Il secondo dopoguerra in Italia: corpi di polizia e repressione della lotta antifascista: differenze tra le versioni

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I rapporti desecretati dell'[[OSS]] e del Cic (i servizi segreti statunitensi della Seconda guerra mondiale), provano l'esistenza di un patto scellerato in Sicilia tra la cosiddetta “banda Giuliano” e le forze paramilitari del [[Fascismo|fascismo]] di Salò (in primis, la Decima Mas di Junio Valerio Borghese e la rete eversiva del principe Pignatelli nel meridione), il tutto con la copertura di alcuni apparati dello [[Stato]]. Queste "scoperte" sono il risultato di una ricerca promossa e realizzata negli ultimi anni da Nicola Tranfaglia (Università di Torino) e dal ricercatore indipendente Mario J. Cereghino <ref>[http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/banda_giuliano.htm da  Dossier a cura del Prof. Giuseppe Casarrubea]</ref>.
I rapporti desecretati dell'[[OSS]] e del Cic (i servizi segreti statunitensi della Seconda guerra mondiale), provano l'esistenza di un patto scellerato in Sicilia tra la cosiddetta “banda Giuliano” e le forze paramilitari del [[Fascismo|fascismo]] di Salò (in primis, la Decima Mas di Junio Valerio Borghese e la rete eversiva del principe Pignatelli nel meridione), il tutto con la copertura di alcuni apparati dello [[Stato]]. Queste "scoperte" sono il risultato di una ricerca promossa e realizzata negli ultimi anni da Nicola Tranfaglia (Università di Torino) e dal ricercatore indipendente Mario J. Cereghino <ref>[http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/banda_giuliano.htm da  Dossier a cura del Prof. Giuseppe Casarrubea]</ref>.


Nell'eccidio di [[Portella della Ginestra]], per esempio, le ultime inchieste-ricostruzioni proposte anche in recenti documentari televisivi, accertano la presenza [[Fascismo|fascista]], di esponenti dell'''intelligence'' stranieri e di quelli di appartenenti agli organi di [[repressione]] dello [[Stato]] italiano, sopratutto legati all'autonomismo siciliano, che partì come istanza di sinistra, non a caso guidata da una personalità del calibro di l'[[antifascismo|antifascista]] [[Antonio Canepa]] <ref>[http://montagna-longa.noblogs.org/post/2006/05/06/il-fascista-giuliano-i-legami-tra-il-bandito-e-l-estrema-destra-di-attilio-bolzoni-tratto-da-la-repubblica-sabato-28-aprile-2007 Rapporto del vicequestore di Trapani Giuseppe Peri]</ref>. Dopo l'efferato omicidio di Canepa ad opera dei carabinieri (con Canepa caddero anche due suoi compagni), il movimento separatista siciliano fu trasformato in strumento di [[repressione]] antipopolare, grazie all'infiltrazione di personaggi come il bandito Salvatore Giuliano, che godeva anche dell'appoggo di Vito Genovese <ref>[[indagine_sul_caso_dell%27anarchico_Tresca_e_sviluppi_relativi#Approfondimenti_su_Vito_Genovese|Approfondimenti su Vito Genovese]]</ref>, mafioso, simpatizzante fascista <ref name="nola">Vedi [[corpi_di_polizia_e_repressione_della_lotta_antifascista#Il_finanziamento_alla_casa_del_fascio_di_Nola|''Il finanziamento alla casa del fascio di Nola'']]</ref> e (presumibilmente) mandante dell'omicidio dell'anarchico [[Carlo Tresca]] <ref>[[Carlo_Tresca#Ipotesi_sulla_sua_morte|Ipotesi sulla morte di Carlo Tresca]]</ref>
Nell'eccidio di [[Portella della Ginestra]], per esempio, le ultime inchieste-ricostruzioni proposte anche in recenti documentari televisivi, accertano la presenza [[Fascismo|fascista]], di esponenti dell'''intelligence'' stranieri e di quelli di appartenenti agli organi di [[repressione]] dello [[Stato]] italiano, sopratutto legati all'autonomismo siciliano, che partì come istanza di sinistra, non a caso guidata da una personalità del calibro di l'[[antifascismo|antifascista]] [[Antonio Canepa]] <ref>[http://montagna-longa.noblogs.org/post/2006/05/06/il-fascista-giuliano-i-legami-tra-il-bandito-e-l-estrema-destra-di-attilio-bolzoni-tratto-da-la-repubblica-sabato-28-aprile-2007 Rapporto del vicequestore di Trapani Giuseppe Peri]</ref>. Dopo l'efferato omicidio di Canepa ad opera dei carabinieri (con Canepa caddero anche due suoi compagni), il movimento separatista siciliano fu trasformato in strumento di [[repressione]] antipopolare, grazie all'infiltrazione di personaggi come il bandito Salvatore Giuliano, che godeva anche dell'appoggo di Vito Genovese <ref>[[indagine_sul_caso_dell%27anarchico_Tresca_e_sviluppi_relativi#Approfondimenti_su_Vito_Genovese|Approfondimenti su Vito Genovese]]</ref>, mafioso, simpatizzante fascista <ref name="nola">Vedi [[corpi_di_polizia_e_repressione_della_lotta_antifascista#Il_finanziamento_alla_casa_del_fascio_di_Nola|''Il finanziamento alla casa del fascio di Nola'']]</ref> e (presumibilmente) mandante dell'omicidio dell'anarchico [[Carlo Tresca]] <ref name="carlo">[[Carlo_Tresca#Ipotesi_sulla_sua_morte|Ipotesi sulla morte di Carlo Tresca]]</ref>
<ref>Coordinamento delle ricerche presso gli Archivi Nazionali degli Stati Uniti (NARA, College Park, Maryland) e l'Archivio Centrale dello Stato (Roma): Nicola Tranfaglia (Università di Torino), Giuseppe Casarrubea (Palermo), Mario J. Cereghino (San Paolo del Brasile)... </ref>.
<ref>Coordinamento delle ricerche presso gli Archivi Nazionali degli Stati Uniti (NARA, College Park, Maryland) e l'Archivio Centrale dello Stato (Roma): Nicola Tranfaglia (Università di Torino), Giuseppe Casarrubea (Palermo), Mario J. Cereghino (San Paolo del Brasile)... </ref>.


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Il Genovese era entrato in "affari" con molti imprenditori del posto e aveva stabilito solidi rapporti con il probabile proprietario e/o comproprietario della industria Ferrarelle, il cui rappresentante di New York era, non a caso, proprio Mike Miranda. Tutti questi legami saranno utili al Genovese nel momento dello sbarco alleato, in cui ovviamente si riciclerà come [[antifascismo|antifascista]]. Occorre evidenziare anche un'altra "amicizia" importante del Genovese, cioè quella con Renato Carmine Senise, nipote del capo della polizia fascista Carmine Senise.
Il Genovese era entrato in "affari" con molti imprenditori del posto e aveva stabilito solidi rapporti con il probabile proprietario e/o comproprietario della industria Ferrarelle, il cui rappresentante di New York era, non a caso, proprio Mike Miranda. Tutti questi legami saranno utili al Genovese nel momento dello sbarco alleato, in cui ovviamente si riciclerà come [[antifascismo|antifascista]]. Occorre evidenziare anche un'altra "amicizia" importante del Genovese, cioè quella con Renato Carmine Senise, nipote del capo della polizia fascista Carmine Senise.


Secondo alcune testimonianze, Genovese sarebbe stato addirittura l'organizzatore dell'omicidio dell'anarchico [[Carlo Tresca]] <ref name="tresca">[[Carlo_Tresca#Ipotesi_sulla_sua_morte|Ipotesi sulla morte di Tresca]]</ref> che prese a denunciare senza timore gli [[antifascismo|antifascisti]] dell'ultima ora, ricevendo, secondo alcuni, una ricompensa di 500.000 dollari.  
Secondo alcune testimonianze, Genovese sarebbe stato addirittura l'organizzatore dell'omicidio dell'anarchico [[Carlo Tresca]] <ref name="carlo"></ref> che prese a denunciare senza timore gli [[antifascismo|antifascisti]] dell'ultima ora, ricevendo, secondo alcuni, una ricompensa di 500.000 dollari.  
: «Napoli vive i giorni della liberazione. Miseria e fame, speranze e disperazione sono le componenti della vita quotidiana. Alla testa del "Governo Militare Alleato" che amministra la Campania e la Puglia è l'italo-americano Charles Poletti; al suo fianco, come uomo di fiducia, un napoletano dal passato turbinaso, Vito Genovese. Ricercato dalla polizia americana per omicidio, Genovese era rientrato in Italia nel 1939 e si era stabilito a Napoli. I suoi rapporti col fascismo erano stati molto stretti (nel 1935, ad esempio, aveva inviato dall'America 250 mila dollari per la costruzione della Casa del Fascio di Noia). Secondo alcune testimonianze, Genovese sarebbe stato addirittura l'organizzatore dell'omicidio dell'antifascista Carlo Tresca, che su un giornale americano scriveva articoli infuocati contro Mussolini. Secondo altri, Genovese sarebbe stato compensato con la somma di 500.000 dollari. Una cosa è certa: una volta riparato in Italia, il fascismo lo protesse contro il rischio di un'estradizione negli Stati Uniti.» <ref>[http://www.bpp.it/Apulia/html/archivio/1985/II/art/R85II014.html Sud e malavita di Tonino Caputo, Gianfranco Langatta]</ref>
: «Napoli vive i giorni della liberazione. Miseria e fame, speranze e disperazione sono le componenti della vita quotidiana. Alla testa del "Governo Militare Alleato" che amministra la Campania e la Puglia è l'italo-americano Charles Poletti; al suo fianco, come uomo di fiducia, un napoletano dal passato turbinaso, Vito Genovese. Ricercato dalla polizia americana per omicidio, Genovese era rientrato in Italia nel 1939 e si era stabilito a Napoli. I suoi rapporti col fascismo erano stati molto stretti (nel 1935, ad esempio, aveva inviato dall'America 250 mila dollari per la costruzione della Casa del Fascio di Noia). Secondo alcune testimonianze, Genovese sarebbe stato addirittura l'organizzatore dell'omicidio dell'antifascista Carlo Tresca, che su un giornale americano scriveva articoli infuocati contro Mussolini. Secondo altri, Genovese sarebbe stato compensato con la somma di 500.000 dollari. Una cosa è certa: una volta riparato in Italia, il fascismo lo protesse contro il rischio di un'estradizione negli Stati Uniti.» <ref>[http://www.bpp.it/Apulia/html/archivio/1985/II/art/R85II014.html Sud e malavita di Tonino Caputo, Gianfranco Langatta]</ref>
Il colonello Poletti, fra l'altro, incaricò Genovese di condurre un'inchiesta amministrativa nei confronti di un sindaco sospettato di contrabbando. Proprio in quei giorni, un agente della Criminal Investigation Division giunse a Napoli per indagare su certe connivenze tra malavita locale e militari americani. Il [[17 maggio]] [[1945]], con uno stratagemma, e vincendo le resistenze dei protettori dei gangster, l'agente portò Genovese a New York in stato d'arresto. Ma l'unico teste d'accusa morì in [[carcere]] <ref>Morì in carcere anche Gaspare Pisciotta, "compagno" del bandito Giuliano, il 9 febbraio 1954. La causa del decesso, secondo gli esiti dell'autopsia, fu dovuta all'ingestione di 20 mg di stricnina. Pisciotta si accusò anche dell'uccisione di Giuliano, ma recenti indagini lo escludono. È più probabile che il bandito Giuliano sia stato invece assassinato perché al corrente di troppi lati oscuri della storia italiana.</ref>, avvelenato. Di nuovo libero Genovese ebbe la definitiva consacrazione negli alti gradi della mala americana. L'antica camorra si trasformò, i suoi collegamenti con la mafia e col potere politico-economico divennero internazionali, e ciò portò gli "investimenti" verso il mondo della droga, di cui ancora oggi si pagano le conseguenze sociali <ref>[http://www.bpp.it/Apulia/html/archivio/1985/II/art/R85II014.html Sud e malavita di Tonino Caputo, Gianfranco Langatta]</ref>.
Il colonello Poletti, fra l'altro, incaricò Genovese di condurre un'inchiesta amministrativa nei confronti di un sindaco sospettato di contrabbando. Proprio in quei giorni, un agente della Criminal Investigation Division giunse a Napoli per indagare su certe connivenze tra malavita locale e militari americani. Il [[17 maggio]] [[1945]], con uno stratagemma, e vincendo le resistenze dei protettori dei gangster, l'agente portò Genovese a New York in stato d'arresto. Ma l'unico teste d'accusa morì in [[carcere]] <ref>Morì in carcere anche Gaspare Pisciotta, "compagno" del bandito Giuliano, il 9 febbraio 1954. La causa del decesso, secondo gli esiti dell'autopsia, fu dovuta all'ingestione di 20 mg di stricnina. Pisciotta si accusò anche dell'uccisione di Giuliano, ma recenti indagini lo escludono. È più probabile che il bandito Giuliano sia stato invece assassinato perché al corrente di troppi lati oscuri della storia italiana.</ref>, avvelenato. Di nuovo libero Genovese ebbe la definitiva consacrazione negli alti gradi della mala americana. L'antica camorra si trasformò, i suoi collegamenti con la mafia e col potere politico-economico divennero internazionali, e ciò portò gli "investimenti" verso il mondo della droga, di cui ancora oggi si pagano le conseguenze sociali <ref>[http://www.bpp.it/Apulia/html/archivio/1985/II/art/R85II014.html Sud e malavita di Tonino Caputo, Gianfranco Langatta]</ref>.
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