Domenico Zavattero: differenze tra le versioni

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=== Dal socialismo all'anarchismo ===
=== Dal socialismo all'anarchismo ===
Nel [[1894]] comincia ad interessarsi all'[[anarchia]] frequentando il gruppo di [[Romualdo Papini]], [[Luigi Alassia]] e [[Luigi Barolo]]. A 19 anni emigra in [[Turchia]], dove esercita il mestiere di terrazziere. Al suo ritorno in [[Italia]], nel [[1897]], fonda a Torino un circolo di studi sociali in cui abitualmente tiene conferenze.  
Nel [[1894]] comincia ad interessarsi all'[[anarchia]] frequentando il gruppo di [[Romualdo Papini]], [[Luigi Alassia]] e [[Luigi Barolo]]. A 19 anni emigra in [[Turchia]], dove esercita il mestiere di terrazziere. Al suo ritorno in [[Italia]], nel [[1897]], fonda a Torino un circolo di studi sociali in cui abitualmente tiene conferenze.  


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Instancabile propagandista, il [[4 marzo]] [[1899]] viene arrestato per aver incitato all'odio di classe durante un comizio tenutosi nella sede dell'Associazione generale degli operai. Difeso da [[Pietro Gori]], viene condannato a due mesi e 23 giorni di [[carcere]].
Instancabile propagandista, il [[4 marzo]] [[1899]] viene arrestato per aver incitato all'odio di classe durante un comizio tenutosi nella sede dell'Associazione generale degli operai. Difeso da [[Pietro Gori]], viene condannato a due mesi e 23 giorni di [[carcere]].
===In esilio: Svizzera, Inghilterra, ecc.===
===In esilio: Svizzera, Inghilterra, ecc.===
L'ininterrotta serie di sequestri, arresti, condanne e la [[repressione]] seguita ai morti milanesi del [[moti del pane (1898)|maggio 1898]] lo spingono a lasciare Torino per dirigersi a Losanna. Nel luglio [[1898]], mentre si trova in compagnia di [[Pierre Gualducci]] (Galducci) e [[Giovanni Gino]] «al caffé [[socialista]] italiano, rue de la Madeleine» di Losanna, viene arrestato «per scandalo, minacce, ecc.» <ref>Rapporto della polizia locale del 24 luglio 1898</ref> ed espulso ad Evian due giorni dopo. Egli rimane comunque attivo nella [[Svizzera]] romanda. Infatti, a Neuchâtel, entra a far parte del gruppo di esuli che, con [[Giuseppe Ciancabilla]], [[Oreste Giuseppe Boffino]], [[Felice Vezzani]], [[Alfonso Donini]], [[Giuseppe Borello]] ed [[Ersilia Grandi Cavedagni]] (tipografia di Ferdinando Germani) danno nel luglio vita a «[[L'Agitatore]]», periodico comunista anarchico <ref>L'Agitatore, dal [[2 luglio]] [[1898]]-[[17 luglio]] [[1898]], 12 Numeri, 1500 copie</ref> rivolto ai rifugiati in [[Svizzera]]. Con [[Oreste Boffino]] (incisore) pubblica, sempre a Neuchâtel, il numero unico de «Il Profugo, scenette della vita d'esilio» (settembre [[1898]]).  
L'ininterrotta serie di sequestri, arresti, condanne e la [[repressione]] seguita ai morti milanesi del [[moti del pane (1898)|maggio 1898]] lo spingono a lasciare Torino per dirigersi a Losanna. Nel luglio [[1898]], mentre si trova in compagnia di [[Pierre Gualducci]] (Galducci) e [[Giovanni Gino]] «al caffé [[socialista]] italiano, rue de la Madeleine» di Losanna, viene arrestato «per scandalo, minacce, ecc.» <ref>Rapporto della polizia locale del 24 luglio 1898</ref> ed espulso ad Evian due giorni dopo. Egli rimane comunque attivo nella [[Svizzera]] romanda. Infatti, a Neuchâtel, entra a far parte del gruppo di esuli che, con [[Giuseppe Ciancabilla]], [[Oreste Giuseppe Boffino]], [[Felice Vezzani]], [[Alfonso Donini]], [[Giuseppe Borello]] ed [[Ersilia Grandi Cavedagni]] (tipografia di Ferdinando Germani) danno nel luglio vita a «[[L'Agitatore]]», periodico comunista anarchico <ref>L'Agitatore, dal [[2 luglio]] [[1898]]-[[17 luglio]] [[1898]], 12 Numeri, 1500 copie</ref> rivolto ai rifugiati in [[Svizzera]]. Con [[Oreste Boffino]] (incisore) pubblica, sempre a Neuchâtel, il numero unico de «Il Profugo, scenette della vita d'esilio» (settembre [[1898]]).  
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Rientrato clandestinamente in [[Svizzera]], nel maggio [[1899]] viene arrestato a Zurigo, poi accompagnato alla frontiera italiana di Ponte Chiasso (con altri due anarchici, Spreafico e Invernizzi) e preso in carico dalle guardie regie. Riesce a fuggire e ripara nuovamente a Londra, dove pubblica ''I rivoluzionari e la situazione in Italia''. A settembre, mentre è a Lugano (era appena rientrato) esce a Londra ''Ai legalitari!'' nel quale critica la politica addormentatrice dei socialisti; agli inizi di novembre dello stesso anno si trasferisce in [[Belgio]], poi da lì in [[Francia]], [[Svizzera]] ed infine a Milano.  
Rientrato clandestinamente in [[Svizzera]], nel maggio [[1899]] viene arrestato a Zurigo, poi accompagnato alla frontiera italiana di Ponte Chiasso (con altri due anarchici, Spreafico e Invernizzi) e preso in carico dalle guardie regie. Riesce a fuggire e ripara nuovamente a Londra, dove pubblica ''I rivoluzionari e la situazione in Italia''. A settembre, mentre è a Lugano (era appena rientrato) esce a Londra ''Ai legalitari!'' nel quale critica la politica addormentatrice dei socialisti; agli inizi di novembre dello stesso anno si trasferisce in [[Belgio]], poi da lì in [[Francia]], [[Svizzera]] ed infine a Milano.  
===Rientro in Italia===
===Rientro in Italia===
Nella città meneghina viene arrestato il [[21 novembre]] mentre è ospite di [[Carlo Colombo]]. Amnistiato, l'anarchico italiano sconta solo due mesi di [[carcere]] (anziché 18). È un nuovo Zavattero, quello che ritorna alla militanza anarchica. Abbandona le tentazioni [[antiorganizzatrici]] e sviluppa un pensiero maggiormente tendente all'organizzazione.
Nella città meneghina viene arrestato il [[21 novembre]] mentre è ospite di [[Carlo Colombo]]. Amnistiato, l'anarchico italiano sconta solo due mesi di [[carcere]] (anziché 18). È un nuovo Zavattero, quello che ritorna alla militanza anarchica. Abbandona le tentazioni [[antiorganizzatrici]] e sviluppa un pensiero maggiormente tendente all'organizzazione.
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=== Polemiche e conflitti con l'ala individualista ===
=== Polemiche e conflitti con l'ala individualista ===
Finito il periodo ravennate a metà del [[1906]], a causa di conflitti con l'[[anarco-individualismo|ala individualista]], Zavattero si trasferisce prima a Rimini, poi a Torino. La compagna Aglae, sorella di [[Agostino Masetti]], gli dà un figlio, Vezio, e sempre nel capoluogo subisce una nuova condanna a sei mesi per aver pubblicato un opuscolo in cui fa l'apologia di [[Gaetano Bresci]]. Lasciata Torino per Sampierdarena nel [[1907]], l'intenzione è di fare della Liguria la sua base d'azione. Nella nuova residenza, Zavattero vive momenti di forte insofferenza verso le frange individualiste, che ritiene eccessivamente fumose ed astratte, per questo fonda «La Pietra infernale», il cui intento è porre un freno a quella che ritiene essere una degenerazione dell'[[anarchismo]]. «La Pietra infernale» polemizzerà in particolare con [[Ettore Molinari]] e [[Nella Giacomelli]], i quali, dalle pagine de «[[La Protesta Umana]]», lo definiscono il «Medico-chirurgo dell'anarchismo» a causa della sua ossessione di voler "curare" l'[[anarchismo]]. A questo periodo risalgono anche vivacissimi scontri con [[Paolo Schicchi]] ed [[Edmondo Mazzuccato]], che in seguito contribuiranno a fare terra bruciata intorno a lui.
Finito il periodo ravennate a metà del [[1906]], a causa di conflitti con l'[[anarco-individualismo|ala individualista]], Zavattero si trasferisce prima a Rimini, poi a Torino. La compagna Aglae, sorella di [[Agostino Masetti]], gli dà un figlio, Vezio, e sempre nel capoluogo subisce una nuova condanna a sei mesi per aver pubblicato un opuscolo in cui fa l'apologia di [[Gaetano Bresci]]. Lasciata Torino per Sampierdarena nel [[1907]], l'intenzione è di fare della Liguria la sua base d'azione. Nella nuova residenza, Zavattero vive momenti di forte insofferenza verso le frange individualiste, che ritiene eccessivamente fumose ed astratte, per questo fonda «La Pietra infernale», il cui intento è porre un freno a quella che ritiene essere una degenerazione dell'[[anarchismo]]. «La Pietra infernale» polemizzerà in particolare con [[Ettore Molinari]] e [[Nella Giacomelli]], i quali, dalle pagine de «[[La Protesta Umana]]», lo definiscono il «Medico-chirurgo dell'anarchismo» a causa della sua ossessione di voler "curare" l'[[anarchismo]]. A questo periodo risalgono anche vivacissimi scontri con [[Paolo Schicchi]] ed [[Edmondo Mazzuccato]], che in seguito contribuiranno a fare terra bruciata intorno a lui.
[[Image:Schicchi.jpg|thumb|left|180px|[[Paolo Schicchi]], uno degli invididualisti con cui Zavattero polemizzò più sovente.]]
[[Image:Schicchi.jpg|thumb|left|180px|[[Paolo Schicchi]], uno degli invididualisti con cui Zavattero polemizzò più sovente.]]
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=== Gli ultimi anni ===
=== Gli ultimi anni ===
Allo scoppio della guerra si rifugia da una figlia, poi nel [[1943]] rientra in [[Italia]]. Arrestato, viene portato nelle [[carcere|carceri]] di Oneglia. Le carte della polizia lo accusano di agire per conto degli anarchici americani, in particolare di voler «ricostituire le fila degli anarchici italiani residenti in Francia» e di essere in contatto con tutte le realtà [[antifascismo|antifasciste]]. Zavattero è referente marsigliese degli anarchici italoamericani; nel [[1929]] aveva infatti collaborato con «Il Martello» di [[Carlo Tresca]] (spesso firmandosi con lo pseudonimo ''L'Olmo'' o ''Lolmo'') e con altre riviste anarchiche presenti in quegli anni («Lotta anarchica», «Vogliamo!», ecc.). Nel [[1935]] aveva fatto richiesta di rientrare in [[Italia]] per problemi di [[salute]], ma nonostante le rassicurazioni sul fatto che non l'avrebbero arrestato pare non averne approfittato sino al [[1943]].  
Allo scoppio della guerra si rifugia da una figlia, poi nel [[1943]] rientra in [[Italia]]. Arrestato, viene portato nelle [[carcere|carceri]] di Oneglia. Le carte della polizia lo accusano di agire per conto degli anarchici americani, in particolare di voler «ricostituire le fila degli anarchici italiani residenti in Francia» e di essere in contatto con tutte le realtà [[antifascismo|antifasciste]]. Zavattero è referente marsigliese degli anarchici italoamericani; nel [[1929]] aveva infatti collaborato con «Il Martello» di [[Carlo Tresca]] (spesso firmandosi con lo pseudonimo ''L'Olmo'' o ''Lolmo'') e con altre riviste anarchiche presenti in quegli anni («Lotta anarchica», «Vogliamo!», ecc.). Nel [[1935]] aveva fatto richiesta di rientrare in [[Italia]] per problemi di [[salute]], ma nonostante le rassicurazioni sul fatto che non l'avrebbero arrestato pare non averne approfittato sino al [[1943]].  


Dopo la liberazione di Ravenna ([[4 dicembre]] [[1944]]), entra in città come rappresentante del [[Movimento Comunista Libertario]] del CLN. In rappresentanza dello stesso, nel [[1945]] partecipa al Comitato interpartitico della CDL, embrione della segreteria camerale. È uno dei membri più attivi della [[Federazione Anarchica Italiana|Federazione Anarchica romagnola]] (settembre 1945). Si esprime per una volontà epuratoria dei [[fascismo|fascisti]], peraltro rimarcata nelle pagine de «La Lente» (settimanale dell'Unione Studenti Italiani di cui aveva assunto la direzione), in cui si esprime contro «il giornalismo fascista a Ravenna» (pubblicherà un elenco di 570 nomi facenti parte di un'organizzazione capillare [[fascista]]).
Dopo la liberazione di Ravenna ([[4 dicembre]] [[1944]]), entra in città come rappresentante del [[Movimento Comunista Libertario]] del CLN. In rappresentanza dello stesso, nel [[1945]] partecipa al Comitato interpartitico della CDL, embrione della segreteria camerale. È uno dei membri più attivi della [[Federazione Anarchica Italiana|Federazione Anarchica romagnola]] (settembre 1945). Si esprime per una volontà epuratoria dei [[fascismo|fascisti]], peraltro rimarcata nelle pagine de «La Lente» (settimanale dell'Unione Studenti Italiani di cui aveva assunto la direzione), in cui si esprime contro «il giornalismo fascista a Ravenna» (pubblicherà un elenco di 570 nomi facenti parte di un'organizzazione capillare [[fascista]]).


Attaccato anche dai repubblicani, Zavattero viene espulso dalla federazione anarchica romagnola per il suo favore alla partecipazione degli anarchici alla costituente. Nel [[1946]], in seguito ad una disposizione della Presidenza del Consiglio, Zavattero viene diffidato dal continuare a pubblicare «La Lente» e viene annunciata una commissione d'inchiesta contro le sue attività. L'ultimo suo “organo” propagandistico sarà «Il Rogo», un foglio semiclandestino battuto a macchina.
Attaccato anche dai repubblicani, Zavattero viene espulso dalla federazione anarchica romagnola per il suo favore alla partecipazione degli anarchici alla costituente. Nel [[1946]], in seguito ad una disposizione della Presidenza del Consiglio, Zavattero viene diffidato dal continuare a pubblicare «La Lente» e viene annunciata una commissione d'inchiesta contro le sue attività. L'ultimo suo “organo” propagandistico sarà «Il Rogo», un foglio semiclandestino bat
tuto a macchina.


Domenico Zavattero muore a Ravenna il [[3 aprile]] [[1947]].
Domenico Zavattero muore a Ravenna il [[3 aprile]] [[1947]].
==Note==
==Note==
<references/>
<references/>
== Bibliografia==
== Bibliografia==
*Maurizio Antonioli; Giampietro Berti, Santi Fedele, Pasquale Luso, ''Dizionario biografico degli anarchici italiani''
*Maurizio Antonioli; Giampietro Berti, Santi Fedele, Pasquale Luso, ''Dizionario biografico degli anarchici italiani''
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