Enrico Baj: differenze tra le versioni

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Nella sua ricerca artistica, che si esprime attraverso collage polimaterici e policromatici, si possono distinguere due tendenze: una più ludica e ironica <ref name ="arma">Baj considerava l'ironia, la satira e la denuncia di costume l'arma intellettuale più corrosiva e duratura.</ref>, in cui prevale il piacere di fare pittura con ogni sorta di materiale, e una più sarcastica <ref name ="arma"></ref>, contrassegnata da un forte impegno civile, che si esprime nei «'''generali'''» (individui appena abbozzati, volgari, tronfi, che, memori dell'«Ubu roi» di Jarry, rappresentano l'arroganza, la tracotanza, la grossolanità del [[potere]] e dell'[[autoritarismo]]) e nelle «'''parate militari'''» degli anni Sessanta <ref name="Como">Il [[21 settembre]] [[1969]] Baj sfida una pubblica piazza per una performance di denuncia politica: nel centro di Como, durante l'evento ''Campo Urbano'', proclama il colpo di [[Stato]] fra lo stupore dei passanti.</ref> e ancor più nelle opere degli anni Settanta: come '''''I funerali dell'anarchico Pinelli'''''  ([[1972]]), '''''Nixon Parade''''' ([[1974]]) e l''''''Apocalisse''''' ([[1979]]). Da qui in avanti la sua critica alla contemporaneità si fa sempre più forte. Nel dicembre del [[1987]], in un'aula della facoltà di Architettura, a Milano, il [[Centro Studi Libertari]] organizza lo spettacolo ''Re Ubu a Chernobyl (oppure: Da Pinelli all'Apocalisse)'', in cui le sagome di Baj (sagome di generali e di altri «mostri ordinari e straordinari») vengono animate da un gruppo di mimi. <ref>[http://www.arivista.org/index.php?nr=143&pag=143_13.html ''Re Ubu a Chernobyl''], di Marina Padovese e Fabio Santin</ref> Nella serie ''Metamorfosi Metafore'' ([[1988]]) Baj sviluppa un immaginario dominato dal kitsch, unico stile che secondo l'artista riesce a rappresentare la cultura odierna.  
Nella sua ricerca artistica, che si esprime attraverso collage polimaterici e policromatici, si possono distinguere due tendenze: una più ludica e ironica <ref name ="arma">Baj considerava l'ironia, la satira e la denuncia di costume l'arma intellettuale più corrosiva e duratura.</ref>, in cui prevale il piacere di fare pittura con ogni sorta di materiale, e una più sarcastica <ref name ="arma"></ref>, contrassegnata da un forte impegno civile, che si esprime nei «'''generali'''» (individui appena abbozzati, volgari, tronfi, che, memori dell'«Ubu roi» di Jarry, rappresentano l'arroganza, la tracotanza, la grossolanità del [[potere]] e dell'[[autoritarismo]]) e nelle «'''parate militari'''» degli anni Sessanta <ref name="Como">Il [[21 settembre]] [[1969]] Baj sfida una pubblica piazza per una performance di denuncia politica: nel centro di Como, durante l'evento ''Campo Urbano'', proclama il colpo di [[Stato]] fra lo stupore dei passanti.</ref> e ancor più nelle opere degli anni Settanta: come '''''I funerali dell'anarchico Pinelli'''''  ([[1972]]), '''''Nixon Parade''''' ([[1974]]) e l''''''Apocalisse''''' ([[1979]]). Da qui in avanti la sua critica alla contemporaneità si fa sempre più forte. Nel dicembre del [[1987]], in un'aula della facoltà di Architettura, a Milano, il [[Centro Studi Libertari]] organizza lo spettacolo ''Re Ubu a Chernobyl (oppure: Da Pinelli all'Apocalisse)'', in cui le sagome di Baj (sagome di generali e di altri «mostri ordinari e straordinari») vengono animate da un gruppo di mimi. <ref>[http://www.arivista.org/index.php?nr=143&pag=143_13.html ''Re Ubu a Chernobyl''], di Marina Padovese e Fabio Santin</ref> Nella serie ''Metamorfosi Metafore'' ([[1988]]) Baj sviluppa un immaginario dominato dal kitsch, unico stile che secondo l'artista riesce a rappresentare la cultura odierna.  


Degli anni Novanta sono i cicli delle "maschere tribali", dei "feltri" e dei "totem", che vogliono esprimere il [[primitivismo]] moderno riciclando gli oggetti di uso quotidiano. Tra il gennaio e il marzo del [[1993]] Baj sperimenta un'esperienza politica da assessore alla cultura del comune di Varese (non immune da critiche provenienti dall'ambiente anarchico <ref>[http://www.arivista.org/index.php?nr=198&pag=198_02.htm ''Eretici ma anarchici''], di Maria Matteo</ref>), presto conclusasi, a causa della sua refrattarietà ai compromessi, con le sue dimissioni. <ref>[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/03/16/varese-baj-si-dimette-da-assessore.html Varese, ''Baj si dimette da assessore'']</ref>  
Degli anni Novanta sono i cicli delle "maschere tribali", dei "feltri" e dei "totem", che vogliono esprimere il [[primitivismo]] moderno riciclando gli oggetti di uso quotidiano. Tra il gennaio e il marzo del [[1993]] Baj sperimenta un'esperienza politica da assessore alla cultura del comune di Varese (non immune da critiche provenienti dall'ambiente anarchico <ref>[http://www.arivista.org/index.php?nr=198&pag=198_02.htm ''Eretici ma anarchici''], di Maria Matteo</ref>), presto conclusasi, a causa della sua refrattarietà ai compromessi, con le sue dimissioni. <ref>[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/03/16/varese-baj-si-dimette-da-assessore.html ''Varese, Baj si dimette da assessore'']</ref>  


Nel [[1996]] Baj crea un grande monumento in memoria di [[Bakunin]], di cui è realizzato un piccolo multiplo di quaranta esemplari: il monumento è presentato a un convegno al Monte Verità di Ascona, in [[Svizzera]], il [[5 ottobre]].
Nel [[1996]] Baj crea un grande monumento in memoria di [[Bakunin]], di cui è realizzato un piccolo multiplo di quaranta esemplari: il monumento è presentato a un convegno al Monte Verità di Ascona, in [[Svizzera]], il [[5 ottobre]].
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