Enrico Dal Bo: differenze tra le versioni

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A Barcellona Dal Bo svolse un'intensa attività politica e intellettuale, traducendo, fra l'altro, in spagnolo la biografia di [[Mussolini]], scritta dall'ex [[sindacalismo rivoluzionario|sindacalista rivoluzionario]] Alceste De Ambris e intitolata: ''Mussolini. La leyenda y el hombre'' (Mussolini. La leggenda e l'uomo). Ancora membro della sezione barcellonese della [[Lega dei diritti dell'uomo]], Enrico inviò, l'[[8 luglio]] [[1935]], una sottoscrizione di venticinque pesetas ad [[Alberto Cianca]], pregandolo di pubblicare su “Giustizia e libertà” il seguente trafiletto: «La sezione della L.I.D.U. di Barcellona, per onorare la memoria del compianto suo presidente Felice Musso, nell'anniversario della sua morte». «Qui le cose, sig. Cianca, - proseguiva la lettera di Dal Bo - vanno come sempre, per non dire di male in peggio. Adesso c'è anche un ingiustificato stato di guerra che dopo tanti mesi di stato eccezionale, rende ancora più pesante questa dominazione “repubblicana”. E la colpa è certamente delle sinistre estreme le qual si sono adagiate in una comodissima posizione non rifiutando neanche i vecchi sistemi di ''cachiques'' e protezionismi...». Il [[9 ottobre]] Enrico scrisse a Giovanni Fassina: «Abbiamo ordini da Parigi di intensificare la lotta. Scrivono che la situazione in Italia è disastrosa. Sereni e Carletti dicono se può mandare un contributo straordinario di 25 pesetas per le grandi spese che abbiamo avuto. Da Parigi dicono pure di preparare i quadri...».  
A Barcellona Dal Bo svolse un'intensa attività politica e intellettuale, traducendo, fra l'altro, in spagnolo la biografia di [[Mussolini]], scritta dall'ex [[sindacalismo rivoluzionario|sindacalista rivoluzionario]] Alceste De Ambris e intitolata: ''Mussolini. La leyenda y el hombre'' (Mussolini. La leggenda e l'uomo). Ancora membro della sezione barcellonese della [[Lega dei diritti dell'uomo]], Enrico inviò, l'[[8 luglio]] [[1935]], una sottoscrizione di venticinque pesetas ad [[Alberto Cianca]], pregandolo di pubblicare su “Giustizia e libertà” il seguente trafiletto: «La sezione della L.I.D.U. di Barcellona, per onorare la memoria del compianto suo presidente Felice Musso, nell'anniversario della sua morte». «Qui le cose, sig. Cianca, - proseguiva la lettera di Dal Bo - vanno come sempre, per non dire di male in peggio. Adesso c'è anche un ingiustificato stato di guerra che dopo tanti mesi di stato eccezionale, rende ancora più pesante questa dominazione “repubblicana”. E la colpa è certamente delle sinistre estreme le qual si sono adagiate in una comodissima posizione non rifiutando neanche i vecchi sistemi di ''cachiques'' e protezionismi...». Il [[9 ottobre]] Enrico scrisse a Giovanni Fassina: «Abbiamo ordini da Parigi di intensificare la lotta. Scrivono che la situazione in Italia è disastrosa. Sereni e Carletti dicono se può mandare un contributo straordinario di 25 pesetas per le grandi spese che abbiamo avuto. Da Parigi dicono pure di preparare i quadri...».  


Trasferitosi a Melilla nel maggio del '36, Dal Bo divenne amico del sindaco socialista Diez e il [[25 luglio]], pochi giorni dopo lo "scoppio" della [[la Rivoluzione spagnola (1936-39)|rivoluzione spagnola]], venne ucciso insieme a lui dai militari franchisti. Gli assassini si impadronirono delle sue carte e le consegnarono ai [[Fascismo|fascisti]] italiani.
Trasferitosi a Melilla nel maggio del '36, Dal Bo divenne amico del sindaco [[socialista]] Diez e il [[25 luglio]], pochi giorni dopo lo "scoppio" della [[la Rivoluzione spagnola (1936-39)|rivoluzione spagnola]], venne ucciso insieme a lui dai militari franchisti. Gli assassini si impadronirono delle sue carte e le consegnarono ai [[Fascismo|fascisti]] italiani.


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