a due chilometri dalla cinta di Parigi. Si ritirano alla reazione della Guardia nazionale, ma l'artiglieria versagliese ha causato forti perdite a tre battaglioni e vittime tra la popolazione. I comandanti della Guardia, [[Jules Bergeret]], [[Émile Duval]] ed [[Émile Eudes]], senza consultare il Consiglio della Comune e con forze insufficienti in uomini e artiglierie, il [[3 aprile]] decidono di passare all'offensiva: occupano Rueil, Chatou e Bougival, arrivando a sei chilometri da Versailles, ma poi sono costretti a ripiegare. Durante la ritirata [[Gustave Flourens]], membro della commissione alla Guerra e con un passato da rivoluzionario, viene fatto prigioniero e assassinato da un gendarme.   
Il [[2 aprile]] le forze di Versailles attaccano e conquistano Courbevoie, sobborgo a due chilometri dalla cinta di Parigi. Si ritirano alla reazione della Guardia nazionale, ma l'artiglieria versagliese ha causato forti perdite a tre battaglioni e vittime tra la popolazione. I comandanti della Guardia, [[Jules Bergeret]], [[Émile Duval]] ed [[Émile Eudes]], senza consultare il Consiglio della Comune e con forze insufficienti in uomini e artiglierie, il [[3 aprile]] decidono di passare all'offensiva: occupano Rueil, Chatou e Bougival, arrivando a sei chilometri da Versailles, ma poi sono costretti a ripiegare. Durante la ritirata [[Gustave Flourens]], membro della commissione alla Guerra e con un passato da rivoluzionario, viene fatto prigioniero e assassinato da un gendarme.   
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Per reazione, il Consiglio della Comune vota il [[5 aprile]] il « decreto degli ostaggi » che prevede che « chiunque sia sospettato di complicità  con il governo di Versailles sarà  immediatamente accusato e imprigionato » e che « qualunque esecuzione di un prigioniero di guerra o di un sostenitore del governo regolare della Comune di Parigi sarà  seguita immediatamente dall'esecuzione di un numero triplo di ostaggi ». Il criminale Thiers fa allora sospendere le esecuzioni: li riprenderà  in massa a maggio.   
Per reazione, il Consiglio della Comune vota il [[5 aprile]] il « decreto degli ostaggi » che prevede che « chiunque sia sospettato di complicità  con il governo di Versailles sarà  immediatamente accusato e imprigionato » e che « qualunque esecuzione di un prigioniero di guerra o di un sostenitore del governo regolare della Comune di Parigi sarà  seguita immediatamente dall'esecuzione di un numero triplo di ostaggi ». Il criminale Thiers fa allora sospendere le esecuzioni: li riprenderà  in massa a maggio.   


Nel tentato attacco a Versailles il commissario alla Guerra Jules Bergeret dimostrò inettitudine al comando miltare e, sospettato di tradimento, fu arrestato per due settimane e poi reintegrato. Stessa sorte accadde a un altro commissario, [[Gustave Cluseret]], che fu detenuto dal [[30 aprile]] al [[21 maggio]] e poi riammesso nelle sue funzioni.<ref>Ma non si presentò più al suo posto.</ref> Di fronte ai successi dei versagliesi, che attaccano i forti che difendono la cinta muraria meridionale di Parigi, il nuovo delegato alla Guerra, [[Louis Rossel]], ufficiale del genio che aveva combattuto nella guerra franco-prussiana con il maresciallo Bazaine, riorganizza le difese, assegnando a Dombrowski la difesa del fronte settentrionale e a [[Napoléon La Cécilia]] e a [[Walery Wróblewski]] il fronte sud.   
Nel tentato attacco a Versailles il commissario alla Guerra Jules Bergeret dimostrò inettitudine al comando miltare e, sospettato di tradimento, fu arrestato per due settimane e poi reintegrato. Stessa sorte accadde a un altro commissario, [[Gustave Cluseret]], che fu detenuto dal [[30 aprile]] al [[21 maggio]] e poi riammesso nelle sue funzioni. <ref>Ma non si presentò più al suo posto.</ref> Di fronte ai successi dei versagliesi, che attaccano i forti che difendono la cinta muraria meridionale di Parigi, il nuovo delegato alla Guerra, [[Louis Rossel]], ufficiale del genio che aveva combattuto nella guerra franco-prussiana con il maresciallo Bazaine, riorganizza le difese, assegnando a Dombrowski la difesa del fronte settentrionale e a [[Napoléon La Cécilia]] e a [[Walery Wróblewski]] il fronte sud.   


[[File:Walery Antoni Wróblewski.png|thumb|right|140px|Walery Wróblewski]]
[[File:Walery Antoni Wróblewski.png|thumb|right|140px|Walery Wróblewski]]
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[[File:Louis Charles Delescluze.jpg|right|thumb|140px|Charles Delescluze]]
[[File:Louis Charles Delescluze.jpg|right|thumb|140px|Charles Delescluze]]
L'incendio dell'Hôtel de Ville, sede del Consiglio della Comune, unitamente a quello della Prefettura di polizia e del palazzo di Giustizia, fu volontariamente provocato dai dirigenti del Consiglio il [[24 maggio]], dopo aver evacuato l'edificio ed essersi trasferiti al municio dell'XI arrondissement, e fu un errore, perché l'Hôtel rappresentava una piazzaforte non facilmente espugnabile, come sostenne poi il comunardo [[Henri Champy]].<ref>''1871. Enquete sur la Commune'', in «La Revue Blanche», Paris, 1897, p. 82.</ref>  
L'incendio dell'Hôtel de Ville, sede del Consiglio della Comune, unitamente a quello della Prefettura di polizia e del palazzo di Giustizia, fu volontariamente provocato dai dirigenti del Consiglio il [[24 maggio]], dopo aver evacuato l'edificio ed essersi trasferiti al municio dell'XI arrondissement, e fu un errore, perché l'Hôtel rappresentava una piazzaforte non facilmente espugnabile, come sostenne poi il comunardo [[Henri Champy]]. <ref>''1871. Enquete sur la Commune'', in «La Revue Blanche», Paris, 1897, p. 82.</ref>  


Quel giorno i versagliesi prendono place Vendôme, e gli edifici della Borsa e della Banca di Francia. Tutto il quartiere latino cade nelle loro mani e si intensificano le esecuzioni dei prigionieri: quaranta federati sono fucilati in rue Saint-Jacques, [[Raoul Rigault]] è assassinato in rue Gay-Lussac. Per reazione, quella sera la Comune ordina la fucilazione di sei ostaggi nella prigione di La Roquette, tra i quali l'arcivescovo Georges Darboy: « Il vero assassino dell'arcivescovo Darboy è Thiers. La Comune aveva offerto ripetute volte di scambiare l'arcivescovo, e molti sacerdoti, per giunta, col solo Blanqui, allora nella mani di Thiers. Thiers rifiutò ostinatamente. Sapeva che con Blanqui avrebbe dato alla Comune una testa, mentre l'arcivescovo gli sarebbe stato più utile come cadavere».<ref>Karl Marx, ''La guerra civile in Francia'', cit., p. 110.</ref>
Quel giorno i versagliesi prendono place Vendôme, e gli edifici della Borsa e della Banca di Francia. Tutto il quartiere latino cade nelle loro mani e si intensificano le esecuzioni dei prigionieri: quaranta federati sono fucilati in rue Saint-Jacques, [[Raoul Rigault]] è assassinato in rue Gay-Lussac. Per reazione, quella sera la Comune ordina la fucilazione di sei ostaggi nella prigione di La Roquette, tra i quali l'arcivescovo Georges Darboy: « Il vero assassino dell'arcivescovo Darboy è Thiers. La Comune aveva offerto ripetute volte di scambiare l'arcivescovo, e molti sacerdoti, per giunta, col solo Blanqui, allora nella mani di Thiers. Thiers rifiutò ostinatamente. Sapeva che con Blanqui avrebbe dato alla Comune una testa, mentre l'arcivescovo gli sarebbe stato più utile come cadavere». <ref>Karl Marx, ''La guerra civile in Francia'', cit., p. 110.</ref>


Le uccisioni dei prigionieri producono l'effetto di indurre molti federati ad abbandonare la lotta e a nascondersi, precauzione spesso inutile, perché si troveranno delatori pronti a denunciarli: si sono contate, dopo la caduta della Comune, ben 399.823 delazioni, in grandissima maggioranza anonime.   
Le uccisioni dei prigionieri producono l'effetto di indurre molti federati ad abbandonare la lotta e a nascondersi, precauzione spesso inutile, perché si troveranno delatori pronti a denunciarli: si sono contate, dopo la caduta della Comune, ben 399.823 delazioni, in grandissima maggioranza anonime.   
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== La repressione ==
== La repressione ==
[[File:Til1 luce 001z.jpg|thumb|left|190px|<center>Maximilien Luce<ref>Maximilien Luce (1858-1941) fu un pittore parigino neo-impressionista, collaboratore del periodico anarchico ''Le Père Peinard''. Visse i giorni della Comune e rappresentò molte scene di vita operaia.</ref></center>Una strada di Parigi nel maggio 1871]]
[[File:Til1 luce 001z.jpg|thumb|left|190px|<center>Maximilien Luce<ref>Maximilien Luce (1858-1941) fu un pittore parigino neo-impressionista, collaboratore del periodico anarchico ''Le Père Peinard''. Visse i giorni della Comune e rappresentò molte scene di vita operaia.</ref></center>Una strada di Parigi nel maggio 1871]]
Gli scrittori alla moda sono tutti per la reazione, come Flaubert e Alexandre Dumas figlio, il quale fin da aprile si augurava « che si stermini una buona volta le canaglie e gli imbecilli »,<ref>''Correspondance'', XXII, p. 364.</ref> e in giugno questo cantore delle cortigiane esprime la sua ricetta per risolvere le questioni sociali, scrivendo che « bisogna che coloro che lavorano facciano lavorare quelli che non lavorano oppure li sterminino senza pietà  ».<ref>''Une lettre sur les choses du jour'', Paris, M. Lévy frères, 1871, p. 28.</ref> ricevendo le congratulazioni, dalla sua lussuosa villa di Nohant, della pseudo-progressista George Sand, per la quale i comunardi sono « stupidi banditi ».
Gli scrittori alla moda sono tutti per la reazione, come Flaubert e Alexandre Dumas figlio, il quale fin da aprile si augurava « che si stermini una buona volta le canaglie e gli imbecilli »,<ref>''Correspondance'', XXII, p. 364.</ref> e in giugno questo cantore delle cortigiane esprime la sua ricetta per risolvere le questioni sociali, scrivendo che « bisogna che coloro che lavorano facciano lavorare quelli che non lavorano oppure li sterminino senza pietà  ». <ref>''Une lettre sur les choses du jour'', Paris, M. Lévy frères, 1871, p. 28.</ref> ricevendo le congratulazioni, dalla sua lussuosa villa di Nohant, della pseudo-progressista George Sand, per la quale i comunardi sono « stupidi banditi ».


Giudizio condiviso dall'« illustre » critico Paul de Saint-Victor, mentre per Théophile Gautier la Comune è « una galera e un manicomio », e Feydeau, che di mestiere fa ridere i bravi borghesi con le sue innocue ''pochades'', s'incattivisce improvvisamente: « quel che mi occorre e subito, è un buon bastone, una frusta solida e tagliente, maneggiata da una mano ferma, che faccia a brandelli, senza respiro e pietà, tutti i furfanti che pretendono, come i socialisti di ogni colore, di voler fare il bene dell'umanità  ».<ref>Ernest Feydeau, ''Consolation'', Paris, 1872.</ref> L'eccezione è Victor Hugo, che pur senza aver appoggiato esplicitamente la Comune, offre la sua casa di Bruxelles ai fuggiaschi, si attira l'odio dei reazionari e viene espulso dal Belgio.
Giudizio condiviso dall'« illustre » critico Paul de Saint-Victor, mentre per Théophile Gautier la Comune è « una galera e un manicomio », e Feydeau, che di mestiere fa ridere i bravi borghesi con le sue innocue ''pochades'', s'incattivisce improvvisamente: « quel che mi occorre e subito, è un buon bastone, una frusta solida e tagliente, maneggiata da una mano ferma, che faccia a brandelli, senza respiro e pietà, tutti i furfanti che pretendono, come i socialisti di ogni colore, di voler fare il bene dell'umanità  ». <ref>Ernest Feydeau, ''Consolation'', Paris, 1872.</ref> L'eccezione è Victor Hugo, che pur senza aver appoggiato esplicitamente la Comune, offre la sua casa di Bruxelles ai fuggiaschi, si attira l'odio dei reazionari e viene espulso dal Belgio.


Se questi sono i commenti degli « intellettuali », quelli dei gazzettieri non possono essere da meno. ''Le Figaro'' scrive a giugno che « i parigini devono subire le leggi di guerra, per quanto terribili possano essere. Oggi la clemenza sarebbe demenza», e poiché « i repubblicani sono belve », bisogna finirla « con questo putridume democratico internazionale ». Naturalmente Thiers e soci non avevano bisogno di consigli. I fucilieri di marina, ascoltati in place Voltaire il 28 maggio, riferivano di avere « l'ordine di non fare prigionieri »,<ref>Prosper Lissagaray, ''Storia della Comune'', cit., p. 444.</ref> e questi « erano ordini tassativi », conferma il marchese Victor de Grandpré, un noto esploratore arruolatosi nelle truppe di Versailles.<ref>Victor de Grandpré, ''Souvenirs d'un versaillais'', in « Le Correspondant », 10 agosto 1875, p. 617.</ref>  
Se questi sono i commenti degli « intellettuali », quelli dei gazzettieri non possono essere da meno. ''Le Figaro'' scrive a giugno che « i parigini devono subire le leggi di guerra, per quanto terribili possano essere. Oggi la clemenza sarebbe demenza», e poiché « i repubblicani sono belve », bisogna finirla « con questo putridume democratico internazionale ». Naturalmente Thiers e soci non avevano bisogno di consigli. I fucilieri di marina, ascoltati in place Voltaire il 28 maggio, riferivano di avere « l'ordine di non fare prigionieri »,<ref>Prosper Lissagaray, ''Storia della Comune'', cit., p. 444.</ref> e questi « erano ordini tassativi », conferma il marchese Victor de Grandpré, un noto esploratore arruolatosi nelle truppe di Versailles. <ref>Victor de Grandpré, ''Souvenirs d'un versaillais'', in « Le Correspondant », 10 agosto 1875, p. 617.</ref>  


[[File:Thiers Les Spectres.jpg|thumb|right|150px|<center>Gli spettri</center>« A Sua Eccellenza Thiers »]]
[[File:Thiers Les Spectres.jpg|thumb|right|150px|<center>Gli spettri</center>« A Sua Eccellenza Thiers »]]
Già  durante la settimana di sangue si istituiscono commissioni militari che in fretta, identificati e derubati i prigionieri, li mandano a morte ovunque ci sia uno spazio disponibile a contenerli: nelle caserme, nelle prigioni, nei cimiteri, nelle stazioni, nelle piazze e nei giardini, dove vengono poi « sotterrati sotto un leggero strato di terra, in trincee e, se c'era tempo, i cadaveri venivano riesumati e caricati su furgoni ».<ref>''Le Temps'', 28 maggio 1871.</ref> Anche la Senna può servire allo scopo: il 28 maggio « si poteva vedere una lunga scia di sangue che seguiva il filo dell'acqua [...] quella scia di sangue non s'interrompe mai ».<ref>''La Petite Presse'', 29 maggio 1871.</ref> Alle Buttes-Chaumont ci sono dei laghetti dove furono gettati 300 cadaveri, mentre i suoi boschetti, dove furono cremati centinaia di assassinati, « furono coperti per giorni da un fumo denso e nauseabondo ».<ref>Prosper Lissagaray, ''Storia della Comune'', cit., p. 451.</ref> Persino i pozzi furono riempiti di cadaveri<ref>Come lamentò il consigliere comunale Dumas nel 1877, rilevando che 400 persone fucilate nella prigione di Mazas fossero state trovate in un pozzo del cimitero di Bercy.</ref> e le trincee scavate intorno a Parigi durante l'assedio costituirono delle comode fosse comuni.
Già  durante la settimana di sangue si istituiscono commissioni militari che in fretta, identificati e derubati i prigionieri, li mandano a morte ovunque ci sia uno spazio disponibile a contenerli: nelle caserme, nelle prigioni, nei cimiteri, nelle stazioni, nelle piazze e nei giardini, dove vengono poi « sotterrati sotto un leggero strato di terra, in trincee e, se c'era tempo, i cadaveri venivano riesumati e caricati su furgoni ». <ref>''Le Temps'', 28 maggio 1871.</ref> Anche la Senna può servire allo scopo: il 28 maggio « si poteva vedere una lunga scia di sangue che seguiva il filo dell'acqua [...] quella scia di sangue non s'interrompe mai ». <ref>''La Petite Presse'', 29 maggio 1871.</ref> Alle Buttes-Chaumont ci sono dei laghetti dove furono gettati 300 cadaveri, mentre i suoi boschetti, dove furono cremati centinaia di assassinati, « furono coperti per giorni da un fumo denso e nauseabondo ». <ref>Prosper Lissagaray, ''Storia della Comune'', cit., p. 451.</ref> Persino i pozzi furono riempiti di cadaveri<ref>Come lamentò il consigliere comunale Dumas nel 1877, rilevando che 400 persone fucilate nella prigione di Mazas fossero state trovate in un pozzo del cimitero di Bercy.</ref> e le trincee scavate intorno a Parigi durante l'assedio costituirono delle comode fosse comuni.


In queste condizioni, un calcolo preciso dei crimini perpetrati dal governo e dall'esercito di Versailles non è possibile. Le cifre ufficiali del governo parlano di 17.000 morti, ma si riferiscono solo al numero di inumazioni pagate dal municipio di Parigi, e perciò rappresentano un minimo del totale. Lo storico conservatore Jacques Chastenet calcola 20.000 vittime,<ref>Jacques Chastenet, ''Histoire de la III République'', cit., p. 104.</ref> Georges Bourgin 25.000,<ref>Georges Bourgin, ''La guerre de 1870-1871 et la Commune'', Paris, Flammarion, 1971, p. 106.</ref>, Camille Pelletan 30.000,<ref>Camille Pelletan, ''La Semaine de mai'', Paris, Dreyfous, 1880.</ref> Alexandre Zévaès 35.000.<ref>Alexandre Zévaès, ''Histoire de la III République'', Paris, Editions de la Nouvelle Revue Critique, 1938, p. 42.</ref> Secondo Lissagaray<ref>Prosper Lissagaray, ''Storia della Comune'', cit., p. 550.</ref>
In queste condizioni, un calcolo preciso dei crimini perpetrati dal governo e dall'esercito di Versailles non è possibile. Le cifre ufficiali del governo parlano di 17.000 morti, ma si riferiscono solo al numero di inumazioni pagate dal municipio di Parigi, e perciò rappresentano un minimo del totale. Lo storico conservatore Jacques Chastenet calcola 20.000 vittime,<ref>Jacques Chastenet, ''Histoire de la III République'', cit., p. 104.</ref> Georges Bourgin 25.000,<ref>Georges Bourgin, ''La guerre de 1870-1871 et la Commune'', Paris, Flammarion, 1971, p. 106.</ref>, Camille Pelletan 30.000,<ref>Camille Pelletan, ''La Semaine de mai'', Paris, Dreyfous, 1880.</ref> Alexandre Zévaès 35.000. <ref>Alexandre Zévaès, ''Histoire de la III République'', Paris, Editions de la Nouvelle Revue Critique, 1938, p. 42.</ref> Secondo Lissagaray<ref>Prosper Lissagaray, ''Storia della Comune'', cit., p. 550.</ref>


:« Ventimila uomini, donne e ragazzi uccisi durante la battaglia e dopo la resistenza a Parigi e in provincia; almeno tremila morti nelle carceri preventive, sui galleggianti, in fortezza, in prigione, nella Nuova Caledonia, in esilio o a seguito di malattie contratte in prigionia; tredicimilasettecento condannati a pene durate per molti di essi nove anni; settantamila donne, ragazzi, vecchi privati dei loro sostegni o buttati fuori dalla Francia; centosettemila vittime circa: ecco il bilancio della vendetta che si prese l'alta borghesia contro la rivoluzione di due mesi del 18 marzo ».
:« Ventimila uomini, donne e ragazzi uccisi durante la battaglia e dopo la resistenza a Parigi e in provincia; almeno tremila morti nelle carceri preventive, sui galleggianti, in fortezza, in prigione, nella Nuova Caledonia, in esilio o a seguito di malattie contratte in prigionia; tredicimilasettecento condannati a pene durate per molti di essi nove anni; settantamila donne, ragazzi, vecchi privati dei loro sostegni o buttati fuori dalla Francia; centosettemila vittime circa: ecco il bilancio della vendetta che si prese l'alta borghesia contro la rivoluzione di due mesi del 18 marzo ».
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Sono pronunciate 13.440 condanne, delle quali 3.313 in contumacia, e le condanne a morte sono 270 ma la « giustizia » di Versailles ne può eseguire « solo » 28. Nell'ottobre del 1871 è fucilato il soldato Paquis; il [[28 novembre]] sono fucilati [[Théophile Ferré]], [[Louis Rossel]] e il sergente Bourgeois; il [[30 novembre]] [[Gaston Crémieux]]; il [[22 febbraio]] [[1872]] [[Armand Herpin-Lacroix]], [[Charles-Marie Lagrange]] e [[Galdric Verdaguer]]; il [[19 marzo]] [[Gustave Préau de Vedel]]; il [[30 aprile]] [[Gustave Genton]]; il [[25 maggio]] [[Marie Jean-Baptiste Sérizier]], [[Etienne Boudin]] e Bouin; il 6 luglio [[Adolphe Baudoin]] e [[Jean Rouilhac]]; il [[24 luglio]] [[Jean-Baptiste François]], [[Charles Aubry]], [[Louis Dalivous]], [[Émile Saint-Omer]] e due soldati rimasti sconosciuti; l'[[8 settembre]] [[Joseph Lolive]], [[Léon Denivelle]] e [[Henry Deschamps]]; il [[22 gennaio]] [[1873]] [[Philippe Fenouillas]], [[Victor Bénot]] e il capitano Decamps; il [[6 giugno]] [[1874]] il soldato Bonnard.
Sono pronunciate 13.440 condanne, delle quali 3.313 in contumacia, e le condanne a morte sono 270 ma la « giustizia » di Versailles ne può eseguire « solo » 28. Nell'ottobre del 1871 è fucilato il soldato Paquis; il [[28 novembre]] sono fucilati [[Théophile Ferré]], [[Louis Rossel]] e il sergente Bourgeois; il [[30 novembre]] [[Gaston Crémieux]]; il [[22 febbraio]] [[1872]] [[Armand Herpin-Lacroix]], [[Charles-Marie Lagrange]] e [[Galdric Verdaguer]]; il [[19 marzo]] [[Gustave Préau de Vedel]]; il [[30 aprile]] [[Gustave Genton]]; il [[25 maggio]] [[Marie Jean-Baptiste Sérizier]], [[Etienne Boudin]] e Bouin; il 6 luglio [[Adolphe Baudoin]] e [[Jean Rouilhac]]; il [[24 luglio]] [[Jean-Baptiste François]], [[Charles Aubry]], [[Louis Dalivous]], [[Émile Saint-Omer]] e due soldati rimasti sconosciuti; l'[[8 settembre]] [[Joseph Lolive]], [[Léon Denivelle]] e [[Henry Deschamps]]; il [[22 gennaio]] [[1873]] [[Philippe Fenouillas]], [[Victor Bénot]] e il capitano Decamps; il [[6 giugno]] [[1874]] il soldato Bonnard.


I deportati nella lontana colonia della Nuova Caledonia sono 7.696, tra i quali 36 donne; 4.631 sono condannati a varie pene detentive, 322 sono esiliati dalla Francia, altre centinaia sono condannate a pene minori e 56 bambini vengono chiusi in riformatorio.<ref>Tutti i dati sono tratti da ''La Comune del 1871'', cit., pp. 301-304.</ref>
I deportati nella lontana colonia della Nuova Caledonia sono 7.696, tra i quali 36 donne; 4.631 sono condannati a varie pene detentive, 322 sono esiliati dalla Francia, altre centinaia sono condannate a pene minori e 56 bambini vengono chiusi in riformatorio. <ref>Tutti i dati sono tratti da ''La Comune del 1871'', cit., pp. 301-304.</ref>


Dal [[3 maggio]] [[1872]] viene data attuazione al trasferimento degli oltre settemila deportati in Melanesia, che furono stanziati negli isolotti di Nou, di Ducos e nell'isola dei Pini. Le condizioni di miseria e d'abbrutimento provocato dalla durezza della disciplina e delle punizioni provocano decessi, anche suicidi, e casi di follia: muoiono, tra gli altri, [[Augustin Verdure]], [[Albert Grandier]] e [[Gustave Maroteau]], e quattro detenuti vi vengono fucilati nel gennaio del [[1874]]. Diversi i tentativi di evasione nel tentativo di raggiungere in barca l'Australia, che dista peraltro ben 1.500 chilometri, in uno dei quali venti deportati, e tra di essi [[Paul Rastoul]], muoiono in mare. L'unico tentativo ad avere successo è quello che vede protagonisti [[Paschal Grousset]], [[Francis Jourde]] e [[Henri Rochefort]], che nel marzo del 1874 vengono raccolti da una nave inglese e sbarcati in Australia.
Dal [[3 maggio]] [[1872]] viene data attuazione al trasferimento degli oltre settemila deportati in Melanesia, che furono stanziati negli isolotti di Nou, di Ducos e nell'isola dei Pini. Le condizioni di miseria e d'abbrutimento provocato dalla durezza della disciplina e delle punizioni provocano decessi, anche suicidi, e casi di follia: muoiono, tra gli altri, [[Augustin Verdure]], [[Albert Grandier]] e [[Gustave Maroteau]], e quattro detenuti vi vengono fucilati nel gennaio del [[1874]]. Diversi i tentativi di evasione nel tentativo di raggiungere in barca l'Australia, che dista peraltro ben 1.500 chilometri, in uno dei quali venti deportati, e tra di essi [[Paul Rastoul]], muoiono in mare. L'unico tentativo ad avere successo è quello che vede protagonisti [[Paschal Grousset]], [[Francis Jourde]] e [[Henri Rochefort]], che nel marzo del 1874 vengono raccolti da una nave inglese e sbarcati in Australia.
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''La guerra civile in Francia'' contiene il manifesto approvato dall'Internazionale in favore della Comune. Tale manifesto non fu però sottoscritto da due delegati inglesi, George Odger e Benjamin Lucraft, per i quali la Comune era stata un'esperienza « troppo » rivoluzionaria. Diedero così le dimissioni dal Consiglio dell'Internazionale e provocarono una scissione nella sezione inglese. Nell'Internazionale seguirà  poi, per diversi motivi, la scissione dei seguaci di [[Bakunin]].
''La guerra civile in Francia'' contiene il manifesto approvato dall'Internazionale in favore della Comune. Tale manifesto non fu però sottoscritto da due delegati inglesi, George Odger e Benjamin Lucraft, per i quali la Comune era stata un'esperienza « troppo » rivoluzionaria. Diedero così le dimissioni dal Consiglio dell'Internazionale e provocarono una scissione nella sezione inglese. Nell'Internazionale seguirà  poi, per diversi motivi, la scissione dei seguaci di [[Bakunin]].


L'Internazionale fu particolarmente presa di mira subito dopo i fatti della Comune. Per Thiers, « la sua stessa esistenza è un crimine, dal momento che il suo obbiettivo è di associare malfattori stranieri e malfattori francesi » e il ministro Jules Favre si appella ai governi europei perché la sopprimano, guadagnandosi l'approvazione del papa e di Bismarck.<ref>Samuel Bernstein, ''First International and Great Powers'', in Science and Society, 1, XVII, 1953, pp. 247-272.</ref> Poi, con legge presentata dal ministro della Giustizia Armand Dufaure e approvata dall'Assemblea reazionaria il [[14 marzo]] [[1872]], il governo francese ne vieta la costituzione: « Qualunque associazione internazionale che, sotto qualsivoglia denominazione e soprattutto sotto quella di Associazione internazionale dei lavoratori, si proponga di provocare la sospensione del lavoro, l'abolizione del diritto di proprietà, della famiglia, della patria, della religione o del libero esercizio dei culti, costituisce, per la sua esistenza e per le sue ramificazioni sul territorio francese, un attentato alla pace pubblica ».
L'Internazionale fu particolarmente presa di mira subito dopo i fatti della Comune. Per Thiers, « la sua stessa esistenza è un crimine, dal momento che il suo obbiettivo è di associare malfattori stranieri e malfattori francesi » e il ministro Jules Favre si appella ai governi europei perché la sopprimano, guadagnandosi l'approvazione del papa e di Bismarck. <ref>Samuel Bernstein, ''First International and Great Powers'', in Science and Society, 1, XVII, 1953, pp. 247-272.</ref> Poi, con legge presentata dal ministro della Giustizia Armand Dufaure e approvata dall'Assemblea reazionaria il [[14 marzo]] [[1872]], il governo francese ne vieta la costituzione: « Qualunque associazione internazionale che, sotto qualsivoglia denominazione e soprattutto sotto quella di Associazione internazionale dei lavoratori, si proponga di provocare la sospensione del lavoro, l'abolizione del diritto di proprietà, della famiglia, della patria, della religione o del libero esercizio dei culti, costituisce, per la sua esistenza e per le sue ramificazioni sul territorio francese, un attentato alla pace pubblica ».


== La Comune anarchica ==
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