Il secondo dopoguerra in Italia: corpi di polizia e repressione della lotta antifascista: differenze tra le versioni

m
Sostituzione testo - "Decima MAS" con "Xª MAS"
Etichetta: Ripristino manuale
m (Sostituzione testo - "Decima MAS" con "Xª MAS")
 
(190 versioni intermedie di uno stesso utente non sono mostrate)
Riga 1: Riga 1:
[[File:Il_capomafia_Vito_Genovese_con_Salvatore_Giuliano.jpg|thumb|Vito Genovese, in divisa regolare da ufficiale americano, con accanto Salvatore Giuliano, il futuro responsabile dell'eccidio di Portella della Ginestra ([[1 maggio]] [[1947]]) contro la popolazione inerme che festeggiava il [[1 maggio|Primo Maggio]]. Salvatore Giuliano, inoltre, viene indicato, secondo molti documenti, come un ex marò della X Mas di Junio Valerio Borghese, corpo [[militare]] della RSI che si macchiò di crimini di guerra contro partigiani e civili disarmati.]] Alla fine della Seconda guerra mondiale, nonostante le minimizzazioni della storiografia ufficiale, molti [[Fascismo|fascisti]] furono riciclati nel cosiddetto "ambito democratico". Alcuni di loro finsero di ripudiare il [[Fascismo|fascismo]], ma di fatto continuarono ad utilizzarne gli stessi metodi, altri invece agirono in maniera più oscura e/o provocatoria, spesso in combutta con la criminalità comune, la mafia, la camorra, i corpi di [[polizia]] e i servizi segreti di moltissimi paesi.  
[[Image:Antifa.jpg |thumb|250px|Simbolo [[antifascista]].]]
Alla fine della Seconda guerra mondiale, nonostante le minimizzazioni della storiografia ufficiale, molti [[Fascismo|fascisti]] furono riciclati nel cosiddetto "ambito democratico". Alcuni di loro finsero di ripudiare il [[Fascismo|fascismo]], ma di fatto continuarono ad utilizzarne gli stessi metodi, altri invece agirono in maniera più oscura e/o provocatoria, spesso in combutta con la criminalità comune, la mafia, la camorra, i corpi di [[polizia]] e i servizi segreti di moltissimi paesi.  


In entrambi i casi lo scopo fu, sempre e comunque, quello di fare gli interessi del padronato reazionario ovvero di impedire che la [[gli anarchici e la resistenza antifascista|lotta partigiana]] sfociasse nella [[rivoluzione sociale]].
In entrambi i casi lo scopo fu, sempre e comunque, quello di fare gli interessi del padronato reazionario ovvero di impedire che la [[gli anarchici e la resistenza antifascista|lotta partigiana]] sfociasse nella [[rivoluzione sociale]].
Riga 5: Riga 6:
==L'immediato secondo dopoguerra: il "pericolo rosso" ==
==L'immediato secondo dopoguerra: il "pericolo rosso" ==


La situazione italiana del secondo dopoguerra per anni ricordò sotto molti aspetti quella del primo dopoguerra, in cui, pur di sbarrare la strada al "pericolo rosso", si lasciò mano libera ai [[Fascismo|fascisti]], permettendo loro di infiltrarsi all'interno dello [[Stato]] grazie alle mancate epurazioni degli stessi dagli apparati istituzionali più importanti, sopratutto da quelli preposti alla [[repressione]].  
La situazione italiana del secondo dopoguerra per anni ricordò sotto molti aspetti quella del primo dopoguerra, in cui, pur di sbarrare la strada al "pericolo rosso", si lasciò mano libera ai [[Fascismo|fascisti]], permettendo loro di infiltrarsi all'interno dello [[Stato]] grazie alle mancate epurazioni degli stessi dagli apparati istituzionali più importanti, soprattutto da quelli preposti alla [[repressione]].  


Dopo il [[1945]] furono arruolati molti ex nazifascisti in Europa da parte dell'[[OSS]], divenuta poi CIA a partire dal [[1947]]. Dopo la caduta del [[Fascismo|fascismo]] fu prioritario contrastare con ogni metodo il presunto "pericolo [[comunista]]" e a tale fine pesantissime furono le intrusioni nella vita politica e sociale italiana dei servizi segreti, prima anglo-statunitensi (a questo proposito è importantissimo tutto quel che si è venuto a sapere rispetto ai tragici fatti della [[Brigata Osoppo]]) e poi esclusivamente statunitensi. In sostanza, lasciando perdere le strumentali collocazioni politiche, si volle impedire che le rivendicazioni e le [[rivolte]] delle classi sociali meno abbienti giungessero a risultati concreti.
Dopo il [[1945]] furono arruolati in Europa molti ex nazifascisti da parte dell'[[OSS]], divenuto poi CIA nel [[1947]]. Dopo la caduta del [[Fascismo|fascismo]] fu prioritario contrastare con ogni metodo il presunto "pericolo [[comunista]]" e a tale fine pesantissime furono le intrusioni nella vita politica e sociale italiana dei servizi segreti, prima anglo-statunitensi (a questo proposito è importantissimo tutto quel che si è venuto a sapere rispetto ai tragici fatti della [[Brigata Osoppo]]) e poi esclusivamente statunitensi. In sostanza, lasciando perdere le strumentali collocazioni politiche, si volle impedire che le rivendicazioni e le [[rivolte]] delle classi sociali meno abbienti giungessero a risultati concreti.


Il PCI d'altronde lavorò non poco per spegnere i sogni [[rivoluzionari]] di molti partigiani ancora attivi politicamente per e riallinearli alle direttive del partito, [[rivoluzionario]] a parole ma per niente nei fatti, espellendo ed ostracizzando anche quelle fazioni che non accettavano gli "ordini". Emblematici i casi di ''Lotta Comunista'' (Genova), formazione fuoriuscita dalla dissoluzione dei [[Gruppi Anarchici di Azione Proletaria]], dei Gruppi Leninisti della Sinistra Comunista e di altre formazioni di matrice internazionalista, bordighista e [[Lev Trotzkij|trotskijsta]].  
Il PCI d'altronde lavorò non poco per spegnere i sogni [[rivoluzionari]] di molti partigiani ancora attivi politicamente per e riallinearli alle direttive del partito, [[rivoluzionario]] a parole ma per niente nei fatti, espellendo ed ostracizzando anche quelle fazioni che non accettavano gli "ordini". Emblematici i casi di ''Lotta Comunista'' (Genova), formazione fuoriuscita dalla dissoluzione dei [[Gruppi Anarchici di Azione Proletaria]], dei Gruppi Leninisti della Sinistra Comunista e di altre formazioni di matrice internazionalista, bordighista e [[Lev Trotzkij|trotskijsta]].  
Riga 16: Riga 17:


== Il riciclaggio dei fascisti ==
== Il riciclaggio dei fascisti ==
[[Image:Antifa.jpg |thumb|left|Simbolo antifascista]]
Il governo post-bellico sembrò preoccuparsi più della pacificazione generale attraverso la promulgazione di un'amnistia per i reati [[fascisti]], redatta dall'allora ministro dell'interno, nonché [[comunismo|comunista]], Palmiro Togliatti (D.P.R. [[22 giugno]] [[1946]], n. 4), che del riconoscimento dei diritti dei partigiani e delle famiglie dei caduti.  
Il governo post-bellico sembrò più preoccuparsi della pacificazione generale attraverso la promulgazione di un'amnistia per i reati fascisti, redatta dall'allora Ministro dell'interno, nonché [[comunismo|comunista]], [[Palmiro Togliatti]] (D.P.R. [[22 giugno]] [[1946]], n.4), più che di riconoscere i diritti dei partigiani e delle famiglie dei caduti.  


Le conseguenze che ne derivarono furono da un lato l'incremento della rabbia di molti ex-partigiani e dall'altra il ritorno alla vita pubblica di molti [[fascismo|fascisti]] (es. liberazione di Amerigo Dumini, capo degli assassini di Matteotti; fuga di Mario Roatta <ref>Il fascista Mario Roatta, il [[9 settembre]] [[1943]] fuggì da Roma insieme al Re Vittorio Emanuele III e Badoglio verso il sud Italia. In seguito fu accusato di responsabilità nella mancata difesa di Roma, di cui era responsabile, che permise un'agevole occupazione tedesca. Secondo la confessione di un colonnello del SIM, Mario Roatta, agli ordini del sottosegretario alla Guerra generale Pariani, era stato colui che aveva predisposto l'uccisione dei fratelli Rosselli, noti [[antifascismo|antifascisti]] rifugiati in [[Francia]]. Per questo fu processato nel marzo [[1945]] a Roma, certificando la responsabilità diretta del duce ed anche quella del maresciallo Pietro Badoglio nell'assassinio dei fratelli Rosselli. Badoglio, che continuava a godere di forti appoggi, uscì indenne e a pagare, anche se per poco, fu soltanto il generale Mario Roatta, l'unico a finire sul banco degli imputati. Infatti alla vigilia del verdetto egli riuscì infatti a fuggire dal liceo Virgilio a Roma, allora trasformato in [[carcere]]-ospedale, e a svanire nel nulla, sottraendosi all'ergastolo, che poi gli verrà anche amnistiato. Nella fuga è accertata la complicità del comando dei carabinieri (Taddeo Orlando che era un subalterno, fedele esecutore degli ordini di Roatta in Croazia era in quel momento al vertice dell'arma) e del SIM ricostituito guidato dal col. Pompeo Agrifoglio. Roatta è morto poi a Roma nel [[1968]] (Stralcio estratto sa sito carabinieri e riportato su sito dei bersaglieri: [http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/personaggi/roatta.htm Sito bersaglieri CorsaInfinita])</ref> che era stato condannato all'ergastolo ed in seguito libero). In questo modo molti esponenti del decaduto regime furono riciclati e collocati nei gangli vitali della società italiana, soprattutto negli organi di [[repressione]] dello [[Stato]]: per questo all'interno dei "corpi militari" [[congresso_di_Palermo|non fu fatta alcuna epurazione]] dei [[Fascismo|fascisti]] che ancora avevano posti di comando, anzi ad essere "eliminati", in particolare sotto [[Mario Scelba|Scelba]] <ref name="mario">Mario Scelba è stato un politico italiano, eletto come presidente del Consiglio dei Ministri italiano dal 10 febbraio 1954 al 2 luglio 1955. Membro della prima ora del Partito Popolare. Con le elezioni del 1948 diventò deputato al Parlamento Italiano. Fu ministro dell'interno dal 2 febbraio 1947 al 7 luglio 1953 (dall'11 luglio al [[18 settembre]] [[1952]] supplito per malattia) e dal 10 febbraio 1954 al 2 luglio 1955, dando il via ad una politica repressiva antidemocratica verso gli scioperi, causando numerose vittime e feriti nel corso della sua funzione pubblica; fu Presidente del Consiglio dal 10 febbraio 1954 al 2 luglio 1955 (da [http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Scelba Wikipedia]).</ref>, furono soprattutto i comandanti partigiani entrati a far parte dei corpi di polizia e i funzionari di alto livello "di sinistra", come il questore Ettore Trojlo, che scatenò un vera rivolta a Milano con intervento della [[Volante Rossa]] <ref>[http://www.omegna.net/bermani/volanterossa_rec.htm Recensione di libro di Cesare Bermani, ''Storia e mito della Volante rossa''. Prefazione di Giorgio Galli, Nuove Edizioni Internazionali]</ref>, fatta poi passare per un gruppetto di comuni criminali.
Le conseguenze che ne derivarono furono, da un lato, l'incremento della rabbia di molti ex partigiani e, dall'altra, il ritorno alla vita pubblica di molti [[fascismo|fascisti]] (es. liberazione di Amerigo Dumini, capo degli assassini di Matteotti; fuga di Mario Roatta <ref>Il [[9 settembre]] [[1943]] il [[fascista]] Mario Roatta fuggì da Roma, insieme al Re Vittorio Emanuele III e Pietro Badoglio, verso il Sud Italia. In seguito fu accusato di responsabilità nella mancata difesa di Roma, che permise un'agevole occupazione tedesca. Secondo la confessione di un colonnello del SIM, Mario Roatta, agli ordini del sottosegretario alla guerra generale Pariani, aveva predisposto l'uccisione dei fratelli Rosselli, noti [[antifascismo|antifascisti]] rifugiati in [[Francia]]. Per questo fu processato nel marzo [[1945]] a Roma, certificando la responsabilità diretta del duce e del maresciallo Badoglio nell'assassinio dei fratelli Rosselli. Badoglio, che continuava a godere di forti appoggi, uscì indenne e a pagare fu soltanto il generale Mario Roatta, anche se per poco. Infatti, alla vigilia del verdetto egli riuscì a fuggire dal liceo Virgilio di Roma, allora trasformato in [[carcere]]-ospedale, e a svanire nel nulla, sottraendosi all'ergastolo, che poi gli verrà anche amnistiato. Nella fuga è accertata la complicità del comando dei carabinieri (Taddeo Orlando, che era un subalterno fedele esecutore degli ordini di Roatta in Croazia, era in quel momento al vertice dell'arma) e del ricostituito SIM, guidato dal colonnello Pompeo Agrifoglio. Roatta è morto poi a Roma nel [[1968]] (stralcio estratto dal sito carabinieri e riportato sul [http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/personaggi/roatta.htm sito dei bersaglieri]).</ref>, condannato all'ergastolo ed in seguito liberato). In questo modo molti esponenti del decaduto regime furono riciclati e collocati nei gangli vitali della [[società]] italiana, soprattutto negli organi di [[repressione]] dello [[Stato]]: per questo all'interno dei "corpi militari" non fu fatta [[congresso_di_Palermo|alcuna epurazione]] dei [[Fascismo|fascisti]] che ancora avevano posti di comando, anzi, ad essere "eliminati", in particolare sotto Scelba <ref name="mario">Mario Scelba è stato un politico italiano, eletto come presidente del consiglio dei ministri dal [[10 febbraio]] [[1954]] al [[2 luglio]] [[1955]]. Membro della prima ora del Partito Popolare, con le elezioni del [[1948]] diventò deputato del parlamento italiano. Fu ministro dell'interno dal [[2 febbraio]] [[1947]] al [[7 luglio]] [[1953]] (dall'[[11 luglio]] al [[18 settembre]] [[1952]] supplito per malattia) e dal [[10 febbraio]] [[1954]] al [[2 luglio]] [[1955]], dando il via ad una politica antidemocratica e [[repressiva]] verso gli [[scioperi]], causando numerose vittime e feriti nel corso della sua funzione pubblica.</ref>, furono soprattutto i comandanti partigiani entrati a far parte dei corpi di [[polizia]] e i funzionari di alto livello "di sinistra", come il questore Ettore Trojlo, che scatenò un vera [[rivolta]] a Milano, con intervento della [[Volante Rossa]] <ref>[http://www.omegna.net/bermani/volanterossa_rec.htm Recensione del libro ''Storia e mito della Volante rossa''], di Cesare Bermani, Nuove Edizioni Internazionali (con prefazione di Giorgio Galli).</ref>, fatta poi passare per un gruppetto di comuni criminali.


Un altro emblematico caso di riciclaggio è quello di Marcello Guida, questore di Milano al tempo dell'omicidio di [[Giuseppe Pinelli]], che era stato direttore fascista dei campi di detenzione per prigionieri politici [[antifascismo|antifascisti]] di Ventotene e Santo Stefano <ref>[http://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=10707 da FuoriRegistro]</ref>, poi abilmente trasformato, a [[Fascismo|fascismo]] caduto, in "esempio di poliziotto democratico".
Un altro emblematico caso di riciclaggio è quello di Marcello Guida, questore di Milano al tempo dell'omicidio di [[Giuseppe Pinelli]], che era stato direttore [[fascista]] dei campi di detenzione per prigionieri politici [[antifascismo|antifascisti]] di Ventotene e Santo Stefano <ref>Da [http://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=10707 ''fuoriregistro''].</ref>, poi abilmente trasformato, a [[Fascismo|fascismo]] caduto, in "esempio di [[poliziotto]] democratico".


===Un caso emblematico di riciclaggio postumo: Gaetano Colotti===
===Un caso emblematico di riciclaggio postumo: Gaetano Collotti===
Il fascista Gaetano Collotti, quando è appena ventiduenne, è vice commissario dell'Ispettorato di Pubblica Sicurezza di Trieste <ref>[http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-note_sull%27ispettorato_speciale_di_ps_(banda_collotti).php Nuova Alabarda - Ispettorato speciale - visto 16 dicembre 2008]</ref> e di seguito dirigente dell'[http://it.wikipedia.org/wiki/Ispettorato_Speciale_di_Pubblica_Sicurezza_per_la_Venezia_Giulia Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia], famigerato luogo di tortura degli [[antifascismo|antifascisti]] e di cui esistono numerose testimonianze:  
Il [[fascista]] Gaetano Collotti, appena ventiduenne, è vice commissario dell'Ispettorato di Pubblica Sicurezza di Trieste <ref>[http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-note_sull%27ispettorato_speciale_di_ps_(banda_collotti).php ''Note sull'Ispettorato Speciale di PS (Banda Collotti)'']</ref> e di seguito dirigente dell'Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia, famigerato luogo di tortura degli [[antifascismo|antifascisti]] di cui esistono numerose testimonianze:  
: «I luoghi della memoria dell'oppressione e della lotta sono tanti. A cominciare da via Bellosguardo a Trieste, dove in una villa demolita ormai da tempo ebbe sede per un certo periodo l'Ispettorato speciale di pubblica sicurezza per la Venezia Giulia, l'organismo istituito dal regime nel 1942 con il compito di combattere il movimento partigiano ormai affermatosi anche nelle province giuliane. L'ispettorato si distinse per l'uso sistematico della tortura sugli arrestati e la villa di via Bellosguardo divenne nota per le urla dei seviziati che si sentivano dall'esterno [...]».
: «I luoghi della memoria dell'oppressione e della lotta sono tanti. A cominciare da via Bellosguardo a Trieste, dove in una villa demolita ormai da tempo ebbe sede per un certo periodo l'Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia, l'organismo istituito dal regime nel [[1942]] con il compito di combattere il movimento partigiano ormai affermatosi anche nelle province giuliane. L'ispettorato si distinse per l'uso sistematico della tortura sugli arrestati e la villa di via Bellosguardo divenne nota per le urla dei seviziati che si sentivano dall'esterno [...]».


: «[...] Io mi sono trovata a mezzanotte nella Villa Triste. Durante l'interrogatorio, sono stata picchiata [...] Mi hanno rotto tre costole e mi hanno appesa per le mani, da dietro, a un palo [...] Non so quanto sono rimasta, perché sono svenuta Mi picchiavano in continuazione [...] Mi sono svegliata dentro in una cella tutta bagnata e là mi hanno lasciata tutta la notte, per poi reinterrogarmi, il giorno dopo, sempre di sera. Sempre bastonata, sempre picchiata. Da Villa Triste, mi hanno poi portata alle prigioni dei Gesuiti, che ora non esistono più. Là sono stata nuovamente interrogata e, sempre a suon di scappellotti, cercavano di tirarmi fuori qualche parola dalla bocca. Io non ho parlato mai, sono rimasta sempre in silenzio, ho sempre detto che quello che ho fatto, l'ho sempre fatto per conto di Walter, mio fratello [...] Mi sono assunta tutte le responsabilità...Dai Gesuiti sono rimasta due mesi, poi mi hanno portato alle carceri del Coroneo, a Trieste, dove, dopo un paio di giorni, sono stata nuovamente interrogata dai tedeschi. Ho subito l'interrogatorio giù, nel bunker del Coroneo. Una cosa tremenda, altre botte, altro tormento» <ref>[http://www.istitutomontessori.it/Progetti/Luoghi%20della%20memoria/pdf/19_wolk.pdf da Istituto Montessori fondato da Maria Montessori], [http://www.nuovaalabarda.org/foto-gallery/galleria6_foto3.php Foto di Villa Triste in via Bellosguardo]</ref>.
: «[...] Io mi sono trovata a mezzanotte nella Villa Triste. <ref>[http://www.nuovaalabarda.org/foto-gallery/galleria6_foto3.php Foto di "Villa Triste"], in via Bellosguardo.</ref> Durante l'interrogatorio, sono stata picchiata [...] Mi hanno rotto tre costole e mi hanno appesa per le mani, da dietro, a un palo [...] Non so quanto sono rimasta, perché sono svenuta [...] Mi picchiavano in continuazione [...] Mi sono svegliata dentro in una cella tutta bagnata e là mi hanno lasciata tutta la notte, per poi reinterrogarmi, il giorno dopo, sempre di sera. Sempre bastonata, sempre picchiata. Da Villa Triste mi hanno poi portata alle prigioni dei Gesuiti, che ora non esistono più. Là sono stata nuovamente interrogata e, sempre a suon di scappellotti, cercavano di tirarmi fuori qualche parola dalla bocca. Io non ho parlato mai, sono rimasta sempre in silenzio, ho sempre detto che quello che ho fatto l'ho sempre fatto per conto di Walter, mio fratello [...] Mi sono assunta tutte le responsabilità [...] Dai Gesuiti sono rimasta due mesi, poi mi hanno portato alle carceri del Coroneo, a Trieste, dove, dopo un paio di giorni, sono stata nuovamente interrogata dai tedeschi. Ho subito l'interrogatorio giù, nel bunker del Coroneo. Una cosa tremenda, altre botte, altro tormento». <ref>[https://www.lageredeportazione.org/wp-content/uploads/2021/11/Nerina_De_Waldesterstein.pdf Testimonianza] di Nerina De Walderstein.</ref>


All'interno dell'Ispettorato che ha sede a Trieste in via Bellosguardo n. 8, nella cosiddetta "Villa Triste ", comandanta da '''Giuseppe Gueli''' <ref>[http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-riciclaggi_e_mancate_epurazioni_nel_dopoguerra..php Riciclaggi e Mancate Epurazioni nel Dopoguerra.]</ref>, fu cosituita la cosiddetta "Banda Colotti", responsabile di inenarrabili torture nei confronti dei triestini di madrelingua slovena, colpevoli di parlare nel proprio idioma. Colotti alla fine della guerra tentò la fuga, ma venne catturato il [[29 aprile]] [[1945]] assieme ad alcuni suoi agenti e all'amante, giorno in cui fu immediatamente giustiziato dai partigiani.
All'interno dell'ispettorato, con sede a Trieste in via Bellosguardo n. 8, nella cosiddetta "Villa Triste", comandanta da Giuseppe Gueli <ref>[http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-riciclaggi_e_mancate_epurazioni_nel_dopoguerra..php ''Riciclaggi e Mancate Epurazioni nel Dopoguerra'']</ref>, fu cosituita la cosiddetta "Banda Collotti", responsabile di inenarrabili torture nei confronti dei triestini di madrelingua slovena, colpevoli di parlare nel proprio idioma. Collotti alla fine della guerra tentò la fuga, ma venne catturato il [[29 aprile]] [[1945]] assieme ad alcuni suoi agenti e all'amante, giorno in cui fu immediatamente giustiziato dai partigiani.


Nonostante tutto Gaetano Colotti, considerato tra i torturatori più efferati, «...è stato insignito nel 1954 dalla Repubblica Italiana di medaglia di bronzo al valore per il comportamento tenuto durante un'operazione antipartigiana», inoltre «diversi componenti l'ispettorato caduti durante la guerra o nella resa dei conti a guerra finita sono ricordati sulla grande lapide che nell'atrio della Questura di Trieste ricorda i poliziotti caduti nell'espletamento del proprio dovere» <ref>[http://www.istitutomontessori.it/Progetti/Luoghi%20della%20memoria/pdf/19_wolk.pdf da Istituto Montessori fondato da Maria Montessori]</ref> (è da ricordare che [[Ercole Miani]], fondatore del centro studi Resistenza del Nord Est, nonché ex Ardito assaltatore, Legionario Fiumano e Medaglia d'oro della Resistenza, rifiutò l'onorificenza proprio a causa di quella data a Collotti, che era stato un suo torturatore. In seguito la medaglia gli fu assegnata postuma).
Nonostante tutto, Gaetano Collotti, considerato tra i torturatori più efferati, è stato insignito nel [[1954]] dalla repubblica italiana della medaglia di bronzo al valore per il comportamento tenuto durante un'operazione antipartigiana, inoltre, diversi componenti dell'ispettorato caduti durante la guerra o nella resa dei conti a guerra finita sono ricordati sulla grande lapide che nell'atrio della questura di Trieste ricorda i [[poliziotti]] caduti nell'espletamento del proprio dovere (è da ricordare che Ercole Miani, fondatore del centro studi sulla Resistenza del Nord Est, nonché ex [[ardito]] assaltatore, legionario fiumano e medaglia d'oro della Resistenza, rifiutò l'onorificenza proprio a causa di quella data a Collotti, che era stato un suo torturatore. La medaglia gli fu assegnata postuma.


Per finire il triste capitolo sul torturatore fascista ed aggiungere qualcosa "agli onori di buon poliziotto" a lui concessi, si invita la lettura dell'articolo ''[http://www.cadutipolizia.it/articoli2007/mostro-eroe.htm Il mostro e l'eroe]'' (pubblicato su un sito della polizia italiana), dove per mostro ci si riferisce a Gaetano Colotti, cosa di per che stride col fatto che il suo nome sia commemorato nella questura di Trieste. Ecco alcuni stralci significativi:
Per finire il triste capitolo sul torturatore [[fascista]] ed aggiungere qualcosa "agli onori di buon [[poliziotto]]" a lui concessi, si invita la lettura dell'articolo ''[http://www.cadutipolizia.it/articoli2007/mostro-eroe.htm Il mostro e l'eroe]'' (pubblicato su un sito della [[polizia]] italiana), in cui il "mostro" è Gaetano Collotti, cosa che di per stride col fatto che il suo nome sia commemorato nella questura di Trieste. Ecco alcuni stralci significativi:


: «...Presto diventa noto come uno dei migliori investigatori dell'Ispettorato, anche se i suoi metodi spesso sono brutali, con interrogatori spietati a base di pestaggi e “beveroni” di acqua e sale per far parlare i prigionieri» <ref>Inizialmente l'articolo ha inteso non calcare troppo la mano con quello che comunque è stato un loro collega</ref>
: «Presto diventa noto come uno dei migliori investigatori dell'Ispettorato, anche se i suoi metodi spesso sono brutali, con interrogatori spietati a base di pestaggi e "beveroni" di acqua e sale per far parlare i prigionieri».
: «...Lo abbiamo detto, Gaetano Collotti è un uomo duro, un investigatore capace e un poliziotto coraggioso, ma lentamente ed inesorabilmente, come il colonnello '''Kurtz''' di '''Apocalypse Now''', inizia la propria personale discesa verso l'inferno [...] ...Ora è diventato un mostro. Non si può definire in nessun altro modo l'uomo che rastrella gli ebrei triestini e goriziani e li carica sui vagoni bestiame diretti verso Auschwitz, dopo averli derubati dei loro beni, che brucia vivi nelle grotte carsiche i partigiani che si sono arresi, che uccide i prigionieri sotto le torture, che stupra le prigioniere, che arresta e fa deportare in Germania i poliziotti collegati alla Resistenza, dove moriranno quasi tutti. All'interno dell'Ispettorato crea una squadra speciale formata da individui crudeli quanto lui che diventano il terrore di Trieste, la cosiddetta Banda Collotti.»
: «Lo abbiamo detto, Gaetano Collotti è un uomo duro, un investigatore capace e un [[poliziotto]] coraggioso, ma lentamente ed inesorabilmente, come il colonnello Kurtz di ''Apocalypse Now'', inizia la propria personale discesa verso l'inferno [...] Ora è diventato un mostro. Non si può definire in nessun altro modo l'uomo che rastrella gli ebrei triestini e goriziani e li carica sui vagoni bestiame diretti verso Auschwitz dopo averli derubati dei loro beni, che brucia vivi nelle grotte carsiche i partigiani che si sono arresi, che uccide i prigionieri sotto le torture, che stupra le prigioniere, che arresta e fa deportare in Germania i [[poliziotti]] collegati alla Resistenza, dove moriranno quasi tutti. All'interno dell'Ispettorato crea una squadra speciale formata da individui crudeli quanto lui che diventano il terrore di Trieste, la cosiddetta Banda Collotti».


L'"eroe" è invece il poliziotto [[antifascismo|antifascista]] Ameglio Sguazzin, che all'inizio della guerra ha ventotto anni e presta servizio presso la Questura di Udine:
L'"eroe" è invece il [[poliziotto]] [[antifascismo|antifascista]] Ameglio Sguazzin, che all'inizio della guerra ha ventotto anni e presta servizio presso la questura di Udine:
: «...Ameglio ha raggiunto le montagne friulane nei primi mesi del 1944, dove gli altri due fratelli combattono da alcuni mesi (cadranno entrambi in combattimento contro i nazisti). Certamente all'inizio ha fatto parte del forte gruppo di Poliziotti antifascisti della Questura di Udine, destinato a essere distrutto dal tradimento nell'estate dello stesso anno...».
: «Ameglio ha raggiunto le montagne friulane nei primi mesi del [[1944]], dove gli altri due fratelli combattono da alcuni mesi (cadranno entrambi in combattimento contro i [[nazisti]]). Certamente all'inizio ha fatto parte del forte gruppo di [[Poliziotti]] [[antifascisti]] della Questura di Udine, destinato a essere distrutto dal tradimento nell'estate dello stesso anno».


== Il tentativo istituzionale dei fascisti: il governo Tambroni e i fatti di Genova ==
== Il tentativo istituzionale dei fascisti: il governo Tambroni e i fatti di Genova ==
[[File:Genova60.png|thumb|350px|Genova, [[30 giugno]] [[1960]], corteo [[antifascista]].]]
Nel marzo del [[1960]] il democristiano Fernando Tambroni ricevette l'incarico di formare il governo, viste le dimissioni di Antonio Segni. La fiducia fu votata in parlamento anche dai [[neofascismo|neofascisti]] del MSI, risultando determinante. Tambroni, travolto dalle polemiche e dalle accuse di filo-[[fascismo]], dovette però dimettersi. Dopo una serie di tentativi, il governo ottenne nuovamente la fiducia grazie all'appoggio esterno del MSI, scatenando una reazione [[antifascismo|antifascista]] in tutta [[Italia]] contro lo sdoganamento dei [[fascisti]] voluto da Tambroni.


Nel marzo del [[1960]] il democristiano Fernando Tambroni ricevette l'incarico di formare il governo, viste le dimissioni di Antonio Segni. La fiducia fu votata in parlamento anche dai [[neofascismo|neofascisti]] del [[MSI]], risultando determinante. Tambroni, travolto dalle polemiche e dalle accuse di filo-fascismo, dovette però dimettersi. Dopo una serie di tentativi il governo ri-ottenne nuovamente la fiducia grazie all'appoggio esterno del [[MSI]], scatenando una reazione [[antifascismo|antifascista]] in tutta [[Italia]] contro lo sdoganamento dei fascisti voluto da Tambroni.
Quando l'MSI decise di convocare a Genova, medaglia d'oro della Resistenza, il suo 5° congresso, per le strade del capoluogo ligure si scatenò una vera e propria [[antifascismo|rivolta antifascista]] per impedirne lo svolgimento e l'entrata nel governo <ref name="apporofndimenti">Per approfondire si legga ''[[Cronologia_delle_rivolte_e_dei_morti_dalla_caduta_del_fascismo_ai_giorni_nostri#Il_precedente_di_Genova_2001:_Genova_1960|Il precedente di Genova 2001: Genova 1960]]''.</ref>.


Quando addirittura l'MSI decidese di convocare a Genova, Medaglia d'oro alla resistenza, il loro quinto congresso, per le strade del capoluogo ligure si scatenò una vera e propria [[antifascismo|rivolta antifascista]] per impedirne lo svolgimento e l'entrata al governo <ref name="apporofndimenti">Per approfondimenti si legga: ''[[Cronologia_delle_rivolte_e_dei_morti_dalla_caduta_del_fascismo_ai_giorni_nostri#Il_precedente_di_Genova_2001:_Genova_1960|Il precedente di Genova 2001: Genova 1960]]''</ref>.
Scrive Sandro Pertini nella presentazione del libro ''A Genova non si passa'' di Francesco Gandolfi (Edizioni Avanti!, [[1960]]), dedicato alla [[antifascismo|rivolta antifascista]] di Genova: «È Genova che ha riaffermato come i valori della [[Anarchici e Resistenza|Resistenza]] costituiscano un patronato sacro, inalienabile della Nazione intera e che chiunque osasse calpestarli si troverebbe contro tutti gli uomini liberi, pronti a ristabilire l'antica unità al disopra di ogni differenza ideologica e di ogni contrasto politico».


Scrive Sandro Pertini nella presentazione del libro ''A Genova non si passa'' di Francesco Gandolfi (edizioni [[Avanti]]! del 1960), dedicato alla [[antifascismo|rivolta antifascista]] di Genova: «'''''È Genova che ha riaffermato come i valori della [[Anarchici e Resistenza|Resistenza]] costituiscano un patronato sacro, inalienabile della Nazione intera e che chiunque osasse calpestarli si troverebbe contro tutti gli uomini liberi, pronti a ristabilire l'antica unità al disopra di ogni differenza ideologica e di ogni contrasto politico'''''».
Indipendentemente dalla valutazione politica che si può avere di Sandro Pertini - indiscutibile e sincero [[antifascismo|antifascista]], [[socialista]] e poi presidente della repubblica - la valutazione dei [[Cronologia_delle_rivolte_e_dei_morti_dalla_caduta_del_fascismo_ai_giorni_nostri#Il_precedente_di_Genova_2001:_Genova_1960|fatti di Genova]], espressa come [[antifascismo|rivolta antifascista]], è di per se stessa più che valida per descrivere quanto accadde nel secondo dopoguerra.
 
Indipendentemente dalla valutazione politica che si può avere di [[Sandro Pertini]] - indiscutibile e sincero [[antifascismo|antifascista]], [[socialista]] e poi presidente della Repubblica - la valutazione dei [[Cronologia_delle_rivolte_e_dei_morti_dalla_caduta_del_fascismo_ai_giorni_nostri#Il_precedente_di_Genova_2001:_Genova_1960|fatti di Genova]], espressa come [[antifascismo|rivolta antifascista]], è di per se stessa più che valida per quanto accadde nel secondo dopoguerra.


== Rapporti tra istituzioni, fascismo e mafia ==
== Rapporti tra istituzioni, fascismo e mafia ==
Cos'é la mafia? A questa domanda ben risponde [[Leonardo Sciascia]] nell'appendice del suo ''Il giorno della civetta'':
Cos'é la mafia? A questa domanda ben risponde Leonardo Sciascia nell'appendice del suo ''Il giorno della civetta'':
: «Ma la mafia era, ed è, altra cosa: un “sistema” che in Sicilia contiene e muove gli interessi economici e di potere di una classe che approssimativamente possiamo dire borghese; e non sorge e si sviluppa nel “vuoto “dello Stato (cioè quando lo Stato, con le sue legge e le sue funzioni, è debole e manca) ma dentro lo Stato. La mafia insomma altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma soltanto sfrutta».
:«Ma la mafia era, ed è, altra cosa: un "sistema" che in Sicilia contiene e muove gli interessi economici e di [[potere]] di una classe che approssimativamente possiamo dire borghese; e non sorge e si sviluppa nel "vuoto" dello [[Stato]] (cioè quando lo [[Stato]], con le sue leggi e le sue funzioni, è debole e manca) ma dentro lo [[Stato]]. La mafia insomma altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma soltanto sfrutta».
 
[[File:Il_capomafia_Vito_Genovese_con_Salvatore_Giuliano.jpg|thumb|left|250px|Vito Genovese, in divisa regolare da ufficiale americano, con accanto Salvatore Giuliano, il futuro responsabile dell'eccidio di Portella della Ginestra ([[1 maggio]] [[1947]]) contro la popolazione inerme che festeggiava il [[1 maggio|Primo Maggio]]. Giuliano godeva della protezione di Genovese quando passò con i "liberatori". Giuliano, inoltre, viene indicato, secondo molti documenti, come un ex marò della Xª MAS di Junio Valerio Borghese, corpo [[militare]] della RSI che si macchiò di crimini di guerra contro partigiani e civili disarmati.]]
[[File:Carlo-tresca-1910.jpg|thumb|250px|L'anarchico [[Carlo Tresca]].]]
===La Sicilia al centro di intighi internazionali e reazionari===
===La Sicilia al centro di intighi internazionali e reazionari===
I rapporti desecretati dell'[[OSS]] e del CIC (i servizi segreti statunitensi della Seconda guerra mondiale) provano l'esistenza di un patto scellerato in Sicilia tra la cosiddetta "Banda Giuliano" e le forze paramilitari del [[Fascismo|fascismo]] di Salò (in primis la Xª MAS di Junio Valerio Borghese e la rete eversiva del principe Pignatelli nel Meridione), il tutto con la copertura di alcuni apparati dello [[Stato]]. Queste "scoperte" sono il risultato di una ricerca promossa e realizzata negli ultimi anni da Nicola Tranfaglia (Università di Torino) e dal ricercatore indipendente Mario J. Cereghino <ref>Dal [http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/banda_giuliano.htm  dossier] a cura del Prof. Giuseppe Casarrubea.</ref>.


I rapporti desecretati dell'[[OSS]] e del Cic (i servizi segreti statunitensi della Seconda guerra mondiale), provano l'esistenza di un patto scellerato in Sicilia tra la cosiddetta “banda Giuliano” e le forze paramilitari del [[Fascismo|fascismo]] di Salò (in primis, la Decima Mas di Junio Valerio Borghese e la rete eversiva del principe Pignatelli nel meridione), il tutto con la copertura di alcuni apparati dello [[Stato]]. Queste "scoperte" sono il risultato di una ricerca promossa e realizzata negli ultimi anni da Nicola Tranfaglia (Università di Torino) e dal ricercatore indipendente Mario J. Cereghino <ref>[http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/banda_giuliano.htm da  Dossier a cura del Prof. Giuseppe Casarrubea]</ref>.
Nell'eccidio di Portella della Ginestra, per esempio, le inchieste-ricostruzioni proposte anche in documentari televisivi, hanno accertato la presenza [[Fascismo|fascista]] di esponenti dell'intelligence straniera e di appartenenti agli organi di [[repressione]] dello [[Stato]] italiano, soprattutto legati all'autonomismo siciliano, partito come istanza di sinistra guidata dall'[[antifascismo|antifascista]] Antonio Canepa <ref>[http://montagna-longa.noblogs.org/post/2006/05/06/il-fascista-giuliano-i-legami-tra-il-bandito-e-l-estrema-destra-di-attilio-bolzoni-tratto-da-la-repubblica-sabato-28-aprile-2007 Rapporto] del vicequestore di Trapani Giuseppe Peri.</ref>. Dopo l'efferato omicidio di Canepa ad opera dei carabinieri (con Canepa caddero anche due suoi compagni), il movimento separatista siciliano fu trasformato in strumento di [[repressione]] antipopolare, grazie all'infiltrazione di personaggi come il bandito Salvatore Giuliano, che godeva anche dell'appoggo di Vito Genovese <ref>[[indagine_sul_caso_dell%27anarchico_Tresca_e_sviluppi_relativi#Approfondimenti_su_Vito_Genovese|''Approfondimenti su Vito Genovese'']]</ref>, mafioso, simpatizzante fascista <ref name="nola">Vedi [[corpi_di_polizia_e_repressione_della_lotta_antifascista#Il_finanziamento_alla_casa_del_fascio_di_Nola|''Il finanziamento alla casa del fascio di Nola'']].</ref> e (presumibilmente) mandante dell'omicidio dell'anarchico [[Carlo Tresca]] <ref name="carlo">[[Carlo_Tresca#Ipotesi_sulla_sua_morte|Ipotesi sulla morte di Carlo Tresca]].</ref>
 
<ref>Coordinamento delle ricerche presso gli Archivi Nazionali degli [[Stati Uniti]] (NARA, College Park, Maryland) e l'Archivio Centrale dello Stato (Roma): Nicola Tranfaglia (Università di Torino), Giuseppe Casarrubea (Palermo), Mario J. Cereghino (San Paolo del Brasile).</ref>.
Nell'eccidio di [[Portella della Ginestra]], per esempio, le ultime inchieste-ricostruzioni proposte anche in recenti documentari televisivi, accertano la presenza [[Fascismo|fascista]], di esponenti dell'''intelligence'' stranieri e di quelli di appartenenti agli organi di [[repressione]] dello [[Stato]] italiano, sopratutto legati all'autonomismo siciliano, che partì come istanza di sinistra, non a caso guidata da una personalità del calibro di l'[[antifascismo|antifascista]] [[Antonio Canepa]] <ref>[http://montagna-longa.noblogs.org/post/2006/05/06/il-fascista-giuliano-i-legami-tra-il-bandito-e-l-estrema-destra-di-attilio-bolzoni-tratto-da-la-repubblica-sabato-28-aprile-2007 Rapporto del vicequestore di Trapani Giuseppe Peri]</ref>. Dopo l'efferato omicidio di Canepa ad opera dei carabinieri (con Canepa caddero anche due suoi compagni), il movimento separatista siciliano fu trasformato in strumento di [[repressione]] antipopolare, grazie all'infiltrazione di personaggi come il bandito Salvatore Giuliano, che godeva anche dell'appoggo di Vito Genovese <ref>[[indagine_sul_caso_dell%27anarchico_Tresca_e_sviluppi_relativi#Approfondimenti_su_Vito_Genovese|Approfondimenti su Vito Genovese]]</ref>, mafioso, simpatizzante fascista <ref name="nola">Vedi [[corpi_di_polizia_e_repressione_della_lotta_antifascista#Il_finanziamento_alla_casa_del_fascio_di_Nola|''Il finanziamento alla casa del fascio di Nola'']]</ref> e (presumibilmente) mandante dell'omicidio dell'anarchico [[Carlo Tresca]] <ref name="carlo">[[Carlo_Tresca#Ipotesi_sulla_sua_morte|Ipotesi sulla morte di Carlo Tresca]]</ref>
<ref>Coordinamento delle ricerche presso gli Archivi Nazionali degli Stati Uniti (NARA, College Park, Maryland) e l'Archivio Centrale dello Stato (Roma): Nicola Tranfaglia (Università di Torino), Giuseppe Casarrubea (Palermo), Mario J. Cereghino (San Paolo del Brasile)... </ref>.


Rapporti incrociati fra la [[X Mas]] di Borghese, la [[mafia]] e il golpismo fascista si evincono anche dalla vicenda di [[Mauro De Mauro]], secondo quanto riportato da [http://archive.is/fnbWa Andrea Cottone e Laura Nicastro] in un articolo pubblicato dalla testata giornalista dell'Università di Palermo <ref>[http://archive.is/k2qDh Testata giornalistica dell'Università degli Studi di Palermo]</ref>. Un episodio visto, non solo dagli [[antifascismo|antifascisti]] ma anche da storici quali Philip Cooke <ref>Philip Cocke, autore di ''Luglio 1960: Tambroni e la repressione fallita''", è professore di Sviluppo Regionale all'Università di Cardiff e Direttore del Centre for Advanced Studies di tale università. Il suo principale interesse di ricerca riguarda i sistemi locali di innovazione e l'economia della conoscenza. È membro del centro di ricerca CESAGen il primo centro del Regno Unito per la ricerca economica ed etica sul genoma. È autore di numerosi libri e di centinaia di articoli su vari aspetti dello sviluppo locale e regionale. direttore responsabile della rivista European Planning Studies. Di recente ha pubblicato i seguenti volumi: Kowledge Economics (Routledge 2000), Regional Innovation Systems, (Routledge 2003), Regional Economies as Knowledge Laboratories (Elgar 2004)</ref>, come un tentativo, coperto dagli apparati repressivi istituzionali, di restaurazione del [[Fascismo|fascismo]] per permettere il loro riciclaggio.
Rapporti incrociati fra la Xª MAS di Borghese, la [[mafia e fascismo|mafia]] e il golpismo [[fascista]] si evincono anche dalla vicenda del giornalista Mauro De Mauro (rapito da ''Cosa nostra'' e mai più ritrovato), secondo quanto riportato da Andrea Cottone e Laura Nicastro in un articolo <ref>[http://archive.is/fnbWa ''Non solo mafia: i misteri del delitto De Mauro'']</ref> pubblicato dalla testata giornalistica dell'Università di Palermo <ref>[http://archive.is/k2qDh Quotidiano] della Scuola di Giornalismo "Mario Francese".</ref>. Un episodio visto, non solo dagli [[antifascismo|antifascisti]] ma anche da storici quali Philip Cooke <ref>Philip Cocke, autore di ''Luglio 1960: Tambroni e la repressione fallita''", Professore di Sviluppo Regionale all'Università di Cardiff e Direttore del Centre for Advanced Studies di tale università.</ref>, come un tentativo, coperto dagli apparati [[repressivi]] istituzionali, di restaurazione del [[Fascismo|fascismo]] per permettere il riciclaggio dei suoi membri.


In questo contesto, che poi sfociò nell'eccidio di [[Portella della Ginestra]], il comunista Girolamo Li Causi, alla camera dei deputati, denunciò l'implicazione di mafiosi, dei "servizi" e di molti post-[[Fascismo|fascisti]] <ref>*[http://legislature.camera.it/_dati/costituente/lavori/Assemblea/sed185/sed185nc_5725.pdf Portella della Ginestra], intervento di Girolamo Li Causi all'Assemblea Costituente, seduta del 15 luglio 1947</ref>, alcuni dei quali ex poliziotti già processati per crimini di guerra come '''Giuseppe Gueli''' <ref>Gueli è un personaggio assai singolare che troviamo implicato nei più sporchi accadimenti del fascismo per cui riportiamo alcune testimonianze tratte dagli atti del processo a Giuseppe Gueli:
In questo contesto, poi sfociato nell'eccidio di Portella della Ginestra, il [[comunista]] Girolamo Li Causi, alla camera dei deputati, denunciò l'implicazione di mafiosi, dei "servizi" e di molti post-[[Fascismo|fascisti]] <ref>Portella della Ginestra, [http://legislature.camera.it/_dati/costituente/lavori/Assemblea/sed185/sed185nc_5725.pdf intervento di Girolamo Li Causi] all'Assemblea Costituente, seduta del [[15 luglio]] [[1947]].</ref>, alcuni dei quali ex [[poliziotti]] già processati per crimini di guerra, come '''Giuseppe Gueli''' <ref>Giuseppe Gueli è un personaggio assai singolare che troviamo implicato nei più sporchi accadimenti del [[fascismo]], per cui riportiamo alcune testimonianze tratte dagli atti del processo a suo carico.


*Il dottor Paul Messiner, di nazionalità austriaca, nel 1944 aveva l'incarico di capo-sezione Giustizia del Supremo Commissariato della Zona di Operazioni del Litorale Adriatico:  
*Il dottor Paul Messiner, di nazionalità austriaca, nel [[1944]] aveva l'incarico di capo-sezione giustizia del Supremo Commissariato della Zona di Operazioni del Litorale Adriatico:  
: «[...] Mi è stato riferito che nell'anno 1944 l'Ispettorato di P.S. di via Bellosguardo, trasferitosi dopo in via Cologna, procedette all'arresto dei fratelli Antonio e Augusto Cosulich [armatori che avevano finanziato il C.L.N.]. Il barone Economo si rivolse al Supremo Commissario dott. Rainer per ottenere l'immediato trasferimento dei detenuti dall'Ispettorato alla sede delle S.S. di piazza Oberdan, a causa dei noti sistemi di tortura dei detti agenti italiani, usati contro patrioti. Il Supremo Commissario accolse subito la richiesta e disse che la polizia tedesca non usava i metodi crudeli e le sevizie escogitati dall'Ispettorato [...] Ho saputo da diverse persone e tra queste dall'avv. Tončič, che la polizia italiana usava metodi barbari e sadici contro i detenuti. Ho parlato e fatto rapporto scritto al dott. Rainer [...] Mi sono state date assicurazioni in merito. [...] Il giudice Anasipoli sa che ho fatto arrestare due agenti dell'Ispettorato pur non rientrando nelle mie attribuzioni. [...] Ho dato ordine che i tribunali provinciali italiani non potessero giudicare antifascisti e che se avessero violato tale ordine sarebbero stati arrestati [...]» ([http://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=6811 da Didaweb]).  
: «Mi è stato riferito che nell'anno [[1944]] l'Ispettorato di P.S. di via Bellosguardo, trasferitosi dopo in via Cologna, procedette all'arresto dei fratelli Antonio e Augusto Cosulich [armatori che avevano finanziato il C.L.N.]. Il barone Economo si rivolse al Supremo Commissario dott. Rainer per ottenere l'immediato trasferimento dei detenuti dall'Ispettorato alla sede delle S.S. di piazza Oberdan, a causa dei noti sistemi di tortura dei detti agenti italiani, usati contro patrioti. Il Supremo Commissario accolse subito la richiesta e disse che la [[polizia]] tedesca non usava i metodi crudeli e le sevizie escogitati dall'Ispettorato. Ho saputo da diverse persone, e tra queste dall'avv. Tončič, che la [[polizia]] italiana usava metodi barbari e sadici contro i detenuti. Ho parlato e fatto rapporto scritto al dott. Rainer... Mi sono state date assicurazioni in merito. [...] Il giudice Anasipoli sa che ho fatto arrestare due agenti dell'Ispettorato pur non rientrando nelle mie attribuzioni. [...] Ho dato ordine che i tribunali provinciali italiani non potessero giudicare [[antifascisti]] e che se avessero violato tale ordine sarebbero stati arrestati» ([http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-note_sull%27ispettorato_speciale_di_ps_(banda_collotti).php ''Note sull'Ispettorato Speciale di PS (Banda Collotti)'']).  
*L'avvocato Tončič:
*L'avvocato Tončič:
: «Slavik mi disse di aver fatto un esposto al capo della sezione giustizia dell'ex-Commissariato dott. Paul Messiner e me lo mostrò. In tale esposto oltre a narrare quanto contro di lui era stato commesso dagli agenti [dell'Ispettorato], espose anche i maltrattamenti e le violenze carnali commesse ai danni di una ragazza diciassettenne e di una signora di Trieste [...] Il dott. Slavik fu arrestato poco tempo dopo dalle S.S. germaniche e deportato a Mauthausen dove purtroppo trovò la morte» ([http://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=6811 da Didaweb]).  
: «Slavik mi disse di aver fatto un esposto al capo della sezione giustizia dell'ex-Commissariato dott. Paul Messiner e me lo mostrò. In tale esposto, oltre a narrare quanto contro di lui era stato commesso dagli agenti [dell'Ispettorato], espose anche i maltrattamenti e le [[violenze]] carnali commesse ai danni di una ragazza diciassettenne e di una signora di Trieste. Il dott. Slavik fu arrestato poco tempo dopo dalle S.S. germaniche e deportato a Mauthausen, dove purtroppo trovò la morte» ([http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-note_sull%27ispettorato_speciale_di_ps_(banda_collotti).php ''Note sull'Ispettorato Speciale di PS (Banda Collotti)'']).  
*Arresto all'età di 16 anni Pietro Prodan nel '44, con Nives e Nerina sue sorelle:  
*Pietro Prodan, arrestato nel [[1944]], all'età di 16 anni, con le sorelle Nives e Nerina:  
: «[...] Tra i poliziotti che procedettero al nostro arresto c'era anche Sigfrido Mazzuccato. Dopo un periodo ci circa un mese negli uffici del "gruppo Olivares" dove i tre furono percossi anche da [[Gaetano Collotti]]: Mi hanno portato in [[Germania]] al campo di [[Buchenwald]] dove sono stato liberato dagli alleati. Nello stesso campo di concentramento è venuto nel novembre del 1944 anche il maresciallo Mazzuccato che la vigilia di Natale è stato, verso mezzanotte, trasportato nel forno crematorio e gettato in esso. Ho visto coi miei occhi la cartella scritta dai tedeschi in cui si diceva: “Mazzuccato, deceduto per catarro intestinale il 24 dicembre 1944» ([http://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=6811 da Didaweb]).  
: «Tra i [[poliziotti]] che procedettero al nostro arresto c'era anche Sigfrido Mazzuccato». Dopo un periodo di circa un mese negli uffici del "gruppo Olivares", dove i tre furono percossi anche da Gaetano Collotti: «Mi hanno portato in [[Germania]], al campo di Buchenwald, dove sono stato liberato dagli alleati. Nello stesso campo di concentramento è venuto, nel novembre del [[1944]], anche il maresciallo Mazzuccato, che la vigilia di Natale è stato, verso mezzanotte, trasportato nel forno crematorio e gettato in esso. Ho visto coi miei occhi la cartella, scritta dai tedeschi, in cui si diceva: "Mazzuccato, deceduto per catarro intestinale il [[24 dicembre]] [[1944]]"» ([http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-note_sull%27ispettorato_speciale_di_ps_(banda_collotti).php ''Note sull'Ispettorato Speciale di PS (Banda Collotti)'']).  
*Il rebus della sparizione di Mazzuccato fatto rimuovere dal comando [[SS]] dall'incarico è stato risolto.Agli atti del processo ci sono numerosissime testimonianze sui crimini ed i "metodi di interrogatorio" queste testimonianze sono agli atti sia del processo a Carico di Gueli sia di quello relativo alla [[Risiera di San Sabba]]. Da tali testimonianze si deduce che il metodo della tortura non era occasionale ma sistematico e lo stesso vescovo di Trieste Santin intervenne tentando di porre fine a tal modo nefando di agire nel 1942 dopo un periodo di incredulità su quanto era venuto a conoscenza, ovviamente il suo coraggioso intervento non ottenne gli esiti che il prelato si era prefisso. Per maggiori approfondimenti si legga: [http://it.wikipedia.org/wiki/Ispettorato_Speciale_di_Pubblica_Sicurezza_per_la_Venezia_Giulia Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia]
*Il rebus della sparizione di Mazzuccato, fatto rimuovere dal comando S.S. dall'incarico, è stato risolto. Agli atti del processo ci sono numerosissime testimonianze sui crimini ed i "metodi di interrogatorio": queste testimonianze sono agli atti sia del processo a carico di Gueli sia del processo relativo alla Risiera di San Sabba. Da tali testimonianze si deduce che il metodo della tortura non era occasionale ma sistematico e che lo stesso vescovo di Trieste Santin intervenne, tentando di porre fine a tal modo nefando di agire, nel [[1942]], dopo un periodo di incredulità su quanto era venuto a conoscenza; ovviamente il suo coraggioso intervento non ottenne gli esiti che il prelato si era prefissi.  
*Oltre a ciò occorre ricordare che Pietro Badoglio assegnò il controllo di Mussolini, appena deposto, proprio a Gueli, che in una lettera, risalente a quel periodo, si dichiara apertamente ammiratore di Mussolini. Ebbene, appena Mussolini fuggirà, questo tristo figuro del Gueli ce lo ritroviamo in Sicilia come poliziotto dirigente al tempo dei fatti inerenti [[Portella della Ginestra]].
*Pietro Badoglio assegnò il controllo di Mussolini, appena deposto, a Giuseppe Gueli, che in una lettera, risalente a quel periodo, si dichiara apertamente ammiratore di Mussolini. Ebbene, appena Mussolini fuggirà, ritroveremo Gueli in Sicilia come [[poliziotto]] dirigente al tempo dei fatti inerenti Portella della Ginestra.
*Gueli, Ispettore Generale: «Allorché mi convocò, il capo della Polizia mi chiarì che si trattava di salvaguardare la persona di Mussolini e di impedire, in tutti i modi, che i tedeschi lo rapissero. In tal caso, bisognava far fuoco sul prigioniero e far trovare un cadavere. Risposi che ero un uomo di battaglia non un assassino e allora lui mi disse che della bisogna erano stati incaricati i Carabinieri. Badoglio, volle conoscermi e a presentarmi al Capo del Governo provvide Senise. Il Maresciallo ripeté a me la consegna già data a Polito e io, come Polito, assicurai che l'avrei fedelmente e, occorrendo, personalmente eseguita. Nella notte, trascorsa insonne, però, presi la mia decisione: poiché la sorte, fra milioni d'ltaliani restati fedeli al Duce, dava a me l'occasione favorevole, dovevo fare di tutto per salvarlo. L'indomani, mi recai in Sardegna e constatai che, per clima e per sicurezza Mussolini si trovava molto male. Se gli inglesi avessero avuto notizia della sua presenza alla Maddalena, avrebbero potuto facilmente impadronirsene o seppellirlo sotto le macerie della villa con quattro cannonate delle loro navi». Si legga anche: [http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/schede/liberazioneduce.htm CorsaInfinita, sito dei bersaglieri]. Fu Gueli che stabilì il trasferimento al Gran Sasso che nel '42 era responsabile del famigerato "ispettorato Speciale di Polizia" per la Venezia Giulia: [[Benito Mussolini]] viene fatto evadere dai paracadutisti guidati nell'operazione del futuro terrorista mercenario/internazionale Otto Skorzeny</ref> '''Ettore Messana''', e '''Ciro Verdiani'''.
*Gueli, Ispettore Generale: «Allorché mi convocò, il capo della [[Polizia]] mi chiarì che si trattava di salvaguardare la persona di Mussolini e di impedire, in tutti i modi, che i tedeschi lo rapissero. In tal caso, bisognava far fuoco sul prigioniero e far trovare un cadavere. Risposi che ero un uomo di battaglia, non un assassino, e allora lui mi disse che della bisogna erano stati incaricati i Carabinieri. Badoglio, volle conoscermi e a presentarmi al Capo del Governo provvide Senise. Il Maresciallo ripeté a me la consegna già data a Polito e io, come Polito, assicurai che l'avrei fedelmente e, occorrendo, personalmente eseguita. Nella notte, trascorsa insonne, però, presi la mia decisione: poiché la sorte, fra milioni d'italiani restati fedeli al Duce, dava a me l'occasione favorevole, dovevo fare di tutto per salvarlo. L'indomani mi recai in Sardegna e constatai che, per clima e per sicurezza, Mussolini si trovava molto male. Se gli inglesi avessero avuto notizia della sua presenza alla Maddalena, avrebbero potuto facilmente impadronirsene o seppellirlo sotto le macerie della villa con quattro cannonate delle loro navi» ([http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/schede/liberazioneduce.htm ''La liberazione di Mussolini dalla progione del Gran Sasso'']). Fu dunque Gueli che stabilì il trasferimento di Benito Mussolini al Gran Sasso, dalla cui prigione venne poi fatto evadere dai paracadutisti guidati dal futuro terrorista mercenario internazionale Otto Skorzeny.</ref> '''Ettore Messana''', e '''Ciro Verdiani'''.


===Il finanziamento alla casa del fascio di Nola===
===Il finanziamento alla casa del fascio di Nola===
[[File:Carlo-tresca-1910.jpg|thumb|L'anarchico [[Carlo Tresca]]]]
Vito Genovese era in [[Italia]] quando l'anarchico [[Carlo Tresca]] viene assassinato. Vi giunse dagli [[USA]] nel [[1935]] con il beneplacito del regime [[fascista]], che lo salvò così da un arresto per omicidio. In seguito l'OSS (ex CIA), investigando su questi avvenimenti, prese atto che la Casa del Fascio di Nola era stata costruita con un finanziamento proprio di Vito Genovese, che in questo modo intendeva ringraziare il duce per la protezione ricevuta. Genovese, durante l'armistizio, "trafficava" droga (sempre nel nolano) insieme al suo "segretario" Mike Miranda e in combutta col suo socio d'affari Lucky Luciano. Già prima di questo periodo i [[Fascismo|fascisti]] non lo ostacolarono per nulla nello sviluppo dei suoi affari. La moglie di Genovese ha descritto i propri viaggi negli [[USA]] (commissione Kefauver, [[1952]]) necessari per prelevare e rifornire di denaro il consorte, di cui qualche "briciola" fu anche utilizzata per la costruzione della Casa del Fascio di Nola.
Vito Genovese <ref>[http://www.archivio900.it/it/nomi/nom.aspx?id=1393 Foto di Vito Genovese con Salvatore Giuliano]. Genovese è fotografato con la divisa dell'esercito americano,insieme a Salvatore Giuliano, responsabile dei fatti di [[Portella della Ginestra]], ciò dimostra che i due si conoscevano, anzi Giuliano godeva della protezione di Genovese quando passò con i "liberatori".</ref> era in [[Italia]] quando l'anarchico [[Carlo Tresca]] viene assassinato. Vi giunse dagli [[USA]] nel [[1935]] con il beneplacito del regime fascista, che lo salvò così da un arresto per omicidio. In seguito l'Oss (ex CIA), investigando su questi avvenimenti prese atto che la Casa del fascio di Nola era stata costruita con un finanziamento proprio di Vito Genovese, che in questo modo intendeva ringraziare il "Duce" per la protezione ricevuta. Il Genovese, durante l'armistizio, "trafficava" droga sempre nel Nolano, insieme al suo "segretario" Mike Miranda e in combutta col suo socio d'affari Lucky Luciano. Già prima di questo periodo i [[Fascismo| fascisti]] non lo ostacolarono per nulla nello sviluppo dei suoi affari. Nel proseguo la moglie di Genovese descriverà i propri viaggi negli [[USA]] (commissione Kefauver, 1952), necessari per prelevare e rifornire di denaro il consorte, di cui qualche "briciola" fu anche utilizzata per la costruzione della casa del fascio di Nola.


Il Genovese era entrato in "affari" con molti imprenditori del posto e aveva stabilito solidi rapporti con il probabile proprietario e/o comproprietario della industria Ferrarelle, il cui rappresentante di New York era, non a caso, proprio Mike Miranda. Tutti questi legami saranno utili al Genovese nel momento dello sbarco alleato, in cui ovviamente si riciclerà come [[antifascismo|antifascista]]. Occorre evidenziare anche un'altra "amicizia" importante del Genovese, cioè quella con Renato Carmine Senise, nipote del capo della polizia fascista Carmine Senise.
Genovese era entrato in "affari" con molti imprenditori del posto e aveva stabilito solidi rapporti con il probabile proprietario e/o comproprietario dell'industria Ferrarelle, il cui rappresentante di New York era, non a caso, proprio Mike Miranda. Tutti questi legami saranno utili a Genovese nel momento dello sbarco alleato, in cui ovviamente si riciclerà come [[antifascismo|antifascista]]. Occorre evidenziare anche un'altra "amicizia" importante di Genovese, cioè quella con Renato Carmine Senise, nipote del capo della [[polizia]] [[fascista]] Carmine Senise.


Secondo alcune testimonianze, Genovese sarebbe stato addirittura l'organizzatore dell'omicidio dell'anarchico [[Carlo Tresca]] <ref name="carlo"></ref> che prese a denunciare senza timore gli [[antifascismo|antifascisti]] dell'ultima ora, ricevendo, secondo alcuni, una ricompensa di 500.000 dollari.
Secondo alcune testimonianze, Genovese sarebbe stato addirittura l'organizzatore dell'omicidio dell'anarchico [[Carlo Tresca]] <ref name="carlo"></ref>:
: «Napoli vive i giorni della liberazione. Miseria e fame, speranze e disperazione sono le componenti della vita quotidiana. Alla testa del "Governo Militare Alleato" che amministra la Campania e la Puglia è l'italo-americano Charles Poletti; al suo fianco, come uomo di fiducia, un napoletano dal passato turbinaso, Vito Genovese. Ricercato dalla polizia americana per omicidio, Genovese era rientrato in Italia nel 1939 e si era stabilito a Napoli. I suoi rapporti col fascismo erano stati molto stretti (nel 1935, ad esempio, aveva inviato dall'America 250 mila dollari per la costruzione della Casa del Fascio di Noia). Secondo alcune testimonianze, Genovese sarebbe stato addirittura l'organizzatore dell'omicidio dell'antifascista Carlo Tresca, che su un giornale americano scriveva articoli infuocati contro Mussolini. Secondo altri, Genovese sarebbe stato compensato con la somma di 500.000 dollari. Una cosa è certa: una volta riparato in Italia, il fascismo lo protesse contro il rischio di un'estradizione negli Stati Uniti.» <ref>[http://www.bpp.it/Apulia/html/archivio/1985/II/art/R85II014.html Sud e malavita di Tonino Caputo, Gianfranco Langatta]</ref>
:«Napoli vive i giorni della liberazione. Miseria e fame, speranze e disperazione sono le componenti della vita quotidiana. Alla testa del "Governo Militare Alleato" che amministra la Campania e la Puglia è l'italo-americano Charles Poletti; al suo fianco, come uomo di fiducia, un napoletano dal passato turbinoso, Vito Genovese. Ricercato dalla [[polizia]] americana per omicidio, Genovese era rientrato in Italia nel [[1939]] e si era stabilito a Napoli. I suoi rapporti col [[fascismo]] erano stati molto stretti (nel [[1935]], ad esempio, aveva inviato dall'America 250.000 dollari per la costruzione della Casa del Fascio di Nola). Secondo alcune testimonianze, Genovese sarebbe stato addirittura l'organizzatore dell'omicidio dell'[[antifascista]] [[Carlo Tresca]], che su un giornale americano scriveva articoli infuocati contro Mussolini. Secondo altri, Genovese sarebbe stato compensato con la somma di 500.000 dollari. Una cosa è certa: una volta riparato in Italia, il [[fascismo]] lo protesse contro il rischio di un'estradizione negli [[Stati Uniti]]» <ref name="CL">[http://www.bpp.it/Apulia/html/archivio/1985/II/art/R85II014.html ''Sud e malavita''], di Tonino Caputo e Gianfranco Langatta</ref>.
Il colonello Poletti, fra l'altro, incaricò Genovese di condurre un'inchiesta amministrativa nei confronti di un sindaco sospettato di contrabbando. Proprio in quei giorni, un agente della Criminal Investigation Division giunse a Napoli per indagare su certe connivenze tra malavita locale e militari americani. Il [[17 maggio]] [[1945]], con uno stratagemma, e vincendo le resistenze dei protettori dei gangster, l'agente portò Genovese a New York in stato d'arresto. Ma l'unico teste d'accusa morì in [[carcere]] <ref>Morì in carcere anche Gaspare Pisciotta, "compagno" del bandito Giuliano, il 9 febbraio 1954. La causa del decesso, secondo gli esiti dell'autopsia, fu dovuta all'ingestione di 20 mg di stricnina. Pisciotta si accusò anche dell'uccisione di Giuliano, ma recenti indagini lo escludono. È più probabile che il bandito Giuliano sia stato invece assassinato perché al corrente di troppi lati oscuri della storia italiana.</ref>, avvelenato. Di nuovo libero Genovese ebbe la definitiva consacrazione negli alti gradi della mala americana. L'antica camorra si trasformò, i suoi collegamenti con la mafia e col potere politico-economico divennero internazionali, e ciò portò gli "investimenti" verso il mondo della droga, di cui ancora oggi si pagano le conseguenze sociali <ref>[http://www.bpp.it/Apulia/html/archivio/1985/II/art/R85II014.html Sud e malavita di Tonino Caputo, Gianfranco Langatta]</ref>.
Il colonello Poletti, fra l'altro, incaricò Genovese di condurre un'inchiesta amministrativa nei confronti di un sindaco sospettato di contrabbando. Proprio in quei giorni, un agente della Criminal Investigation Division giunse a Napoli per indagare su certe connivenze tra malavita locale e militari americani. Il [[17 maggio]] [[1945]], con uno stratagemma e vincendo le resistenze dei protettori dei gangster, l'agente portò Genovese a New York in stato d'arresto. Ma l'unico teste d'accusa morì in [[carcere]] <ref>Il [[9 febbraio]] [[1954]] morì in carcere anche Gaspare Pisciotta, "compagno" del bandito Giuliano. La causa del decesso, secondo gli esiti dell'autopsia, fu dovuta all'ingestione di 20 mg di stricnina. Pisciotta si accusò anche dell'uccisione di Giuliano, ma recenti indagini lo escludono. È più probabile che il bandito Giuliano sia stato invece assassinato perché al corrente di troppi lati oscuri della storia italiana.</ref>, avvelenato. Di nuovo libero, Genovese ebbe la definitiva consacrazione negli alti gradi della mala americana. L'antica camorra si trasformò, i suoi collegamenti con la mafia e col [[potere]] politico-economico divennero internazionali e ciò portò gli "investimenti" verso il mondo della droga, di cui ancora oggi si pagano le conseguenze sociali <ref name="CL"></ref>.


== Testimonianze della repressione ==
== Testimonianze della repressione ==
Riga 90: Riga 89:
Lo scontro sociale del secondo dopoguerra è ben illustrata dai dati di cui sotto e fu ulteriormente esacerbata dalle scelte di Mario Scelba.
Lo scontro sociale del secondo dopoguerra è ben illustrata dai dati di cui sotto e fu ulteriormente esacerbata dalle scelte di Mario Scelba.


*«Così dal 1948 al 1954 si ebbero 148.269 arrestati o fermati (per motivi politici) di cui l'80 per cento comunisti, 61.243 condannati per complessivi 20.426 anni di galera (con 18 ergastoli) di cui il 90 per cento a comunisti. Nello stesso periodo in sole 38 province italiane vengono arrestati 1697 partigiani, dei 484 condannati a complessivi 5806 anni di carcere. Ma l'azione repressiva andava ben oltre: dal 1947 al 1954 in scontri di piazza tra forze di polizia e dimostranti, si contano almeno 5.104 feriti di cui 350 da armi da fuoco, un numero imprecisato di contusi e 145 morti (quasi quanti gli uccisi dalla “Strategia della tensione”) questi ultimi compresi in ottantuno episodi distribuiti su tutto il territorio nazionale. I morti fra le forze repressive sono nello stesso periodo, 19. Tutte queste sono cifre agghiaccianti, cha parlano da sole.» <ref>[http://web.tiscali.it/dplarivista/ANNO%20I%20-%20NUMERO%201/TESTI/articolo%20scelba.htm Articolo di Gianni Viola], articolo completo in ''Sicilia Libertaria'' n° 206 del febbraio 2002</ref>
*«Così dal [[1948]] al [[1954]] si ebbero 148.269 arrestati o fermati (per motivi politici), di cui l'80 per cento [[comunisti]], 61.243 condannati per complessivi 20.426 anni di galera (con 18 ergastoli), di cui il 90 per cento a [[comunisti]]. Nello stesso periodo in sole 38 province italiane vengono arrestati 1.697 partigiani, dei quali 484 condannati a complessivi 5.806 anni di carcere. Ma l'azione repressiva andava ben oltre: dal [[1947]] al [[1954]], in scontri di piazza tra forze di [[polizia]] e dimostranti, si contano almeno 5.104 feriti, di cui 350 da armi da fuoco, un numero imprecisato di contusi e 145 morti (quasi quanti gli uccisi dalla "Strategia della tensione"), questi ultimi compresi in 81 episodi distribuiti su tutto il territorio nazionale. I morti fra le forze [[repressive]] sono, nello stesso periodo, 19. Tutte queste cifre agghiaccianti parlano da sole. [...] Fra i fatti accertati: l'uso del bastone di nerbo di bue, l'immissione di sale e pietre nella bocca, abluzioni continuate di acqua fredda, percosse a sangue, legature di mani e piedi, il cospargere benzina sui piedi, carta bruciata sotto il naso e vicino le guance, denudazione di uomini e donne, percosse ai fianchi con pugni, getto di acqua salata sulla schiena, sigarette accese sulla faccia, sul ventre, sull'avambraccio, pugni, schiaffi, colpi di regolo, calci agli stinchi. Innumerevoli i casi di suicidio in soggetti che presentavano tracce di sevizie e maltrattamenti e a tal proposito si chiedeva retoricamente Lelio Basso: "Da chi sono uccisi i molti detenuti che vengono trovati morti nelle guardine e di cui solitamente i certificati medici dichiarano che sono morti per sincope cardiaca?" (Lelio Basso, ''La tortura oggi in Italia'', Editrice Civiltà, [[1953]], p. 30)» <ref>[http://web.tiscali.it/dplarivista/ANNO%20I%20-%20NUMERO%201/TESTI/articolo%20scelba.htm ''Gli eccidi operai e contadini del dopoguerra''], di Gianni Viola (articolo completo in ''Sicilia Libertaria'' n° 206 del febbraio [[2002]]).</ref>.
*«Fra i fatti accertati: l'uso del bastone di nerbo di bue, l'immissione di sale e pietre nella bocca, abluzioni continuate di acqua fredda, percosse a sangue, legature di mani e piedi, il cospargere benzina sui piedi, carta bruciata sotto il naso e vicino le guance, denudazione di uomini e donne, percosse ai fianchi con pugni, getto di acqua salata sulla schiena, sigarette accese sulla faccia, sul ventre, sull'avambraccio, pugni, schiaffi, colpi di regolo, calci agli stinchi. Innumerevoli i casi di suicidio in soggetti che presentavano tracce di sevizie e maltrattamenti e a tal proposito si chiedeva retoricamente Lelio Basso: “Da chi sono uccisi i molti detenuti che vengono trovati morti nelle guardine e di cui solitamente i certificati medici dichiarano che sono morti per "sincope cardiaca"([[Lelio Basso]] - La tortura oggi in Italia - ed. Civiltà 1953 - p. 30).


*«È interessante a questo punto riportare una dichiarazione, resa nel 1975, dunque lo stesso anno del commento di Brennan sulle operazioni speciali dell'OSS, da Mario Scelba, Ministro degli Interni dal 1947 al 1953 (e successivamente anche dal '60 al '62), a seguito della pubblicazione de ''Gli americani in Italia'', con il proposito di difendere alcune posizioni indifendibili: "Nel dopoguerra i pericoli per la sicurezza dello stato venivano dalle organizzazioni paramilitari comuniste che non avevano accettato l'ordine emanato dai governi dei Comitati di Liberazione Nazionale per la consegna delle armi, e anzi le custodivano ben oliate e pronte per l'uso." [15] E così con il pretesto del pericolo rosso, Scelba costituì una struttura semi-istituzionale che a lui solo avrebbe dovuto rispondere. "[...] nei primi mesi del 1948 era stata messa a punto una infrastruttura capace di far fronte ad un tentativo insurrezionale comunista. L'intero paese era stato diviso in una serie di grosse circoscrizioni, ognuna delle quali comprendeva varie province, e alla loro testa era stato designato in maniera riservata, per un eventuale momento di emergenza, una specie di prefetto regionale, che non sempre era il prefetto più anziano o quello della città più importante, perché in alcuni casi era invece il questore o un altro uomo di sicura energia e di mia assoluta fiducia... I superprefetti da me designati avrebbero assunto gli interi poteri dello Stato sapendo esattamente, in base ad un piano prestabilito, che cosa fare.» ([[Antonio Gambino]], Storia dell'Italia nel dopoguerra, Laterza, 1975, pp. 473-474) <ref>[https://web.archive.org/web/20010723184246/http://www.intermarx.com/ossto/ANGOLO_fn.html da L'angolo morto di Mario Coglitore]</ref>.
*«È interessante a questo punto riportare una dichiarazione, resa nel [[1975]], dunque lo stesso anno del commento di Brennan sulle operazioni speciali dell'OSS, da Mario Scelba, Ministro degli Interni dal [[1947]] al [[1953]] (e successivamente anche dal [[1960]] al [[1962]]), a seguito della pubblicazione de ''Gli americani in Italia'', con il proposito di difendere alcune posizioni indifendibili: "Nel dopoguerra i pericoli per la sicurezza dello [[Stato]] venivano dalle organizzazioni paramilitari [[comuniste]] che non avevano accettato l'ordine emanato dai governi dei Comitati di Liberazione Nazionale per la consegna delle armi, e anzi le custodivano ben oliate e pronte per l'uso". E così, con il pretesto del pericolo rosso, Scelba costituì una struttura semi-istituzionale che a lui solo avrebbe dovuto rispondere. "[...] nei primi mesi del [[1948]] era stata messa a punto una infrastruttura capace di far fronte ad un tentativo insurrezionale [[comunista]]. L'intero paese era stato diviso in una serie di grosse circoscrizioni, ognuna delle quali comprendeva varie province, e alla loro testa era stato designato in maniera riservata, per un eventuale momento di emergenza, una specie di prefetto regionale, che non sempre era il prefetto più anziano o quello della città più importante, perché in alcuni casi era invece il questore o un altro uomo di sicura energia e di mia assoluta fiducia... I superprefetti da me designati avrebbero assunto gli interi [[poteri]] dello [[Stato]] sapendo esattamente, in base ad un piano prestabilito, che cosa fare" (Cfr. Antonio Gambino, ''Storia dell'Italia nel dopoguerra'', Laterza, [[1975]], pp. 473-474)» <ref>[https://web.archive.org/web/20040112034846/http://www.intermarx.com:80/ossto/ANGOLO.html ''L'angolo morto''], di Mario Coglitore (''Intermarx - rivista virtuale di analisi e critica materialista'', Osservatorio storico, ottobre [[1999]]).</ref>.


==Note==
==Note==
Riga 101: Riga 98:


===Sulla rivolta antifascista di Genova===
===Sulla rivolta antifascista di Genova===
*Anton Gaetano Parodi, ''Le giornate di Genova'', Editori Riuniti 1960
*''Rinascita'', 1960, pp. 619-688
*Francesco Gandolfi, ''A Genova non si passa'', la prefazione è di Sandro Pertini, edizioni Avanti!
*Anton Gaetano Parodi, ''Le giornate di Genova'', Editori Riuniti, 1960
*Movimento 30 Giugno, ''Il 30 Giugno a Genova''
*Francesco Gandolfi, ''A Genova non si passa'', prefazione di Sandro Pertini, Edizioni Avanti!, 1960
*Philip Cooke, ''Luglio 1960: Tambroni e la repressione fallita'', Teti Editore 2000
*Movimento 30 Giugno, ''Il 30 Giugno a Genova'', 1960
*Paride Battini, ''L'occasionale storia di un porto e della sua gente'', editore Marietti
*Paolo Arvati e Paride Rugafiori, ''Storia della camera del lavoro di Genova dalla Resistenza al Giugno 1960'', Editrice Sindacale Italiana, 1981
*Paolo Arvati, Paride Rugafiori, ''Storia della camera del lavoro di Genova dalla Resistenza al Giugno 1960''
*Paride Battini, ''L'occasionale storia di un porto e della sua gente'', Editore Marietti, 1991
*''Rinascita'', 1960 pag. 619 688
*Philip Cooke, ''Luglio 1960: Tambroni e la repressione fallita'', Teti Editore, 2000


===Sugli accadimenti di Sicilia===
===Sugli accadimenti in Sicilia===
*Giuseppe Casarrubea, ''Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra'', Bompiani editore
*Giuseppe Casarrubea, ''Fra' Diavolo e il governo nero. «Doppio Stato» e stragi nella Sicilia del dopoguerra'', Franco Angeli, 1998
*Giuseppe Casarrubea, ''Tango Connection. L'oro nazifascista, l'America Latina e la guerra al comunismo in Italia. 1943-1947'', Bompiani editore
*Giuseppe Casarrubea, ''Salvatore Giuliano. Morte di un capobanda e dei suoi luogotenenti'', Franco Angeli, 2001
*Giuseppe Casarrubea, ''Salvatore Giuliano. Morte di un capobanda e dei suoi luogotenenti'', Franco Angeli editore
*Giuseppe Casarrubea, ''Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra'', Bompiani, 2005
*Giuseppe Casarrubea, ''Fra' Diavolo e il governo nero. «Doppio Stato» e stragi nella Sicilia del dopoguerra'', Franco Angeli editore
*Giuseppe Casarrubea, ''Tango Connection. L'oro nazifascista, l'America Latina e la guerra al comunismo in Italia. 1943-1947'', Bompiani, 2007
*Giuseppe Casarrubea, ''Portella della Ginestra. Microstoria di una strage di Stato'', Franco Angeli editore
*Giuseppe Casarrubea, ''Portella della Ginestra. Microstoria di una strage di Stato'', Franco Angeli, 2016


== Voci correlate ==
== Voci correlate ==
*[[Mafia e fascismo]]
*[[Mafia e fascismo]]
*[[Salvatore Giuliano, un bandito fascista]]
*[[Salvatore Giuliano, un bandito fascista]]
*[[congresso_di_Palermo|Convegno universitario di Palermo]], sui rapporti tra servizi segreti, mafia, fascismo, poliziotti e servitori del fascismo riciclati dopo la Liberazione.
*[[congresso_di_Palermo|Convegno universitario di Palermo]] (voce sui rapporti tra servizi segreti, mafia, [[fascismo]], [[poliziotti]] e servitori del [[fascismo]] riciclati dopo la Liberazione)
*[[Cronologia delle rivolte e dei morti dalla caduta del fascismo ai giorni nostri]], voce di ''[[Anarcopedia]]'' che fornisce un maggior dettaglio cronologico degli eccidi compiuti dopo la caduta del regime [[fascista]].
*[[Cronologia delle rivolte e dei morti dalla caduta del fascismo ai giorni nostri]] (voce che fornisce un maggior dettaglio cronologico degli eccidi compiuti dopo la caduta del regime [[fascista]])


== Collegamenti esterni ==
== Collegamenti esterni ==
*[http://www.uonna.it/cronos.htm Cronologia dell'azione dei servizi segreti americani in Italia dal 1943 al 1994]
*[https://web.archive.org/web/20050221104505/http://www.uonna.it/cronos.htm Cronologia dell'azione dei servizi segreti americani in Italia dal 1943 al 1994]
*[http://it.wikipedia.org/wiki/Utente:Lupo_rosso/Sandboxnuova/corpi_di_polizia_e_repressione_della_lotta_antifascista Corpi di polizia e repressione della lotta antifascista]
*[http://it.wikipedia.org/wiki/Utente:Lupo_rosso/Sandboxnuova/corpi_di_polizia_e_repressione_della_lotta_antifascista ''Corpi di polizia e repressione della lotta antifascista'']
*[http://it.wikipedia.org/wiki/Central_Intelligence_Agency#Europa Arruolamento di nazifascisti da parte della CIA in Europa ed in Italia a scopo repressivo rivendicazioni sociali]
*[http://it.wikipedia.org/wiki/Central_Intelligence_Agency#Europa Arruolamento di nazifascisti da parte della CIA in Europa ed in Italia allo scopo di reprimere le rivendicazioni sociali]
*[http://www.archiviocasarrubea.it/memorie-digitli/interviste-co/ Interviste a Giuseppe Casarrubea] su mafia, fascismo e intrighi del secondo dopoguerra
*[http://www.archiviocasarrubea.it/memorie-digitli/interviste-co/ Interviste a Giuseppe Casarrubea] su mafia, [[fascismo]] e intrighi del secondo dopoguerra


[[Categoria:Antifascismo|Corpi di polizia e repressione della lotta antifascista]]
[[Categoria:Antifascismo|Corpi di polizia e repressione della lotta antifascista]]
[[Categoria:Fascismo|Corpi di polizia e repressione della lotta antifascista]]
[[Categoria:Fascismo|Corpi di polizia e repressione della lotta antifascista]]
[[Categoria:Storia generale|Corpi di polizia e repressione della lotta antifascista]]
[[Categoria:Storia generale|Corpi di polizia e repressione della lotta antifascista]]
64 364

contributi