Il Risveglio Anarchico: differenze tra le versioni

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* «5. Fondare una morale nuova, basata sul lavoro, la funzione più importante della vita, e sviluppare il senso di responsabilità di fronte al mestiere che esercitiamo, delle faccende che compiamo tutti i giorni. Denunciare anche il lavoro antisociale, quello cioè che nuoce ai nostri simili e che ci viene imposto al fine di mantenere l'attuale stato di miseria, di oppressione e di sfruttamento».  
* «5. Fondare una morale nuova, basata sul lavoro, la funzione più importante della vita, e sviluppare il senso di responsabilità di fronte al mestiere che esercitiamo, delle faccende che compiamo tutti i giorni. Denunciare anche il lavoro antisociale, quello cioè che nuoce ai nostri simili e che ci viene imposto al fine di mantenere l'attuale stato di miseria, di oppressione e di sfruttamento».  
* «6. Formulare un diritto nuovo, per sviluppare nei lavoratori la coscienza sempre più netta della loro inferiorità e pertanto d'indegnità, contro la quale essi sono chiamati a rivoltarsi per ottenere con l'uguaglianza di fatto, il benessere e la [[libertà]]. Non si tratta, ben inteso, di un diritto scritto, ma della rivendicazione pratica per tutti dei beni e dei godimenti riservati oggi a pochi privilegiati».
* «6. Formulare un diritto nuovo, per sviluppare nei lavoratori la coscienza sempre più netta della loro inferiorità e pertanto d'indegnità, contro la quale essi sono chiamati a rivoltarsi per ottenere con l'uguaglianza di fatto, il benessere e la [[libertà]]. Non si tratta, ben inteso, di un diritto scritto, ma della rivendicazione pratica per tutti dei beni e dei godimenti riservati oggi a pochi privilegiati».
=== La Prima guerra mondiale ===
Al profilarsi della minaccia della conflagrazione europea, di cui l'organo [[anarchico]] denunciò, fra i primi, l'incombente pericolo (rivelerà, poi, di avere ricevuto, in anteprima, notizie e documentazioni da [[Kropotkin]], «conoscitore profondo delle rivalità fra gli [[Stati]] e sovente bene informato in materia d'intrighi diplomatici» <ref name="SB">Crf. ''Spieghiamoci bene'', n. 477, del 4 novembre 1916.</ref>). Di fronte all'urgenza ed alla gravità del problema, balzato sull'orizzonte politico internazionale, il periodico dovette pertanto accantonare i temi usuali della propaganda, per impegnarsi a fondo nella campagna contro la guerra, sollecitando il proletariato internazionale a boicottare la corsa agli armamenti delle potenze belligeranti ed a troncare le mire guerraiole della borghesia, ricorrendo allo sciopero generale:
:«La preoccupazione della guerra divenuta anche per noi la maggiore di tutte - scriverà più tardi [[Luigi Bertoni|Bertoni]] <ref name="SB"></ref> - sentimmo essere puerile quasi l'affannarsi troppo per le conquiste [[sindacali]], poiché tanta minaccia incombeva su tutti i proletari. E da allora lanciammo il grido d'allarme: ''O la rivoluzione o la guerra!'' e su questo dilemma abbiamo imperniata tutta la propaganda orale e scritta».
In realtà, già verso la fine del [[1912]], l'organo [[anarchico]] aveva lanciato la parola d'ordine «lo sciopero generale prima della guerra», perché - affermava - «una volta la mobilitazione annunciata, la generale battuta, l'allarme dato, gli ordini di marcia spediti, l'opinione pubblica soggiogata, il proletariato non sarà più in grado di riparare al mal fatto». <ref>''La Guerra'', n. 344, del 26 ottobre 1912.</ref>
Scoppiato il conflitto, ''Le Réveil'' - uscito in quel periodo nella sola edizione francese - lanciò il manifesto '''''Au Prolétariat International''''' <ref>Numeri 397 e 398, del 14 e 28 novembre 1914</ref>, perché alla guerra che è «la rupture bourgeoise de la légalité interétatiste», questi opponga «la Révolution, la rupture prolétarienne internationale contre toutes les lois de privilège et d'oppression au nom de la justice, soit de l'interêt de tous».
La posizione di intransigente antibellicismo (non neutralismo, come è sovente precisato, «perché il neutralismo [[statale]] non è e non può essere che una menzogna, e poi perché abbiamo in mediocre stima quei pacifisti che non vogliono colpita la guerra nelle sue due profonde cause: il [[capitale]] e lo [[Stato]]») venne sostenuta, senza tentennamenti, durante tutti gli anni in cui perdurò il conflitto.
Particolarmente vivace, fu lo scontro polemico sostenuto dal giornale contro la deviazione interventista di quelle frangie di sovversivi - fra cui J. Wintsch, J. Grave e lo stesso P. Kropotkin - che «gagnés par la fièvre guerrière», si erano pronunciati per una partecipazione anarchica a favore della triplice alleanza franco-anglo-russa, sostenendo ch'era una necessaria difesa contro il dispotismo tedesco e un mezzo per abbattare il militarismo. <ref>Vedi ad esempio, ''Ai guerrafondai sedicenti sovversivi'', n. 418, 419 e 420, dell'11 e 25 settembre e 9 ottobre 1915, nonché la risposta di [[Luigi Bertoni|Bertoni]] (''Soldats ou insurgés'', n. 401, del 9 gennaio 1915) alle posizioni di [[Jean Grave]], che andava sostenendo che «s'il est vrai que tous les gouvernements se valent, il n'est pas moins vrai que l'autorité du vainqueur est plus dure à supporter, qu'elle est une forte aggravation à l'autorité simple» (''Il n'y a pas d'absolu'', n. 400, del 26 dicembre 1914). Per la più benevola posizione del giornale nei confronti di [[Kropotkin]] - che, come noto, era stato uno dei firmatari del «[[Manifesto dei Sedici]]» - e spiegabile per i sentimenti di amicizia e di stima che da anni legavano [[Luigi Bertoni|Bertoni]] al vecchio rivoluzionario russo, vedi, invece, il già citato articolo ''Spieghiamoci bene''.</ref>


==Note==
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