Difesa di Parma del 1922: differenze tra le versioni

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[[File:Parma1922.JPG|thumb|250 px|Scultura in ricordo dei fatti di Parma, opera di Alfonso Gialdini, conosciuto anche come [[Utente:Lupo rosso|Lupo Rosso]]]]La '''difesa di Parma del 1922''', l'ultima di rilevanza strategica nazionale, opera del '''Fronte Unito''' [[Arditi del Popolo]], in cui si erano amalgamate quasi tutte le [[formazioni di difesa proletaria]], con un formidabile contrattacco in zona Naviglio, fu diretta contro il barbaro attacco orchestrato dagli [[Fascismo|squadristi fascisti]], comandati prima da [[Roberto Farinacci]] e poi da [[Italo Balbo]]. La difesa mise in difficoltà anche l'avvento del fascismo: il '''Fronte Unito''' aveva come comandante del direttorio la figura carismatica di [[Guido Picelli]] e l'epica sortita dal Naviglio fu guidata dall'altrettanto figura simbolo dell'antifascismo che fu [[Antonio Cieri]]. Assieme al '''Fronte Unito''' [[Arditi del Popolo]], combatteva la ''Legione Proletaria'' [[Filippo Corridoni]]: cosa che fece arrabbiare non solo [[Benito Mussolini]], ma anche [[Roberto Farinacci]], in quanto nella sede dei Corridoniani era in bella mostra una foto di [[Impresa di Fiume|Gabriele D'annunzio]], del periodo, con dedica <ref name="pino">da ''Oltretorrente'' di Pino Cacucci</ref>.
[[File:Parma1922.JPG|thumb|250 px|Scultura in ricordo dei fatti di Parma, opera di Alfonso Gialdini, conosciuto anche come [[Utente:Lupo rosso|Lupo Rosso]]]]La '''difesa di Parma del 1922''', l'ultima di rilevanza strategica nazionale, opera del '''Fronte Unito''' [[Arditi del Popolo]], in cui si erano amalgamate quasi tutte le [[formazioni di difesa proletaria]], con un formidabile contrattacco in zona Naviglio, fu diretta contro il barbaro attacco orchestrato dagli [[Fascismo|squadristi fascisti]], comandati prima da [[Roberto Farinacci]] e poi da [[Italo Balbo]]. La difesa mise in difficoltà anche l'avvento del fascismo: il '''Fronte Unito''' aveva come comandante del direttorio la figura carismatica di [[Guido Picelli]] e l'epica sortita dal Naviglio fu guidata dall'altrettanto figura simbolo dell'antifascismo che fu [[Antonio Cieri]]. Assieme al '''Fronte Unito''' [[Arditi del Popolo]], combatteva la ''Legione Proletaria'' [[Filippo Corridoni]]: cosa che fece arrabbiare non solo [[Benito Mussolini]], ma anche [[Roberto Farinacci]], in quanto nella sede dei Corridoniani era in bella mostra una foto di [[Impresa di Fiume|Gabriele D'annunzio]], del periodo, con dedica <ref name="pino">da ''Oltretorrente'' di Pino Cacucci</ref>.


== Cenni alla situazione italiana del periodo ==
== Cenni alla situazione italiana del periodo ==


[[File:Fiumfp05.gif|295px|left|thumb|Francobollo in ricordo dell'"[[Impresa di Fiume]]"]]
[[File:Fiumfp05.gif|295px|left|thumb|Francobollo in ricordo dell'"[[Impresa di Fiume]]"]]
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A fronte di questi cambiamenti le crisi economiche nazionali del [[1907]] e del [[1913]] non ebbero forti ripercussioni nel Parmense, ancora poco industrializzato rispetto al triangolo Milano-Torino-Genova (il "triangolo rosso" era individuato invece da Genova-Vercelli-Torino). Nel Parmense la produzione della ricchezza restava, e resterà ancora a lungo di natura prevalentemente agricola  (nel [[1921]] occupava circa 116.000 individui contro 37.500 nel ramo industriale) con circa la metà dell'attività nel capoluogo con operatori addetti alla trasformazione dei prodotti agricoli e alle piccole industrie metalmeccaniche specializzate nella produzione di macchinari agricoli e/o per il trattamento di prodotti della terra.
A fronte di questi cambiamenti le crisi economiche nazionali del [[1907]] e del [[1913]] non ebbero forti ripercussioni nel Parmense, ancora poco industrializzato rispetto al triangolo Milano-Torino-Genova (il "triangolo rosso" era individuato invece da Genova-Vercelli-Torino). Nel Parmense la produzione della ricchezza restava, e resterà ancora a lungo di natura prevalentemente agricola  (nel [[1921]] occupava circa 116.000 individui contro 37.500 nel ramo industriale) con circa la metà dell'attività nel capoluogo con operatori addetti alla trasformazione dei prodotti agricoli e alle piccole industrie metalmeccaniche specializzate nella produzione di macchinari agricoli e/o per il trattamento di prodotti della terra.


Mentre avvenivano queste trasformazioni, rimaneva, per converso, diviso in due l'aspetto social-logistico: l'Oltretorrente, chiamato anche Parma vecchia, a ovest, in cui alla fine dell'ottocento, in edifici spesso inadeguati, si era raccolto un miscuglio di abitanti di diverse provenienze geografiche e sociali, che si era integrato nel tessuto sociale già esistente: ''contadini inurbati, montanari in cerca di lavoro nel campo edilizio tenuto conto dell'incrementato sviluppo cittadino''. Ad est quella che era la parte più antica della città, ma che veniva chiamata Parma nuova proprio per il suo aspetto più moderno e decoroso, era popolata in prevalenza dai diversi ceti borghesi e vi erano, ed ancora in gran parte permangono, le sedi dei poteri istituzionali. Il dato sociale, comunque, indicava una coesione sociale di Parma vecchia molto superiore a quella di Parma nuova. Un esempio del tessuto sociale di provenienza diversa ma amalgamato era un Ardito del Popolo, Enrico Griffith: <ref name="Griffith"> [http://www.romacivica.net/ANPIROMA/antifascismo/biografie%20antifascisti96.html Biografie] [http://www.criticaeconflitto.org/artpdf/storia_movimentooperaio_parma/griffit1.pdf Griffith] la XXXXVII [[Brigate Garibaldi|brigata Garibaldi]] operante sull'Appennino parmense nella [[Resistenza]] avrà il suo nome.</ref>
Mentre avvenivano queste trasformazioni, rimaneva, per converso, diviso in due l'aspetto social-logistico: l'Oltretorrente, chiamato anche Parma vecchia, a ovest, in cui alla fine dell'ottocento, in edifici spesso inadeguati, si era raccolto un miscuglio di abitanti di diverse provenienze geografiche e sociali, che si era integrato nel tessuto sociale già esistente: ''contadini inurbati, montanari in cerca di lavoro nel campo edilizio tenuto conto dell'incrementato sviluppo cittadino''. Ad est quella che era la parte più antica della città, ma che veniva chiamata Parma nuova proprio per il suo aspetto più moderno e decoroso, era popolata in prevalenza dai diversi ceti borghesi e vi erano, ed ancora in gran parte permangono, le sedi dei poteri istituzionali. Il dato sociale, comunque, indicava una coesione sociale di Parma vecchia molto superiore a quella di Parma nuova. Un esempio del tessuto sociale di provenienza diversa ma amalgamato era un Ardito del Popolo, Enrico Griffith: <ref name="Griffith"> [http://www.romacivica.net/ANPIROMA/antifascismo/biografie%20antifascisti96.html Biografie] [http://www.criticaeconflitto.org/artpdf/storia_movimentooperaio_parma/griffit1.pdf Griffith] la XXXXVII [[Brigate Garibaldi|brigata Garibaldi]] operante sull'Appennino parmense nella [[Resistenza]] avrà il suo nome.</ref>


Il borgo del Naviglio, al margine nord orientale, aveva amalgama sociale simile all'[[Oltretorrente]] (tralasciando, ovviamente, la zona dei bordelli, posizionata da lunga data fra borgo Tasso e borgo S. Silvestro). [[Antonio Cieri]] dirigerà l'epica sortita del Naviglio a danno degli [[squadristi]], magistralmemte raccontata nel libro ''Oltretorrente'' di [[Pino Cacucci]]. La suddivisione in due parti, o quasi, di Parma avrà anche grande importanza militare nello svolgersi della difesa della città dagli squadristi nel'Agosto [[1922]]. È ancora da notare, per la vicenda, un dato riguardo all'artigianato, in quanto nell'Oltretorrente ci sono laboratori per scarpe e busti femminili con molti addetti/e, andati in crisi con l'avvento della guerra ed, a parte, quindi, la crescita di malcontento, c'è da supporre una parte di manodopera femminile relativamente emancipata: da cui l'importanza delle donne nella difesa di [[Parma]] sia nei combattimenti sia per supporto nelle retrovie, organizzazione lodata a denti stretti dalla stesso [[Italo Balbo]], non solo donne ma anche suore che curavano gli Arditi ed i combattenti feriti e che il vescovo della città dovette difendere dalle proteste dei [[ras]] [[Fascismo|squadristi]]. Anche il Parmense risentì degli effetti dell'entrata in guerra del '15, coi problemi precedenti e susseguenti il conflitto: inflazione che erodeva i salari, difficoltà di rifornimenti di alimentari e combustibili, debilitazione fisica diffusa e aumento delle malattie (anche a Parma nel 1919 infuriò la "spagnola"). La mancanza di uomini, spediti al fronte, e la sostituzione con ragazzi e donne porta nuovamente alla formazione di una base operaia femminile emancipata dal lavoro e collegata, quindi, al problema militare della difesa di Parma. Ovviamente, anche se ci fu il blocco di lavori pubblici (l'ospedale ad esempio fu finito nel [[1925]] ed il formidabile monumento a Giuseppe Verdi nel [[1920]]), non ci furono gravi problemi di disoccupazione visto lo "spopolamento" di manodopera maschile per l'invio alla guerra. È chiaro che la situazione era presagio dello scontro coi fascisti, visto anche la notevole presenza di dirigenti interventisti di sinistra ormai delusi e con capi riconosciuti sia a livello nazionale che locale, ad esempio [[Alceste De Ambris]]. Gli interventisti di sinistra hanno associazioni e formazioni molto attive in loco come la ''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]'': Mussolini avrà l'amara sorpresa di trovarsi contro i Corridoniani. Ma non fu del tutto una sorpresa, poiché Mussolini stesso aveva intuito l'aria che tirava, nonostante nella sede della ''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]'' ci fosse un ritratto del periodo di D'Annunzio, con dedica, che fa infuriare sia Mussolini che Farinacci ([[Pino Caccucci]], ''oltretorrente''). Nel parmense la guerra, tramite le commesse, porta ad un incremento industriale sia nel settore agricolo che della manipolazione dei prodotti della terra. In buona sostanza, però, nonostante i tempi convulsi, la borghesia parmense non muta di atteggiamento dall'ante-conflitto e non vede di buon occhio, per risolvere i conflitti sociali, gli [[squadristi]] e i loro sistemi criminali: continua a far riferimento alla "politica" ed ai dettami ideologici della potente Associazione Agraria Parmense, quella che aveva battuto lo sciopero del [[1908]]. Ecco perché a Parma ci fu un'organizzazione della difesa quasi corale, e la borghesia in linea di massima non pose forti ostacoli all'azione degli [[Arditi del Popolo]] e della massa proletaria in generale. <ref name="estratti"> Esistono documenti ed estratti di giornale di stampo liberale che lo dimostrano</ref>. D'altro canto vi era un ritorno di reduci fortemente delusi, in quanto Parma era stata città con forte stampo interventista, e anche moltissimi con stampo di sinistra, come si può desumere anche da quanto già detto; oltre alla delusione c'erano tutte le difficoltà del dopoguerra che attraversavano Italia ed Europa anche se in misura diversa: in questa situazione era ovvia la ribellione all'intervento degli [[Fascismo|squadristi]]: i reduci addestrati e delusi avevano ragioni e mezzi per organizzare la difesa.
Il borgo del Naviglio, al margine nord orientale, aveva amalgama sociale simile all'[[Oltretorrente]] (tralasciando, ovviamente, la zona dei bordelli, posizionata da lunga data fra borgo Tasso e borgo S. Silvestro). [[Antonio Cieri]] dirigerà l'epica sortita del Naviglio a danno degli [[squadristi]], magistralmemte raccontata nel libro ''Oltretorrente'' di [[Pino Cacucci]]. La suddivisione in due parti, o quasi, di Parma avrà anche grande importanza militare nello svolgersi della difesa della città dagli squadristi nel'Agosto [[1922]]. È ancora da notare, per la vicenda, un dato riguardo all'artigianato, in quanto nell'Oltretorrente ci sono laboratori per scarpe e busti femminili con molti addetti/e, andati in crisi con l'avvento della guerra ed, a parte, quindi, la crescita di malcontento, c'è da supporre una parte di manodopera femminile relativamente emancipata: da cui l'importanza delle donne nella difesa di [[Parma]] sia nei combattimenti sia per supporto nelle retrovie, organizzazione lodata a denti stretti dalla stesso [[Italo Balbo]], non solo donne ma anche suore che curavano gli Arditi ed i combattenti feriti e che il vescovo della città dovette difendere dalle proteste dei [[ras]] [[Fascismo|squadristi]]. Anche il Parmense risentì degli effetti dell'entrata in guerra del '15, coi problemi precedenti e susseguenti il conflitto: inflazione che erodeva i salari, difficoltà di rifornimenti di alimentari e combustibili, debilitazione fisica diffusa e aumento delle malattie (anche a Parma nel 1919 infuriò la "spagnola"). La mancanza di uomini, spediti al fronte, e la sostituzione con ragazzi e donne porta nuovamente alla formazione di una base operaia femminile emancipata dal lavoro e collegata, quindi, al problema militare della difesa di Parma. Ovviamente, anche se ci fu il blocco di lavori pubblici (l'ospedale ad esempio fu finito nel [[1925]] ed il formidabile monumento a Giuseppe Verdi nel [[1920]]), non ci furono gravi problemi di disoccupazione visto lo "spopolamento" di manodopera maschile per l'invio alla guerra. È chiaro che la situazione era presagio dello scontro coi fascisti, visto anche la notevole presenza di dirigenti interventisti di sinistra ormai delusi e con capi riconosciuti sia a livello nazionale che locale, ad esempio [[Alceste De Ambris]]. Gli interventisti di sinistra hanno associazioni e formazioni molto attive in loco come la ''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]'': Mussolini avrà l'amara sorpresa di trovarsi contro i Corridoniani. Ma non fu del tutto una sorpresa, poiché Mussolini stesso aveva intuito l'aria che tirava, nonostante nella sede della ''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]'' ci fosse un ritratto del periodo di D'Annunzio, con dedica, che fa infuriare sia Mussolini che Farinacci ([[Pino Caccucci]], ''oltretorrente''). Nel parmense la guerra, tramite le commesse, porta ad un incremento industriale sia nel settore agricolo che della manipolazione dei prodotti della terra. In buona sostanza, però, nonostante i tempi convulsi, la borghesia parmense non muta di atteggiamento dall'ante-conflitto e non vede di buon occhio, per risolvere i conflitti sociali, gli [[squadristi]] e i loro sistemi criminali: continua a far riferimento alla "politica" ed ai dettami ideologici della potente Associazione Agraria Parmense, quella che aveva battuto lo sciopero del [[1908]]. Ecco perché a Parma ci fu un'organizzazione della difesa quasi corale, e la borghesia in linea di massima non pose forti ostacoli all'azione degli [[Arditi del Popolo]] e della massa proletaria in generale. <ref name="estratti"> Esistono documenti ed estratti di giornale di stampo liberale che lo dimostrano</ref>. D'altro canto vi era un ritorno di reduci fortemente delusi, in quanto Parma era stata città con forte stampo interventista, e anche moltissimi con stampo di sinistra, come si può desumere anche da quanto già detto; oltre alla delusione c'erano tutte le difficoltà del dopoguerra che attraversavano Italia ed Europa anche se in misura diversa: in questa situazione era ovvia la ribellione all'intervento degli [[Fascismo|squadristi]]: i reduci addestrati e delusi avevano ragioni e mezzi per organizzare la difesa.
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Contrariamente a molte altre città in cui, nonostante la resistenza, le formazioni antifasciste devono cedere, a Parma viene organizzata una resistenza armata di ottima caratura militare a quanto asserisce a denti stretti lo stesso [[Italo Balbo]] che sostituirà, mandato da [[Benito Mussolini]], [[Robeto Farinacci]] per l'inettitudine di quest'ultimo. Il futuro "duce" è intimorito dalla rivolta anche in quanto, assieme agli [[Arditi del Popolo]], combatte quasi inaspettatamente la '''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]''', dimostrando, quindi, un coagulo di forze che arriva dagli interventisti di sinistra affascinati, in un primo momento, dal programma dei fasci di combattimento (Parma fu zona di interventismo di sinistra come già spiegato).
Contrariamente a molte altre città in cui, nonostante la resistenza, le formazioni antifasciste devono cedere, a Parma viene organizzata una resistenza armata di ottima caratura militare a quanto asserisce a denti stretti lo stesso [[Italo Balbo]] che sostituirà, mandato da [[Benito Mussolini]], [[Robeto Farinacci]] per l'inettitudine di quest'ultimo. Il futuro "duce" è intimorito dalla rivolta anche in quanto, assieme agli [[Arditi del Popolo]], combatte quasi inaspettatamente la '''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]''', dimostrando, quindi, un coagulo di forze che arriva dagli interventisti di sinistra affascinati, in un primo momento, dal programma dei fasci di combattimento (Parma fu zona di interventismo di sinistra come già spiegato).


I lavoratori aderiscono allo sciopero in forze ed i sindacalisti rivoluzionari son ritornati alla loro origine di classe con tutta l'influenza che han sempre avuto a Parma. [[Parma]] è restata quasi impenetrabile al fascismo come risulta dai diari di [[Italo Balbo]] (Milano 1932).  
I lavoratori aderiscono allo sciopero in forze ed i sindacalisti rivoluzionari son ritornati alla loro origine di classe con tutta l'influenza che han sempre avuto a Parma. [[Parma]] è restata quasi impenetrabile al fascismo come risulta dai diari di [[Italo Balbo]] (Milano 1932).  


Inoltre, ormai da poco più di un anno operano le squadre di autodifesa proletaria di [[Guido Picelli]], socialista internazionalista; tali organismi di autodifesa paramilitare avevano un perfetto serbatoio di reclutamento nel tessuto sociale proletario parmense incline al socialismo radicale ed all'[[anarchismo]].
Inoltre, ormai da poco più di un anno operano le squadre di autodifesa proletaria di [[Guido Picelli]], socialista internazionalista; tali organismi di autodifesa paramilitare avevano un perfetto serbatoio di reclutamento nel tessuto sociale proletario parmense incline al socialismo radicale ed all'[[anarchismo]].
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* '''[[Alceste De Ambris]]''' uomo simbolo per la Lega Proletaria [[Filippo Corridoni]] nello specifico della Difesa di Parma la Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]] era comandata da [[Vittorio Picelli]], fratello di Guido, e sindacalista rivoluzionario.  
* '''[[Alceste De Ambris]]''' uomo simbolo per la Lega Proletaria [[Filippo Corridoni]] nello specifico della Difesa di Parma la Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]] era comandata da [[Vittorio Picelli]], fratello di Guido, e sindacalista rivoluzionario.  


*'''[[Giuseppe Balestrazzi]]''' (Parma, [[1893]] - Roma, [[1983]]); presidente dell'Associazione Mutilati e Invalidi di Guerra di Parma, Balestrazzi, sottotenente, venne ricoverato nel [[1917]] nell'Ospedale di Parma per una grave mutilazione al braccio sinistro dovuta ad  ferita riportata in guerra e nello stesso anno con Priamo Brunazzi, altro mutilato di guerra ed altri pochi reduci fonda l'Associazione dei Mutilati e Invalidi di guerra a Parma quasi nello stesso periodo in cui nasce l'Associazione Nazionale di Milano. I due reduci si impegnano e sviluppano l'associazione che si mantiene di matrice apolitica, ne consegue che trovano un buon consenso interclassista, facendo ben notare che i reduci parmensi contavano più di 40.000 uomin (altri provincia compresa portano il numero abbondantemente al di sopra di 50.000) ma restando al dato qui riportato si ebbero 1.089 caduti sul campo, 1.718 caduti nel seguito per le ferite, 1.800 caduti per infezioni contratte nel conflitto, 420 internati in campi di detenzione militare degli avversari; ci furono 673 dispersi con oltre diecimila feriti. Parma fu epicentro del [[sindacalismo rivoluzionario]] e, quindi, anche di un non esiguo interventismo di sinistra, ([[Alceste DE Ambris]] ne è eclattante sempio). L'associazione fu subito ben accolta ed in breve tempo contò 2000 iscritti, circa, il foglio che editava si chiamava «la Parola». Nel [[1919]] Brunazzi dovette, avendo perso entrambi i piedi (con conseguenti "disagi"), abbandonare gran parte del suo lavoro e l'impegno fu asssunto quasi del tutto da Balestrazzi per cui nel [[1920]] divenne presidente a tutti gli effetti dell'associazione con Brunazzi nominato presidente onorario. Dopo il secondo conflitto il Balestrazzi diviene promotore  dell'Istituto per la rieducazione dei mutilatini di guerra nel [[1947]]. Balestrazzi si trasferisce poi a Roma e si occupa di scritti storici sui suoi trascorsi e sugli avvenimenti collegati.   
*'''[[Giuseppe Balestrazzi]]''' (Parma, [[1893]] - Roma, [[1983]]); presidente dell'Associazione Mutilati e Invalidi di Guerra di Parma, Balestrazzi, sottotenente, venne ricoverato nel [[1917]] nell'Ospedale di Parma per una grave mutilazione al braccio sinistro dovuta ad  ferita riportata in guerra e nello stesso anno con Priamo Brunazzi, altro mutilato di guerra ed altri pochi reduci fonda l'Associazione dei Mutilati e Invalidi di guerra a Parma quasi nello stesso periodo in cui nasce l'Associazione Nazionale di Milano. I due reduci si impegnano e sviluppano l'associazione che si mantiene di matrice apolitica, ne consegue che trovano un buon consenso interclassista, facendo ben notare che i reduci parmensi contavano più di 40.000 uomin (altri provincia compresa portano il numero abbondantemente al di sopra di 50.000) ma restando al dato qui riportato si ebbero 1.089 caduti sul campo, 1.718 caduti nel seguito per le ferite, 1.800 caduti per infezioni contratte nel conflitto, 420 internati in campi di detenzione militare degli avversari; ci furono 673 dispersi con oltre diecimila feriti. Parma fu epicentro del [[sindacalismo rivoluzionario]] e, quindi, anche di un non esiguo interventismo di sinistra, ([[Alceste DE Ambris]] ne è eclattante sempio). L'associazione fu subito ben accolta ed in breve tempo contò 2000 iscritti, circa, il foglio che editava si chiamava «la Parola». Nel [[1919]] Brunazzi dovette, avendo perso entrambi i piedi (con conseguenti "disagi"), abbandonare gran parte del suo lavoro e l'impegno fu asssunto quasi del tutto da Balestrazzi per cui nel [[1920]] divenne presidente a tutti gli effetti dell'associazione con Brunazzi nominato presidente onorario. Dopo il secondo conflitto il Balestrazzi diviene promotore  dell'Istituto per la rieducazione dei mutilatini di guerra nel [[1947]]. Balestrazzi si trasferisce poi a Roma e si occupa di scritti storici sui suoi trascorsi e sugli avvenimenti collegati.   


*'''[[Umberto Balestrazzi]]'''  (Parma, 1885 - 1970) [http://biblioteche2.comune.parma.it/BibParma/bales/ dirigente dell'Unione Sindacale Parmense], sarto, attivo fino da inizio secolo nelle formazioni giovanili dei socialisti. Nel [[1906]] era segretario del circolo di Parma, nel [[1907]], contrapposto  alle posizioni ufficiali dei socialisti, passa alla linea sindacalista-rivoluzionaria di [[Alceste De Ambris]], svolge il lavoro politico-sindacale presso la [[Camera del Lavoro]] di borgo delle Grazie e nello stesso anno viene arrestato per i tafferugli che seguono una manifestazione anticlericale. Viene scarcerato in maggio del [[1908]] e partecipa allo sciopero agrario, che subisce la sconfitta anche grazie alla astuta tattica portata avanti dagli agrari. Viene arrestato e condannato per la partecipazione agli incidenti scoppiati dopo una manifestazione [[anticlericalismo|anticlericale]], si trasferisce in [[Francia]], prende contatto con le organizzaione operaie locali e conosce [[Jean Jaur's]], il leader del [[socialismo]] francese. Torna Parma nel [[1914]], è il periodo in cui [[Filippo Corridoni]] fa il noto viaggio in Francia che lo sposta su posizioni interventiste definitivamente, mentre invece Umberto Balestrazzi, all'opposto, entra in conflittto con la direzione sindacalista favorevole all'interventismo: fonda un gruppo di sindacalisti "neutralisti" con Mario Longatti, Casimiro Accini, Lodovico Saccani, Dante Vecchi e Alfredo Veroni. È da questo gruppo che dopo il conflitto può far rinascere l'Unione Sindacale Parmense con un giornale: «Il Proletario». Fu  amico sia di [[Giuseppe Di Vittorio]] che di [[Guido Picelli]], e si occupò anche del periodico ''L'Ardito del Popolo''. Nel seguito si avvicinò sempre più al [[Partito Comunista d'Italia]].
*'''[[Umberto Balestrazzi]]'''  (Parma, 1885 - 1970) [http://biblioteche2.comune.parma.it/BibParma/bales/ dirigente dell'Unione Sindacale Parmense], sarto, attivo fino da inizio secolo nelle formazioni giovanili dei socialisti. Nel [[1906]] era segretario del circolo di Parma, nel [[1907]], contrapposto  alle posizioni ufficiali dei socialisti, passa alla linea sindacalista-rivoluzionaria di [[Alceste De Ambris]], svolge il lavoro politico-sindacale presso la [[Camera del Lavoro]] di borgo delle Grazie e nello stesso anno viene arrestato per i tafferugli che seguono una manifestazione anticlericale. Viene scarcerato in maggio del [[1908]] e partecipa allo sciopero agrario, che subisce la sconfitta anche grazie alla astuta tattica portata avanti dagli agrari. Viene arrestato e condannato per la partecipazione agli incidenti scoppiati dopo una manifestazione [[anticlericalismo|anticlericale]], si trasferisce in [[Francia]], prende contatto con le organizzaione operaie locali e conosce [[Jean Jaur's]], il leader del [[socialismo]] francese. Torna Parma nel [[1914]], è il periodo in cui [[Filippo Corridoni]] fa il noto viaggio in Francia che lo sposta su posizioni interventiste definitivamente, mentre invece Umberto Balestrazzi, all'opposto, entra in conflittto con la direzione sindacalista favorevole all'interventismo: fonda un gruppo di sindacalisti "neutralisti" con Mario Longatti, Casimiro Accini, Lodovico Saccani, Dante Vecchi e Alfredo Veroni. È da questo gruppo che dopo il conflitto può far rinascere l'Unione Sindacale Parmense con un giornale: «Il Proletario». Fu  amico sia di [[Giuseppe Di Vittorio]] che di [[Guido Picelli]], e si occupò anche del periodico ''L'Ardito del Popolo''. Nel seguito si avvicinò sempre più al [[Partito Comunista d'Italia]].
*'''[[Alceste De Ambris]]''' esponente del [[sindacalismo rivoluzionario]] e vicino al primo fascismo rivoluzionario poi Ardito del Popolo
*'''[[Alceste De Ambris]]''' esponente del [[sindacalismo rivoluzionario]] e vicino al primo fascismo rivoluzionario poi Ardito del Popolo
*'''[[Amilcare De Ambris]]''', fratello di [[Alceste De Ambris]], sindacalista rivoluzionario, interventista di sinistra, fra i fondatori dei [[Fasci d'Azione Internazionalista]], la cui parte progressista del programma fu veicolata dal Popolo d'Italia di Benito Mussolini come programma di S. Sepolcro, portando all'inizio del [[sansepolcrismo]] ad aderire anche numerosi persone di sinistra che poi passarono all'antifascismo.
*'''[[Amilcare De Ambris]]''', fratello di [[Alceste De Ambris]], sindacalista rivoluzionario, interventista di sinistra, fra i fondatori dei [[Fasci d'Azione Internazionalista]], la cui parte progressista del programma fu veicolata dal Popolo d'Italia di Benito Mussolini come programma di S. Sepolcro, portando all'inizio del [[sansepolcrismo]] ad aderire anche numerosi persone di sinistra che poi passarono all'antifascismo.
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*'''[[Giuseppe Isola]]''', antifascista e dirigente dei socialisti internazionalisti "terzini" di Parma (Parma, 1881- 1957)
*'''[[Giuseppe Isola]]''', antifascista e dirigente dei socialisti internazionalisti "terzini" di Parma (Parma, 1881- 1957)
*'''[[Aroldo Lavagetto]]''' (Parma, [[1896]] - [[1981]]), reduce dalla guerra del 1915-18. Fu fra i rappresentanti di spicco dell'[[antifascismo]] liberale e repubblicano, redattore capo presso il giornale "il Piccolo Esponente" di Parma che fu fondato da Tullio Masotti. La sede del [[Il Piccolo]] fu devastata dagli squadristi durante l'attacco a Parma anche se i giornalisti tentarono una difesa armata e fu spostata quindi la stessa redazione presso la tipografia della Camera del Lavoro di borgo delle Grazie, in Oltretorrente, zona non conquistata dai fascisti e roccaforte del Fronte Unito [[Arditi del Popolo]]. A [[fascismo]] affermato, Lavagetto dovette fuggire a Milano riuscendo a trovar lavoro al «Corriere della Sera», in seguito si spostò ancora all'ufficio stampa delle Terme di Salsomaggiore ed infine nel [[1935]] trovò sistemazione in una societaà petrolifera appartenente a Nando Peretti. Dopo l'[[8 settembre]] del [[1943]] si stabilì a Roma e nel 1965 tornò a Parma.  
*'''[[Aroldo Lavagetto]]''' (Parma, [[1896]] - [[1981]]), reduce dalla guerra del 1915-18. Fu fra i rappresentanti di spicco dell'[[antifascismo]] liberale e repubblicano, redattore capo presso il giornale "il Piccolo Esponente" di Parma che fu fondato da Tullio Masotti. La sede del [[Il Piccolo]] fu devastata dagli squadristi durante l'attacco a Parma anche se i giornalisti tentarono una difesa armata e fu spostata quindi la stessa redazione presso la tipografia della Camera del Lavoro di borgo delle Grazie, in Oltretorrente, zona non conquistata dai fascisti e roccaforte del Fronte Unito [[Arditi del Popolo]]. A [[fascismo]] affermato, Lavagetto dovette fuggire a Milano riuscendo a trovar lavoro al «Corriere della Sera», in seguito si spostò ancora all'ufficio stampa delle Terme di Salsomaggiore ed infine nel [[1935]] trovò sistemazione in una societaà petrolifera appartenente a Nando Peretti. Dopo l'[[8 settembre]] del [[1943]] si stabilì a Roma e nel 1965 tornò a Parma.  
*'''[[Tullio Masotti]]''' (Falerone, Ascoli Piceno, [[1886]] - Milano, [[1949]]), si stabilì a Parma nel 1907 come collaboratore di [[Alceste De Ambris]], al momento dei fatti di Parma del 1922 era direttore de "Il Piccolo". A Parma, in breve divenne segretario della Federazione giovanile e vicesegretario della Camera del Lavoro [[sindacalista rivoluzionaria]], dopo il 20 giugno [[1908]], data del grande sciopero agrario, si scatenò la represione della polizia e dovette rifigiarsi prima a [[Nizza]] poi a [[Lugano]]: la Corte d'Assise di Lucca pronunciò sentenza assolutiva per i sindacalisti rivoluzionari promotori dello sciopero, accusati di insurrezione armata contro il potere dello stato e Masotti rientrò a Parma nel maggio [[1909]], immediatamente si mise a ricostruire le fila del sindacalismo rivoluzionrio, indisse azioni contro la Guerra di Libia e iniziative di appoggio al proletariato in lotta in altre parti d'Italia. Tutto ciò aumentò sensibilmente il peso della Camera del Lavoro sindacalista rivoluzionaria di Parma sulla cui scia e, dietro iniziativa di Masotti, nacque l'Unione Sindacale Italiana di Modena nel [[1912]], ne divenne segretario fino alla crisi dovuta la problema dell'interventismo. Masotti, volontario, combatté col grado di ufficiale nella prima guerra mondiale Volontario e combattente con il grado di ufficiale partecipò alla Grande guerra. Dopo la guerra nuovamente a Parma si mise a dirigere un nuovo quotidiano: "Il Piccolo" di indirizzo democratico combattentistico, attirato dal primo fascismo come frange dei sindacalisti, ne divenne oppositore quando il fascismo, immediatamente dopo, rivelò la sua indole antiproletaria: gli squadristi, durante i fatti di Parma devastarono sia la casa di Masotti che la sede del "Piccolo". Molti anni dopo, nel 1940 Masotti si avvicinò alla formazione antifascista di [[Giustizia e Libertà]] diventando redattore di "Italia Libera". Dopo lo scioglimento di [[Giustizia e Libertà]] aderì al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani,  nel  quale si occupò di "Battaglie sindacali", organo di stampa del partito.
*'''[[Tullio Masotti]]''' (Falerone, Ascoli Piceno, [[1886]] - Milano, [[1949]]), si stabilì a Parma nel 1907 come collaboratore di [[Alceste De Ambris]], al momento dei fatti di Parma del 1922 era direttore de "Il Piccolo". A Parma, in breve divenne segretario della Federazione giovanile e vicesegretario della Camera del Lavoro [[sindacalista rivoluzionaria]], dopo il 20 giugno [[1908]], data del grande sciopero agrario, si scatenò la represione della polizia e dovette rifigiarsi prima a [[Nizza]] poi a [[Lugano]]: la Corte d'Assise di Lucca pronunciò sentenza assolutiva per i sindacalisti rivoluzionari promotori dello sciopero, accusati di insurrezione armata contro il potere dello stato e Masotti rientrò a Parma nel maggio [[1909]], immediatamente si mise a ricostruire le fila del sindacalismo rivoluzionrio, indisse azioni contro la Guerra di Libia e iniziative di appoggio al proletariato in lotta in altre parti d'Italia. Tutto ciò aumentò sensibilmente il peso della Camera del Lavoro sindacalista rivoluzionaria di Parma sulla cui scia e, dietro iniziativa di Masotti, nacque l'Unione Sindacale Italiana di Modena nel [[1912]], ne divenne segretario fino alla crisi dovuta la problema dell'interventismo. Masotti, volontario, combatté col grado di ufficiale nella prima guerra mondiale Volontario e combattente con il grado di ufficiale partecipò alla Grande guerra. Dopo la guerra nuovamente a Parma si mise a dirigere un nuovo quotidiano: "Il Piccolo" di indirizzo democratico combattentistico, attirato dal primo fascismo come frange dei sindacalisti, ne divenne oppositore quando il fascismo, immediatamente dopo, rivelò la sua indole antiproletaria: gli squadristi, durante i fatti di Parma devastarono sia la casa di Masotti che la sede del "Piccolo". Molti anni dopo, nel 1940 Masotti si avvicinò alla formazione antifascista di [[Giustizia e Libertà]] diventando redattore di "Italia Libera". Dopo lo scioglimento di [[Giustizia e Libertà]] aderì al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani,  nel  quale si occupò di "Battaglie sindacali", organo di stampa del partito.
*'''[[Gaetano Perillo]]''', [[comunismo|comunista]], capo degli [[Arditi del Popolo]] di [[Genova]], partigiano, storico, Genova gli ha destinato un fondo per lo studio del movimento operaio genovese; alcuni storiografi che si sono occupati del riordino della vicenda  degli [[Arditi del Popolo]] lo danno presente anche a Parma in quel periodo.  
*'''[[Gaetano Perillo]]''', [[comunismo|comunista]], capo degli [[Arditi del Popolo]] di [[Genova]], partigiano, storico, Genova gli ha destinato un fondo per lo studio del movimento operaio genovese; alcuni storiografi che si sono occupati del riordino della vicenda  degli [[Arditi del Popolo]] lo danno presente anche a Parma in quel periodo.  
*'''[[Vittorio Picelli]]''' (Parma, [[1893]] - Roma, [[1979]]), fattorino postale, promosse l'organizzazione sindacale della categoria sino a divenire dirigente sindacalista rivoluzionario. Fu fondatore, con altri, del Fascio anticlericale “[[Francisco Ferrer y Guardia|Francesco Ferrer]]” nel [[1909]] ed a causa di questa attività venne trasferito a Brescia, dove continuò la sua opera. Nell'agosto del [[1914]] a [[Parma]] si impegnò nella campagna interventista con molti dirigenti sindacalisti rivoluzionari, sul fronte francese fu decorato con medaglia di Bronzo. Assunse, dopo la prima guerra mondiale, incarichi direttivi alla Camera del Lavoro di [[Parma]] e nell'Unione Italiana del Lavoro, fu fra i difensori di Parma assieme al fratello [[Guido Picelli]], a fascismo affermato partecipò all'associazione antifascista “Italia Libera” andando, poi, esule in [[Francia]] nel [[1924]], dove a Parigi fu attivista nel gruppo sindacalista “[[Filippo Corridoni]]” con [[Giuseppe Donati]] ed altri fuoriusciti curò la pubblicazione del “Corriere degli Italiani”, situazione in cui fu anche coinvolto [[Vittorio Ambrosini]] e [[Giuseppe Mingrino]] con le loro attività di rottura all'interno del fronte antifascista. Fu fra gli aderenti alla Lega Italiana dei Diritti e della Concentrazione antifascista, si avvicinò a [[Giustizia e Liberta']] nel [[1934]], a causa della miseria,  nella primavera del 1935 si spostò in Belgio, e chiese, tramite lettera a [[Benito Mussolini]] l'arruolamento Africa Orientale, rientrando dall'Etiopia alla fine del [[1936]]. Con la famiglia si stabilì a Roma con incarichi nei sindacati fascisti, scrisse il libro "Il fante nella guerra nell'Africa Orientale"
*'''[[Vittorio Picelli]]''' (Parma, [[1893]] - Roma, [[1979]]), fattorino postale, promosse l'organizzazione sindacale della categoria sino a divenire dirigente sindacalista rivoluzionario. Fu fondatore, con altri, del Fascio anticlericale “[[Francisco Ferrer y Guardia|Francesco Ferrer]]” nel [[1909]] ed a causa di questa attività venne trasferito a Brescia, dove continuò la sua opera. Nell'agosto del [[1914]] a [[Parma]] si impegnò nella campagna interventista con molti dirigenti sindacalisti rivoluzionari, sul fronte francese fu decorato con medaglia di Bronzo. Assunse, dopo la prima guerra mondiale, incarichi direttivi alla Camera del Lavoro di [[Parma]] e nell'Unione Italiana del Lavoro, fu fra i difensori di Parma assieme al fratello [[Guido Picelli]], a fascismo affermato partecipò all'associazione antifascista “Italia Libera” andando, poi, esule in [[Francia]] nel [[1924]], dove a Parigi fu attivista nel gruppo sindacalista “[[Filippo Corridoni]]” con [[Giuseppe Donati]] ed altri fuoriusciti curò la pubblicazione del “Corriere degli Italiani”, situazione in cui fu anche coinvolto [[Vittorio Ambrosini]] e [[Giuseppe Mingrino]] con le loro attività di rottura all'interno del fronte antifascista. Fu fra gli aderenti alla Lega Italiana dei Diritti e della Concentrazione antifascista, si avvicinò a [[Giustizia e Liberta']] nel [[1934]], a causa della miseria,  nella primavera del 1935 si spostò in Belgio, e chiese, tramite lettera a [[Benito Mussolini]] l'arruolamento Africa Orientale, rientrando dall'Etiopia alla fine del [[1936]]. Con la famiglia si stabilì a Roma con incarichi nei sindacati fascisti, scrisse il libro "Il fante nella guerra nell'Africa Orientale"
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*'''[[Guido Maria Conforti]]''', difese le scelte del clero, suore comprese, parmense nel curare i difensori parmensi feriti, rigettando le accuse di Balbo sul fatto che i preti sparassero ai fascisti assieme al '''fronte unito''', di questa relazione clero difensori ne parla con riferimento ad [[Antonio Cieri]], difensore del Naviglio, Pino Cacucci nel libro ''Oltretorrente''
*'''[[Guido Maria Conforti]]''', difese le scelte del clero, suore comprese, parmense nel curare i difensori parmensi feriti, rigettando le accuse di Balbo sul fatto che i preti sparassero ai fascisti assieme al '''fronte unito''', di questa relazione clero difensori ne parla con riferimento ad [[Antonio Cieri]], difensore del Naviglio, Pino Cacucci nel libro ''Oltretorrente''
*'''[[Felice Corini]]''', segretario PPI parmense,collabora coi fascisti fino al [[1924]], poi rompe e partecipa alla protesta Aventiniana.
*'''[[Felice Corini]]''', segretario PPI parmense,collabora coi fascisti fino al [[1924]], poi rompe e partecipa alla protesta Aventiniana.
*'''[[Federico Fusco]]''' (Napoli, 1872 - ?), prefetto di Parma, nel [[1893]] entrò nell'amministrazione della Pubblica sicurezza e contemporaneamente cominciò a  frequentare l'Università di [[Napoli]], dopo  nel [[1893]] entrato nell'amministrazione della Pubblica sicurezza fu destinato alla questura di Milano, fino al [[1896]], e quindi  venne inviato alla questura di [[Salerno]]. Passò nell'amministrazione civile dello stesso Ministero dell'Interno nel [[1897]] e nel [[1898]], appena laureato, assunse servizio presso la prefettura di [[Caserta]] con incarichi inerenti  amministrazioni comunali e provinciali, fu trasferito ancora alcune volte ed a [[Fabriano]] si assunse il compito non semplice di mediazione politica fra la conflittualità di strati proletari e padronato agendo su settori politici moderati,nel [[1908]], con atteggiamento improntato al paternalismo ,riuscendo a risolvere la situazione.Durante le  5 giornate d'agosto di scontro fra il '''fronte unito''' - [[Arditi del Popolo]] ed i [[Fascismo|fascisti]], del [[1922]], tentò di mediare al punto che Italo Balbo lo indicò come un strenuo nemico del [[Fascismo|fascismo]]. Vista la situazione nazionale con stato d'assedio a Milano, Genova, Ancona, Livorno, Parma, entrato in vigore il [[5 agosto]], con delibera govenativa, la gestione dell'ordine pubblico in città passò dal prefetto Fusco a l generale Lodomez. Successivamente il Consiglio dei ministri, nel settembre [[1922]], decise di sollevarlo dall'incarico a Parma  e di metterlo a disposizione, affidandogli poi  prefetture di città di minor importanza dal [[1923]] al [[1928]]: ''il fascismo al potere voleva la sua vendetta nel luglio [[1928]], all'età di 56 anni, fu collocato definitivamente a riposo “per motivi di servizio”''.
*'''[[Federico Fusco]]''' (Napoli, 1872 - ?), prefetto di Parma, nel [[1893]] entrò nell'amministrazione della Pubblica sicurezza e contemporaneamente cominciò a  frequentare l'Università di [[Napoli]], dopo  nel [[1893]] entrato nell'amministrazione della Pubblica sicurezza fu destinato alla questura di Milano, fino al [[1896]], e quindi  venne inviato alla questura di [[Salerno]]. Passò nell'amministrazione civile dello stesso Ministero dell'Interno nel [[1897]] e nel [[1898]], appena laureato, assunse servizio presso la prefettura di [[Caserta]] con incarichi inerenti  amministrazioni comunali e provinciali, fu trasferito ancora alcune volte ed a [[Fabriano]] si assunse il compito non semplice di mediazione politica fra la conflittualità di strati proletari e padronato agendo su settori politici moderati,nel [[1908]], con atteggiamento improntato al paternalismo ,riuscendo a risolvere la situazione.Durante le  5 giornate d'agosto di scontro fra il '''fronte unito''' - [[Arditi del Popolo]] ed i [[Fascismo|fascisti]], del [[1922]], tentò di mediare al punto che Italo Balbo lo indicò come un strenuo nemico del [[Fascismo|fascismo]]. Vista la situazione nazionale con stato d'assedio a Milano, Genova, Ancona, Livorno, Parma, entrato in vigore il [[5 agosto]], con delibera govenativa, la gestione dell'ordine pubblico in città passò dal prefetto Fusco a l generale Lodomez. Successivamente il Consiglio dei ministri, nel settembre [[1922]], decise di sollevarlo dall'incarico a Parma  e di metterlo a disposizione, affidandogli poi  prefetture di città di minor importanza dal [[1923]] al [[1928]]: ''il fascismo al potere voleva la sua vendetta nel luglio [[1928]], all'età di 56 anni, fu collocato definitivamente a riposo “per motivi di servizio”''.
*'''[[Enrico Lodomez]]''', generale e comandante della Scuola di applicazione di fanteria di Parma, visto il momento praticamente dirigeva anche tutti gli organismi di repressione dello stato in Parma.
*'''[[Enrico Lodomez]]''', generale e comandante della Scuola di applicazione di fanteria di Parma, visto il momento praticamente dirigeva anche tutti gli organismi di repressione dello stato in Parma.
*'''[[Tullio Maestri]]''', (Albareto, Parma, [[1875]] - Borgotaro, Parma, 1940), presidente Amministrazione provinciale di Parma periodo 1920 al 1922; cioè anche nel lasso di tempo della vicenda della resistenza di [[Parma]]  
*'''[[Tullio Maestri]]''', (Albareto, Parma, [[1875]] - Borgotaro, Parma, 1940), presidente Amministrazione provinciale di Parma periodo 1920 al 1922; cioè anche nel lasso di tempo della vicenda della resistenza di [[Parma]]  
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