Il Libertario: differenze tra le versioni

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''Il Libertario'' fu per [[Pasquale Binazzi]] e [[Zelmira Peroni]], fondatori <ref>''[https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/14398-peroni-carlotta-germinia-detta-zelmira Carlotta Germinia Peroni detta Zelmira]'', ''Dizionario biografico degli anarchici italiani'', BFS</ref>, e il loro entourage il mezzo più efficace per diffondere le idee [[libertarie]] (raggiunse ben presto rilevanza nazionale per la chiarezza di impostazione e per alcune famose campagne contro la parzialità di alcune sentenze della magistratura, contro il [[militarismo]] e contro il [[clericalismo]]), che naturalmente erano invise allo [[Stato]] italiano. Non a caso già il [[30 maggio]] [[1917]] la [[stampa anarchica|rivista]] fu sospesa dalle [[autorità]] militari e nel dicembre seguente [[Pasquale Binazzi|Binazzi]] venne fermato con la sua compagna [[Zelmira Peroni|Zelmira]] ed inviato nella colonia penitenziaria di Lipari. Liberato nel gennaio [[1919]], riprese la pubblicazione del [[stampa anarchica|giornale]], che però fu resa difficoltosa dall'avvento dello [[Fascismo|squadrismo fascista]]. Il [[29 ottobre]] [[1922]] la sede de ''Il Libertario'' fu completamente distrutta e la ripresa delle attività fu enormemente difficile. Proprio a causa del [[Fascismo|fascismo]] la pubblicazione de ''Il Libertario'' fu portata avanti con enormi difficoltà sino al [[1926]], quando il [[Fascismo|regime fascista]] ne impose la chiusura definitiva, condannando la coppia a cinque anni di confino, ridotti poi a due.
''Il Libertario'' fu per [[Pasquale Binazzi]] e [[Zelmira Peroni]], fondatori <ref>''[https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/14398-peroni-carlotta-germinia-detta-zelmira Carlotta Germinia Peroni detta Zelmira]'', ''Dizionario biografico degli anarchici italiani'', BFS</ref>, e il loro entourage il mezzo più efficace per diffondere le idee [[libertarie]] (raggiunse ben presto rilevanza nazionale per la chiarezza di impostazione e per alcune famose campagne contro la parzialità di alcune sentenze della magistratura, contro il [[militarismo]] e contro il [[clericalismo]]), che naturalmente erano invise allo [[Stato]] italiano. Non a caso già il [[30 maggio]] [[1917]] la [[stampa anarchica|rivista]] fu sospesa dalle [[autorità]] militari e nel dicembre seguente [[Pasquale Binazzi|Binazzi]] venne fermato con la sua compagna [[Zelmira Peroni|Zelmira]] ed inviato nella colonia penitenziaria di Lipari. Liberato nel gennaio [[1919]], riprese la pubblicazione del [[stampa anarchica|giornale]], che però fu resa difficoltosa dall'avvento dello [[Fascismo|squadrismo fascista]]. Il [[29 ottobre]] [[1922]] la sede de ''Il Libertario'' fu completamente distrutta e la ripresa delle attività fu enormemente difficile. Proprio a causa del [[Fascismo|fascismo]] la pubblicazione de ''Il Libertario'' fu portata avanti con enormi difficoltà sino al [[1926]], quando il [[Fascismo|regime fascista]] ne impose la chiusura definitiva, condannando la coppia a cinque anni di confino, ridotti poi a due.


Il direttore responsabile per tutta la durata del periodico fu lo stesso [[Pasquale Binazzi]] (coadiuvato da [[Zelmira Peroni]], che lo sostituì in diverse occasioni anche per lunghi periodi).
Il direttore responsabile per tutta la durata del periodico fu lo stesso [[Pasquale Binazzi]] (coadiuvato da [[Zelmira Peroni]], che lo sostituì in diverse occasioni, anche per lunghi periodi).


[[Pasquale Binazzi|Binazzi]] anche fra il [[1942]] e il [[1944]] costituì un riferimento organizzativo della federazione [[anarchica]] che si stava ricostituendo; le raccolte del periodico sono di basilare interesse per lo studio e la comprensione delle lotte operaie di inizio secolo e per le diatribe che provocò la partecipazione o meno alla Prima guerra mondiale.  
[[Pasquale Binazzi|Binazzi]] anche fra il [[1942]] e il [[1944]] costituì un riferimento organizzativo della federazione [[anarchica]] che si stava ricostituendo; le raccolte del periodico sono di basilare interesse per lo studio e la comprensione delle lotte operaie di inizio secolo e per le diatribe che provocò la partecipazione o meno alla Prima guerra mondiale.  
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