La Battaglia: differenze tra le versioni

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Alla fine del [[1911]] [[Oreste Ristori|Ristori]], con decisione «che per la sua irrevocabilità, ci ha lasciato tutti dolorosamente sorpresi», lasciava la redazione de ''La Battaglia'', che dal [[7 gennaio]] del [[1912]] venne assunta da [[Gigi Damiani]]. <ref> Cfr. sul n. 336, del 7 gennaio 1912, il trafiletto ''Poche parole...''</ref> Alcuni mesi più tardi verrà precisato che [[Oreste Ristori|Ristori]] abbandonò l'impegno redazionale «dichiarando di non credere più nella redenzione del popolo e l'ideale considerando come concezione permessa a pochi» <ref>Cfr. ''Ai compagni ed agli abbonati'', n. 367, del 1 settembre 1912.</ref>
Alla fine del [[1911]] [[Oreste Ristori|Ristori]], con decisione «che per la sua irrevocabilità, ci ha lasciato tutti dolorosamente sorpresi», lasciava la redazione de ''La Battaglia'', che dal [[7 gennaio]] del [[1912]] venne assunta da [[Gigi Damiani]]. <ref> Cfr. sul n. 336, del 7 gennaio 1912, il trafiletto ''Poche parole...''</ref> Alcuni mesi più tardi verrà precisato che [[Oreste Ristori|Ristori]] abbandonò l'impegno redazionale «dichiarando di non credere più nella redenzione del popolo e l'ideale considerando come concezione permessa a pochi» <ref>Cfr. ''Ai compagni ed agli abbonati'', n. 367, del 1 settembre 1912.</ref>


Coadiuvato da [[A. Cerchiai]], [[Gigi Damiani|Damiani]] tenne la direzione del periodico per poco più di un anno: un arco di tempo relativamente breve ma senza dubbio fra i più tormentati per la vita del giornale, divenuto bersaglio di attacchi ingiuriosi e provocatori e oggetto di critiche e dicerie sotto il profilo, particolarmente, della sua conduzione amministrativa. Nel [[maggio 1912]] l'organo [[anarchico]] ''Tierra y Libertad'' di Barcelona era anzi giunto ad accogliere una corrispondenza di certo J. Fernandez Monteiro, nella quale si accusava la vecchia redazione de ''La Battaglia'' di essersi appropriata dei fondi di una sottscrizione aperta «pro [[rivoluzione]] messicana». Alle «fantastiche e sporche accuse» ospitate sulle colonne del foglio barcellonese, [[Gigi Damiani|Damiani]] e [[A. Cerchiai]] avevano risposto con una fiera smentita, in cui si chiedeva altresì una riparazione «al male fattoci sia pure inconsciamente, ma con molta leggerezza». <ref>Cfr. ''Contro un'infamia'', in ''Il Risveglio Socialista-Anarchico'' (Ginevra), n. 339, del 17 agosto 1912; ed anche [[Ugo Fedeli]], ''Gigi Damiani. Note biografiche...'', Cesena, 1954, pp. 22-23.</ref> Ma essendosi dovuto constatare il persistere di una marcata diffidenza nei confronti del giornale, venne presa alla fine una serie di provvedimenti, fra cui quello di mutarne il titolo. Il numero 367 del [[1° settembre]] [[1912]] uscì recando in manchette l'avvertenza che «a cominciare dal prossimo numero ''La Battaglia'' cambierà nome e si chiamerà ''La Barricata''»: una decisione - confermava il già citato redazionale ''Ai compagni ed agli abbonati'' - presa anche in considerazione del fatto «che intorno a ''La Battaglia'' si sono accumulati sospetti e dicerie ed in molti è la certezza che essa sia fonte di tanti guadagni».
Coadiuvato da [[A. Cerchiai]], [[Gigi Damiani|Damiani]] tenne la direzione del periodico per poco più di un anno: un arco di tempo relativamente breve ma senza dubbio fra i più tormentati per la vita del giornale, divenuto bersaglio di attacchi ingiuriosi e provocatori e oggetto di critiche e dicerie sotto il profilo, particolarmente, della sua conduzione amministrativa. Nel maggio del [[1912]] l'organo [[anarchico]] ''Tierra y Libertad'' di Barcelona era anzi giunto ad accogliere una corrispondenza di certo J. Fernandez Monteiro, nella quale si accusava la vecchia redazione de ''La Battaglia'' di essersi appropriata dei fondi di una sottscrizione aperta «pro [[rivoluzione]] messicana». Alle «fantastiche e sporche accuse» ospitate sulle colonne del foglio barcellonese, [[Gigi Damiani|Damiani]] e [[A. Cerchiai]] avevano risposto con una fiera smentita, in cui si chiedeva altresì una riparazione «al male fattoci sia pure inconsciamente, ma con molta leggerezza». <ref>Cfr. ''Contro un'infamia'', in ''Il Risveglio Socialista-Anarchico'' (Ginevra), n. 339, del 17 agosto 1912; ed anche [[Ugo Fedeli]], ''Gigi Damiani. Note biografiche...'', Cesena, 1954, pp. 22-23.</ref> Ma essendosi dovuto constatare il persistere di una marcata diffidenza nei confronti del giornale, venne presa alla fine una serie di provvedimenti, fra cui quello di mutarne il titolo. Il numero 367 del [[1° settembre]] [[1912]] uscì recando in manchette l'avvertenza che «a cominciare dal prossimo numero ''La Battaglia'' cambierà nome e si chiamerà ''La Barricata''»: una decisione - confermava il già citato redazionale ''Ai compagni ed agli abbonati'' - presa anche in considerazione del fatto «che intorno a ''La Battaglia'' si sono accumulati sospetti e dicerie ed in molti è la certezza che essa sia fonte di tanti guadagni».


La vita del giornale sembra tuttavia che fosse già definitivamente compromessa, tanto che nel marzo dell'anno successivo questi dovette adattarsi ad uscire su due sole pagine, dopo essersi fuso col foglio, di lingua portoghese ''Germinal!'':
La vita del giornale sembra tuttavia che fosse già definitivamente compromessa, tanto che nel marzo dell'anno successivo questi dovette adattarsi ad uscire su due sole pagine, dopo essersi fuso col foglio, di lingua portoghese ''Germinal!'':
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