Iconoclastia: differenze tra le versioni

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Storicamente si individua l'iconoclastia come movimento religioso, quella sviluppata a Bisanzio tra l'VIII e il IX secolo, che considerava idolatrico il culto delle immagini sacre (Cristo, la Vergine, i santi) riprovevole  e quindi ne predicava la loro distruzione.  
Storicamente si individua l'iconoclastia come movimento religioso, quella sviluppata a Bisanzio tra l'VIII e il IX secolo, che considerava idolatrico il culto delle immagini sacre (Cristo, la Vergine, i santi) riprovevole  e quindi ne predicava la loro distruzione.  


La venerazione delle immagini (''iconolatria'') in oriente aveva dato vita a diverse forme di fanatismo. La disputa assunse toni politici quando nel 726 l'imperatore bizantino '''Leone III Isaurico''', una volta abbracciata in maniera chiara l'iconoclastia, iniziò una campagna persecutoria nei confronti degli adoratori di immagini (iconoduli). Furono chiusi monasteri e chiese ribelli, vennero confiscate e distribuite ai contadini-soldati le loro terre; Leone tentò di imporre anche a Roma la distruzione delle immagini sacre, ma si dovette scontrare con la decisa opposizione di papa Gregorio II, che di fatto portò alla fine del dominio bizantino nell'[[Italia]] centro-settentrionale: i governatori bizantini ('''esarchi''') di Venezia, Ravenna e Roma vennero cacciati o uccisi dai seguaci di Gregorio II. Come ritorsione, l'imperatore ordinò che le diocesi di [[Grecia]], [[Macedonia]], Epiro e Creta passassero alla giurisdizione romana. Inizia così la separazione della [[Chiesa]] greca da quella romana. Le tesi iconoclaste furono ribadite al concilio di Hieria (753) dall'imperatore Costantino V Copronimo, figlio e successore di Leone III.
La venerazione delle immagini (''iconolatria'') in oriente aveva dato vita a diverse forme di fanatismo. La disputa assunse toni politici quando nel 726 l'imperatore bizantino '''Leone III Isaurico''', una volta abbracciata in maniera chiara l'iconoclastia, iniziò una campagna persecutoria nei confronti degli adoratori di immagini (iconoduli). Furono chiusi monasteri e chiese ribelli, vennero confiscate e distribuite ai contadini-soldati le loro terre; Leone tentò di imporre anche a Roma la distruzione delle immagini sacre, ma si dovette scontrare con la decisa opposizione di papa Gregorio II, che di fatto portò alla fine del dominio bizantino nell'[[Italia]] centro-settentrionale: i governatori bizantini ('''esarchi''') di Venezia, Ravenna e Roma vennero cacciati o uccisi dai seguaci di Gregorio II. Come ritorsione, l'imperatore ordinò che le diocesi di [[Grecia]], [[Macedonia]], Epiro e Creta passassero alla giurisdizione romana. Inizia così la separazione della [[Chiesa]] greca da quella romana. Le tesi iconoclaste furono ribadite al concilio di Hieria (753) dall'imperatore Costantino V Copronimo, figlio e successore di Leone III.


Affrancata dalla tutela bizantina, nel frattempo Roma si appoggiò prima ai longobardi, poi ai franchi, al cui re Carlo finì addirittura per riconoscere il titolo imperiale nell'800. Il concilio di Nicea II (787), filoromano, promosso dall'imperatrice Irene e dall'imperatore Costantino VI, su richiesta di papa Adriano I, si svolse con la partecipazione di 367 padri (tra cui anche Giovanni Damasceno e Teodoro Studita), quando Tarasio era patriarca a Bisanzio. Il Concilio stabilì che le icone potevano essere venerate ma non adorate. Gli iconoclasti furono scomunicati.
Affrancata dalla tutela bizantina, nel frattempo Roma si appoggiò prima ai longobardi, poi ai franchi, al cui re Carlo finì addirittura per riconoscere il titolo imperiale nell'800. Il concilio di Nicea II (787), filoromano, promosso dall'imperatrice Irene e dall'imperatore Costantino VI, su richiesta di papa Adriano I, si svolse con la partecipazione di 367 padri (tra cui anche Giovanni Damasceno e Teodoro Studita), quando Tarasio era patriarca a Bisanzio. Il Concilio stabilì che le icone potevano essere venerate ma non adorate. Gli iconoclasti furono scomunicati.
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