Gli attentati individualistici nella storia dell'anarchismo: differenze tra le versioni

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''L'anarchico che venne dall'America'', Ed. Mondadori, Milano 1974. </ref>, che il 29 luglio 1900 uccise a Monza il Re d'Italia Umberto I, volle ricoprire lo stesso ruolo che pochi anni prima fu di [[Michele Angiolillo|Angiolillo]] affermando, durante il processo, di aver attentato al Capo dello Stato «perché egli è responsabile ai miei occhi di tutte le vittime pallide e sanguinanti dal sistema che lui rappresenta e fa difendere». E aggiunse: «Concepii tale disegnamento dopo le sanguinose repressioni avvenute in Sicilia nel 1894... e dopo le altre repressioni del'98, fatte sempre in seguito agli stati d'assedio emanati con decreto regio, ancora più numerose e più barbare... ». <ref>Idem, p. 146. 87 </ref>
''L'anarchico che venne dall'America'', Ed. Mondadori, Milano 1974. </ref>, che il 29 luglio 1900 uccise a Monza il Re d'Italia Umberto I, volle ricoprire lo stesso ruolo che pochi anni prima fu di [[Michele Angiolillo|Angiolillo]] affermando, durante il processo, di aver attentato al Capo dello Stato «perché egli è responsabile ai miei occhi di tutte le vittime pallide e sanguinanti dal sistema che lui rappresenta e fa difendere». E aggiunse: «Concepii tale disegnamento dopo le sanguinose repressioni avvenute in Sicilia nel 1894... e dopo le altre repressioni del'98, fatte sempre in seguito agli stati d'assedio emanati con decreto regio, ancora più numerose e più barbare... ». <ref>Idem, p. 146. 87 </ref>


Occorre però ricordare che nel caso del regicidio di Bresci il risultato politico fu veramente significativo. Infatti l'entourage del re ed i gruppi dirigenti che si riconoscevano nelle repressioni cittadine, nelle leggi eccezionali e nelle avventurose imprese coloniali dell'Italia di fine secolo, vennero messi da parte. Con l'uccisione di Re Umberto I si chiuse per l'Italia un periodo di tragici contrasti e di lotte violente e ne cominciò un altro più aperto alla comprensione delle questioni sociali. Si può ben dire quindi che, in questo caso, l'atto individuale dell'anarchico "americano" determinò un profondo cambiamento nella vita politica e sociale del paese. D'altronde lo stesso fondatore del movimento repubblicano nel nostro paese si <ref> La frase di Giuseppe Mazzini è estratta da P. F. GASPARETTO, ''Patriota e  
Occorre però ricordare che nel caso del regicidio di [[Gaetano Bresci|Bresci]] il risultato politico fu veramente significativo. Infatti l'entourage del re ed i gruppi dirigenti che si riconoscevano nelle repressioni cittadine, nelle leggi eccezionali e nelle avventurose imprese coloniali dell'Italia di fine secolo, vennero messi da parte. Con l'uccisione di Re Umberto I si chiuse per l'Italia un periodo di tragici contrasti e di lotte violente e ne cominciò un altro più aperto alla comprensione delle questioni sociali. Si può ben dire quindi che, in questo caso, l'atto individuale dell'anarchico "americano" determinò un profondo cambiamento nella vita politica e sociale del paese. D'altronde lo stesso fondatore del movimento repubblicano nel nostro paese si <ref> La frase di Giuseppe Mazzini è estratta da P. F. GASPARETTO, ''Patriota e  
terrorista? Mazzini e la lotta armata nel giudizio degli storici'', in Storia Illustrata n. 350, Ed. Mondadori, Milano, gennaio 1987, pp. 90-97. </ref> era così espresso:
terrorista? Mazzini e la lotta armata nel giudizio degli storici'', in Storia Illustrata n. 350, Ed. Mondadori, Milano, gennaio 1987, pp. 90-97. </ref> era così espresso:


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: «Coloro che non riconoscono come legittimo un ordinamento politico possono essere indotti a comportarsi nei confronti dello stato e delle persone che lo dirigono, come gli stati si comportano quando non si riconoscono reciprocamente e tendono al reciproco annientamento.» <ref> Dello stesso parere (circa l'utilità delle azioni violente) sarà Mussolini, prima che divenisse un fascista reazionario, il quale dichiarerà:"... persona vile il lanciatore solo perché si è disperso tra la folla? Ma non tentò anche Felice Orsini di nascondersi? E i terroristi russi non cercano di sfuggire, dopo fatto il colpo, all'arresto? Eroi-pazzi quelli che compiono atto individuale? Eroi quasi sempre, ma pazzi quasi mai. Pazzo un Angiolillo? Pazzo un Bresci? Ah no! Il loro atteggiamento ha strappato righe di ammirazione a giornalisti d'alta intelligenza. Non mettiamoci, giudicando questi uomini e gli atti da loro compiuti, sullo stesso piano della mentalità borghese e poliziesca. E non gettiamo noi socialisti le pietre della nostra lapidazione. Riconosciamo invece che gli atti individuali hanno il loro valore e qualche volta segnano l'inizio di profonde trasformazioni sociali". Da "Alcune interessanti opinioni di Mussolini. (''Il valore degli atti individuali'')", in «Il Martello», New York, 11 settembre 1926, tratto da Lotta di classe dei 16 luglio 1910. </ref>
: «Coloro che non riconoscono come legittimo un ordinamento politico possono essere indotti a comportarsi nei confronti dello stato e delle persone che lo dirigono, come gli stati si comportano quando non si riconoscono reciprocamente e tendono al reciproco annientamento.» <ref> Dello stesso parere (circa l'utilità delle azioni violente) sarà Mussolini, prima che divenisse un fascista reazionario, il quale dichiarerà:"... persona vile il lanciatore solo perché si è disperso tra la folla? Ma non tentò anche Felice Orsini di nascondersi? E i terroristi russi non cercano di sfuggire, dopo fatto il colpo, all'arresto? Eroi-pazzi quelli che compiono atto individuale? Eroi quasi sempre, ma pazzi quasi mai. Pazzo un Angiolillo? Pazzo un Bresci? Ah no! Il loro atteggiamento ha strappato righe di ammirazione a giornalisti d'alta intelligenza. Non mettiamoci, giudicando questi uomini e gli atti da loro compiuti, sullo stesso piano della mentalità borghese e poliziesca. E non gettiamo noi socialisti le pietre della nostra lapidazione. Riconosciamo invece che gli atti individuali hanno il loro valore e qualche volta segnano l'inizio di profonde trasformazioni sociali". Da "Alcune interessanti opinioni di Mussolini. (''Il valore degli atti individuali'')", in «Il Martello», New York, 11 settembre 1926, tratto da Lotta di classe dei 16 luglio 1910. </ref>


Conclusasi con il regicidio di Bresci la stagione degli attentati eccellenti che, secondo Maurizio Antonioli, sancì anche la fine del così detto "bombismo", l'interesse degli ambienti individualisti si localizzò sulla figura e sugli scritti di [[Max Stirner]], fino allora conosciuti in maniera frammentaria. La sua opera, L'Unico e la sua proprietà, apparsa in Italia solo nel corso del 1902, venne a fungere da copertura ideologica per alcuni settori del mondo anarchico ed in special modo per le giovani generazioni di sovversivi le quali, formatesi in una fase nichilista e decadente della cultura occidentale, si abbandonarono ad un ribellismo irrazionale dai forti connotati elitari.
Conclusasi con il regicidio di [[Gaetano Bresci|Bresci]] la stagione degli attentati eccellenti che, secondo Maurizio Antonioli, sancì anche la fine del così detto "bombismo", l'interesse degli ambienti individualisti si localizzò sulla figura e sugli scritti di [[Max Stirner]], fino allora conosciuti in maniera frammentaria. La sua opera, L'Unico e la sua proprietà, apparsa in Italia solo nel corso del 1902, venne a fungere da copertura ideologica per alcuni settori del mondo anarchico ed in special modo per le giovani generazioni di sovversivi le quali, formatesi in una fase nichilista e decadente della cultura occidentale, si abbandonarono ad un ribellismo irrazionale dai forti connotati elitari.


L'uscita di un saggio di [[Luigi Fabbri]] intitolato ''L'individualismo stirneriano nel movimento anarchico'' <ref>«[[Il Pensiero]]», 25 ottobre e 10 novembre 1903". Cfr. M. ANTONIOLI - P. C. MASINI, op. cit., p. 66, n. 48. 89 </ref>, in cui l'autore cercò di fare una lucida disamina delle origini storiche dell'anarchismo, innescò una diatriba interna al movimento tra gli "stirneriani", i quali consideravano il filosofo tedesco padre dell'anarchia integrale, e tutto il rimanente mondo anarchico che si opponeva a tale appiattimento dei loro credo politico, ribadendo con forza la naturale derivazione dell'anarchia dal socialismo. La polemica conobbe momenti di vasta eco grazie all'azione di due fratelli genovesi poco più che adolescenti, Attilio e Ludovico Corbella <ref> Stando alle carte della polizia, Attilio era nato nel 1887 ed aveva diciassette anni nel 1904. Dei fratello, pare più giovane, non esiste traccia presso il Casellario Politico Centrale. Entrambi erano studenti di ragioneria". Cfr. M. ANTONIOLI - [[Pier Carlo Masini|P. C. MASINI]], op. cit., p. 67, n. 51. </ref>, che su di alcuni fogli anarchici, tra cui «Il Grido della Folla» (il maggior giornale individualista dell'Italia d'inizio secolo nato a Milano nel 1902 grazie all'impegno di [[Ettore Molinari]] e di [[Nella Giacomelli]]) <ref> Per maggiori notizie su questi due personaggi del movimento anarchico si veda: [[Pier Carlo Masini|P.C. MASINI]], ''Storia degli anarchici italiani nell'epoca degli attentati'', Ed. Rizzoli, Milano 1981, pp. 199-202. Su [[Nella Giacomelli]] in particolare anche: P.C. MASINI, ''Le passionarie dell'Anarchia in Italia'' in Storia Illustrata, Ed. Mondadori, Milano, ottobre 1973. </ref>, si impegnarono a dimostrare che lo stirnerismo non era una degenerazione dell'idea libertaria bensì la sua stessa essenza. Nella lotta contro ogni tipo di "archia" - compresa la Morale, la Giustizia ed il Diritto - la dottrina di [[Max Stirner|Stirner]], secondo i due, intendeva raggiungere la dimensione autentica della libertà individuale. Presero comunque le distanze da questi estremismi anche altri individualisti come [[Oberdan Gigli]] <ref> [[Oberdan Gigli]] (1883-1949), [[anarco-individualismo|anarchico individualista]], diplomato in ragioneria, collaborò a numerosi periodici tra i quali «Il Grido della Folla», «Vir», «La Protesta Umana», «[[Il Pensiero]]» e «Sciarpa Nera». Si trasferì da Genova a Milano nel 1903, dove instaurò un rapporto d'amicizia con [[Nella Giacomelli]], e poi a Finale Emilia nel 1904, dove risiedette per molti anni e fu segretario della locale Camera dei lavoro. A causa dei suo interventismo abbandonò l'anarchismo e finì per ritirarsi dalla vita politica attiva. Ritornato a Milano nel [[1923]], nel [[1929]] venne radiato dallo schedario dei sovversivi per il totale disimpegno politico, unito ad un'apparente simpatia per il regime". Cfr. M. ANTONIOLI - [[Pier Carlo Masini|P. C. MASINI]], op. cit., p. 68, n. 62. 90 </ref> che, nonostante la priorità assegnata alla dimensione dei singolo, non giunsero a negare il concetto di Morale. La disputa non riscosse però l'approvazione dei semplici militanti anarchici nonostante essa avesse occupato con i suoi dibattiti politico-filosofici molti degli spazi dei movimento, perché di fatto essa si trasformò in una polemica per la polemica disattendendo le esigenze reali dei movimento di emancipazione dei lavoratori.
L'uscita di un saggio di [[Luigi Fabbri]] intitolato ''L'individualismo stirneriano nel movimento anarchico'' <ref>«[[Il Pensiero]]», 25 ottobre e 10 novembre 1903". Cfr. M. ANTONIOLI - P. C. MASINI, op. cit., p. 66, n. 48. 89 </ref>, in cui l'autore cercò di fare una lucida disamina delle origini storiche dell'anarchismo, innescò una diatriba interna al movimento tra gli "stirneriani", i quali consideravano il filosofo tedesco padre dell'anarchia integrale, e tutto il rimanente mondo anarchico che si opponeva a tale appiattimento dei loro credo politico, ribadendo con forza la naturale derivazione dell'anarchia dal socialismo. La polemica conobbe momenti di vasta eco grazie all'azione di due fratelli genovesi poco più che adolescenti, Attilio e Ludovico Corbella <ref> Stando alle carte della polizia, Attilio era nato nel 1887 ed aveva diciassette anni nel 1904. Dei fratello, pare più giovane, non esiste traccia presso il Casellario Politico Centrale. Entrambi erano studenti di ragioneria". Cfr. M. ANTONIOLI - [[Pier Carlo Masini|P. C. MASINI]], op. cit., p. 67, n. 51. </ref>, che su di alcuni fogli anarchici, tra cui «Il Grido della Folla» (il maggior giornale individualista dell'Italia d'inizio secolo nato a Milano nel 1902 grazie all'impegno di [[Ettore Molinari]] e di [[Nella Giacomelli]]) <ref> Per maggiori notizie su questi due personaggi del movimento anarchico si veda: [[Pier Carlo Masini|P.C. MASINI]], ''Storia degli anarchici italiani nell'epoca degli attentati'', Ed. Rizzoli, Milano 1981, pp. 199-202. Su [[Nella Giacomelli]] in particolare anche: P.C. MASINI, ''Le passionarie dell'Anarchia in Italia'' in Storia Illustrata, Ed. Mondadori, Milano, ottobre 1973. </ref>, si impegnarono a dimostrare che lo stirnerismo non era una degenerazione dell'idea libertaria bensì la sua stessa essenza. Nella lotta contro ogni tipo di "archia" - compresa la Morale, la Giustizia ed il Diritto - la dottrina di [[Max Stirner|Stirner]], secondo i due, intendeva raggiungere la dimensione autentica della libertà individuale. Presero comunque le distanze da questi estremismi anche altri individualisti come [[Oberdan Gigli]] <ref> [[Oberdan Gigli]] (1883-1949), [[anarco-individualismo|anarchico individualista]], diplomato in ragioneria, collaborò a numerosi periodici tra i quali «Il Grido della Folla», «Vir», «La Protesta Umana», «[[Il Pensiero]]» e «Sciarpa Nera». Si trasferì da Genova a Milano nel 1903, dove instaurò un rapporto d'amicizia con [[Nella Giacomelli]], e poi a Finale Emilia nel 1904, dove risiedette per molti anni e fu segretario della locale Camera dei lavoro. A causa dei suo interventismo abbandonò l'anarchismo e finì per ritirarsi dalla vita politica attiva. Ritornato a Milano nel [[1923]], nel [[1929]] venne radiato dallo schedario dei sovversivi per il totale disimpegno politico, unito ad un'apparente simpatia per il regime". Cfr. M. ANTONIOLI - [[Pier Carlo Masini|P. C. MASINI]], op. cit., p. 68, n. 62. 90 </ref> che, nonostante la priorità assegnata alla dimensione dei singolo, non giunsero a negare il concetto di Morale. La disputa non riscosse però l'approvazione dei semplici militanti anarchici nonostante essa avesse occupato con i suoi dibattiti politico-filosofici molti degli spazi dei movimento, perché di fatto essa si trasformò in una polemica per la polemica disattendendo le esigenze reali dei movimento di emancipazione dei lavoratori.
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