La Battaglia: differenze tra le versioni

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Di fronte a tale stato di cose ed alla constatata difficoltà di porvi in qualche modo rimedio, ''La Battaglia'' si adoperò per impedire almeno l'importazione di nuovi contingenti di lavoratori da destinare alle aziende agricole, sia svolgendo un intenso lavoro di [[controinformazione]] fra i connazionali della madrepatria sia e soprattutto opponendosi energicamente alle manovre che il governo brasiliano metteva periodicamente in atto per ottenere la revoca del «decreto Prinetti» ([[26 marzo]] [[1902]]), con cui era stata vietata la continuazione delle operazioni d'imbarco gratuito verso il [[Brasile]]. <ref>Fra i molti scritti destinati a sostenere questa campagna antiemigratoria si citano: ''Schiavi per le ‘fazendas’'', n. 69, del 25 febbraio 1906; ''Lavoratori, non venite in Brasile!'', n. 70, del 4 marzo 1906; ''Contro l'immigrazione. Appello alla solidarietà degli amici e dei compagni'', n. 72, del 18 marzo 1906 (dove viene annunciato che «a cura de ''La Battaglia'' sarà pubblicato fra breve un opuscolo, in italiano, in ispagnuolo e in portoghese, in cui saranno condensate le delizie di questa vita felice, agonizzante sotto il bel cielo della Repubblica»); «Mastri Antonio», ''L'immigrazione'', n. 184, del 13 settembre 1908; [[Gigi Damiani]], ''La parola del ciarlatano'', n. 223, del 18 luglio 1909 (a proposito di un tendenzioso intervento di E. Ferri alla Camera, mirante a riproporre l'avvio di una politica emigratoria verso il [[Brasile]]).</ref>
Di fronte a tale stato di cose ed alla constatata difficoltà di porvi in qualche modo rimedio, ''La Battaglia'' si adoperò per impedire almeno l'importazione di nuovi contingenti di lavoratori da destinare alle aziende agricole, sia svolgendo un intenso lavoro di [[controinformazione]] fra i connazionali della madrepatria sia e soprattutto opponendosi energicamente alle manovre che il governo brasiliano metteva periodicamente in atto per ottenere la revoca del «decreto Prinetti» ([[26 marzo]] [[1902]]), con cui era stata vietata la continuazione delle operazioni d'imbarco gratuito verso il [[Brasile]]. <ref>Fra i molti scritti destinati a sostenere questa campagna antiemigratoria si citano: ''Schiavi per le ‘fazendas’'', n. 69, del 25 febbraio 1906; ''Lavoratori, non venite in Brasile!'', n. 70, del 4 marzo 1906; ''Contro l'immigrazione. Appello alla solidarietà degli amici e dei compagni'', n. 72, del 18 marzo 1906 (dove viene annunciato che «a cura de ''La Battaglia'' sarà pubblicato fra breve un opuscolo, in italiano, in ispagnuolo e in portoghese, in cui saranno condensate le delizie di questa vita felice, agonizzante sotto il bel cielo della Repubblica»); «Mastri Antonio», ''L'immigrazione'', n. 184, del 13 settembre 1908; [[Gigi Damiani]], ''La parola del ciarlatano'', n. 223, del 18 luglio 1909 (a proposito di un tendenzioso intervento di E. Ferri alla Camera, mirante a riproporre l'avvio di una politica emigratoria verso il [[Brasile]]).</ref>


Alla fine del [[1911]] [[Oreste Ristori|Ristori]], con decisione «che per la sua irrevocabilità, ci ha lasciato tutti dolorosamente sorpresi», lasciava la redazione de ''La Battaglia'', che dal [[7 gennaio]] del [[1912]] venne assunta da [[Gigi Damiani]]. <ref> Cfr. sul n. 336, del 7 gennaio 1912, il trafiletto ''Poche parole...''</ref> Alcuni mesi più tardi verrà precisato che [[Oreste Ristori|Ristori]] abbandonò l'impegno redazionale «dichiarando di non credere più nella redenzione del popolo e l'ideale considerando come concezione permessa a pochi» <ref>Cfr. ''Ai compagni ed agli abbonati'', n. 367, del 1 settembre 1912.</ref>
Alla fine del [[1911]] [[Oreste Ristori|Ristori]], con decisione «che per la sua irrevocabilità, ci ha lasciato tutti dolorosamente sorpresi», lasciava la redazione de ''La Battaglia'', che dal [[7 gennaio]] del [[1912]] venne assunta da [[Gigi Damiani]]. <ref> Cfr. sul n. 336, del 7 gennaio 1912, il trafiletto ''Poche parole...''</ref> Alcuni mesi più tardi verrà precisato che [[Oreste Ristori|Ristori]] abbandonò l'impegno redazionale «dichiarando di non credere più nella redenzione del popolo e l'ideale considerando come concezione permessa a pochi». <ref>Cfr. ''Ai compagni ed agli abbonati'', n. 367, del 1 settembre 1912.</ref>


Coadiuvato da [[Alessandro Cerchiai|Cerchiai]], [[Gigi Damiani|Damiani]] tenne la direzione del periodico per poco più di un anno: un arco di tempo relativamente breve ma senza dubbio fra i più tormentati per la vita del giornale, divenuto bersaglio di attacchi ingiuriosi e provocatori e oggetto di critiche e dicerie sotto il profilo, particolarmente, della sua conduzione amministrativa. Nel maggio del [[1912]] l'organo [[anarchico]] ''Tierra y Libertad'' di Barcelona era anzi giunto ad accogliere una corrispondenza di certo J. Fernandez Monteiro, nella quale si accusava la vecchia redazione de ''La Battaglia'' di essersi appropriata dei fondi di una sottscrizione aperta «pro [[rivoluzione]] messicana». Alle «fantastiche e sporche accuse» ospitate sulle colonne del foglio barcellonese, [[Gigi Damiani|Damiani]] e [[Alessandro Cerchiai|Cerchiai]] avevano risposto con una fiera smentita, in cui si chiedeva altresì una riparazione «al male fattoci sia pure inconsciamente, ma con molta leggerezza». <ref>Cfr. ''Contro un'infamia'', in ''Il Risveglio Socialista-Anarchico'' (Ginevra), n. 339, del 17 agosto 1912; ed anche [[Ugo Fedeli]], ''Gigi Damiani. Note biografiche, il suo posto nell'anarchismo'', Cesena, 1954, pp. 22-23.</ref> Ma essendosi dovuto constatare il persistere di una marcata diffidenza nei confronti del giornale, venne presa alla fine una serie di provvedimenti, fra cui quello di mutarne il titolo. Il numero 367 del [[1° settembre]] [[1912]] uscì recando in manchette l'avvertenza che «a cominciare dal prossimo numero ''La Battaglia'' cambierà nome e si chiamerà ''La Barricata''»: una decisione - confermava il già citato redazionale ''Ai compagni ed agli abbonati'' - presa anche in considerazione del fatto «che intorno a ''La Battaglia'' si sono accumulati sospetti e dicerie ed in molti è la certezza che essa sia fonte di tanti guadagni».
Coadiuvato da [[Alessandro Cerchiai|Cerchiai]], [[Gigi Damiani|Damiani]] tenne la direzione del periodico per poco più di un anno: un arco di tempo relativamente breve ma senza dubbio fra i più tormentati per la vita del giornale, divenuto bersaglio di attacchi ingiuriosi e provocatori e oggetto di critiche e dicerie sotto il profilo, particolarmente, della sua conduzione amministrativa. Nel maggio del [[1912]] l'organo [[anarchico]] ''Tierra y Libertad'' di Barcelona era anzi giunto ad accogliere una corrispondenza di certo J. Fernandez Monteiro, nella quale si accusava la vecchia redazione de ''La Battaglia'' di essersi appropriata dei fondi di una sottscrizione aperta «pro [[rivoluzione]] messicana». Alle «fantastiche e sporche accuse» ospitate sulle colonne del foglio barcellonese, [[Gigi Damiani|Damiani]] e [[Alessandro Cerchiai|Cerchiai]] avevano risposto con una fiera smentita, in cui si chiedeva altresì una riparazione «al male fattoci sia pure inconsciamente, ma con molta leggerezza». <ref>Cfr. ''Contro un'infamia'', in ''Il Risveglio Socialista-Anarchico'' (Ginevra), n. 339, del 17 agosto 1912; ed anche [[Ugo Fedeli]], ''Gigi Damiani. Note biografiche, il suo posto nell'anarchismo'', Cesena, 1954, pp. 22-23.</ref> Ma essendosi dovuto constatare il persistere di una marcata diffidenza nei confronti del giornale, venne presa alla fine una serie di provvedimenti, fra cui quello di mutarne il titolo. Il numero 367 del [[1° settembre]] [[1912]] uscì recando in manchette l'avvertenza che «a cominciare dal prossimo numero ''La Battaglia'' cambierà nome e si chiamerà ''La Barricata''»: una decisione - confermava il già citato redazionale ''Ai compagni ed agli abbonati'' - presa anche in considerazione del fatto «che intorno a ''La Battaglia'' si sono accumulati sospetti e dicerie ed in molti è la certezza che essa sia fonte di tanti guadagni».
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