Il secondo dopoguerra in Italia: corpi di polizia e repressione della lotta antifascista: differenze tra le versioni

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*«Così dal [[1948]] al [[1954]] si ebbero 148.269 arrestati o fermati (per motivi politici), di cui l'80 per cento [[comunisti]], 61.243 condannati per complessivi 20.426 anni di galera (con 18 ergastoli), di cui il 90 per cento a [[comunisti]]. Nello stesso periodo in sole 38 province italiane vengono arrestati 1.697 partigiani, dei quali 484 condannati a complessivi 5.806 anni di carcere. Ma l'azione repressiva andava ben oltre: dal [[1947]] al [[1954]], in scontri di piazza tra forze di [[polizia]] e dimostranti, si contano almeno 5.104 feriti, di cui 350 da armi da fuoco, un numero imprecisato di contusi e 145 morti (quasi quanti gli uccisi dalla "Strategia della tensione"), questi ultimi compresi in 81 episodi distribuiti su tutto il territorio nazionale. I morti fra le forze [[repressive]] sono, nello stesso periodo, 19. Tutte queste cifre agghiaccianti parlano da sole. [...] Fra i fatti accertati: l'uso del bastone di nerbo di bue, l'immissione di sale e pietre nella bocca, abluzioni continuate di acqua fredda, percosse a sangue, legature di mani e piedi, il cospargere benzina sui piedi, carta bruciata sotto il naso e vicino le guance, denudazione di uomini e donne, percosse ai fianchi con pugni, getto di acqua salata sulla schiena, sigarette accese sulla faccia, sul ventre, sull'avambraccio, pugni, schiaffi, colpi di regolo, calci agli stinchi. Innumerevoli i casi di suicidio in soggetti che presentavano tracce di sevizie e maltrattamenti e a tal proposito si chiedeva retoricamente Lelio Basso: "Da chi sono uccisi i molti detenuti che vengono trovati morti nelle guardine e di cui solitamente i certificati medici dichiarano che sono morti per sincope cardiaca?" (Lelio Basso, ''La tortura oggi in Italia'', Editrice Civiltà, [[1953]], p. 30)» <ref>[http://web.tiscali.it/dplarivista/ANNO%20I%20-%20NUMERO%201/TESTI/articolo%20scelba.htm ''Gli eccidi operai e contadini del dopoguerra''], di Gianni Viola (articolo completo in ''Sicilia Libertaria'' n° 206 del febbraio [[2002]]).</ref>.
*«Così dal [[1948]] al [[1954]] si ebbero 148.269 arrestati o fermati (per motivi politici), di cui l'80 per cento [[comunisti]], 61.243 condannati per complessivi 20.426 anni di galera (con 18 ergastoli), di cui il 90 per cento a [[comunisti]]. Nello stesso periodo in sole 38 province italiane vengono arrestati 1.697 partigiani, dei quali 484 condannati a complessivi 5.806 anni di carcere. Ma l'azione repressiva andava ben oltre: dal [[1947]] al [[1954]], in scontri di piazza tra forze di [[polizia]] e dimostranti, si contano almeno 5.104 feriti, di cui 350 da armi da fuoco, un numero imprecisato di contusi e 145 morti (quasi quanti gli uccisi dalla "Strategia della tensione"), questi ultimi compresi in 81 episodi distribuiti su tutto il territorio nazionale. I morti fra le forze [[repressive]] sono, nello stesso periodo, 19. Tutte queste cifre agghiaccianti parlano da sole. [...] Fra i fatti accertati: l'uso del bastone di nerbo di bue, l'immissione di sale e pietre nella bocca, abluzioni continuate di acqua fredda, percosse a sangue, legature di mani e piedi, il cospargere benzina sui piedi, carta bruciata sotto il naso e vicino le guance, denudazione di uomini e donne, percosse ai fianchi con pugni, getto di acqua salata sulla schiena, sigarette accese sulla faccia, sul ventre, sull'avambraccio, pugni, schiaffi, colpi di regolo, calci agli stinchi. Innumerevoli i casi di suicidio in soggetti che presentavano tracce di sevizie e maltrattamenti e a tal proposito si chiedeva retoricamente Lelio Basso: "Da chi sono uccisi i molti detenuti che vengono trovati morti nelle guardine e di cui solitamente i certificati medici dichiarano che sono morti per sincope cardiaca?" (Lelio Basso, ''La tortura oggi in Italia'', Editrice Civiltà, [[1953]], p. 30)» <ref>[http://web.tiscali.it/dplarivista/ANNO%20I%20-%20NUMERO%201/TESTI/articolo%20scelba.htm ''Gli eccidi operai e contadini del dopoguerra''], di Gianni Viola (articolo completo in ''Sicilia Libertaria'' n° 206 del febbraio [[2002]]).</ref>.


*«È interessante a questo punto riportare una dichiarazione, resa nel 1975, dunque lo stesso anno del commento di Brennan sulle operazioni speciali dell'OSS, da Mario Scelba, Ministro degli Interni dal 1947 al 1953 (e successivamente anche dal '60 al '62), a seguito della pubblicazione de ''Gli americani in Italia'', con il proposito di difendere alcune posizioni indifendibili: "Nel dopoguerra i pericoli per la sicurezza dello stato venivano dalle organizzazioni paramilitari comuniste che non avevano accettato l'ordine emanato dai governi dei Comitati di Liberazione Nazionale per la consegna delle armi, e anzi le custodivano ben oliate e pronte per l'uso." [15] E così con il pretesto del pericolo rosso, Scelba costituì una struttura semi-istituzionale che a lui solo avrebbe dovuto rispondere. "[...] nei primi mesi del 1948 era stata messa a punto una infrastruttura capace di far fronte ad un tentativo insurrezionale comunista. L'intero paese era stato diviso in una serie di grosse circoscrizioni, ognuna delle quali comprendeva varie province, e alla loro testa era stato designato in maniera riservata, per un eventuale momento di emergenza, una specie di prefetto regionale, che non sempre era il prefetto più anziano o quello della città più importante, perché in alcuni casi era invece il questore o un altro uomo di sicura energia e di mia assoluta fiducia... I superprefetti da me designati avrebbero assunto gli interi poteri dello Stato sapendo esattamente, in base ad un piano prestabilito, che cosa fare.» (Antonio Gambino, ''Storia dell'Italia nel dopoguerra'', Laterza, 1975, pp. 473-474) <ref>[https://web.archive.org/web/20010723184246/http://www.intermarx.com/ossto/ANGOLO_fn.html ''L'angolo morto''], di Mario Coglitore (''Intermarx – rivista virtuale di analisi e critica materialista'', Osservatorio storico, ottobre [[1999]]).</ref>.
*«È interessante a questo punto riportare una dichiarazione, resa nel 1975, dunque lo stesso anno del commento di Brennan sulle operazioni speciali dell'OSS, da Mario Scelba, Ministro degli Interni dal 1947 al 1953 (e successivamente anche dal '60 al '62), a seguito della pubblicazione de ''Gli americani in Italia'', con il proposito di difendere alcune posizioni indifendibili: "Nel dopoguerra i pericoli per la sicurezza dello stato venivano dalle organizzazioni paramilitari comuniste che non avevano accettato l'ordine emanato dai governi dei Comitati di Liberazione Nazionale per la consegna delle armi, e anzi le custodivano ben oliate e pronte per l'uso." [15] E così con il pretesto del pericolo rosso, Scelba costituì una struttura semi-istituzionale che a lui solo avrebbe dovuto rispondere. "[...] nei primi mesi del 1948 era stata messa a punto una infrastruttura capace di far fronte ad un tentativo insurrezionale comunista. L'intero paese era stato diviso in una serie di grosse circoscrizioni, ognuna delle quali comprendeva varie province, e alla loro testa era stato designato in maniera riservata, per un eventuale momento di emergenza, una specie di prefetto regionale, che non sempre era il prefetto più anziano o quello della città più importante, perché in alcuni casi era invece il questore o un altro uomo di sicura energia e di mia assoluta fiducia... I superprefetti da me designati avrebbero assunto gli interi poteri dello Stato sapendo esattamente, in base ad un piano prestabilito, che cosa fare.» (Antonio Gambino, ''Storia dell'Italia nel dopoguerra'', Laterza, 1975, pp. 473-474) <ref>[https://web.archive.org/web/20040112034846/http://www.intermarx.com:80/ossto/ANGOLO.html ''L'angolo morto''], di Mario Coglitore (''Intermarx – rivista virtuale di analisi e critica materialista'', Osservatorio storico, ottobre [[1999]]).</ref>.


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