La Battaglia: differenze tra le versioni

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:«L'incoerenza, per l'[[anarchico]] - si legge in ''Una risposta all'«Avanti!»'' <ref name="RA">Sul n. 77, del 29 aprile 1906.</ref> - [...] non è nell'organizzazione in sé stessa (compatibilissima al certo con tutti i principii dell'[[anarchia]]) ma nello spirito autoritario che anima questa organizzazione. Ora, se l'organizzazione che l'[[anarchico]] accetta e nella quale svolge la sua attività è libertaria per eccellenza, se non stabilisce delle rinunzie forzose e delle discipline, se nessun potere di maggioranze verrà a soffocare le iniziative individuali, se ciascuno vi potrà agire liberamente, accettare o non accettare un dato principio, un dato metodo di lotta, una data idea, l'[[anarchico]], servendosene, è coerente con sé stesso e con le proprie idealità [...]. Resta a sapersi, ora, se è possibile una organizzazione [[anarchica]], vale a dire anti-autoritaria, in regime borghese. A me pare di sì. Anzi, non pare, è certo. Migliaia di aggruppamenti [[anarchici]], di circoli libertarii, circoli di studi sociali, senza presidenti, senza statuti, senza Commissioni Esecutive, senza plenipotenziari, sono là a dimostrarlo».
:«L'incoerenza, per l'[[anarchico]] - si legge in ''Una risposta all'«Avanti!»'' <ref name="RA">Sul n. 77, del 29 aprile 1906.</ref> - [...] non è nell'organizzazione in sé stessa (compatibilissima al certo con tutti i principii dell'[[anarchia]]) ma nello spirito autoritario che anima questa organizzazione. Ora, se l'organizzazione che l'[[anarchico]] accetta e nella quale svolge la sua attività è libertaria per eccellenza, se non stabilisce delle rinunzie forzose e delle discipline, se nessun potere di maggioranze verrà a soffocare le iniziative individuali, se ciascuno vi potrà agire liberamente, accettare o non accettare un dato principio, un dato metodo di lotta, una data idea, l'[[anarchico]], servendosene, è coerente con sé stesso e con le proprie idealità [...]. Resta a sapersi, ora, se è possibile una organizzazione [[anarchica]], vale a dire anti-autoritaria, in regime borghese. A me pare di sì. Anzi, non pare, è certo. Migliaia di aggruppamenti [[anarchici]], di circoli libertarii, circoli di studi sociali, senza presidenti, senza statuti, senza Commissioni Esecutive, senza plenipotenziari, sono là a dimostrarlo».


Estrema diffidenza mostrò invece il periodico nei confronti dell'organizzazione [[sindacale]] e, in genere, della corrente [[anarco-sindacalista]] - rappresentata, in [[Brasile]], principalmente da [[Luigi Magrassi]] e [[Giulio Sorelli]], segretario, quest'ultimo, della «Federazione Operaia» di San Paolo - contro la quale ebbero modo di pronunziarsi a turno, in epoche e circostanze diverse e con scritti di diverso valore e intonazione, tutti i principali redattori e collaboratori del giornale. Così, ad esempio, [[Alessandro Cerchiai]] (''Anarchismo o opportunismo?'' <ref>Sul n. 69, del 25 febbraio 1906.</ref>), per il quale il [[sindacalismo]], «la nuova e rancida rincarnazione del corporativismo, è il nuovo verbo pel quale si sdoppiano le coscienze dei novelli [[anarchici]] del [[socialismo]], schiere ridicole di ombre vagolanti nell'assurdo, d'impotenti catechizzatori di una prudenza ipocrita, di apostati vigliacchi che preferiscono mistificare un ideale che confessarsi candidamente, senza eufemismi, tali e quali essi sono» (lo scritto provocò varie reazioni, fra cui quella di [[A. Ceccarelli]], che da Buenos Aires rispose con una secca protesta, ''Anarchismo o confusionismo?'' <ref>Sul n. 74, del 1 aprile 1906.</ref>); [[Gigi Damiani]] (''Un assioma sbagliato'' <ref>Sul n. 170, del 31 maggio 1908.</ref>): «Il [[sindacalismo]] è una fatalità storica, ne convengo. Senza i [[socialisti]] anarcoidi e gli [[anarchici]] socialistoidi, ci sarebbe stato lo stesso: risponde ad una necessità sociale ed umana. Le pecore lo praticavano anche prima del diluvio universale. All'approssimarsi dei lupi si serravano in bando e cantavano: forti siamo!! E chi ci guadagnava era il lupo». <ref>A. Bandoni, ''Criteri di lotta'', n. 136 e 137, dell'8 e 15 settembre 1907.</ref> Estremamente indicativo della scarsa considerazione in cui era tenuta la corrente [[sindacalista]] è, d'altronde, il sarcastico commento con cui venne liquidato il 1° Congresso Operaio Brasiliano (Rio de Janeiro, [[15 aprile|15]]-[[22 aprile]] [[1905]]). <ref>Sul n. 76, del 22 aprile 1906, sotto il titolo ''Un Congresso Inter, di batraci a Rio''.</ref>
Estrema diffidenza mostrò invece il periodico nei confronti dell'organizzazione [[sindacale]] e, in genere, della corrente [[anarco-sindacalista]] - rappresentata, in [[Brasile]], principalmente da [[Luigi Magrassi]] e [[Giulio Sorelli]], segretario, quest'ultimo, della «Federazione Operaia» di San Paolo - contro la quale ebbero modo di pronunziarsi a turno, in epoche e circostanze diverse e con scritti di diverso valore e intonazione, tutti i principali redattori e collaboratori del giornale. Così, ad esempio, [[Alessandro Cerchiai]] (''Anarchismo o opportunismo?'' <ref>Sul n. 69, del 25 febbraio 1906.</ref>), per il quale il [[sindacalismo]], «la nuova e rancida rincarnazione del corporativismo, è il nuovo verbo pel quale si sdoppiano le coscienze dei novelli [[anarchici]] del [[socialismo]], schiere ridicole di ombre vagolanti nell'assurdo, d'impotenti catechizzatori di una prudenza ipocrita, di apostati vigliacchi che preferiscono mistificare un ideale che confessarsi candidamente, senza eufemismi, tali e quali essi sono» (lo scritto provocò varie reazioni, fra cui quella di [[Aristide Ceccarelli]], che da Buenos Aires rispose con una secca protesta, ''Anarchismo o confusionismo?'' <ref>Sul n. 74, del 1 aprile 1906.</ref>); [[Gigi Damiani]] (''Un assioma sbagliato'' <ref>Sul n. 170, del 31 maggio 1908.</ref>): «Il [[sindacalismo]] è una fatalità storica, ne convengo. Senza i [[socialisti]] anarcoidi e gli [[anarchici]] socialistoidi, ci sarebbe stato lo stesso: risponde ad una necessità sociale ed umana. Le pecore lo praticavano anche prima del diluvio universale. All'approssimarsi dei lupi si serravano in bando e cantavano: forti siamo!! E chi ci guadagnava era il lupo». <ref>A. Bandoni, ''Criteri di lotta'', n. 136 e 137, dell'8 e 15 settembre 1907.</ref> Estremamente indicativo della scarsa considerazione in cui era tenuta la corrente [[sindacalista]] è, d'altronde, il sarcastico commento con cui venne liquidato il 1° Congresso Operaio Brasiliano (Rio de Janeiro, [[15 aprile|15]]-[[22 aprile]] [[1905]]). <ref>Sul n. 76, del 22 aprile 1906, sotto il titolo ''Un Congresso Inter, di batraci a Rio''.</ref>


Altrettanto netta fu, comunque, la presa di posizione contro le dottrine degli [[anarco-individualisti|individualisti]] [[neostirneriani]]. Parole durissime si ritrovano qua e là, sulle colonne del giornale, a stigmatizzare «quella aberrazione della mente» che è il «concetto erroneo dell'[[anarchico individualista]], distruttore della [[società]], nemico di tutte le organizzazioni, isolato da tutto, cospirante da solo contro i fati del cielo e della terra» (''Una risposta all'«Avanti!»'' <ref name="RA"></ref>). Vedi, ad esempio, i duri attacchi polemici di [[Alessandro Cerchiai|Cerchiai]] contro gli organi [[anarco-individualisti|individualisti]] ''Vir'' di Firenze e ''L'Agitatore'' di Buenos Aires, rispettivamente negli scritti ''Utopia e realtà'' <ref>Sul n. 134, del 25 agosto 1907.</ref> e ''L'anarchismo enimmatico''. <ref>Sul n. 203, del 14 febbraio 1909.</ref>
Altrettanto netta fu, comunque, la presa di posizione contro le dottrine degli [[anarco-individualisti|individualisti]] [[neostirneriani]]. Parole durissime si ritrovano qua e là, sulle colonne del giornale, a stigmatizzare «quella aberrazione della mente» che è il «concetto erroneo dell'[[anarchico individualista]], distruttore della [[società]], nemico di tutte le organizzazioni, isolato da tutto, cospirante da solo contro i fati del cielo e della terra» (''Una risposta all'«Avanti!»'' <ref name="RA"></ref>). Vedi, ad esempio, i duri attacchi polemici di [[Alessandro Cerchiai|Cerchiai]] contro gli organi [[anarco-individualisti|individualisti]] ''Vir'' di Firenze e ''L'Agitatore'' di Buenos Aires, rispettivamente negli scritti ''Utopia e realtà'' <ref>Sul n. 134, del 25 agosto 1907.</ref> e ''L'anarchismo enimmatico''. <ref>Sul n. 203, del 14 febbraio 1909.</ref>
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