Julian Beck: differenze tra le versioni

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«Crediamo in un teatro come luogo d'esperienza intensa fra sogno e rituale, durante il quale lo spettatore perviene ad una comprensione intima di se stesso, al di là  del conscio e dell'inconscio, sino alla comprensione  della natura delle cose. Ci pare che solo il linguaggio della poesia arrivi a questo: solo la poesia o un linguaggio carico di simboli e molto distante dal nostro linguaggio quotidiano può condurci al di là  del presente che non ha la chiave della conoscenza di questi regni». Questa affermazione di poetica da parte di Julian Beck - desunta dal numero di dicembre [[1961]] di Theatre Arts  - comprova un'istanza riformista che coinvolge, insieme al codice gestuale e prossemico, anche il linguaggio, così come era già  accaduto per le altre arti visive, ad opera di [[Duchamp]], [[Ernst]], [[Leger]], [[Chagall]] e [[Jackson Pollock]], ossia gli artisti che Beck aveva incontrato negli "anni '40" a New York.
«Crediamo in un teatro come luogo d'esperienza intensa fra sogno e rituale, durante il quale lo spettatore perviene ad una comprensione intima di se stesso, al di là  del conscio e dell'inconscio, sino alla comprensione  della natura delle cose. Ci pare che solo il linguaggio della poesia arrivi a questo: solo la poesia o un linguaggio carico di simboli e molto distante dal nostro linguaggio quotidiano può condurci al di là  del presente che non ha la chiave della conoscenza di questi regni». Questa affermazione di poetica da parte di Julian Beck - desunta dal numero di dicembre [[1961]] di Theatre Arts  - comprova un'istanza riformista che coinvolge, insieme al codice gestuale e prossemico, anche il linguaggio, così come era già  accaduto per le altre arti visive, ad opera di [[Duchamp]], [[Ernst]], [[Leger]], [[Chagall]] e [[Jackson Pollock]], ossia gli artisti che Beck aveva incontrato negli "anni '40" a New York.


La contestazione nei confronti del teatro commerciale e istituzionale era del resto già  stata prefigurata in senso estetico da [[Antonin Artaud]]: secondo l'artista il processo di disintegrazione del teatro tradizionale doveva scalfire il monopolio del parlato, per riqualificare la spontaneità  della tensione drammatica manifestabile mediante il gesto, il suono e l'espressività  corporea in senso lato. La concezione crudelmente surrealista di Artaud identificava gli stessi attori nel ruolo di vittime sacrificali, "da bruciare sul rogo": anche la ritualità  tribale degli spettacoli del [[Living Theatre]] ha ereditato qualche aspetto di tale esasperata ossessione oblativa.
La contestazione nei confronti del teatro commerciale e istituzionale era del resto già  stata prefigurata in senso estetico da [[Antonin Artaud]]: secondo l'artista il processo di disintegrazione del teatro tradizionale doveva scalfire il monopolio del parlato, per riqualificare la spontaneità  della tensione drammatica manifestabile mediante il gesto, il suono e l'espressività  corporea in senso lato. La concezione crudelmente surrealista di Artaud identificava gli stessi attori nel ruolo di vittime sacrificali, "da bruciare sul rogo": anche la ritualità  tribale degli spettacoli del [[Living Theatre]] ha ereditato qualche aspetto di tale esasperata ossessione oblativa.


Ideologia e spettacolo del Living  realizzano, perciò, una sintesi tra intendimenti di stampo [[anarco-pacifismo|anarco-pacifista]] e azione politico-artistica [[antimilitarismo|antimilitarista]], che solidarizzano con le [[Maggio 1968|rivolte parigine del '68]] e prendono corpo in un rinnovamento del movimento anarchico a coinvolgimento mondiale, col nome appunto di Collettivo Anarchico. A poco a poco l'attività  teatrale vera e propria finisce per mettersi al servizio delle battaglie politiche e sociali del tempo, in particolare quella contro l'intervento americano nel Vietnam, agendo nelle strade e in altri contesti non specificamente teatrali.
Ideologia e spettacolo del Living  realizzano, perciò, una sintesi tra intendimenti di stampo [[anarco-pacifismo|anarco-pacifista]] e azione politico-artistica [[antimilitarismo|antimilitarista]], che solidarizzano con le [[Maggio 1968|rivolte parigine del '68]] e prendono corpo in un rinnovamento del movimento anarchico a coinvolgimento mondiale, col nome appunto di Collettivo Anarchico. A poco a poco l'attività  teatrale vera e propria finisce per mettersi al servizio delle battaglie politiche e sociali del tempo, in particolare quella contro l'intervento americano nel Vietnam, agendo nelle strade e in altri contesti non specificamente teatrali.
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