Domenico Zavattero: differenze tra le versioni

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«[[L'Agitatore]]», acquista una tipografia (tipografia La Scuola Moderna) e fonda un'omonima rivista di cui è redattore insieme a [[Luigi Fabbri]] e ad [[Angelo Tonello]]. In questo periodo subisce ripetuti attacchi dall'individualista [[Massimo Rocca]] (in seguito Rocca aderirà  al [[fascismo]]), che lo accusa di malversazioni.
«[[L'Agitatore]]», acquista una tipografia (tipografia La Scuola Moderna) e fonda un'omonima rivista di cui è redattore insieme a [[Luigi Fabbri]] e ad [[Angelo Tonello]]. In questo periodo subisce ripetuti attacchi dall'individualista [[Massimo Rocca]] (in seguito Rocca aderirà  al [[fascismo]]), che lo accusa di malversazioni.


Nonostante gli attacchi personali ricevuti, Zavattero continua a svolgere conferenze (nel frattempo s'era trasferito a Massalombarda), ma dopo gli spari di [[Augusto Masetti]] contro il suo colonnello nella caserma Cialdini, tutta la redazione de «L'Agitatore» viene arrestata (tranne [[Armando Borghi]] e [[Giuseppe Sartini]]) per via di un articolo di [[Maria Rigyer]] che esaltava il gesto dell'anarchico [[antimilitarista]] [[Augusto Masetti|Masetti]]. Egli viene nuovamente arrestato il [[6 novembre]] a Massalombarda per associazione a delinquere, ma il [[18 novembre|18]] viene rilasciato in [[libertà ]] provvisoria «previo atto di sottomissione». Intanto prosegue nella sua attività  di gestione de «L'Agitatore» e proseguono anche le polemiche con [[Massimo Rocca]]. Zavattero è uno dei pochi anarchici in [[libertà ]] o che non sono esiliati all'estero, anche se viene nuovamente arrestato per qualche giorno con l'accusa di aver partecipato (insieme alla Rygier) alla progettazione dell'attentato compiuto (e non riuscito) da [[Antonio D'Alba]] contro il re. Rilasciato, partecipa al convegno anarchico romagnolo-marchigiano del [[28 luglio]]; è presente anche al congresso costitutivo dell'[[USI]].  
Nonostante gli attacchi personali ricevuti, Zavattero continua a svolgere conferenze (nel frattempo s'era trasferito a Massalombarda), ma dopo gli spari di [[Augusto Masetti]] contro il suo colonnello nella caserma Cialdini, tutta la redazione de «L'Agitatore» viene arrestata (tranne [[Armando Borghi]] e [[Giuseppe Sartini]]) per via di un articolo di [[Maria Rigyer]] che esaltava il gesto dell'anarchico [[antimilitarista]] [[Augusto Masetti|Masetti]]. Egli viene nuovamente arrestato il [[6 novembre]] a Massalombarda per associazione a delinquere, ma il [[18 novembre|18]] viene rilasciato in [[libertà ]] provvisoria «previo atto di sottomissione». Intanto prosegue nella sua attività  di gestione de «L'Agitatore» e proseguono anche le polemiche con [[Massimo Rocca]]. Zavattero è uno dei pochi anarchici in [[libertà ]] o che non sono esiliati all'estero, anche se viene nuovamente arrestato per qualche giorno con l'accusa di aver partecipato (insieme alla Rygier) alla progettazione dell'attentato compiuto (e non riuscito) da [[Antonio D'Alba]] contro il re. Rilasciato, partecipa al convegno anarchico romagnolo-marchigiano del [[28 luglio]]; è presente anche al congresso costitutivo dell'[[USI]].  


Quando [[Maria Rygier]] esce di [[carcere|prigione]], [[Armando Borghi|Borghi]], durante un convegno anarchico, spinge affinché sia proprio lei a sostituire Zavattero alla direzione «L'Agitore». Godendo ancora di qualche appoggio, durante il congresso di Faenza del [[28 febbraio]] successivo, l'anarchico sanremese riesce a farsi affidare la direzione di un nuovo periodico, «La Barricata». Ormai lo si sta isolando sempre più e l'articolo ''Perché non vogliamo avere nulla in comune con Domenico Zavattero'', pubblicato ne «L'Agitatore» ([[28 febbraio]]), lo dimostra esplicitamente. Oltre alle accuse di malversazioni, Zavattero viene accusato da alcuni compagni di aver scaricato le colpe dell'articolo incriminato su Sartini e sui tipografi. A questo punto si formano due schieramenti: «Il Libertario» si mette dalla parte di [[Maria Rygier]], mentre «L'Avvenire anarchico» sostiene apertamente Zavattero, il quale riceverà  pieno appoggio dal congresso anarchico del [[18 maggio]]. Egli riesce così a pubblicare «Canaglie rosse», un supplemento de «La Barricata», in cui saranno più gli articoli in polemica con [[Massimo Rocca]] piuttosto che quelli propositivi di nuove idee e progetti. Le polemiche però assumono un tono molto squallido e sia «L'Agitatore» che «La Barricata» vengono sospesi, mentre [[Massimo Rocca|Rocca]] denuncerà  per diffamazione Zavattero. Questi sceglie allora di rifugiarsi in [[Francia]] da amici, evitando in questo modo anche nuova condanna ma non prima di aver pubblicato il saggio ''Vent'anni sfioriti. Considerazioni critiche sugli errori dottrinari e tattici sull'elemento anarchico in [[Italia]]'' e l'opuscolo ''La bancarotta di un atteggiamento''. Il primo scritto è un impietoso ritratto dell'[[anarchismo]] dell'epoca; il secondo consiste nell'elaborazione di un nuovo [[anarchismo]], fortemente critico nei confronti dell'[[insurrezionalismo]] e del [[volontarismo]]. Nasce così una pacata polemica con [[Malatesta]] che lo accuserà  di pessimismo e di voler allontanare dal movimento tutti coloro che non gli piacevano sollevando scandali e polemiche di bassa lega.
Quando [[Maria Rygier]] esce di [[carcere|prigione]], [[Armando Borghi|Borghi]], durante un convegno anarchico, spinge affinché sia proprio lei a sostituire Zavattero alla direzione «L'Agitore». Godendo ancora di qualche appoggio, durante il congresso di Faenza del [[28 febbraio]] successivo, l'anarchico sanremese riesce a farsi affidare la direzione di un nuovo periodico, «La Barricata». Ormai lo si sta isolando sempre più e l'articolo ''Perché non vogliamo avere nulla in comune con Domenico Zavattero'', pubblicato ne «L'Agitatore» ([[28 febbraio]]), lo dimostra esplicitamente. Oltre alle accuse di malversazioni, Zavattero viene accusato da alcuni compagni di aver scaricato le colpe dell'articolo incriminato su Sartini e sui tipografi. A questo punto si formano due schieramenti: «Il Libertario» si mette dalla parte di [[Maria Rygier]], mentre «L'Avvenire anarchico» sostiene apertamente Zavattero, il quale riceverà  pieno appoggio dal congresso anarchico del [[18 maggio]]. Egli riesce così a pubblicare «Canaglie rosse», un supplemento de «La Barricata», in cui saranno più gli articoli in polemica con [[Massimo Rocca]] piuttosto che quelli propositivi di nuove idee e progetti. Le polemiche però assumono un tono molto squallido e sia «L'Agitatore» che «La Barricata» vengono sospesi, mentre [[Massimo Rocca|Rocca]] denuncerà  per diffamazione Zavattero. Questi sceglie allora di rifugiarsi in [[Francia]] da amici, evitando in questo modo anche nuova condanna ma non prima di aver pubblicato il saggio ''Vent'anni sfioriti. Considerazioni critiche sugli errori dottrinari e tattici sull'elemento anarchico in [[Italia]]'' e l'opuscolo ''La bancarotta di un atteggiamento''. Il primo scritto è un impietoso ritratto dell'[[anarchismo]] dell'epoca; il secondo consiste nell'elaborazione di un nuovo [[anarchismo]], fortemente critico nei confronti dell'[[insurrezionalismo]] e del [[volontarismo]]. Nasce così una pacata polemica con [[Malatesta]] che lo accuserà  di pessimismo e di voler allontanare dal movimento tutti coloro che non gli piacevano sollevando scandali e polemiche di bassa lega.
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