Gracchus Babeuf: differenze tra le versioni

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Il [[24 aprile]] 1793 Robespierre aveva proposto di modificare la Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1789 sulla proprietà , definendola  « il diritto che ogni cittadino ha di godere di quella parte dei beni che gli è assicurata dalla legge », stabilendone così il carattere sociale, perciò non inviolabile in quanto non più « diritto naturale ».<ref>Principio recepito nell'art. 19 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1793, preambolo dell'Atto costituzionale approvato il 24 giugno 1793, in cui era scritto che « Nessuno può essere privato della benchè minima parte della sua proprietà , senza il suo consenso, tranne quando la necessità  pubblica legalmente constatata lo esige, e sotto la condizione di una giusta e preventiva indennità  ».</ref> Il [[4 maggio]] era stato stabilito un ''maximum'' ai prezzi delle merci di prima necessità .   
Il [[24 aprile]] 1793 Robespierre aveva proposto di modificare la Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1789 sulla proprietà , definendola  « il diritto che ogni cittadino ha di godere di quella parte dei beni che gli è assicurata dalla legge », stabilendone così il carattere sociale, perciò non inviolabile in quanto non più « diritto naturale ».<ref>Principio recepito nell'art. 19 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1793, preambolo dell'Atto costituzionale approvato il 24 giugno 1793, in cui era scritto che « Nessuno può essere privato della benchè minima parte della sua proprietà , senza il suo consenso, tranne quando la necessità  pubblica legalmente constatata lo esige, e sotto la condizione di una giusta e preventiva indennità  ».</ref> Il [[4 maggio]] era stato stabilito un ''maximum'' ai prezzi delle merci di prima necessità .   


Scrivendo il [[7 maggio]] ad Anaxagoras Chaumette, giornalista delle ''Révolutions de Paris'' e simpatizzante dei sanculotti, Babeuf gli esprimeva ammirazione per aver favorito il decreto della Comune di Parigi che stabiliva lo « stato d'insurrezione finché non saranno assicurate le sussistenze ». Analoga ammirazione manifestava per l'iniziativa di Robespierre, il « nostro legislatore », il « nostro Licurgo » che aveva avanzato il principio secondo il quale « il diritto di proprietà  non può pregiudicare l'esistenza dei nostri simili, che la società  è obbligata a provvedere alla sussistenza di tutti i suoi membri, sia procurando loro del lavoro, sia assicurando i mezzi di esistenza a coloro che non sono in grado di lavorare ».<ref>Principio recepito nell'art. 21 della Dichiarazione del 1793: « I soccorsi pubblici sono un debito sacro. La società  deve la sussistenza ai cittadini svantaggiati, sia procurando loro del lavoro, sia assicurando i mezzi di esistenza a quelli che non sono in età  di poter lavorare».</ref> Era entusiasta, Babeuf, convinto che la Rivoluzione stesse portando ai « giorni di una felicità  generale ignota a tutte le età  e a tutte le nazioni ».
Scrivendo il [[7 maggio]] ad Anaxagoras Chaumette, giornalista delle ''Révolutions de Paris'' e simpatizzante dei sanculotti, Babeuf gli esprimeva ammirazione per aver favorito il decreto della Comune di Parigi che stabiliva lo « stato d'insurrezione finché non saranno assicurate le sussistenze ». Analoga ammirazione manifestava per l'iniziativa di Robespierre, il « nostro legislatore », il « nostro Licurgo » che aveva avanzato il principio secondo il quale « il diritto di proprietà  non può pregiudicare l'esistenza dei nostri simili, che la società  è obbligata a provvedere alla sussistenza di tutti i suoi membri, sia procurando loro del lavoro, sia assicurando i mezzi di esistenza a coloro che non sono in grado di lavorare ».<ref>Principio recepito nell'art. 21 della Dichiarazione del 1793: « I soccorsi pubblici sono un debito sacro. La società  deve la sussistenza ai cittadini svantaggiati, sia procurando loro del lavoro, sia assicurando i mezzi di esistenza a quelli che non sono in età  di poter lavorare».</ref> Era entusiasta, Babeuf, convinto che la Rivoluzione stesse portando ai « giorni di una felicità  generale ignota a tutte le età  e a tutte le nazioni ».


Intanto, il processo montato a Montdidier contro Babeuf si era concluso con la sua condanna in contumacia niente meno che a vent'anni di carcere e la richiesta, rivolta a Parigi, di arrestarlo. Così fu fatto il [[14 novembre]], ma contemporaneamente da Parigi furono richieste per due volte informazioni sui presunti crimini commessi da Babeuf, che a loro risultava irreprensibile « per civismo e probità  ». Non ottennero risposta dal procuratore di Montdidier e Babeuf fu scarcerato. Si mosse allora il ministro degli Interni in persona, che ordinò un nuovo arresto, e Babeuf si consegnò spontaneamente alla polizia parigina che lo fece trasferire a Montdidier.  
Intanto, il processo montato a Montdidier contro Babeuf si era concluso con la sua condanna in contumacia niente meno che a vent'anni di carcere e la richiesta, rivolta a Parigi, di arrestarlo. Così fu fatto il [[14 novembre]], ma contemporaneamente da Parigi furono richieste per due volte informazioni sui presunti crimini commessi da Babeuf, che a loro risultava irreprensibile « per civismo e probità  ». Non ottennero risposta dal procuratore di Montdidier e Babeuf fu scarcerato. Si mosse allora il ministro degli Interni in persona, che ordinò un nuovo arresto, e Babeuf si consegnò spontaneamente alla polizia parigina che lo fece trasferire a Montdidier.  
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